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Rating:
Archive Warning:
Category:
Fandom:
Character:
Additional Tags:
Language:
Italiano
Series:
Part 7 of Four Turtles
Stats:
Published:
2021-01-31
Completed:
2022-09-10
Words:
12,295
Chapters:
18/18
Comments:
1
Kudos:
17
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2
Hits:
783

Fascia rossa

Summary:

Raccolta di PWP con Raffaello protagonista.

Chapter 1: Tartaruga albina

Summary:

Scritta col prompt dell’HypNovember: Day 23. Villain.
Warning: Bottom Raphael; mind-control; fantasy!AU; omegaverse; ipnosi.

Chapter Text

Tartaruga albina

 

La luce dei tanti televisori attaccati alla parete illuminava la stanza.

Leonardo camminava avanti e indietro, urlando: «Sei sinceramente insopportabile e insubordinato!».

«Tu sei un perfettino, rompipalle!» gridò Raffaello, guardando la creatura titanica camminare avanti e indietro davanti al divano.

Leonardo tuonò: «Non puoi permetterti di parlarmi così!», il suo vocione possente risuonò nelle fogne. «Non posso accettarti come capo solo perché sei tornato da un viaggio mistico o qualcosa del genere! Non fai altro che lasciare me e i nostri fratelli nei casini» sibilò Raffaello.

«Non tirarli in mezzo!» sbraitò Leonardo, sul guscio erano usciti degli spuntoni di metallo.

Raffaello chinò il capo e chiese astioso: «Perché loro li difendi sempre e invece come me fai lo stronzo?!».

«Sei una dannata testa calda» ringhiò Leonardo, passandosi la mano sul viso. "Sei la mia dannata ossessione" pensò.

Raffaello gridò: «Sei diverso con me, ammettilo!». Leonardo rispose urlando: «Sì, ma vale anche per te nei miei confronti! Non fai altro che attaccarmi!».

«Non è vero! Io ho questo maledettissimo carattere con tutti! Persino col mio migliore amico!» tuonò Raffaello, rosso in viso.

Le due tartarughe si fronteggiavano l’una di fronte all’altra, ma nonostante Raffaello fosse grosso, Leonardo era titanico rispetto a lui.

«Tu, invece, sei aggressivo solo con me. Che diamine vuoi?!» ruggì Raffaello. «Voglio sentirti implorare» sibilò Leonardo.

«Che cazzo…?» domandò Raffaello confuso. Leonardo proseguì: «Voglio sentirmi piangere e urlare di fare di te ciò che voglio».

«Si può sapere che diamine ti prende?! Stai delirando». Raffaello indietreggiò, aveva abbassato il tono di voce. Pensò: "Da quando è tornato da quella giungla è diverso e non mi riferisco solo al fatto che è fisicamente molto più grosso, almeno il doppio, e che ha la pelle albina. C’è qualcosa di diverso in lui! Non pensavo, però, che fosse anche pericoloso.

Da quando nostro padre è morto, ho cercato di occuparmi anche di Donnie e Mickey, sono felice che in questo momento siano fuori". «Dai, fratello… I-inizi davvero a spaventarmi» gemette.

Dalle mani della tartaruga albina si alzò una fiammella bluastra che volteggiò nella direzione di Raffaello, fermandosi davanti al suo viso. Gli occhi di Raffaello divennero delle spirali del medesimo colore, le braccia ricaddero inerte ai lati del suo corpo e si piegò in avanti, sotto il peso del suo carapace, con l’aria assente.

«Quello che desideri veramente più di ogni altra cosa ... è obbedirmi, darmi ciò che voglio» gli sussurrò Leonardo, accarezzandogli la testa liscia. «S-siamo fratelli…» piagnucolò Raffaello, senza riuscire a distogliere lo sguardo. «No, eravamo solo nella boccia insieme» lo corresse Leonardo.

Raffaello domandò con voce impastata: «M-ma… Lo voglio? Voglio implorarti?». «Naturalmente! Quando sei con me, provi un'immensa quantità di conforto e piacere; è sempre stato così, sin da quando eravamo piccoli. Ti ho protetto tante volte» lo rassicurò Leonardo.

«Sì, è vero, ma… ora…» esalò Raffaello, sentendo che l’altro lo accarezzava con gesti gentili, scivolando sulle sue braccia e lungo il suo petto. «Ora vuoi solo essere mio, inchinarti a me e lasciarti dominare in ogni cosa» disse Leonardo, passandogli una mano sul viso e l’altra sui glutei.

«Implorarti di farmi tuo» biascicò Raffaello, mentre dimenava la coda, facendo scivolare l’intimità fuori dal guscio, evidentemente eccitato. «Esatto. Non ti sembrano delle fantasie fantastiche?» insinuò Leonardo.

«Io voglio sia realtà» disse Raffaello eccitato, spalancando le gambe tremanti «Prendimi! Entra dentro di me e fammi tuo! Te ne prego! Ti voglio così tanto, da sempre!».

La fiamma venne assorbita dagli occhi spenti di Raffaello, le spirali continuavano a girare velocemente e un rivolo di saliva gli colò dalla bocca. Leonardo lo fece stendere sul divano e l’altro iniziò a strusciarsi, continuando a piagnucolare desideroso.

"Bene. Ho qualche ora per finire il lavoro. Quando torneranno gli altri dovrà sembrare normale e così ogni volta che saranno presenti, ma quando saremo da soli vedrò finalmente di divertirmi con lui. Mi merito di venire finalmente appagato" pensò Leonardo.

 

 

Chapter 2: Massimo godimento

Summary:

Nota: Drabble.
Scritta per il Writober 2021.
Lista: PumpInk
Prompt: O7. Abbraccio

Chapter Text

Massimo godimento

 

Raffaello gettò indietro la testa, strofinandola sul cuscino, e strinse con entrambe le mani le spalle di Casey, muovendosi dentro di lui. Il suo carapace pesava sul divanetto su cui erano accomodati.

Il migliore amico boccheggiava, gli posò la fronte madida sulla spalla muscolosa. Gemeva a bocca aperta, tenendo gli occhi serrati.

«Se ti faccio male, dimmelo» lo pregò la tartaruga, con voce rauca. Stava attento a non serrare troppo forte le dita intorno a Jones.

Casey fece una bassa risata. «Mi fai più male… mnhhh… aaah… prendendomi… AH!... a pugni… A-amico» esalò a fatica. Lo abbracciò, cingendogli il collo. "In realtà, niente mi fa stare meglio di così".

 

[109].

Chapter 3: The beast inside

Summary:

Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 26. Più di due volte, fino allo stremo

Chapter Text

The beast inside

 

Donatello s’inginocchiò sul tatami dov’era appisolato Raffaello e lo scosse, quest’ultimo sbadigliò. Donatello lo guardo, il sudore non si era del tutto asciugato sulla sua pelle, i muscoli pompati e qualche peso abbandonato intorno a lui.

Raffaello si alzò seduto, sbadigliando e Donatello lo baciò. Raffaello sgranò gli occhi sorpreso, l’altro assaporò la sua bocca, la perlustrò con la lingua, premendogli la sua contro il palato. Raffaello gorgogliò e lasciò docilmente che l’altro esplorasse la sua cavità orale.

Donatello si staccò e gli accarezzò la coscia. «Dai, è tardi» fece presente il fratello con la bandana rossa.

Donatello iniziò ad accarezzare la coda di Raffaello. «Proprio sicuro?» domandò lascivo. Raffaello socchiuse gli occhi, le sue iridi divennero liquide e le sue pupille dilatate, sentiva le dita del più giovane scivolare sulla sua pelle liscia. "Ogni tanto vuole il suo momento da figo, sia come guerriero che come seduttore, per non sentirsi escluso o il quattrocchi nerd e a me non dispiace".

Donatello ridacchiò, vedendo che Raffaello aveva iniziato a scodinzolare e gli afferrò la coda con più forza, immobilizzandola, stuzzicandone la base con l’unghia. Il membro retrattile di Raffaello riemerse e alcune gocce di pre-cum scivolarono a terra.

«Ti sei addormentato dopo una giornata di allenamento. Un po’ di esercizi eviteranno dei brutti crampi» propose Donatello. Raffaello si morse il labbro inferiore, mugolando desideroso.

Donatello continuò a stuzzicargli la coda con una mano, con l’altra lo penetrò, muovendo due dita dentro di lui, Raffaello si lasciò ricadere sul tatami, serrando i pugni. Donatello gli accarezzava la coda per dargli refrigerio, mentre si faceva largo nella sua intimità, allargandogliela, trovato il punto più sensibile iniziò a premerlo furiosamente.

Raffaello si lasciò andare a dei lunghi versi di lussuria. Pensando: "Ormai nessuno se ne stupisce più, spero solo che i nostri altri fratelli non si vogliano unire. Non dimenticherò mai quando lo abbiamo fatto in quattro: Donatello mi ha preso da dietro, Michelangelo è entrato a sua volta seduto di fronte a me e Leonardo mi ha fottuto la bocca. Ero così andato che credo di aver avuto voglia per almeno una settimana intera... A pensarci non è che mi dispiaccia davvero, ma non voglio ne risenta la mia nomina da duro".

Sussultò, sentendo al secondo dito unirsi un terzo, si trattenne dal venire, dimenando il bacino per permettere al fratello di entrare con un quarto dito, la sua espressione si trasformò in un sorriso perso, mentre muoveva furiosamente il bacino alla ricerca di un contatto più profondo.

Donatello fece scivolare fuori tutte le dita e se le leccò, trovandole umide e salate. Raffaello cercò di regolare il respiro, il suo petto si alzava e abbassava in modo affannoso.

Donatello alzò la gamba di Raffaello e se la mise sulla spalla, accarezzandogli l’intimità, muovendo le dita su e giù rapidamente. Raffaello si premette la mano sulla bocca, rosso in volto e cercò di soffocare i gemiti, mentre sporgeva il bacino in avanti.

Donatello scese con la mano e Raffaello gemette di desiderio, strusciando la testa contro il tatami su cui si trovavano. Donatello iniziò a prepararlo, il guscio di Raffaello premeva contro il suo petto, affondò le dita cercando di allargarlo; il piacere sostituì il dolore iniziale e Raffaello iniziò a scodinzolare.

Donatello fece scivolare fuori il proprio membro retrattile e lo penetrò, gli tenne ferma anche l’altra gamba e iniziò a prenderlo con delle spinte decise. Raffaello iniziò a gemere senza ritegno, gli occhi socchiusi, vedeva sfocato e sbavava, lasciando che la saliva gocciolasse insieme al sudore.

Donatello continuò a prenderlo finché Raffaello non si lasciò andare, venendo. Scivolò fuori di lui e si alzò in piedi, Raffaello si stese a faccia in giù. «Ti prego, ancora… Vieni…»  lo supplicò, serrando i pugni.

Donatello lo guardò strusciarsi sul tatami, lo osservò mettersi a gattoni e sollevare i glutei verso di lui, afferratolo per le gambe, lo trascinò fino a sè. Si stese sul suo carapace, continuando a stringergli le cosce e lo penetrò di nuovo.

Raffaello batté i piedi, andandogli incontro coi glutei e l’inventore aumentò il ritmo, dando spinte sempre più profonde e veloci. Raffaello si aggrappò al tatami, chiamandolo per nome e supplicandolo tra mugolii e ansiti.

Donatello venne e Raffaello urlò di piacere, accasciandosi. Donatello scivolò fuori di lui una seconda volta e si lasciò andare sul suo guscio, accarezzandogli i glutei con una mano.

Chapter 4: Svegliati

Summary:

Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 23. Qualcuno ha voglia e coglie di sorpresa la persona con cui divide il letto/la stanza
Seguito di 'Tartaruga albina'.

Chapter Text

Svegliati

 

La gigantesca tartaruga albina dal carapace ricoperto di spine era sdraiata sul divano, dormiva profondamente con una mano sotto la testa, indossava una bandana blu scuro, quasi nera, intorno a lei ogni tanto sfrigolavano delle fiammelle blu.

Raffaello lo raggiunse rosso in viso, gli occhi spenti e il membro evidentemente eccitato. «Dai, ti prego, ti supplico, svegliati… Dai, ho così tanta voglia» piagnucolò, con un rivolo di bava che gli scivolava dalla bocca.

Leonardo aprì gli occhi e vide Raffaello che s’inginocchiava davanti a lui. «Per favore» piagnucolò, con le lacrime che gli rigavano il viso. «Fai di me ciò che vuoi, prendimi, divertiti, dai. Ti amo così tanto, non avevo mai avuto la forza di dirti quanto».

Leonardo si alzò in piedi e gli accarezzò il viso, Raffaello gli prese il pollice in bocca ed iniziò a succhiare. "L’incantesimo è stabile, è completamente sotto il mio controllo" pensò Leonardo.

Lo issò e se lo fece sedere sulle gambe, Raffaello scodinzolava, in preda all’eccitazione. Leonardo lo accarezzava, sentendo la sua pelle bollente, gli passò le dita sul petto, sulle braccia e scese fino alle gambe, guardandolo strusciare il bacino desideroso nella sua direzione.

«Voglio solo obbedirti, darti ciò che voglio. Dominami» implorò Raffaello, allargando le braccia, i suoi glutei erano umidi. "Evidentemente gli altri devono essere usciti. Quando siamo da soli immediatamente scatta l’incantesimo e deve venire da me" pensò Leonardo.

«Prendimi! Entra dentro di me e fammi tuo! Te ne prego! Ti voglio così tanto, da sempre!» gridava a pieni polmoni Raffaello, una fiammella blu brillava nei suoi occhi muovendosi a spirale.

Leonardo gli aprì le gambe e iniziò a prepararlo con due dita, erano abbastanza grosse da trovare difficoltà ad entrare. Raffaello continuò a implorare, ma i suoi gemiti si confondevano con le parole, rendendo il tutto un borbottio indistinto.

Leonardo finì di prepararlo con un terzo dito e lo penetrò con un colpo secco. «Che bella sorpresa che mi hai fatto, è venuta voglia anche me» sussurrò, mordicchiandogli il labbro.

Raffaello cavalcava la sua intimità massiccia, lasciandosi prendere a fondo, venne, ma la sua eccitazione non diminuiva.

"Ogni volta che torna normale dimentica tutto, diventa così fastidioso, attaccabrighe e petulante. Così, invece, è gestibile e piacevole. Sto valutando l’idea di portarlo via con me, nella giungla, dove sarà sempre così disponibile" rifletté Leonardo.

Chapter 5: Secrets Revealed

Summary:

Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 31. Sono in tre, non sanno da dove partire, ma sanno come finirà
Warning:Incest; PWP; Brocest; Furry; turtles; Foursome.
Prequel di ‘The beast inside’.

Chapter Text

Secrets Revealed

 

 

"Sono in minoranza numerica, ma la cosa mi eccita, invece di spaventarmi" pensò Raffaello, deglutì a vuoto serrando le gambe, sentendo il proprio membro contrarsi. "Sono in tre e si vede che non sanno bene come iniziare, ma sanno benissimo dove vogliono andare a finire" pensò, sentendo il sudore scivolargli lungo la schiena.

Michelangelo iniziò ad accarezzargli la schiena, passando davanti fino ad accarezzargli il petto, stuzzicandogli i capezzoli. Donatello, di fianco a lui, gli passò le mani sui fianchi e sull’addome.

Raffaello arrossì, mordicchiandosi il labbro. «Che ‘lui’» disse, indicando con la testa Leonardo. «… Fosse uno stronzo lo sapevo, ma…».

Leonardo gli bloccò il mento con la mano e lo baciò, conficcandogli la lingua in bocca. Raffaello si ritrovò a mugolare con gli occhi chiusi.

«Qui penso che due riescano ad entrarci» disse Michelangelo, accarezzandogli i glutei umidi. Raffaello sussultò quando entrò con un dito. «Scientificamente parlando, proprio sì» spiegò Donatello, accarezzandogli l’intimità.

Leonardo si staccò e Raffaello si ritrovò a gemere con forza, cadde carponi. «Io mi prendo la bocca sussurrò Leonardo.

Raffaello guardò con gli occhi liquidi il maggiore, Michelangelo non si era fermato, ma aveva fatto entrare un secondo dito, Donatello lo stava aiutando con un altro dito e accarezzava la schiena di Raffaello.

Leonardo penetrò la bocca di Raffaello con la propria intimità, andando avanti e indietro con il bacino. Raffaello iniziò a succhiare avidamente, sbavando." Se continuano così, ruberò un maledetto dildo a Casey. Mi sta piacendo così tanto che non so come farò quando finirà."

Michelangelo, finito di prepararlo, si sedette per terra e fece accomodare Donatello sulle sue spalle. Raffaello si ritrovò a succhiare più rumorosamente, premendosi l’intimità di Leonardo fino in gola, nel momento in cui Michelangelo lo penetrò.

Leonardo diede il ritmo e Michelangelo si adeguò, Raffaello perse qualche goccia di pre-cum, la sua pelle era rovente e ricoperta di una costellazione di goccioline di sudore. Donatello, aspettato il segnale di Michelangelo, si fece a sua volta spazio dentro di lui.

Raffaello tentò di urlare di piacere, ma Leonardo venne e lui si ritrovò a bere il suo sperma. Il più grande gli accarezzò la testa e gli altri due continuarono a dare spinte profonde dentro di lui. Raffaello gemeva e ansimava, la lingua gli scivolò fuori dalla bocca e i suoi occhi divennero bianchi.

Iniziò a scodinzolare e Leonardo gli accarezzò l’intimità, Raffaello venne, ma continuò a dimenare il bacino verso gli altri due, rischiò di cadere in avanti, ma Leonardo lo sostenne. Raffaello, ancora a gattoni, sentì le labbra di Leonardo sulle sue e ricambiò al bacio con gemiti lussuriosi.

Calde lacrime gli rigarono il viso nel momento in cui Michelangelo venne e urlò, nonostante la lingua di Leonardo nella sua bocca, quando si liberò anche Donatello.

Michelangelo scivolò fuori da lui e Donatello fece lo stesso, Michelangelo scivolò sotto di lui, afferrandogli i fianchi con le ginocchia, mettendosi di ‘fronte a lui’ e lo penetrò nuovamente, Leonardo continuò a sostenere Raffaello.

Donatello gli andò dietro, afferrandogli con passionalità i glutei, glieli leccò sentendo il sapore piccante e salato di sudore e sperma, glieli morse e lo penetrò nuovamente. Leonardo infilò due dita in bocca a Raffaello, giocherellando con la sua lingua, guardandolo a bocca spalancata con la testa verso di lui. Tornarono a prenderlo con spinte decise e quando lo lasciarono andare, aveva i glutei arrossati e scorticati dai colpi di bacino.

I due più giovani si ritirarono e Leonardo issò Raffaello tra le sue braccia, poggiandoselo contro il petto.

Raffaello ansimò e Leonardo ghignò, ancora a cavalcioni lo penetrò, Raffaello si aggrappò alle sue spalle, adattandosi al nuovo ritmo. Leonardo continuò a prenderlo fino a venire nuovamente, gli altri due si erano abbracciati e si erano addormentati raggomitolati.

Leonardo scivolò fuori da Raffaello che si addormentò, continuando a gemere implorante e ad ansimare desideroso. Leonardo lo portò dagli altri, stendendovelo accanto e si appisolò a sua volta, abbracciandoli.

Chapter 6: Don't blame me

Summary:

Warning: Post-non con; violence; angst and fluff; brother love; H/C.
Scritto per Prompts are the way.
Prompt di F. R.: A sorprende B a piangere.

Chapter Text

Don't blame me

 

«Ti faccio pena, vero?!» sbraitò Raffaello, cercando di colpire Leonardo con un pugno. «Dillo che ti faccio ribrezzo! Che faccio schifo, che sono una puttana!» vociò.

«No, fratello, no» gemette Leonardo. Evitò un altro colpo, continuando a scansare e lo abbracciò. Raffaello si divincolò, urlando, le lacrime gli rigavano il viso.

«Non è stata colpa tua. Ti prego, calmati» lo supplicò il più grande. Raffaello lo strinse a sua volta, urlando e piangendo. «Perché non siete venuti? Io vi chiamavo, avevo così paura». Era scosso da tremiti e respirava a faticava. «Volevo te, fratellone. Ho così tanta paura».

Qui sei al sicuro, ti proteggiamo noi» tentò di rassicurarlo Leonardo, cullandolo contro di sé.

«No… Nessuno può» gemette Raffaello e si abbandonò, lasciandosi cadere. Leonardo lo sostenne a fatica e lo fece accomodare sul proprio futon. «Se lui… Se lui vi facesse quello che ha fatto a me… No-non posso sopportarlo… IO MI AMMAZZO!».

Leonardo singhiozzò, accarezzandogli la schiena delicatamente. «No, fratello, ti prego… Ora calmati, fammi occupare di te».

Raffaello continuò a piangere e a singhiozzare. «Al mio corpo piaceva così tanto» raccontò, i suoi tremiti erano talmente forti che scuotevano tutto il suo corpo.

Leonardo gli fece stendere le gambe e con una pezza bagnata inumidì i punti dove le punte di Shredder si erano conficcate nel suo corpo, sulle cosce ricoperte dai lividi fatti dalle dita del nemico di suo padre.

"Ho mandato Michelangelo e Donatello a cercare nostro padre. Li sto tenendo lontano e gli sto impedendo di vederlo sin da quando l’ho trovato abbandonato in quel vicolo, sporco e a gambe spezzate, non voglio che scoprano… Raffaello è andato in pezzi, questo lo distruggerebbe in maniera definitiva" pensò Leonardo, serrando le labbra fino a farle sbiancare. "Tutto questo è colpa mia. Non l’ho protetto! Ero a poco da lui, intento a combattere e non avevo idea che in quel vicolo, non visto da nessuno… Nostro padre non ci aveva detto che Shredder avrebbe potuto fare qualcosa del genere!".

I suoi occhi divennero liquidi, mentre i gemiti e le lamentele di Raffaello si facevano più basse.

Leonardo giurò mentalmente: "Mi vendicherò, fosse l’ultima cosa che faccio". Passò a disinfettare le ferite di Raffaello con un unguento e lo sentì ringhiare di dolore, gli prese la mano nella propria e lo avvertì stringerla a pugno.

«Mi ha… Mi ha davvero… violentato?» domandò Raffaello con un filo di voce. Leonardo chinò il capo e distolse lo sguardo. «No-non riesco a capire… Perché?» supplicò Raffaello.

Leonardo gli strinse la mano e una lacrima gli sfuggì. «Penso volesse spezzarti, se uno di noi cade, tutti andiamo in pezzi, la sua voce era rauca. Se ti avesse ucciso, avremmo voluto vendicarti, in questo modo ci ha resi vulnerabili».

«Al mio corpo piaceva» ruggì Raffaello, tremando nuovamente. «Era una reazione involontaria, probabilmente non è la prima volta che lo fa, dev’essere un esperto» rispose Leonardo e ingoiò, sentendo un sapore acido in bocca. «Lo castrerò» ringhiò.

Raffaello sgranò gli occhi e fece un mezzo sorriso. «Sai, avrei voluto… Non riuscivo a smettere di pensare a voi. Volevo che mi salvaste, ma non volevo che mi vedeste in quelle condizioni» ammise, tirando su con il naso.

Leonardo gli posò un bacio sulla mano e si stese accanto a lui, pian piano lo abbracciò e l’altro gli posò la testa sulla spalla. «Non dire agli altri che… Mi hai trovato a piangere» supplicò Raffaello.

«Non lo farò» giurò Leonardo.

Chapter 7: State Of Chaos

Summary:

Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 46. L’amore è un desiderio irresistibile di essere irresistibilmente desiderati. (Robert Frost)
Warning: Incest; PWP; Brocest; Furry; turtles; masturbation.

Chapter Text

State Of Chaos

 

«La vuoi smettere una buona volta di fare di testa tua?!» sbraitò Leonardo. «Ti comporti come un ragazzino!».

«Beh, ultime notizie, ho diciassette anni. Io sono un ragazzino!» urlò Raffaello. «… E lo sai anche tu!».

Leonardo lo afferrò per le spalle e lo sbatté contro il muro del tunnel dove si trovavano. «Io non rischio di farmi ammazzare per sentirmi figo!»  gli ululò in faccia. Raffaello tentò di divincolarsi, le ferite aperte sul suo corpo bruciavano e da alcune di esse gocciolava il sangue.

«Oggi quella pattuglia, che hai sfidato senza motivo» proseguì Leonardo.

Raffaello ruggì. «Tu sei come nostro padre, perfettino!». Leonardo sgranò gli occhi, notando alla luce delle lampade che le iridi color oro del minore erano liquide di pianto. «Per voi non faccio altro che combinare guai!».

Leonardo lo lasciò andare e indietreggiò. Raffaello digrignò i denti e lo spintonò. «Non vi chiedete mai perché faccio quello che faccio, mi giudicate e basta!» accusò e si allontanò con le gambe tremanti.

Leonardo sospirò, sentendolo bofonchiare: «Non mi credete mai, non v’importa».

Afferrò il polso di Raffaello, fermandolo e quest’ultimo si voltò, le labbra tremanti, faticava a trattenere le lacrime.

«Allora dammi una spiegazione» disse Leonardo. Raffaello cercò di liberarsi e strattonò, gemette rischiando di girarsi il braccio. «Non fare l’idiota» lo richiamò il maggiore.

«Non vuoi davvero saperlo! Vuoi solo giudicarmi!» sbraitò Raffaello. Leonardo lo trasse a sé e Raffaello si trovò a guardarlo negli occhi, arrossì, sentendo il battito cardiaco accelerare.

«Dimmi la verità» lo pregò Leonardo. Raffaello si ritrovò a scodinzolare e deglutì a vuoto. «I-io vado in quella zona… ad aiutare alcune persone e oggi… Hanno attaccato una bambina a cui voglio bene» ammise.

Pensando: "Ora mi obbligherà a non andarci mai più, ma… Non riesco a mentirgli, è troppo vicino".

Leonardo si accorse che l’altro aveva le gote rosse, le labbra bollenti sporte e il respiro affannato. Sentì la propria eccitazione crescere, avvertì che con l’altra mano gli aveva afferrato il fianco, la pelle era morbida nonostante le microscopiche squame verdi.

Lasciò andare di colpo il fratello e indietreggiò, riprendendo fiato a fatica. "Cosa stavo pensando?! Lui è mio fratello" si rimproverò.

«D’accordo, resterà il nostro segreto» disse. Raffaello sgranò gli occhi, chiedendo: «Davvero?».

«Sì, ma siamo una famiglia. Giurami che la prossima volta andiamo tutti insieme» disse Leonardo, stringendo il nodo della propria cintura di tela.

«Così finirete tutti rimproverati» borbottò Raffaello. «Nostro padre non vuole che abbiamo rapporti con degli umani, anche se questa è una comunità di non vedenti. Tranne la bimba, nessuno sa ‘cosa sono’ e poi mi travesto».

«Allora finiremo tutti nei guai. Giuramelo» ordinò Leonardo. «Te lo giuro» cedette Raffaello. Strofinò le gambe tra loro, si sentiva umido.

 

***

 

Raffaello trattenne uno strillo, la fessura dei suoi glutei si era allargata ed emetteva copiosamente del liquido. La codina si muoveva lenta, sfiorando i bordi della pelle spessi due dita.

«Che diamine mi sta succedendo?» si chiese. Si prese la testa tra le mani, dal bagno riusciva a sentire l’odore di Leonardo. Gettò indietro la testa, l’eccitazione era tale che non riuscì ad evitare di darsi refrigerio.

Affondò un dito e trovò la fessura spaziosa, iniziò a muoverlo su e giù, avanti e indietro. Immaginò il tocco di Leonardo e i suoi occhi, la sua intimità sprizzò liquido e i suoi pettorali si gonfiarono. Entrò con un secondo dito, muovendo avanti e indietro il bacino.

Immaginò le labbra di Leonardo, le sue dita intorno alla sua coda e la sua virilità divenne gonfia ed eccitata, perse alcune gocce di pre-cum. Immaginò la voce di Leonardo che lo chiamava, aprì le due dita a forbice e ne riuscì a fare entrare una terza.  

Pensò: "L’amore è un desiderio irresistibile di essere irresistibilmente desiderati. Non ricordo dove l’ho letto, ma è dannatamente vero. Quanto vorrei che Leonardo mi volesse quanto lo voglio io, gli donerei ogni cosa".

«Bastardo» soffiò e una lacrima gli rigò il viso.

Chapter 8: Spuntino di mezzanotte

Summary:

Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 38. Spuntino di mezzanotte; nessuno dei due riesce a dormire...
Fandom: TMNT
Tag: Omega-verse; incest; brother incest; handjob; preliminari; Tsundere Raph; calore.

Chapter Text

Spuntino di mezzanotte

 

 

Michelangelo aprì il cartone della pizza e ne estrasse una fetta, era fredda e l'olio solidificato gli unse la zampa.

Raffaello entrò nella stanza e sospirò. «Neanche tu riesci a dormire?» chiese.

Michelangelo negò col capo e sospirò. «Avevo fame» ammise. Sentì Raffaello sbadigliare e inarco un sopracciglio vedendo che il più grande indossava dei boxer. «Frequenti troppo Casey, hai iniziato a vestirti come gli umani».

«Ho i miei motivi» rispose Raffaello, teneva gli occhi socchiusi e il suo muso era accaldato. Aprì il rubinetto e v’infilò sotto la testa, bagnandola. «Tu perché vedi sempre April?» chiese, chiusa l’acqua; ritirando il capo.

«Sesso» fu la risposta di Michielangelo.

Raffaello si affogò, tossendo, e, ripreso fiato, disse con voce strozzata: «Mikey»; le sue iridi dorate erano liquide.

Michelangelo sbuffò. «Siamo venuti fuori da quella boccia insieme, ci passiamo qualche ora. Perché ti sconvolge tanto? Tu non lo fai?».

Raffaello arrossi. «Ti vediamo piccolo e innocente» ammise.

Michelangelo rise, finendo la pizza. «Senti, io so un tuo segreto. Lo tengo se tu tieni il mio». Raffaello si grattò la testa. «Vai, anche se so che me ne pentirò».

«So per certo che tu e Leo ve la fate» fu la risposta e Raffaello sbottò: «Sei scurrile, ragazzino».

«Dai, Bro. Beh, io volevo chiederlo a Donnie… Lo so che siamo fratelli, ma non sarà diverso dalla vostra relazione» spiegò Michelangelo. Raffaello gli chiese: «Ti piace?».

«Mi piacete tutti, in realtà. Sono felice solo quando siamo tutti e quattro insieme» disse Michelangelo. «So che anche per Donnie è così».

Raffaello abbassò lo sguardo e sospirò dalle narici, i suoi boxer erano umidi e aveva i segni dei morsi sul corpo. "Anche io sto bene solo quando stiamo tutti insieme" pensò. Borbottò: «Allora chiediglielo, moccioso. Se sei tanto convinto».

Michelangelo lo raggiunse e gli disse: «Anche tu hai fame questa notte, ma non di pizza». Raffaello prese un fazzoletto e glielo sbatté sul muso, ringhiando: «Pulisciti».

Sussultò sentendo una mano di Michelangelo sul fianco. La tartaruga dalla fascia arancione si pulì col tovagliolo e lo baciò con foga, Raffaello mugolò e socchiuse le gambe. Michelangelo lo premette contro il bordo della cucina all’altezza del lavandino e Raffaello boccheggiò.

«Che diamine fai?»  domandò il maggiore, rabbrividendo. Michelangelo gli accarezzò il ventre molle e giallo, stuzzicandogli i capezzoli e Raffaello si lasciò sfuggire un lungo gemito lussurioso.

Michelangelo gli abbassò i boxer, dicendogli: «Se vuoi che smetta, dillo chiaro e tondo». Raffaello fece una smorfia. «Si può sapere da quando sei un tale esperto?» si lagnò. «Non dirmi che April è stata l’unica».

Michelangelo ridacchiò. «Sì, invece, per il resto sono portato di natura, non essere geloso» lo rassicurò. Con una mano gli percorse il carapace, con l’altra iniziò a stuzzicargli la coda, Raffaello fu invaso da una vampata di desiderio che partì dalla sua intimità e ricadde in avanti.

Michelangelo lo sostenne e lo fece voltare, poggiandolo sul lavandino, facendolo mettere a novanta e sollevandogli i glutei. Raffaello si afferrò al bordo del lavandino, concentrandosi sulle dita veloci di Michelangelo sulla sua coda che aveva iniziato a dimenare. Il primo dito entrò dentro di lui e si ritrovò a spostare il bacino in modo da farlo andare più a fondo.

«Ti stai piacendo, vero?» chiese Michelangelo, muovendosi a fondo. «N-no…» mentì Raffaello, bolle di saliva si creavano agli angoli della sua bocca e il suo fiato era caldo. "Non dovrei essere qui, ma a letto a dormire, tra poche ore ci saranno gli allenamenti e saremo entrambi troppo stanchi" pensava.

Michelangelo affondò un secondo dito e Raffaello si premette una mano sulla bocca per impedirsi di gridare, i suoi gemiti soffocati erano continui. Michelangelo fece entrare il suo ultimo dito, era tozzo come i precedenti e scavava dentro il maggiore, andando a premere i punti più sensibili.

Raffaello venne e Michelangelo fece uscire le dita, guardandolo scivolare in ginocchio e gli posò un bacio sulla testa. «Se vuoi, farò finta che non sia successo, ma io sono davvero innamorato di tutti e tre» ammise il più piccolo, allontanandosi.

Raffaello pensò: "Avevo proprio bisogno di questo. Cosa mi sta succedendo?".

Chapter 9: Notte troppo calda

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Prompt: 22. Una notte afosa, lenzuola appiccicate alla pelle

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Notte troppo calda

 

«Mikey...» gemette Raffaello, mettendo la sua mano su quella del minore che aveva affondato la mano dentro la sua intimità, accarezzandogli il membro. «Dai, Kid, mi fai impazzire» si lagnò il più grande.

Michelangelo fece emergere il membro retrattile del più grande, continuando a stuzzicarlo con sfregamenti veloci delle tre dita. «Fa così caldo che non so come tu faccia ad avere tutta questa voglia» disse Michelangelo; le lenzuola umide di sudore gli aderivano alla pelle verde e madida.

Raffaello teneva i piedi conficcati nel letto e le gambe spalancate, con le ginocchia piegate.

"Ho fatto bene a portarlo nel mio letto, dall’amaca saremmo già caduti" pensò il più giovane. Raffaello faceva le fusa tra gli ansiti, sporgendo il bacino verso Michelangelo.

«Dannazione, Mikey...» gemette, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa contro il muro dietro il letto.

Michelangelo sentì che qualche goccia di pre-cum gli inumidiva le dita e ghignò, si sporse e baciò Raffaello, le loro labbra vennero premute con forza. Si separarono e Raffaello, ansimando rumorosamente, piagnucolò: «Non posso più aspettare, Mikey… Mnhh—aaah… Datti una mossa!».

Michelangelo si ritirò e lo fece voltare a faccia in giù, Raffaello affondò il viso nel cuscino e alzò i glutei, scodinzolava. Michelangelo infilò pian piano le dita, allargando la fessura, tastò un punto in cui i nervi erano più scoperti e Raffaello sobbalzò.

«Piano, non voglio farti male» disse Michelangelo.

«Ho bisogno… ora… Lo capisci?»! stava implorando Raffaello, con le lacrime agli occhi. "Spero di non farmi sentire da nostro padre, sarebbe impossibile da spiegare… Dovremmo iniziare a prendere in considerazione l’idea di andare a vivere da soli" pensò.

«Smettila di essere lento come Leo» gemette, serrando i pugni. Michelangelo roteò gli occhi, fece scivolare fuori il dito e lo penetrò. Raffaello si lasciò andare a un lungo gemito, il suo viso venne deformato da un sorriso lussurioso.

"Conoscendo Raffaello, non si potrebbe mai immaginare quanto gli piaccia essere preso.

Poter finalmente lasciarsi andare, senza sentire il peso del mondo sulle spalle, senza la paura che lasciar comandare qualcun altro significhi mostrare le sue fragilità.

In questi momenti è pienamente se stesso e ci fa impazzire" pensò Michelangelo, dando una spinta così forte da farlo gridare di piacere".

«Ho voglia di prenderti a pugni» biascicò Raffaello, la sua saliva scivolava copiosa inumidendo il cuscino. Il caldo li faceva sudare ancor di più.

«Lo sai che non mi dispiacciono quel tipo di effusioni» disse Michelangelo, mordendogli la spalla, lasciando i segni dei denti. Le sue spinte si fecero più rapide, il ritmo incalzante.

Raffaello venne e Michelangelo si liberò a sua volta, scivolò fuori da lui e Raffaello si sdraiò a faccia in su. Michelangelo si stese su di lui e si abbracciarono.

«Anche se continua a fare caldo, penso di essere abbastanza stanco da poter dormire» mormorò Michelangelo e Raffaello si appisolò. Michelangelo utilizzò le lenzuola sporche per pulire in parte entrambi e si addormentò a sua volta.

Chapter 10: Honey

Summary:

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21. Del miele molto dolce spalmato... (dove vuoi tu, scrittore!)

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Honey

 

«Il maestro resterà fuori con Leather per tutta la notte. Lui e quel cocodrillo stanno meditando insieme» disse Leonardo. «Quindi smettila di essere preoccupato».

«Io sono preoccupato di essere in balia di voi tre pervertiti» borbottò Raffaello, rosso in volto. Michelangelo ridacchiò.

Leonardo teneva un barattolo di miele aperto con una mano, Leonardo lo stava utilizzando per spalmare Raffaello. Glielo passò sul ventre molle e indugiò sulle sue gambe, lì dove le cosce entravano dentro il guscio.

«Come se ti dispiacesse» scherzò Donatello, sentendolo ansimare di piacere.

Leonardo annusò Raffaello, sussurrando: «Hai un odore così buono quando sei eccitato. Se chiudo gli occhi posso sentirlo a chilometri di distanza».

«Sicuro che non sia la puzza di allenamento?» domandò Raffaello, le sue iridi dorate erano liquide.

«Oh, sicurissimo» rispose Leonardo. I suoi massaggi erano circolari e Raffaello tremava di desiderio, sentendo i muscoli massicci del suo corpo rilassarsi. Donatello richiuse il barattolo di miele e impedì a Michelangelo di rubarglielo dalle mani.

Raffaello sussultò quando il loro capo lo baciò appassionatamente, le loro lingue s’intrecciarono, Leonardo morse il labbro inferiore, color smeraldo, di Raffaello, succhiandolo.

La tartaruga più muscolosa gemette alla sensazione, il rigonfiamento nel suo piastrone che cresceva, l’apertura che si allargava per fare uscire il membro retrattile.

Donatello gli sfilò la maschera e la utilizzò per legargli i polsi, bloccandogli le braccia dietro il guscio. Michelangelo gli diede un pizzicotto alla coda e sorrise, nel sentire il più grande gemere di piacere.

Donatello posò il miele su un tavolinetto e recuperò un lubrificante, sussurrando: «Questo è meno pericoloso e meno secco di quelli in mercato», lo porse a Leonardo.

Michelangelo palpeggiò i glutei di Raffaello, sentendolo ringhiare. Donatello baciò Raffaello, mozzandogli il fiato, forzandogli i denti con la lingua e invadendogli la bocca.

Leonardo schiaffeggiò i glutei di Raffaello, che sussultò, ed iniziò ad allargargli la fessura. Michelangelo aveva iniziato ad accarezzargli la coda, eccitandolo abbastanza da far emergere la sua virilità.

Leonardo infilò completamente il dito umido di lubrificante e chiese con voce sensuale: «Vuoi un aiuto dei tuoi fratelli, Raph?».

Raffaello sentì il piacere fargli pulsare le tempie e perse alcune gocce umide. «Sì, oh sì… Vi prego, lo voglio…» implorò. Donatello si mise a gattoni e gli prese l’intimità completamente in bocca, ignorò la sensazione di nausea a sentirlo premere contro la gola e iniziò a succhiare.

Raffaello si morse l’interno della guancia per l’eccitazione, i suoi occhi andarono indietro mostrando il bianco. Michelangelo si mise avidamente a leccare il miele, insieme al secondo dito di Leonardo che entrava, Raffaello sentì delle fitte di calore risalire dalla sua intimità su tutto il suo corpo; avvertì una sensazione simile a una scossa lungo la spina dorsale.

«P-per favore…» implorò Raffaello e Leonardo fece un sorrisetto di vittoria. Donatello gli lasciò andare il membro per evitare che venisse, Michelangelo prese a mordergli la coda facendogli sfuggire delle fusa più forti.

«Churr churr» gorgogliava Raffaello. Leonardo gli afferrò i fianchi e lo penetrò, Raffaello sussultò e venne, Michelangelo lo aiutò a muoversi in modo da assecondare le spinte del più grande.

Leonardo continuò a prenderlo, allargando la sua fessura, facendo in modo che anche Michelangelo potesse entrare.

Raffaello gridava di piacere e Donatello utilizzò le mani per aprirgli la bocca. Raffaello gli permise di entrare nella sua bocca con il membro e si concentrò a succhiarlo, mentre gli altri due continuavano ad affondare a ripetizione dentro di lui.

Il suo corpo completamente sudato puzzava dell’odore dolciastro del miele.

Chapter 11: Non tagliarti più

Summary:

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Prompt: 32. Accade dopo un lutto, tra il dolore e il bisogno di dimenticare
Warning: Top Donney; incest; brother incest; selfharm; Bottom Raph; lutto.

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Non tagliarti più

 

Donatello stava disinfettando i tagli pallidi sulle cosce color smeraldo di Raffaello, gli aveva fasciato i polsi con delle bende. "Ancora non posso crederci che il maestro Splinter ci abbia lasciato. Non era solo il nostro sensei e la nostra guida, era nostro padre". I suoi occhi erano liquidi.

Raffaello aveva posato cintura e benda sul tavolino di Donatello, insieme a pezzi di invenzioni e un tarta-cellulare. Era seduto su uno sgabello, Donatello era accomodato sulla sua ampia poltrona con le rotelle.

"Eppure guardando le condizioni di Raffaello è evidente che questo lutto si è verificato, devastandolo completamente. Michelangelo non fa altro che piangere, Leonardo medita ed io mi ero chiuso in laboratorio. Nessuno di noi si è accorto di cosa il dolore stava facendo a Raph" pensò l’inventore.

Posò il cotone umido di disinfettante e gli prese le mani nelle proprie, intrecciando le loro sei dita.

«La tua pelle non è carta, non tagliarla» disse, cercandone lo sguardo. Raffaello provò a mentire: «M-mi sono fatto male in battaglia…».

«Raph, da quanti anni ti curo io quando ti fai male? Da quanto tempo è che ti visito dopo una battaglia?» chiese Donatello, indurendo il tono.

Raffaello pensò: "Dimentico sempre quanto possa sembrare duro quando è arrabbiato" pensò; rispondendo: «Da tutta una vita, sin da quando eravamo piccoli».

«Credi che non sappia riconoscere quando le ferite te le infliggono gli altri e quando fai da solo? Perché ti tagli?» gli chiese Donatello, guardando il fratello ritirare le mani dalla stretta. «Sono merce avariata» gemette Raffaello, col capo chino.

Donatello gli accarezzò le guance, mormorando: «Non dirlo neanche per scherzo».

«Allora dimostramelo» piagnucolò Raffaello. «Fammi sentire che sono ancora vivo, che significo qualcosa per te».

«Come?» chiese Donatello. Raffaello gli prese il viso tra le mani e lo baciò con foga, premendo con disperazione fino a mozzare il fiato a entrambi.

"Lui è sempre stato un tipo fisico, non mi stupisce questo sia il suo modo per soffocare il dolore" pensò Donatello, ricambiando al bacio. Si separarono, ansimando rumorosamente per riprendere fiato.

Donatello gli premette la mano sulle piastre del suo petto e lo fece stendere sul pavimento, un po’ di polvere si posò sul suo guscio. Affondò con le dita nella sua parte molle e scese fino al suo inguine, accarezzandolo fino a fargli sfuggire un basso mormorio.

Donatello mugolò a sua volta, un verso più roco. Raffaello rabbrividì per il tocco invadente che solleticava la fessura dove si trovava il suo membro retrattile.

Donatello aveva gli occhi cerchiati da profonde occhiaie, le labbra segnate da segni di denti.

Raffaello guardò Donatello sfilarsi la fascia viola dal viso, la sua bocca fu colpita da quella affamata di Donatello. Il più giovane premeva rudemente le labbra, succhiando e mordendo il labbro inferiore di Raffaello.

La testa calda emetteva dei gemiti dovuti al dolore che si mescolava al piacere.

 «S-sei sicuro… di volerlo fare?» domandò Donatello. Proprio sicuro?».

«Sì, cazzo…» implorò Raffaello. "Voglio sentirmi vivo senza bisogno di affondare i miei sai nella carne abbastanza a fondo da sentire sgorgare il sangue" pensò.

Donatello gli aprì le gambe e iniziò ad accarezzargli la coda, con movimenti forti e circolari.

Raffaello lo udì succhiare e sussultò quando il dito bagnato del fratello si avvicinò alla fessura tra i suoi glutei. Serrò gli occhi e Donatello gli afferrò il membro, che era fuoriuscito, con la mano, accarezzandoglielo in modo da provocargli piacere.

Raffaello si lasciò andare a lunghi gemiti e lavorando col dito, Donatello riuscì a infilarlo fino a metà.

Finì di prepararlo infilando anche il secondo dito e si allontanò, Raffaello lo afferrò per il polso e supplicò: Ti prego, finisci».

Donatello lo baciò nuovamente e alcune lacrime sfuggirono al loro controllo, rendendo salato e umido il loro contatto.

«Dai, genio… Mi fido, ti prendi sempre cura di me» mormorò Raffaello. Donatello gli afferrò i fianchi e lo penetrò, Raffaello si lasciò andare a un grido di dolore, ma mosse il bacino per incalzare l’altro.

Donatello si mosse lentamente, permettendogli di abituarsi. «Ti prego, fratello; fammi venire, urlando il tuo nome» implorò Raffaello e Donatello aumentò il ritmo.

«Ho sognato da sempre di farti mio…» ammise il più giovane, singhiozzando. «Però quello che c’era tra te e Leo, o tra te e Mickey, mi sembrava più speciale». Pensando: "Ti prego, non farti del male mai più".

Raffaello mosse più rapidamente i fianchi, permettendogli di accelerare ancora. Donatello si aggrappò con forza a lui e venne, mentre Raffaello gridava il suo nome.

 

 

 

Chapter 12: Fidati

Summary:

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Prompt: 44. Di tutte le passioni l’amore è la più forte, perché attacca contemporaneamente il cuore, la testa e i sensi. (Lao Tzu).

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Fidati

 

"Ognuno dei miei fratelli ha delle caratteristiche uniche sia nella battaglia che fuori. Donatello è il più alto tra noi, è flessibile e con il suo bastone è in grado di punire i nemici con una certa distanza, spazzandoli via.

Le lunghe gambe Donnie, inoltre, hanno un altro vantaggio. Sentirle bloccate intorno alla vita, mentre mi attira verso di lui per avere le mie attenzioni, è orgasmico.

Donnie è l’unico che riesce ad avvolgere le gambe intorno a noi con tutto il guscio, fino a unire le caviglie. Dire che è qualcosa di sexy sarebbe sminuirlo.

Michelangelo è un vero talento, il più capace di noi senza sforzarsi. Vede una tecnica, una qualsiasi, una volta sola e la ricopia senza il minimo sforzo. Al contrario di me che devo allenarmi per ore per padroneggiarle. Non è così assurdo pensare che abbia vinto due volte il ‘duello dei duelli’.

Come loro leader ho imparato a conoscere ogni loro punto debole, ad accettarlo, ma anche a valorizzare i loro punti di forza. Per molto tempo sono stato così preso da me stesso, dal fare il tiranno, che non riuscivo a farmi ascoltare o a far risaltare le loro capacità uniche.

Donatello è un meraviglioso genio, Michelangelo è il cuore della squadra.

Se non fosse stato per Mickey, non avremmo mai avuto il coraggio di iniziare questa relazione a quattro; è lui che ci ha dato il coraggio e tra l’altro sa essere fin troppo adulto quando si tratta di faccende di letto. Anche in quello ha un dono naturale" pensava Leonardo.

Raffaello gli domandò: «Si può sapere a cosa pensi? Non dovevi controllare i miei pesi?».

Leonardo lo guardò, era steso sulla panca, i muscoli in tensione mentre sollevava un bilanciere sopra la testa, il sudore che scivolava lungo il suo corpo massiccio.

"Raffaello è sempre stato il mio problema, il mio chiodo fisso. Vedo come si concede facilmente a Michelangelo, completamente desideroso.

Raffaello è l’istinto della squadra, puro desiderio e volontà. Prende fuoco e diventa pura ira se non è ben incanalato, in caso contrario sa riscaldare l’anima stessa.

Sono geloso quando diventa tenero con Donatello, tra loro parlano davvero e si confidano" rifletté.

«Sei arrivato a centodieci, sei ancora lontano dalla fine della sessione. Il fatto che pensi non m’impedisce di contare» disse gelido.

Raffaello sbuffò. «Io perdo il conto anche se passa una mosca. Possibile che tu debba essere sempre così spocchioso, grande capo?» si lamentò.

"Sin dalla prima volta, con lui è stata una lotta per il predominio. Mi vuole quanto io lo voglio, ma non vuole ammetterlo o cedere. Con me ogni cosa diventa rivalità pensò Leonardo, corrugando la fronte. Donatello e Michelangelo si lasciano prendere da me con cieca fiducia, lui sembra temermi. Eppure ha dimostrato di avere ormai fiducia in me come leader" rifletté Leonardo.

«Cosa stai pensando con tanta intensità?» s’incuriosì Raffaello.

«Hai paura delle altezze, dell’acqua, dei serpenti, degli insetti…» considerò Leonardo.

«Vu-vuoi davvero… enumerare tutte le mie fobie?» gemette Raffaello, posando il peso e rialzandosi in piedi.

«Raph, hai paura dell’acqua e siamo tartarughe acquatiche. Siamo anfibi» gli ricordò Leonardo e Raffaello arrossì. «Stavi pensando al fatto che sono un coniglio?!» ruggì il più giovane, serrando i pugni.

Leonardo si guardò intorno, vedendo che la sala degli allenamenti era vuota. «Hai paura anche di me? chiese e si voltò a guardare il minore negli occhi.

Raffaello spalancò le mani e gli occhi, irrigidendosi. Leonardo sospirò e si allontanò.

«A-aspetta…» disse Raffaello e lo afferrò per il polso. Io non ho risposto gli ricordò. Leonardo ribatté: «Quel silenzio era già una risposta. Dimmi solo perché».

Raffaello chiuse gli occhi e incassò il capo tra le spalle. «Ho paura di me stesso, di diventare aggressivo mormorò. Ho paura che potresti farmi male perché me lo sono meritato, per rimettermi al mio posto».

Leonardo impallidì. «Da quando?» domandò. «Da quando hai iniziato ad essere distante da me. Da piccoli mi proteggevi sempre, poi sei stato nominato leader e pian piano sei cambiato» ammise Raffaello. Pensando: "Mi è dato di volta il cervello? Perché glielo sto rivelando?!".

Leonardo serrò le labbra ed espirò rumorosamente dalle narici, cercò di liberare il polso, ma Raffaello continuò a serrarlo.

«Io… Non volevo intristirti» gemette il più giovane. «Ti faccio paura, fratello. Come dovrei sentirmi per questo?» domandò Leonardo e la voce gli tremò. «Siamo stati insieme tutto questo tempo e magari eri terrorizzato».

Raffaello negò col capo e lo raggiunse, abbracciandolo. «No, quando stiamo insieme è stupendo» rispose e lo baciò, mordicchiandogli il labbro. «Senti, possiamo superarla insieme».

Leonardo socchiuse un occhio, aprendo di più l’altro. «Ho bisogno del mio leader, Leo. Vuoi guidarmi tu questa notte?» implorò Raffaello, soffiandogli all’orecchio con voce calda.

Leonardo s’incupì e Raffaello continuò a baciarlo, si inginocchio e lo guardò con gli occhi liquidi, posandogli un bacio all’altezza dell’inguine. «Ti prego, fratello».

Leonardo gli sollevò la testa e si mordicchiò il labbro inferiore. «Ti voglio, Raph» mormorò.

«Allora non aspettare» disse Raffaello. "Stavo per dire cazzo, meglio trattenersi per questa volta" pensò.

Leonardo gemette: «Girati»; il minore obbedì, alzando i glutei verso di lui. Leonardo si inumidì la mano con la saliva, leccando vigorosamente le tre dita tozze.

Raffaello si arcuò ancora di più alzando il fondoschiena il più possibile verso il fratello.

Leonardo infilò il dito bagnato tra i glutei di Raffaello, facendogli sfuggire un gemito di sorpresa.

«Rilassati, Raph» gli disse Leonardo con voce calda. «Puoi fidarti, ignora ogni paura, concentrati solo su di me».

«Fai in fretta» brontolò Raffaello.

Leonardo pensò: "Il maestro lo dice sempre: "Di tutte le passioni l’amore è la più forte, perché attacca contemporaneamente il cuore, la testa e i sensi". Uno dei tanti aforismi che conosce". Serrò di più la stretta intorno ai fianchi di Raffaello.

"Ancora non ci credo che sto per ottenere quello che volevo, eppure… In questo momento m’interessa di più dimostrargli che non gli farò mai del male, che può fidarsi".

Posò le mani sui fianchi di Raffaello e lo penetrò con un colpo secco.

«Sì!» gemette Raffaello. «Diamine, sì».

Quando Leonardo fu circa a metà della sua intimità, si fermò. "Sei pronto?».

«Sì...» fu la risposta e il maggiore finì di entrare.

Raffaello gridò di piacere, andandogli incontro. Leonardo ondeggiava, Raffaello sorrise, chiudendo gli occhi, concentrandosi sulle ondate di passione che lo travolgevano.

"Vorrei che non finisse mai" pensò, sentendo Leonardo che con una mano lasciava il suo fianco, accarezzandolo dolcemente. "Mi sento così al sicuro, anche se non potrei essere più esposto di così".

Chapter 13: Instancabili

Summary:

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Prompt: 41. Tutto ciò che ci rende veramente felici è semplice: amore, sesso e cibo! (Meryl Streep).

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Instancabili

 

Raffaello si deterse la fronte e il collo con la propria fascia, boccheggiando, la sua pelle verde era arrossata.

«Ragazzi, ma voi non siete stanchi?» domandò, reclinando indietro la testa e abbandonandosi sul divano. «Io sono stato sopra con Donnie e anche Leo, Mickey ci ha succhiato tutti almeno una o due volte, si è fatto sottomettere da Donnie e Leo lo ha preso tre volte». Socchiuse gli occhi, aggiungendo: «Io sono distrutto».

Michelangelo finì di bere una lattina di coca-cola e la lanciò nella spazzatura, dove già c’erano delle lattine di birra e delle confezioni del Mc. «Veramente io sono ancora pieno di energie» rispose. «Dobbiamo approfittarne, la settimana di addestramento del maestro passerà fin troppo in fretta».

Raffaello gemette di piacere, sentendo Donatello che lo grattava sotto il collo, portandolo a fare le fusa. «Già stanco, Raffaello?» domandò Leonardo, accarezzandogli le piastre ancora umide di sperma.

«Ammettetelo, voi prendete qualche cosa e non me lo dite» gemette Raffaello, sentendo l’eccitazione crescere di nuovo.

«Tutto ciò che ci rende veramente felici è semplice: amore, sesso e cibo!» disse Michelangelo. Si sedette ai piedi del divano e iniziò a succhiargli le dita dei piedi, leccandogli avidamente la pianta. "Il tuo odore è come una droga".

«Se ti arrendi, dillo pure?» lo punzecchiò Leonardo. «Ce la faccio benissimo a fare un altro giro» borbottò Raffaello.

«Di-mo-stra-lo…» cinguettò Donatello. «Girati».

Raffaello si mise a gattoni sul divano e sgranò gli occhi, sentendo che Leonardo gli saltava addosso con una capriola, lo avvertì già eccitato mentre gli strofinava la parte inferiore del corpo contro i glutei.

Leonardo iniziò a prepararlo, mentre Michelangelo continuava a torturargli i piedi, Donatello si era alzato e gli stava baciando appassionatamente la bocca, permettendogli di riprendere fiato tra un assalto e l’altro.

Leonardo, finito il suo operato con due dita, gli domandò: «Sei pronto, Raph?».

«Sono nato pronto» rispose Raffaello. Leonardo continuò a strofinare la sua intimità contro il fratello, facendolo eccitare sempre di più.

«Cazzo, sì, vai avanti!» implorò Raffaello, premendo con la testa contro il bracciolo del divano, continuando a fare le fusa.

Leonardo ridacchiò, vedendolo dimenare i fianchi impaziente, glieli afferrò e lo penetrò, sentendolo stretto. La testa calda gridò, ma Leonardo riuscì ad andare più a fondo. "Lui si è fatto fisicamente tre volte noi, è enorme. Donatello è molto alto, ma lui è diventato gigantesco. C’è tantissimo spazio qui dentro".

«Raph, rilassati» disse Michelangelo, accarezzandogli la schiena. «Non è la prima volta che facciamo la doppia penetrazione» gli ricordò.

"Lui l’ha presa sul serio la faccenda del sesso e del cibo come motivi di essere felici. Qual era il terzo punto?" si chiese Raffaello. "Ah, sì, l’amore. Beh, non faremmo sesso se non fossimo così legati".

«Non preoccuparti» disse Leonardo con voce rassicurante, facendo scorrere una mano su e giù per il suo guscio. Entrò del tutto e Raffaello iniziò a gemere, Leonardo e Michelangelo si coordinarono, penetrandolo insieme, tenendolo per le anche.

«Caaaazzoooo!» ululò Raffaello, sentendoli muovere dentro e fuori di lui, sporcandosi del proprio sperma.

Donatello gli posò un bacio sulla fronte, accarezzandogli le guance. «Ce-cervellone… Ah-aaah» piagnucolò Raffaello.

Donatello gli posò un bacio sulle labbra. «Va tutto bene, siamo qui per te lo rassicurò. Pensando: "Lui è un tipo d’azione, ma è comunque raro vederlo senza parole".

Raffaello lo guardò allontanarsi con gli occhi liquidi, vedeva sfocato e regolò il respiro, i due membri dentro di lui erano fermi. Sgranò gli occhi, sentendo una nuova pressione contro la sua intimità.

«N-no… Non è possibile…» gemette, sentendo che anche Donatello riusciva ad entrare. Donatello pensò: "Beh, bisogna dire che è notevole".

Leonardo domandò: «Se non te la senti, possiamo anche smettere». Michelangelo aggiunse: «Anche se solo un toro come Raph potrebbe sopportare una tripla penetrazione».

«Pro-proviaaaaa-proviamo…» piagnucolò Raffaello. I tre si misero d’accordo e colpirono il punto più sensibile.

«Sì, di nuovo! Lì, vi prego, ancora!» implorò Raffaello così forte da farsi andare via la voce, aggrappandosi alla stoffa del divano rischiando di lacerarla. I tre lo ascoltavano gemere, implorare e imprecare, attenti a rimanere coordinati, andando a colpire nei punti più sensibili.

I tre vennero insieme, gemendo con forza di piacere e il grido di Raffaello risuonò per tutta la tana.

"Cazzo, quanto è bello" pensò quest’ultimo, mentre un sorriso di lussuria gli deformava il viso. "Sì, l’amore rende felici".

Chapter 14: Slash

Summary:

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52. L’amore non è il lamento morente di un violino lontano, ma è il cigolio trionfante delle molle del letto. (S. J. Perelman)

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Slash

 

L’acqua lambiva l’erba verde e smeraldina, ricoprendo gli steli di rugiada.

Raffaello cercava di trattenere il respiro quando le zaffate dell’odore di Spyke gli colpivano le narici, eccitandolo. "Il mio intero organismo è fatto per cercare compagni che mi dominino. I miei fratelli devono aver sentito tante volte il mio odore quando ero pronto ad accoppiarmi, ma non me l’hanno mai detto, non mi hanno deriso e non ne hanno approfittato per farmi del male. Vorrei così tanto che fossero qui"; non riusciva a tenere la bocca chiusa e la sua aria era smarrita, le guance accaldate. I suoi glutei gocciolavano liquido e la membrana tra essi sporgeva umida.

Gli spuntoni di Spyke si erano fatti ancora più grossi e quelli più in basso raschiavano il terreno dov’era seduto.

«Raffaelo, lo sai che anche tu eri una tartaruga da compagnia? Sì, eri un animaletto come me» disse Spyke. «Pensi che il bambino umano che ti aveva acquistato ti avrebbe trattato diversamente a come sto facendo io? No, ti avrebbe dato acqua fresca e foglie da sgranocchiare proprio come me».

Raffaello lo guardava con gli occhi arrossati, si dimenò, era adagiato a faccia in giù sulle gambe titaniche della tartaruga. Ringhiò e gli morse il ginocchio a sangue, scheggiandosi i denti.

«Tu sei stato sempre gentile con me, ora è il momento di ricambiarti il favore» disse Spyke con voce calda. «Nessun altro, con te, lo sarà mai quanto me».

«Non voglio essere il tuo cazzo di animale domestico!» sbraitò Raffaello. Pensando: "Inoltre sono abbastanza convinto che nessun umano mi avrebbe fatto quello che mi stai facendo tu. Le sue iridi dorate erano liquide".

Spyke gli premette una foglia contro il becco, ordinandogli: «Mangia la foglia, Raffaello».

«Fottiti» ringhiò il prigioniero, aveva le gambe e le braccia legate sopra il guscio, con un anello di metallo che gli teneva aperti i glutei bagnati e delle cuciture all’intimità atte a impedire che il suo membro retrattile potesse emergere.

«Mangia… Come facevo io quando mi davi le foglie. Ricordi com’ero ubbidiente? Masticavo sempre» disse Spyke. Raffaello gridò di frustrazione e cercò di farsi venire il vomito. «Voglio tornare a casa!» sbraitò, l’odore gli faceva pulsare le tempie.

Spyke gli spalancò la bocca, forzandogli la mascella e gl’infilò la foglia in bocca, obbligandolo a masticarla. «Casa? Non staranno sentendo la tua mancanza. Leonardo potrà finalmente comandare in pace, Michelangelo non avere paura dei tuoi scatti d’ira e Donatello non dovrà occupare tutto il tempo a ricucirti». Raffaello cercò di sputare la foglia, ma Spyke gli premette un dito ruvido contro le fessure per respirare e fu costretto a deglutire. «Quanti altri dispiaceri vuoi dare al povero Splinter?».

Raffaello sentì i muscoli rilassarsi, mentre le droghe magiche della pianta entravano in circolo. "Quanto ci mettono ancora i miei fratelli a trovarmi? Voglio così tanto scappare" pensò, mentre la sua vista si oscurava. Si abbandonò, mentre le lacrime rigavano il suo viso.

«Non facevi altro che lamentarti di loro, eri così infelice per quello che ti faceva Leonardo» disse Spyke, accarezzandogli la testa liscia. Ora mi occupo io di te, nessuno di loro potrà più farti del male. Gli conficcò i denti nella spalla, mordendolo e lasciandogli il segno.

Le gote di Raffaello divennero rosse, mentre la droga gli pompava in circolo. La sua coda si sollevò, mentre sporgeva i glutei verso il suo aguzzino. L’effetto della droga si mischiava a quello dell’odore e anche lui iniziò ad emanare feromoni per l’accoppiamento.

«Ecco, così, bravo… Sei un bravo animaletto» lo lodò Spyke, entrando dentro di lui con un colpo secco.

Il membro del suo aguzzino era troppo grosso per penetrarlo ed entrò solo la punta, Raffaello fu colto dagli spasmi, mentre Spyke lo penetrava il più possibile con dei colpi secchi. «Per-per favore…» biascicò Raffaello, con tono implorante.

«Sei la mia tartarughina, il mio animaletto da compagnia e io mi prendo cura di te» disse Spyke, accarezzandogli il guscio. «Io ti dono l’amore che loro non hanno mai saputo darti, l’amore nella sua vera forma».

Raffaello gemeva piano, mentre la saliva scivolava dalla sua bocca, le fasce che gli stringevano la pelle gonfia degli arti lo stavano graffiando e tagliando, scorticandogli la cute verde smeraldo. «Ti prego…» supplicò nuovamente.

Spyke lo teneva saldamente bloccato sulle sue gambe, continuando a prenderlo; la cloaca del prigioniero andava allargandosi.

«Io ti conosco meglio di chiunque altro, so che è questo che volevi. Ti ho visto così tante volte andare in calore, desiderare solo che qualcuno ti soddisfacesse» disse, aumentando il ritmo.

Raffaello singhiozzava, ma si contraeva nella speranza che l’altro andasse più a fondo, premendogli i punti più sensibili.

«Non devi più fingere o nasconderti, cucciolo» disse Spyke, serrandogli la coda con due dita. Raffaello gridò lussurioso.

Spyke gli mise in bocca un’altra foglia e lo obbligò a mangiarla. Gli aprì di più le gambe, utilizzò entrambe le mani e cercò di forzare di più i suoi glutei, già segnati da precedenti assalti che li avevano fatti sanguinare.

Raffaello sentiva il fuoco che invadeva il suo corpo partendo dal basso e urlava desideroso, versi animaleschi, mentre era impossibilitato a venire.

«Questo è il vero amore: il puro desiderio» spiegò Spyke, dandogli un morso all’altra spalla. «Con un ruggito tonante venne e finì la frase con un filo di fiato: «L’amore non è il lamento morente di un violino lontano, ma è il cigolio trionfante delle molle del letto».

Chapter 15: Punito

Summary:

Seguito di 'Svegliati'.
Partecipa alla Let's Make Love (tonight) indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: 48. Fare sesso è come prendere la morte a calci in culo mentre si sta cantando. (Charles Bukowski)

Chapter Text

Punito

 

Raffaello indietreggiò fino a sbattere il guscio contro l’albero alle sue spalle, tremando.

"Non posso credere a quello che ho visto e sentito" pensò, serrando i pugni. "C’era Leo, un altro Leo, mio fratello come lo ricordavo prima della morte di nostro padre e Usagi. Stavano tentando di eliminare questo Leo, chiamandolo evocazione demoniaca".

Guardò il titano dalla pelle albina avanzare verso di lui e serrò i pugni, le lacrime agli occhi al cui interno danzavano delle fiammelle blu.

«Sei stato cattivo» disse il gigantesco Leonardo. Raffaello arrossì e chinò il capo. «Non volevo essere cattivo, mio signore» piagnucolò.

«Hai tentato di rompere l’incantesimo, di svegliarti dall’ipnosi e scappare» lo richiamò la creatura. Raffaello scoppiò a piangere, sentendo che l’indice dell’altro gli accarezzava la guancia.

«Devo punirti. Lo sai anche tu, vero Raph?» gli domandò l’essere. Lo abbracciò e iniziò a cullarlo, il calore del suo corpo portò Raffaello ad abbandonarsi contro di lui. «Io voglio essere punito» ripeté in tono meccanico. «Ogni tuo desiderio è un mio ordine».

Leonardo si sedette e lo coricò sulle sue ginocchia a faccia in giù, lo schiaffeggiò facendogli sfuggire un guaito. «Conta fino a venti, Raffaello» ordinò.

«Uno» sussurrò Raffaello, lo schiaffo fu dato con la titanica mano aperta e andò a colpire entrambi i suoi glutei.

«Due…» contò Raffaello e ci fu un altro schiaffo. Raffaello sentiva il fondoschiena bruciare e iniziò a dimenare le gambe, arrossendo.

«Tre» proseguì e ci fu un altro schiaffo. Raffaello boccheggiò per il dolore e sentì le dita del più grande che gli stuzzicavano la coda, gliela accarezzavano facendogli provare delle scariche di piacere.

«Quattro» non si fermò e ci fu un altro schiaffo, dolore e piacere si confusero facendolo gridare.

"Forse me lo sono sognato, forse desidero soltanto che Leo venga a salvarmi" pensò. «Cinque».

Leonardo con un dito gli stuzzicò lentamente la coda, mentre con l’altra gli dava un altro schiaffo.

«Sei» contò Raffaello. "Almeno Mickey e Donnei sono al sicuro a New York".

La tartaruga albina iniziò a stuzzicargli la fessura tra i glutei, forzandogli il muscolo. Raffaello iniziò a sbavare, gli occhi vitrei, mentre fiammelle blu danzavano intorno a loro.

"Sto riprendendo il controllo, perfetto. Non l’ho portato fino alla giungla per sentirlo tornare a lamentarsi come prima" pensò la creatura.

«Sette» gemette Raffaello. Leonardo fece le fusa e gli palpeggiò i glutei, rise e lo penetrò con un dito.

Raffaello iniziò a farfugliare qualche lettera, non riuscendo a dire il numero successivo. Ci fu un altro schiaffo e Leonardo gli ricordò: «Eravamo a sette».

Raffaello iniziò a fare le fusa sentendo che con l’altra mano gli palpeggiava la coda, mentre lo penetrava a fondo con il dito. «Otto» biascicò. Il dito si ritrasse e ci fu uno schiaffo più forte dei precedenti che fece sussultare tutto il suo corpo.

«N-N... Nove...» balbettò Raffaello. Ci fu uno schiaffo e ne seguì un altro quando contò fino a dieci.

"Quanto manca al venti? Quanto?" pensava. «Undici», ci fu un altro schiaffo.

«Mi hai punito, ti prego, adesso basta» gemette. Leonardo lo afferrò per il collo con due dita, mozzandogli il fiato. «Conta» ordinò.

«Dodici» obbedì Raffaello.

Leonardo lo penetrò con un colpo secco, Raffaello ululò e il gigante lo tenne fermo al suo posto con una mano, mentre lo prendeva, lo schiaffeggiò.

«Tredici» singhiozzò Raffaello e un altro schiaffo lo raggiunse, la pelle dei suoi glutei si era spellata. Leonardo si muoveva dentro di lui, il suo membro era titanico, gli schiaffi non si arrestavano.

Raffaello si abbandonò al dolore e al piacere, pensando: "A me piace, l’ho sempre voluto. Desidero solo «fare quello che vuole il padrone".

«Sai, tu mi fai pensare che vale la pena vivere rischiando la morte, perché poi mi aspetti tu» disse Leonardo, infierendo con uno schiaffo dato con tutta la sua forza, fino ad aprirgli delle ferite sulla pelle color smeraldo. «Fare sesso è come prendere la morte a calci in culo mentre si sta cantando. Non trovi?» scherzò.

La risposta fu: «Quindici».

Chapter 16: Gladiatori

Summary:

"Questa storia partecipa alla Challenge 'Waltzer dei Fiori' del forum Piume d'Ottone".
Prompt: 4. Arancio –Verginità.

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Gladiatori

 

Raffaello si passò le mani sulle braccia, gli avevano tolto la maschera ed era completamente ignudo su una pedana che stava risalendo da sotto terra. Si ritrovò in un’arena polverosa, sotto di lui la gabbia in cui era stato imprigionato.

«Ehy, sono completamente disarmato!» gridò, alzando le braccia muscolose. Tutt’intorno allo spiazzo ovale, oltre una barriera azzurrina quasi invisibile, vi erano degli spalti gremiti di alieni. «Sono disarmato! Come ve lo faccio il gladiatore?!» sbraitò.

In alto c’era un tabellone segnapunti che rimandava la sua immagine trasmettendola in un gigantesco schermo. Un’altra pedana mostrò il suo sfidante, un gigantesco triceratopo.

Raffaello si lanciò all’attacco con un grido di battaglia, il nemico parò un calcio volante al viso con un avambraccio e utilizzò l’altro per deflettere un pugno. Raffaello venne raggiunto con un colpo all’addome e si schiantò a terra, ancora stordito dai postumi del narcotico.

Il triceratopo lo colpì con un’arma elettrica, Raffaello gridò, rimanendo schiantato a terra e la creatura lo bloccò, mettendogli di sopra. «Non è giusto! Lui è armato!» fece le sue rimostranze la tartaruga.

Fu presa alla sprovvista quando l’avversario lo penetrò, il suo membro ebbe difficoltà a entrare facendolo sanguinare copiosamente; Raffaello gridava e piangeva, non riuscendo a muoversi. La creatura dava spinte decise, Raffaello iniziò a singhiozzare, il suo corpo gli rispondeva sempre meno e ricadde inerte.

«1 minuto e 33 secondi» annunciò il tabellone quando venne, sporcandosi di sperma. Il triceratopo uscì da lui e lo calciò, facendolo rotolare via. «Pessimo punteggio sputò e Raffaello perse i sensi, un braccio abbandonato sul ventre molle, l’altro abbandonato sul terreno polveroso.

 

***

 

Raffaello si premette le mani sulla testa liscia, era inginocchiato tremante nella sua cella, con gli occhi sgranati. «N-non può essere… dev’essere un sogno» piagnucolò.

Un giovane umanoide si avvicinò alle sue sbarre dalla cella vicina. «No, è tutto vero» gli disse. «Qui i gladiatori funzionano diversamente e farai meglio ad imparare in fretta. Alle volte sono persino a coppie gli svelò, aveva gli occhi arrossati e il corpo ricoperto di morsi. La prossima volta vedi di durare di più, se i tuoi punteggi sono sempre così bassi ti uccideranno per frustrazione».

Raffaello raggiunse l’angolo della cella, dove aveva urinato in quelle ore e vomitò. «Più tempo ci metti a venire, più il loro punteggio sarà alto» gli svelò l’altro concorrente.

 

***

 

Raffaello si mise a correre verso la barriera e la raggiunse con una spallata, cercando di forzarla e di fuggire da lì. Il battito cardiaco accelerato, mentre pensava: "Non di nuovo! Non ancora! Non sarò il loro giocattolo per la ventesima volta!".

Fu afferrato per i fianchi, scalciò e si dimenò, urlando. Il nemico lo abbatte a terra di guscio e gli si mise a cavalcioni, Raffaello lo colpì con una testata, il respiro mozzato.

«Rilassati» disse Traximus, accarezzandogli il collo. «Sono un esperto» .

Raffaello ringhiò e lui iniziò ad accarezzargli il carapace con movimenti circolari, lo vide tremare ed iniziò ad accarezzargli la coda. Raffaello guaì, ma pian piano il suo corpo iniziò a rilassarsi e la sua gola a ronzare.

Traximus gli accarezzò le labbra, gliele aprì pian piano e gl’infilò un dito in bocca, giocherellando con la sua lingua. Raffaello boccheggiò, respirando con il naso. Man mano che le carezze continuavano, regolari, i suoi occhi divennero liquidi e cominciò a vederci meno.

Il suo membro retrattile scivolò fuori, mentre Traximus s’inumidiva il dito. Raffaello sussultò, sentendo che l’altro gli aveva afferrato l’intimità e gliela stava accarezzando.

«Sai, sono un nobile decaduto, ci so fare… e tu sei il più bell’esemplare che io abbia mai visto» gli disse il gladiatore con voce calda. Raffaello piagnucolò: «Voglio andare a casa».

"Grande e grosso fisicamente, ma temo che per la sua razza sia ancora un bambino" pensò il triceratopo, incupendosi. «Siamo diventati dei barbari, ne sono a conoscenza… Però, vedi, devo vincere per vivere un altro giorno e sperare di cambiare le cose in futuro».

Raffaello iniziò a fare le fusa, lasciandosi sfuggire dei versi lascivi, Traximus smise di accarezzargli il membro e lo issò nuovamente, si mise seduto e lo bloccò contro di sé, abbracciandolo. Raffaello gli ricadde contro il petto muscoloso, scodinzolando, le pupille dilatate.

«N-non farmi male…» supplicò Raffaello. Trraximus lo penetrò col dito umido e iniziò a prepararlo, Raffaello gemeva per il piacere. Traximus gli mise il proprio capezzolo in bocca e Raffaello iniziò a succhiarlo, mentre l’altro gli accarezzava nuovamente la coda con l’altra mano, aspettando che i suoi glutei fossero umidi e la sua fessura più larga.

«Non voglio farti male» lo rassicurò Traximus, ondeggiando con tutto il corpo per cullarlo. Raffaello smise di succhiare e gridò quando l’altro si fece pian piano strada dentro di lui. Il membro del gladiatore era possente, ma non andò fino in fondo, la punta lo esplorò, andando a premere i punti più sensibili.

"Lo fa con tutti… Questo è il suo modo di vincere, ma… Che mi sta succedendo? Gli sto dando così tanta fiducia" pensò Raffaello. «Voglio andare a casa, voglio mio padre e i miei fratelli» supplicò.

Traximus si accigliò. "Ho sottomesso così tanti avversari, ho seppellito i sensi di colpa, ma questo è così giovane, innocente… Non si è neanche lasciato imbottire di droghe" pensò. Continuò a esplorarlo, gli sollevò la testa e gli posò un bacio delicato sulle labbra. "Si sono portati via la sua verginità e pian piano anche la sua voglia di vivere, c’è una tale disperazione nei suoi occhi, una muta preghiera rivolta proprio a me: portami via".

«Sei davvero bello, piccolo. Di uno come te potrei innamorarmi» gli disse. Raffaello, rosso in volto, lo guardò con espressione supplicante, cercando di abbracciare il suo petto massiccio. Traximus lo accarezzò, studiando le scanalature del suo carapace, solleticandogli il collo e scivolando con le dita callose su braccia e gambe.

«Avrei preferito combattere» ammise Raffaello. «Solitamente anche io, ma non avrei mai voluto farti male» gli rispose l’altro, gli prese in bocca il labbro inferiore e lo succhiò. Raffaello continuava a fare le fusa, abbandonato tra le sue braccia, raggiunse l’apice e venne.

«5 minuti e 6 secondi» sancì il tabellone.

Chapter 17: I like it loud

Summary:

Spin-off di Luna di Platino. Warning: sex drugs; linguaggio scurrile.
"Questa storia partecipa alla Challenge 'Waltzer dei Fiori' del forum Piume d'Ottone".
Prompt: 12. Camelia –Ammirazione

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I like it loud

 

Raffaello si accorse che il suo membro retrattile era scivolato fuori, ritto ed eccitato. «Ha ragione Shredder, i miei fratelli sarebbero schifati da questi miei desideri e da me» mormorò, iniziando a passarci sopra le tre dita. Non riuscì a impedirsi di gorgogliare, immaginando: i suoi fratelli che lo fissavano, le loro intimità oscillavano e i loro occhi brillavano di bramosia. Raffaello gorgogliò, continuando a figurarseli: due di loro entrano dentro di lui, lo riempivano, allargandogli i glutei per riuscire ad andare a fondo, un terzo gli spalancava la bocca per prendergliela col proprio membro e il quarto lo teneva fermo, sdraiato sotto di lui per tenerlo bloccato saldamente.

Raffaello mosse le dita più rapidamente, immaginando di essere preso anche da quello sotto di lui. Cadde in ginocchio, con l’espressione smarrita, gli occhi fumosi per il desiderio, mentre dimena il bacino. È così piacevole pensò, boccheggiando, giocherellando con la punta della sua intimità.

C'era del calore che strisciava intorno ai suoi lombi. «Ugh, cazzo, cazzo…. Cazzo!» piagnucolò, gli occhi invasi dalle lacrime.

"Non devo pensare ai miei fratelli, non devo! Non così!" si rimproverò. "Io gli voglio così bene, ma nutro per loro una grande ammirazione. Ognuno di loro ha delle doti uniche vorrei essere più simile a loro: Leonardo è così saldo e onorevole, Donatello è il più grande genio e Michelangelo è così buono, ha un cuore grande". Il bisogno lo faceva contorcere.

"A chi posso pensare? A Mona?".

«Mnhhh» gorgogliò, dando delle spinte con tutto il corpo. "No, lei si merita qualcosa di meglio di una ‘puttana’ come me". Singhiozzò rumorosamente, senza fermare i movimenti della sua mano nel tentativo di darsi refrigerio.

"Cazzo! Cazzo, non riesco a fermarmi. Perché non posso fermarmi? Perché la mia testa è così fottuta?".

Una telecamera riprendeva ogni suo movimento, registrandolo nei proiettori olografici.             

Raffaello non riusciva a smettere di accarezzarsi, sentiva un fuoco nella bocca dello stomaco, sul corpo i lividi violacei prodotti dagli aghi che gli avevano iniettato la droga.

"Sembra che la mia stessa anima si sia incrinata. Il maestro Splinter non mi vorrà più come suo figlio" pensò, implorava con tutto il suo fiato, graffiandosi la gola fino a farsi andare via la voce.

"Chissà come Leonardo si comporterebbe con Shredder. Una volta gliel’ho sentito chiamare ‘maestro Saki’. Si lamenterebbe come me perché è troppo grosso? Oppure sarebbe perfetto come lo è ad ogni allenamento? Sarebbe impeccabile e superiore, come vorrei che Leo mi facesse suo".

Boccheggiò, perdeva copiosamente saliva dalla bocca.

"Chissà quanti modi Donnie potrebbe inventarsi per prendermi sempre di più, a fondo. Posso sentire le sue dita che allargano le guance dei miei glutei, che guardano il suo stesso sperma che gocciola dalla mia coda. Gli piacerebbe sperimentare con me, voglio essere collaudato ".

I suoi capezzoli erano turgidi, il muco si mischiava a sudore e lacrime.

«Sì, la mia testa è fottuta» pianse.

"… E Mickey … Oh, Mickey, lui ha l’argento vivo addosso, chissà cosa potrebbe farmi…".

Venne, sporcando di sperma e si abbandonò all’incoscienza, con le dita della mano gocciolanti e il viso sfigurato dalle lacrime.

Chapter 18: One Last Night

Summary:

Seguito di 'Gladiatori'.
"Questa storia partecipa alla Challenge 'Waltzer dei Fiori' del forum Piume d'Ottone".
Prompt: 9. Bucaneve – Speranza
Song-fic su: Vaults - One Last Night (From The "Fifty Shades Of Grey"); https://www.youtube.com/watch?v=NDfrS-uvI0Q&ab_channel=VaultsVEVO.

Chapter Text

One Last Night

 

Raffaello si svegliò nella sua cella: accaldato, appiccicoso di un miscuglio di liquidi indefiniti. Si sentiva intorpidito, vedeva sfocato e i suoi pensieri si confondevano, i suoi ricordi erano sbiaditi.

«Dovresti ringraziare che ti hanno drogato anche se non volevi, rende tutto più facile» udì la voce del compagno di cella. Gorgogliò, si sentiva precipitare nel vuoto, ma sopra di lui c’erano delle luci accecanti.

«Avrei preferito combattere…» sussurrò con voce rauca. «I gladiatori combattono», la sua voce s’incrinò.

"Invece vengo scopato e usato da infiniti umanoidi sconosciuti, di diverse razze, selvaggi e crudeli. Tutto per il divertimento di altri sconosciuti arrapati che si accalcano sugli spalti. Perché dovrei ringraziare per questa maledetta droga?!". Gridò di frustrazione.

"Mi fa piangere e gemere per averne ancora, mentre la folla applaude e grida il mio nome. I commentatori non fanno altro che urlare oscenità su di me e i numeri continuano a salire, mentre divento più bravo a trattenermi dal venire".

Si morse il labbro fino a far scivolare delle gocce di sangue, alla luce delle lampade sembravano rubini che rotolavano liquidi sulla sua pelle color smeraldo.

"«Il prezzo di quel bel ‘gnocchetto’ continua a salire!».

«Hai proprio ragione, sta diventando popolare sul mercato!»".

Ricordò le voci dei due commentatori e si lasciò andare a un gemito di dolore prolungato.

Vide che il compagno di cella si andava a nascondere sotto la brandina e si rialzò in piedi, guardandolo confuso; alzata la testa vide che era entrata una guardia, stava andando nella sua direzione.

Raffaello gridò, venendo bloccato al muro dal secondino, sentì l’intimità di quest’ultimo premere contro di lui. Boccheggiò, cercando di scalciare, non riusciva a vedere niente col viso premuto contro il muro, sentì le spinte dei fianchi della creatura.

«Dai, lo so che ti piace, ti vedo quando cavalchi i tuoi avversari nel ring. Ti piacciono i Triceraton grandi e forti come me, vero?» gli soffiò lascivo all’orecchio l’aggressore.

Raffaello s’irrigidì, il respiro bloccato, serrò gli occhi e pensò: "Non voglio essere qui! Se penso di essere altrove magari mi ci sentirò davvero". Gli sfuggì un uggiolio mentre le mani dell’altro lo percorrevano, le sue scaglie arancioni aguzze graffiavano la pelle della tartaruga.

Ci fu un’esplosione, Raffaello venne investito dal fumo, ricadde sotto alcuni detriti, il suono lo aveva assordato e percepiva solo un ronzio. Due mani lo issarono e lui si lasciò andare all’incoscienza, sopraffatto dalle emozioni.

 

***

 

«M-mi hai salvato?» domandò Raffaello, passando le mani sulle lenzuola argentate della brandina in cui si trovava coricato. La stanza era quasi completamente vuota, le pareti di metallo erano illuminate dalla luce elettrica e vi era solo il letto di fortuna e alcuni scanner per monitorare le sue condizioni.

Traximus annuì. «Ho messo su una rivolta. Mi riprenderò il mio regno e non succeranno mai più cose terribili come quelle che sono accadute a te». Abbassò lo sguardo e gli prese la mano nella propria. «Mi ero adagiato in quella vita orribile, continuavo a rimandare il momento e tu mi hai ridato il coraggio di combattere».

«Sarò al tuo fianco» disse Raffaello.

Traximus negò col capo e ribatté: «No, questo è compito mio. Abbi fiducia in me». Gli fece un sorriso rassicurante e aggiunse: «Ti riporto dai tuoi fratelli, delle tartarughe non passano inosservate e mi hanno detto dove si trovano».

Raffaello unì i piedi. «Quindi questo è un addio?».

Traximus annuì. «Sono più o meno le due, per le sette dovremo raggiungerli. Questa è l’ultima notte che ci vediamo».

Raffaello si grattò la guancia e sussurrò: Forse è la dipendenza che parla o forse il fatto che ormai la testa non mi funziona tanto bene, ma…» Lo guardò negli occhi e deglutì rumorosamente. Mi piacerebbe farlo con te un’ultima volta, questa volta davvero, non su un ring per il piacere degli spettatori».

Traximus iniziò a spogliarsi, tenendo lo sguardo basso, la luce delle lampade faceva brillare di riflessi color mandarino le sue scaglie. Il mio cuore è vecchio, ingiallito, lui è così giovane, merita qualcuno della sua età, ancora pronto a sperimentare. Però per un’ultima notte posso accontentarlo.

Raffaello si sedette sulle sue ginocchia, lo sguardo basso e le guance rosse. Fammi ciò che vuoi» sussurrò. "Fantasmi e sagome oscure si sono presi tutto di me, pezzo a pezzo. Voglio sapere se sono ancora in grado di amare davvero" pensò.

Traximus seguì con il dito la curva della sua mascella, gli sollevò il capo e lo baciò con passione, Raffaello accolse la sua lingua nella propria bocca.

"Nell’incoscienza ho sognato che sarei morto, che nessuno mi avrebbe trovato. Non avrei potuto abbracciare i miei fratelli un’ultima volta, dire a Leonardo quello che non ho mai avuto il coraggio di dirli. Non avrei più potuto scherzare al mare con Casey o vedere i film spaventosi con April, neanche scoppiare a ridere quando mio padre scrive fanfiction sulle sue telenovela preferite" pensò quest’ultimo.

"Per questa notte non voglio preoccuparmi" si disse il triceratopo. Iniziò a prepararlo e Raffaello, autonomamente, gli prese un capezzolo in bocca ed iniziò a succhiarlo vigorosamente. Traximus tirò e allungò i suoi muscoli, allargando la sua fessura, premette le dita contro la guancia dei suoi glutei fino a lasciare il segno delle sue dita.

Finì di prepararlo e scivolò con la punta dentro di lui, Raffaello mugolò di piacere senza smettere di succhiare, la saliva colava copiosamente dalle sue labbra. Traximus iniziò a muoversi su e giù, Raffaello lo assecondò saltando sul posto, cercando di farlo andare più a fondo. L’intimità di Traximus era troppo grande per lui, ma s’impegnò, riuscendo a prenderne dentro di sé più di quanto avesse fatto le volte precedenti.

Il piacere lo portò a scodinzolare, il triceratopo gli accarezzò la coda e Raffaello socchiuse gli occhi, facendo delle fusa molto forti.

Traximus lo afferrò per i fianchi, dando delle spinte secche. Voglio farti provare ciò che vuoi gli disse.

Raffaello aprì la bocca per riprendere fiato, urlando di piacere, la lingua gli scivolò fuori. Mi sento come abbandonato sugli scogli, colpito dalle onde pensò. «AAAH-ANCORA! Sì! Sììì! Più forte! Di più!» implorò, mentre la propria intimità retrattile scivolava fuori; lo incitava con dei colpi di tallone.

Traximus continuò a prenderlo, pensando: Avremmo vinto qualche record nel ring, sta durando così a lungo. Scivolò un po’ più a fondo, premendo nella carne viva della tartaruga.

Raffaello venne con un ululato di piacere, il triceratopo si svuotò dentro di lui e faticò a scivolare fuori dalla sua intimità. Raffaello si abbandonò contro il suo petto, con le braccia aperte e le gambe spalancate, il respiro irregolare.

«Mi mancherai, piccolo» ammise il nobile, posandogli un bacio delicato sulle labbra offerte. "Tu sei stato la mia speranza".

 

 

 

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