Chapter 1: Siediti qui con me
Chapter Text
Introduzione:
Per la Settimana KisaIta 2022
Lingua: Italiano
Titolo: Come l'acqua imparò a volare
Personaggi: Uchiha Itachi, Hoshigaki Kisame
Tag: giorno 3 Ferita/Comfort
Questa storia è nata come song fic ispirata dalla canzone “Guerriero” di Marco Mengoni.
Monologo alternativo in prima persona.
Coppia: Kisame / Itachi, la storia è l'evoluzione del loro rapporto.
Grazie a tutti in anticipo.
Elevo questa spada alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima, attenderò i predoni
Arriveranno in molti e solcheranno i mari
Io che cosa sono stato? Un alleato o un nemico? Che scopo ho raggiunto, qual è stato il mio posto, in che direzione ho scelto di andare? Potrò mai trovare la pace interiore? Forse sono stato solo intrappolato in un'esistenza che non ha nulla di vero. Itachi, hai ragione sul mio destino, ma tu poi lo hai capito che genere di uomo sei stato al momento della tua morte? Io non lo so, ma forse non è vero che come essere umano non sono valso proprio a niente.
Kisame dovette sentirsi leggero, non aveva più bisogno di respirare, non aveva più nessuna necessità fisica, il dolore della lingua morsicata era sparito, così come erano scomparse la fatica e la fatica della battaglia, anzi erano la fatica della battaglia, anzi, in realtà, il corpo non lo avvertiva proprio più. La differenza si sentiva, era sempre stato là, il suo corpo, enorme, massiccio e forte, un ammasso di muscoli pronto a scattare, ma ora, questa struttura evanescente gli faceva girare la testa. Una vertigine, ma era piacevole, galleggiava in una beatitudine estrema, ad essere sparito era anche il dolore dell'anima, quello che aveva provato per la perdita di Itachi e che lo aveva schiacciato fino a farlo smettere di respirare. Non lo feriva più aveva ma lo ricordava benissimo, espresso il desiderio di prendersi qualche giorno di vacanza con aria indifferente, ma la verità era che non voleva farsi vedere piangere dagli altri. Si era addentrato nel bosco urlando e distruggendo tutto ciò che gli capitava sotto mano colpendolo con Samehada, tirava dei fendenti così forti che, per un attimo, aveva persino temuto di poter rompere l'impugnatura della sua spadona. Aveva tagliato di netto diversi alberi imponenti con un solo colpo, frantumato rocce giganti, scavato buche nel terreno che sembravano crateri di granate, fino a che era stramazzato al suolo senza forze, solo allora le lacrime a fluire dai suoi occhi tondeggianti e argentati . I suoi scaldamuscoli bianchi erano ancora macchiati di rosso, aveva tenuto stretto il corpo di Itachi fino a che non gli aveva fatto quell'ultima e assurda richiesta esalando l'ultimo respiro. Lo avevo accontentato, ma ancora adesso si chiedeva cosa avesse avuto in mente, non lo aveva capito. C'erano state diverse occasioni in cui il suo amico gli era totalmente incomprensibile, ma aspettando e, avendo quella pazienza che a lui risultava così tanto difficile, risultato sempre modo di verificare che Itachi coglieva sempre nel segno, capendo tutto al volo e con precisione a partire da pochissimi indizi. Aveva sempre ammirato la sua genialità, era forse l'unico a farlo dal momento che tutti gli altrino riuscirono solo a invidiarlo. Gli aveva tolto la collana e l'anello al fine di tenerli per se, a rigor di logica avrebbe dovuto riconsegnare almeno l'anello, tuttavia non lo fece. I suoi lamenti strazianti si erano uditi nel bosco fino a notte inoltrata, sotto un bellissimo cielo calmo e cosparso di stelle, si erano esauriti lentamente lasciando spazio a singhiozzi silenziosi e, successivamente, a sonno agitato e costellato di incubi. Il giorno successivo, svegliatosi in preda a un mal di testa lancinante, era ritornato barcollando verso ciò che restava di Akatsuki ricevendo l'ordine di catturare l'Ottacoda. Quando era partito, nel profondo del cuore già sapeva come si sarebbe conclusa la faccenda, lui ad essere sinceri, aveva già deciso che la sua vita era finita. E ora eccolo là, a ricordare tutti questi fatti spiacevoli senza che facessero male. Samehada non era con lui ma iniziava a capirne il motivo, lei era ancora in vita, probabilmente addolorata per la sua perdita anche se già aveva scelto un nuovo proprietario. Si rese conto di essere su una bellissima spiaggia inondata di sole, sorrise, era veramente al settimo cielo, il mare borbottava calmo e sereno, i riflessi sulle onde erano una distesa di diamanti scintillanti, luce ovunque, la sentiva scendere anche in fondo all'anima, dalla parte opposta della striscia sabbiosa un immenso bosco verde smeraldo, il litorale si incurvava in una dolce insenatura. Camminava ma i suoi piedi sembravano non toccare la sabbia dorata. Eppure quel posto lo conosceva, era familiare, un luogo in cui era stato felice. Erano capitate poche occasioni liete nella sua vita per questa la gioia, evento così raro, ogni volta che era giunta lo aveva sorpreso tanto tanto da lasciare una traccia indelebile nel suo cervello. E questa era gioia, quella vera, successa quando era in vita. Un pontile di legno in lontananza, ma certo! Era dunque questo il Paradiso? Si domandava già sapendo alla perfezione quello che avrebbe dovuto fare, ti faceva rivivere il giorno più bello della tua vita all'infinito? Aveva avuto l'impressione che il molo fosse lontanissimo, ma gli era bastato soltanto desiderare di essere lì per ritrovarsi di fronte al suo inizio. Posò il piede destro sulle assi di legno accecato dal luccichio del mare, lo possedeva ancora un corpo, allora, solo che adesso era come dire puro. Avanzava circondato dalla luce e dal borbottio sommesso dell'acqua, stavolta non stava facendo questo in seguito ad un ordine, lo facendo perché lo voleva, lo stava desiderava sul serio e ardentemente. Sì, era presente qualcuno, la sagoma appariva nera in controluce alla fine del pontile. Ora, però, non bastava pensare di avvicinarsi per ottenere l'effetto desiderato, gli pareva, piuttosto, di camminare su una gomma da mastica gigante avendo l'impressione di non arrivare mai. Non aveva importanza, sorrideva, era gioioso, nessuno poteva più togliergli niente. Certo, era Itachi laggiù, non avrebbe potuto essere diversamente, stava nella stessa identica posa della prima volta. Delle piccole differenze erano probatori, non erano presenti squali che nuotavano insistentemente sotto quelle assi, la prima volta li aveva evocati lui stesso per timore di una qualche reazione da parte del suo nuovo compagno, aveva deciso, in quel caso, che la prudenza non sarebbe stata troppa. Non c'era Samehada sulla quale aveva fatto affidamento in precedenza per lo stesso motivo. La diversità più evidente di tutte, comunque, era Itachi. Appena lo aveva percepito arrivare si era alzato subito voltandosi nella sua direzione. Era stata una visione meravigliosa, indossava un kimono bianco che sembrava di seta, i bellissimi capelli lasciati andare sciolti come Kisame li avevi visti in pochissime occasioni, sembrava emanare un'aura brillante anche lui stesso. Le sue bellissime labbra si piegarono in un sorriso, vero, sincero, Kisame avuto raramente il piacere di vedere aveva questo ornamento su quel viso meraviglioso, eternamente segnato dal dolore e dalla stanchezza. Si corsero incontro senza esitare, andò tutto di conseguenza, senza pensare, si ritrovarono allacciati in un abbraccio. Tutto esattamente come tenere manozza, forse meglio, la pelle liscia di Kisame, il petto nudo come tenere manone la dimensione ricorda il corpo come tenere a tenere manozza, il petto nudo come piaceva a lui che soffriva per caldo. Il profumo dei capelli di Itachi e la loro morbidezza, Kisame non riuscì a trattenersi dall'accarezzarli. Si baciarono immersi nella luce, dal momento che, ormai non avevano più bisogno di respirare si resero conto di poter andare avanti all'infinito. Le labbra di Itachi sempre morbide e vellutate, quelle di Kisame calde, e carnose, come si ricordavano l'uno dell'altro, adesso completamente senza dolore, senza problemi. Si staccarono un attimo per guardarsi negli occhi a vicenda, Itachi strinse le braccia ancora più forte il collo di Kisame, l'uomo squalo gli accarezzò il viso con il dorso della grossa mano, con una delicatezza disarmante, la sua bocca che era stata così piegata spesso in una ghigna asimmetrica di sfida per nascondere la tristezza, adesso scopriva i grossi denti perlacei nell'autentica spensieratezza. Gli occhi neri di Itachi, privi di quel costante sottofondo di dolore, catturarono con il loro fascino notturno e brillanti quelli chiari di Kisame. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. Itachi strinse le braccia ancora più forte il collo di Kisame, l'uomo squalo gli accarezzò spesso il viso con il dorso della grossa mano, con una delicatezza disarmante, la sua bocca che era stata così piegata in una ghigna asimmetrica di sfida per nascondere la tristezza, adesso scopriva i grossi denti perlacei nell'autentica spensieratezza. Gli occhi neri di Itachi, privi di quel costante sottofondo di dolore, catturarono con il loro fascino notturno e brillanti quelli chiari di Kisame. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. Itachi strinse le braccia ancora più forte il collo di Kisame, l'uomo squalo gli accarezzò spesso il viso con il dorso della grossa mano, con una delicatezza disarmante, la sua bocca che era stata così piegata in una ghigna asimmetrica di sfida per nascondere la tristezza, adesso scopriva i grossi denti perlacei nell'autentica spensieratezza. Gli occhi neri di Itachi, privi di quel costante sottofondo di dolore, catturarono con il loro fascino notturno e brillanti quelli chiari di Kisame. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. la sua bocca che era stata così piegata in una ghigna asimmetrica di sfida per nascondere la tristezza, adesso scopriva i grossi denti perlacei nell'autentica spensieratezza. Gli occhi neri di Itachi, privi di quel costante sottofondo di dolore, catturarono con il loro fascino notturno e brillanti quelli chiari di Kisame. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. la sua bocca che era stata così piegata in una ghigna asimmetrica di sfida per nascondere la tristezza, adesso scopriva i grossi denti perlacei nell'autentica spensieratezza. Gli occhi neri di Itachi, privi di quel costante sottofondo di dolore, catturarono con il loro fascino notturno e brillanti quelli chiari di Kisame. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone. Ripresero il bacio da dove era rimasto, il tempo non esisteva, Kisame stringeva l'esile vita del compagno con dolcezza. Itachi si allontanò piano dal suo corpo afferrando piano le sue manone.
“Siediti qui con me” gli disse guidandolo verso l'estremità del molo.
L'uomo squalo sorrise pensando a come era andata la prima volta, Itachi lo aveva snobbato accusandolo di parlare troppo e di essere lì soltanto perché ormai divenuto un fuorilegge senza un posto dove andare, senza peli sulla lingua gli aveva spiegato che chi uccide un compagno non troverà mai una morte onorevole. Se ne era andato lasciandolo lì come uno stoccafisso già folgorato dal suo sguardo e con il cuore che galoppava a mille. Si sedettero fianco a fianco, Itachi con le gambe incrociate sotto la seta bianca, Kisame lasciando andare i suoi grossi piedi in giù, verso l'acqua, gli sguardi persi nell'azzurro.
“Ora che niente ha il potere ferirci, possiamo parlare di tutto ciò che desideriamo” la voce di Itachi era sempre la stessa, calma e suadente. Kisame stentava a credere alla proprie orecchie, il suo amico, sempre così silenzioso e glaciale, gli stava chiedendo di parlare, quante volte aveva desiderato farlo ma si era trattenuto per questo! Sempre, in troppe occasioni, ecco perché ora si sentiva così radioso per questa opportunità attesa da tutta la vita, decise di non lasciarsela scappare.
Il nostro primo incontro, in verità non è stato questo, su questo pontile, io ricordo perfettamente di averti visto molto prima. Forse tu, in quel momento, eri talmente accecato dal dolore da non avermi neanche notato. Pain ci aveva appena informato che sarebbe arrivata una nuova recluta in Akatsuki e ci aveva ordinato di accoglierla. Io, in verità, mi trovavo lì esclusivamente perché mi era stato ordinato, non è che avessi tutto questo entusiasmo di vedere l'ennesimo brutto ceffo o criminale unirsi a noi. Lo calcolavo come un ulteriore problema, un nuovo tizio da cui guardarsi le spalle. Non sapevo chi eri e nemmeno perché stavi lì, all'epoca la... notizia, non aveva ancora fatto il giro di tutte le orecchie, comprese le mie. In ogni caso, Samehada era sempre con me pronta per ogni evenienza, compresa quell'occasione. Una sagoma si disegnò sulla porta della stanza dove noi stavamo in attesa, fuori la luce del sole era intensa e questo rendeva solo una figura scura. Da quel poco riuscii solo a cogliere che eri magro e avevi il manico di una spada che sporgeva da dietro la spalla destra. Uno spadaccino, beh, di sicuro non avrebbe avuto tanto ardore da sfidare me, sarebbe stato per lui un autentico suicidio. Pain annunciò il tuo nome, devo ammettere che avvertii un brivido gelido percorrermi la spina dorsale, ero al corrente che gli Uchiha possedevano, gli occhi tanto speciali, come li chiamo io, e ancora non ero consapevole che i tuoi avevano una marcia in più. Gli altri storsero le bocche, sbuffarono, rotearono le pupille e assottigliarono lo sguardo, io no, ero curioso, già sapevo che potevi essere interessante, solo avendo scorto la tua sagoma nera. Avvertivo l'invidia dei presenti riempire l'aria come una densa gelatina, ben presto per qualcuno si trasformò in odio, lo avvertivo intorno a me come delle cariche elettrostatiche, nessuno ti aveva ancora guardato in faccia e già tutti questi sentimenti negativi ti saltarono addosso come se fosse stato tirato un sasso in mezzo a un branco di cavallette. Io sentivo un po' di solletico allo stomaco, sì, ma di curiosità, quello sguardo leggendario volevo sapere come era fatto. Finalmente ti decidesti a fare un passo avanti per uscire dalla zona d'ombra. Eccolo quello sguardo, perso nel vuoto, colmo di dolore. Dovetti nascondere mezzo viso nel mio mantello per non far vedere che la mia bocca si era spalancata. Mi domandavo come fosse possibile tanta afflizione, non ne avevo mai vista una quantità tale e tutta insieme nella mia esistenza. Voglio dire, eri poco più che un ragazzo allora, eppure la vita ti aveva già riservato tanto tormento. Ecco perché eri lì, fuggivi da qualcosa, dissi a me stesso che quel povero ragazzo avrebbe potuto scappare da tutto tranne dalla sofferenza, essa gli sarebbe stata incollata addosso come la sua ombra. Ti fu assegnato Juzo come partner, lo spadaccino della Mannaia Decapitatrice grugnì di disapprovazione, tu ti limitasti ad annuire per poi avviarti a prendere il tuo nuovo equipaggiamento, solo io notai il pallore del tuo viso e il fatto che le tue gambe tremavano, nonostante tu ti sforzassi di mantenere le spalle dritte. Osservavo il tuo lungo codino, liscio e nero, scenderti in mezzo alla schiena, trovai immediatamente incantevoli i tuoi capelli. Abbassai gli occhi sospirando, non puoi capire la delusione, fino all'ultimo avevo nutrito la speranza di poter essere io il tuo compagno, se fossi stato nominato io al posto di Juzo, avrei dovuto fare uno sforzo immane per non cedere all'entusiasmo. Quella fu l'ultima volta in cui ti vidi con la tua divisa da ANBU, ora che sono qui posso confessarti quanto trovavo che ti stesse bene, eri davvero bellissimo. Subito dopo aver ritirato le tue cose, ti chiudesti nella stanza che ti era stata assegnata, non venisti a mangiare, addirittura alcune persone non ti avevano nemmeno ancora visto pur sapendo che facevi parte del gruppo. Poco dopo, passando casualmente davanti alla tua porta, ti udii piangere. Era una cosa così straziante che ebbe il potere di spaccarmi il cuore in due all'istante, fatto mai successo nemmeno in quell'occasione in cui fui costretto ad eliminare i miei compagni da giovane. Mi sentii in dovere di fare qualcosa così spinsi piano la porta per entrare. La tua divisa, che a me piaceva tanto, era buttata sul pavimento senza la minima attenzione, stavi rannicchiato sotto le coperte, solo i capelli uscivano andando a spargersi sul cuscino, mi sono avvicinato lentamente e in silenzio, sì, devo confessare che un po' temevo anche una tua eventuale reazione, in fin dei conti ti sarebbe bastato guardarmi. Scorgevo la sagoma del tuo corpo squassata dai singhiozzi, senza pensarci troppo mi sedetti sul bordo del letto appoggiando delicatamente una mano su quel fagotto tremante. Rimasi per un po' fermo, poi iniziai a massaggiarti lentamente, non so nemmeno quale parte del corpo fosse, parevi un involtino, non riuscivi a calmarti, avevo l'impressione che da un momento all'altro tu potessi smettere di respirare. Ti baciai quel poco di capelli che riuscivo a scorgere e poi uscii dalla stanza, forse era meglio lasciarti sfogare, ancora adesso mi attanaglia il dubbio se tu ti sia accorto o meno di me. Iniziasti ad avvilupparti in quell' accidenti di mantello nero che ti stava tre volte di troppo, nascondevi là sotto il tuo viso, le forme del tuo corpo, persino i capelli. Naturalmente venni a sapere ogni cosa, mi facevi una pena infinita, soprattutto quella testa che si intravedeva a malapena, avrei voluto accarezzarla, stringerla al mio petto, non sapevo come potesse fare quel fragile corpo così imbacuccato a reggere un tale dolore, avrei fatto di tutto per poterlo lenire almeno un poco. Forse credo di aver capito per quale motivo ti nascondevi tanto, cercavi di celarti alla tristezza stessa, o volevi tenere il mondo esterno lontano per evitare che potesse ferirti ancora.
Una lacrima rotolò sulle guance azzurre di Kisame, percorrendo le piccole branchie che aveva sotto gli occhi, Itachi la intercettò con il dorso del suo indice destro asciugandola con la sua mano aggraziata, sorrise avvolto dalla luce.
“Perché piangi, Kisame? Non può trattarsi di dolore, qui non esiste”
“Infatti non è dolore, bensì amore”
“L'ho sempre saputo, anche se non lo davo a vedere” Itachi sorrideva dolcemente, sembrava emanare lui stesso il bagliore “Come ho sempre saputo che sei stato tu, il giorno del mio reclutamento, a cercare di consolarmi, sono consapevole di non averti mai ringraziato per questo, lo sto facendo adesso. ”
La mano di Itachi adesso stava accarezzando gli spessi capelli a spazzola dell'uomo squalo. Kisame decise di sfruttare fino in fondo l'occasione di parlare, un bisogno rimasto insoddisfatto per così tanto tempo da averlo trasformato in una specie di treno in corsa senza freni.
Finalmente il mio desiderio si avverò, dopo la morte di Juzo, tu rimanesti senza un partner, non credetti alle mie orecchie quando Pain scelse proprio me. Mentre mi incamminavo per raggiungerti qui, dove siamo adesso, il mio animo era una battaglia di contrasti. La consapevolezza dei tuoi occhi speciali mi fece decidere di portare Samehada con me, lo ammetto, un certa dose di timore era presente, il fatto che io fossi rimasto affascinato così tanto da te non implicava necessariamente il contrario, d'altronde trovarsi di fronte un tipo grande e grosso come me e con il viso da squalo non può suscitare tranquillità al primo impatto, una tua eventuale reazione avrebbe potuto anche essere scatenata per prudenza. E poi il vero motivo per il quale avevi compiuto determinate azioni ancora non lo sapeva nessuno, me compreso. Percorrendo le assi di legno decisi di evocare degli squali in carne ed ossa, non si sa mai, giunsero all'istante iniziando a nuotare sotto la palafitta, non avrebbero mai saputo dirmi di no. Sapevo benissimo che la mia presenza non ti era sfuggita, come avevi avvertito quella dei predatori che guizzavano sotto di te, tuttavia non hai reso la minima reazione, non ti sei scomposto. Devo confessare che questo tuo atteggiamento mi ha messo in crisi un'infinità di volte, la più impressionante fu quando Deidara prese la decisione di andare ad affrontare Sasuke, non hai battuto ciglio, il tuo respiro non subì la minima alterazione, i tuoi muscoli non ebbero un fremito, una statua di cera. Mi sono sempre chiesto in che modo potevi mantenere un autocontrollo del genere. Eppure forse qualcosa del linguaggio non verbale scappava alla tua volontà, il tuo modo ti tenere le spalle curve, quel giorno, e il tuo sguardo perso nell'orizzonte, verso il mare, tradivano una fragilità estrema di cui mi accorsi immediatamente. Decisi di iniziare dalle presentazioni, sentendomi immediatamente uno stupido. L'emozione si impadronì di me prendendomi alla sprovvista, non potevo ancora credere di averti lì a pochi centimetri e che da quel momento in avanti, avremmo lavorato insieme, ti avrei avuto al mio fianco ogni giorno e per tutto il giorno, le mia gambe iniziarono a tremare. Non mi degnavi di uno sguardo, come se per te fossi una presenza evanescente, decisi di mostrasti la mia comprensione dal momento che avevamo avuto delle esperienze simili, eravamo stati costretti ad eliminare i nostri compagni. Niente. Quante volte ho parlato a sproposito per gestire l'imbarazzo generato dal tuo silenzio, capitò anche quel giorno, il primo, mi pentii immediatamente per averti illustrato le abitudini di cannibalismo degli squali, sentivo la bocca secca e la testa girare, la soglia dello svenimento mi pareva molto vicina, mi ritrovai a pensare che forse sarebbe stato meglio così, almeno avrebbe interrotto il flusso inarrestabile delle stupidaggini che stavano uscendo dalla mia bocca. Ancora niente. L'empatia non funzionava, le fesserie nemmeno, dovevo trovare assolutamente qualcosa di maggiormente clamoroso. Impugnai Samehada, la feci volteggiare in aria fingendo di colpirti mentre di avvertivo che avresti dovuto guardarti da me, neanche lei era riuscita ad impressionarti. Ti alzasti con quel tuo fare flemmatico e, finalmente guardandomi, mi rimproverasti affermando che non avrei mai trovato una morte onorevole, mi accusasti di essere uno che parla troppo. Te ne sei andato infastidito lasciandomi lì con l'immagine del tuo viso ancora davanti, così bello nonostante fosse segnato dal dolore, i tuoi occhi ebbero il potere di folgorarmi, non credo di aver visto una meraviglia in grado di superali in tutta la mia vita, inutile dire che il cuore sembrava volermi sfondare il petto, forse anche lui è più grosso e forte del normale a giudicare dai colpi che mi dava. Che scemo che ero stato, di sicuro, agendo così, mi ero precluso per sempre la possibilità di baciare quelle labbra piene e vellutate e di stringere il tuo corpo sottile, sì, perchè io ti ho amato da subito, non sai come avrei voluto cullarla quella tua sofferenza. Non prendermi per stupido, adesso, ma ti consideravo già una cosina di cui prendermi cura.
Kisame arrossì abbassando lo sguardo imbarazzato, Itachi afferrò una sua manona appoggiandosela in grembo, sorrideva mentre i suoi occhi neri gridavano: ti prego, continua!
Ti ammiravo anche, tantissimo, e questo generava in me un immenso rispetto. Non sopportavo quando mi accorgevo che per gli altri non era così. Ricorderai sicuramente il giorno in cui abbiamo reclutato Deidara, aveva un livello di esuberanza talmente elevato da renderlo cieco. Potevo comprendere la sua giovane età e che questo lo facesse sentire autorizzato a snocciolare senza freni tutte le caratteristiche delle sue abilità. Tu non sei mai stato così, nonostante eri decisamente il migliore di tutti quanti, mai scivolato nell'arroganza, stare al centro dell'attenzione non ti è mai piaciuto, mai dato spettacolo nonostante ne avresti avuto tutti i diritti, la mia ammirazione scaturiva anche da questo. Sasori prese a sbuffare infastidito affermando che secondo lui Deidara era uno di quelli destinati a morire giovane, io, giustamente, cercavo di informarmi meglio su cosa sapesse fare e in che modo poteva esserci utile, tu come sempre, analizzavi in silenzio. Non credetti alle mie orecchie quando il biondo decise di sfidarti, sentii il mio cuore quasi fermarsi, avrei voluto rimproverarlo e chiedergli come si fosse permesso, ma dopo la figuraccia che avevo fatto sul pontile il primo giorno, decisi che forse sarebbe stato meglio tenere un po' a freno la lingua, anche perché, se gli altri si fossero accorti dei miei sentimenti verso di te, come sarebbe potuta finire? A dire la verità il dubbio più atroce era quello che provavi tu nei miei confronti, io ti amavo alla follia, ma tu? Avevo paura anche di sfiorarti per errore all'epoca, l'eventualità di un tuo rifiuto avrebbe potuto uccidermi. Non ti sei scomposto, come tua abitudine, gli facesti promettere che se avesse perso contro di te sarebbe entrato in Akatsuki e poi lo facesti cadere vittima della sua stessa mossa, avvolto dalla creatura esplosiva che ti avrebbe voluto lanciare addosso, naturalmente non gli hai fatto del male. A quel punto trovai che l'occasione fosse propizia per parlare senza destare sospetti, presi come scusa il fatto di voler spiegare a Deidara cosa fosse successo per farti sapere finalmente quanto ti ammiravo. Gli dissi come fosse stato catturato dallo Sharingan senza che nemmeno se ne fosse accorto, gli era bastato solo guardarti un istante. Lui ne rimase estasiato solo che non lo ammise mai, questo lo portò, in seguito, ad essere preda di una profonda invidia verso gli utilizzatori di abilità oculari, fu forse anche questo a condurlo verso la sua fine. L'invidia può essere davvero una bestia tremenda e distruttiva, l'ammirazione, l'amore e il rispetto no, possono condurre solo a cose positive.
Chapter 2: Ti prego, continua
Chapter Text
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo
Io sono un guerriero veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Sì, l'ho capito che genere di uomo sono stato nel momento della mia morte, un miserabile che sì è vergognato persino di essere un eroe non avendolo saputo fare secondo quelli che sono considerati i canoni, ma chi li ha stabiliti, in fondo? Gli stereotipi fanno parte del vasto mondo della menzogna. Trovavo imbarazzo nei complimenti sin da bambino, e non pensavo di meritare niente, compreso l'amore. Ero convinto di contare talmente poco da non avere neanche il diritto di provare emozioni, io sì, che forse non sono valso proprio a niente.
Se ho deciso di attenderti qui significa che esiste un motivo, vedi che ho sempre saputo qual è stato il giorno più bello della tua vita? La ragione è molto più semplice di quello che pensi, è stato il giorno migliore anche della mia. Avevo previsto di rivederti dopo poco il mio arrivo. Mi sono sempre reso conto delle tue mille attenzioni nei miei confronti, il tuo desiderio di prenderti cura di me non è mai caduto nel vuoto. Sono consapevole di averti ferito con il mio atteggiamento, ma purtroppo mi ero perso in un dolore più grande di me. Avevo voluto fare troppo e tutto da solo, solamente un pazzo può caricarsi di un macigno di tale portata senza condividerlo con nessuno. Ti sarai chiesto mille volte il motivo per cui rifiutavo di aprirti il mio cuore, e perchè a volte sia stato troppo duro con te, lo vedevo che i tuoi occhi urlavano queste domande. Ma tra me e il mondo era presente un'intercapedine, tu non potevi vederla, nessuno lo poteva fare, al suo interno trovava spazio una strada disseminata di corpi, la stessa strada in cui anche io ero cresciuto e che avevo percorso miliardi di volte. Corpi di bambini, di amici e di parenti. Dentro questa intercapedine, si trovavano anche coloro che mi avevano dato la vita, io non ti ho mai confessato che i loro corpi erano tagliati a metà. Non percepire più le tue stesse mani come parte di te, la tua testa si rifiuta di avercele ancora attaccate dopo che hanno fatto tutto questo. L'intercapedine tra me e il mondo era colma soprattutto delle lacrime del mio fratellino, non poteva capire che avevo annientato il suo cuore e i suoi sentimenti per salvargli la vita, questo, mi dilaniava così crudelmente che non so nemmeno io come ho fatto a sopravvivere. Ho passato tutto lo sciagurato tempo che mi rimaneva cercando di riscattare Sasuke con il risultato di ferire irreversibilmente anche lui. Ci sono riuscito, ma fare del bene, molto spesso, significa perdere la propria vita rimanendo nell'ombra, ma era la cosa giusta da fare per cui non mi pentirò mai di questo. Io ho avuto queste immagini davanti agli occhi ogni singolo istante della mia vita. Di qualcosa eri venuto a conoscenza, è stato inevitabile, ormai tutti sapevano, ma non ti ho mai spiegato quando era grande il mostro che mi portavo dentro e quanto faceva male straziandomi e gridando, il dolore intenso ti toglie ogni voglia di parlare, a furia di mandarlo giù mi sono ammalato, tu eri l'unico ad averlo capito e avevo intuito immediatamente che ti preoccupavi tanto anche per questo. Anche tu hai fatto un'esperienza simile alla mia, è vero, ma sono i contrasti che si creano in seguito a distruggerti, giorno dopo giorno, ti divorano lentamente, ecco un altro dei motivi per cui il mio corpo era tanto debilitato. Iniziasti a capirlo la prima volta in cui abbiamo cercato di catturare Naruto, da infiltrati, può darsi anche molto prima. Io quel giorno bruciavo di febbre, vedevo che lo avevi avvertito, da mille piccoli particolari. Insistesti tanto per farmi mangiare nonostante questo ci abbia esposti pericolosamente. Nel momento in cui Asuma e Kurenai ci scoprirono facesti di tutto per prendere in mano tu la situazione evitando di farmi affaticare, volevi finire tutto e subito e da solo, sfoderando Samehada sicuro di intimorirli spaccando il selciato della strada con la sua punta, iniziasti da lì a comportarti in questo modo e io ne intuii immediatamente il motivo, lo facevi esclusivamente per me. Vedi? Non è esatto, come hai sempre pensato, che io non avessi compreso assolutamente niente di te. Avevo iniziato ad amarti già allora, non avrebbe potuto essere diversamente, ma avevo paura di aggiungere altro dolore a quello già immenso che mi portavo dietro, temevo che questo potesse fermare completamente il mio cuore già traballante; lo sentivo che già da tempo non aveva più un ritmo regolare. Avevo intuito di avere poco tempo da vivere, ma non potevo andarmene prima di aver riscattato Sasuke. Era anche per questo motivo che cercavo di tenerti a distanza, più ti premettevo di affezionarti a me, più avresti sofferto in seguito alla mia perdita, per raggiungere questo scopo ti ho fatto del male, non sai quanto mi affliggeva, sentivo la mia anima lacerarsi ogni volta in cui ti voltavo le spalle, ti negavo il mio sguardo, una carezza, un sorriso o una semplice parola. Nonostante tutto, i nostri sentimenti reciproci sono stati capaci di scalare queste barriere, credo che al mondo non sia mai esistito qualcosa di più forte, vero e tenace. Nel momento in cui fui costretto ad usare lo Sharingan ipnotico contro Kakashi, accorso in aiuto degli altri due che stavano per soccombere, non potesti fare a meno di ricordarmi quanto fosse pericoloso abusarne. Avevi ragione, come sempre del resto, rimasi completamente senza forze, da quel giorno la mia vista iniziò ad indebolirsi. Avresti voluto continuare il combattimento, tu, coraggioso e battagliero come sempre, ma io non ce la facevo più, per questo ti chiesi di andare via rimproveratoti di essere troppo esuberante e che io non ero lì con l'intenzione di scatenare una guerra. Non sai quanto mi abbia addolorato dirti queste cose di fronte ai nostri avversari, ma temevo che forse un giorno lo avresti scaricato un compagno che non durava niente come me. Sì, mi sarebbe dispiaciuto separami da te. Tuttavia mi stavo già rendendo conto che c'era qualcosa di più, il tuo rimanere al mio fianco faceva parte di tutte quelle cose che ero convinto di non meritare, un miserabile come me, non poteva essere degno dell'amore. Mentre stavamo rientrando, dopo quello scontro, la febbre e la debolezza si impadronirono di me, ho cercato di nascondere fino all'ultimo momento il mio viso lucido di sudore e il mio respiro affaticato infagottandomi in quel mantello che tu detestavi tanto, era per questo che lo chiesi molto più ampio dell'effettivo bisogno. Tu mi guardavi in tralice senza proferire parola e facendo finta di niente, nel frattempo, però, rallentavi la tua andatura, la tua preoccupazione mi giungeva tangibile, come mi raggiungeva il rispetto che avevi nei miei confronti, tu così chiassoso e loquace di indole, ti sforzavi di rimanere in silenzio esclusivamente per questo motivo. Non te l'ho mai manifestato, come al solito, ma il mio cuore si scioglieva per questo. Non riuscii a reggere oltre, il mio stomaco si ribaltò e dovetti liberarmi, feci appena in tempo a raggiungere il tronco di un albero per appoggiarci la mano sinistra. Dopo il primo violento conato caddi in ginocchio, ti avvicinasti alle mie spalle e, senza dire niente, mi avvolgesti il busto con un braccio per sostenermi mentre con l'altra mano mi mantenevi alta la testa. Mi ha sempre generato un mare di brividi il modo in cui mi tocchi, ti sforzi continuamente di misurare la tua immensa forza per non farmi male, anche in quel frangente fu così. Espulsi anche del sangue sporcando completamente il davanti del mio mantello, avvertivo il tuo timore, era intenso, ma nonostante tutto hai mantenuto la calma. Avevo sempre più difficoltà a respirare, mi sembrava di aspirare della lava incandescente, mi abbandonai boccheggiante seduto in terra con la schiena sul tuo petto, non riuscivo a guardarti in faccia in quella situazione decisamente poco dignitosa, ma mi affidai alle tue mani come non era mai successo in precedenza. Senza esitare per un istante mi hai sollevato tra le braccia per portarmi nei pressi di un torrente che scorreva poco distante. Mi hai steso sulla sponda liberandomi del mantello macchiato e del coprifronte graffiato, simbolo inconfutabile di tutti i miei errori, allentasti la mia cintura affinché respirassi meglio. Che delitto sarebbe stato perdere un compagno come te, e che crimine avrei dovuto, di lì a poco, commettere addolorandoti con la mia imminente morte. Le tue mani possenti non ebbero la minima difficoltà a strappare un brandello della fascia di stoffa che ti avvolgeva la vita, la usasti per tamponare la mia fronte rovente dopo averlo immerso nell'acqua fresca, me lo passavi sul collo, dietro alla nuca, su quella parte del petto che la mia divisa lasciava scoperta, sui polsi, pulisti le mie labbra incrostate di ogni cosa, il tuo tocco aveva una premura fuori dal mondo, nessuno mi aveva mai sfiorato in quel modo, né degnato di tanto riguardo. Chiusi gli occhi per non vedere il tuo viso stravolto dall'angoscia riuscendo solo ad ansimare, inizialmente la pezza bagnata mi faceva tremare di freddo, ma le tue cure amorevoli mi permisero in breve tempo di sentirmi meglio, respiravo più regolarmente. Te ne accorgesti all'istante, non ho potuto mai nasconderti niente, le tue mani sono diventate meno febbrili, aprii gli occhi scorgendo il tuo viso più disteso, ti ho sorriso, mi rispondesti allo stesso modo accarezzandomi i capelli. Eri forse più felice di scorgere quell'espressione così rara su di me che del fatto che la febbre fosse passata. Ti allontanasti giusto il tempo di lavare il mio mantello, non facevano che lasciarmi di stucco tutti questi tuoi gesti, riuscii a mettermi seduto mentre ti osservavo appendere la mia cappa ad un ramo per farla asciugare. Sei tornato offrendomi dell'acqua direttamente dalle tue mani, avevi il potere di incamerarne quanta ne desideravi, tuttavia mi pregasti di non esagerare per evitare che il mio stomaco rifiutasse tutto di nuovo. Ormai si stava avvicinando il tramonto, iniziavo ad avere freddo con solo la mia divisa a maniche corte a coprirmi, ho sempre sopportato poco le basse temperature e tu hai sempre dimostrato di aver compreso anche questo, Nonostante fossi nuovamente in grado di camminare da solo, volesti portarmi ancora tu, questa volta ti avvolsi le braccia intorno al collo e mi venne quasi istintivo posarti la testa sulla spalla lasciandoti un bacio sul collo, ti sei fermato un secondo per goderti il momento. Ti sei seduto con la schiena appoggiata ad un albero posizionandoti me in grembo, mi sono rannicchiato subito addosso a te, nel calore del tuo corpo, mi sentivo stremato e infreddolito e fu quasi come se le mie membra su muovessero da sole, mentre avvolgevi entrambi con il tuo mantello, scivolai quasi all'istante nel sonno. Quando la luce del sole mi costrinse a riaprire gli occhi, mi ritrovai ancora adagiato sulle tue gambe, nella stessa posizione della sera precedente. Mi resi conto di tenere la bocca sgraziatamente aperta, ma al vero amore questo non importa e io avevo la fortuna di averlo trovato. Biascicai attirando immediatamente, ma senza volerlo, la tua attenzione, compresi che molto probabilmente non avevi chiuso occhio per l'intera notte, il tuo braccio sinistro era rimasto a sostenere saldamente il mio busto nel timore che potessi avere ancora delle difficoltà respiratorie. Sentivo il calore di quell'amore, ritenuto immeritato, avvolgere il mio cuore come un camino nell'inverno più freddo del mondo. Tuttavia non te lo dissi. I nostri sguardi si fusero l'uno dentro l'altro, sicuramente tu riuscivi a percepire ugualmente tutto ciò che mi sforzavo tanto di nascondere. Baciasti la mia bocca sfiorandola appena, le tua labbra carnose e calde si posarono sul mio collo, avvertivo il tuo respiro già accelerato. Sospirai reclinando la testa all'indietro assaporandomi quel momento tanto speciale mentre tu mi disseminavi ti tanti e delicati piccoli baci, ti fermasti guardandomi di nuovo negli occhi, era come se tu avessi provato a sondare il terreno, l'argento delle tue iridi divenne ancora più brillante, il tuo viso, nonostante fosse esausto, fu illuminato dalla gioia. Mi sfilasti la maglietta prima di stendermi piano con la schiena sull'erba. Tu soffrivi sempre per il caldo di conseguenza, sotto il mantello, il tuo petto ampio e scolpito era sempre nudo, ti bastò sfilartelo per esporre la tua pelle azzurra, liscia e senza nessun bulbo pilifero al sole. Ti sdraiasti sopra di me facendo aderire i nostri bacini mentre continuavi a tenere i tuoi occhi dentro ai miei, mi hai riavviato con una mano i capelli che scendevano sul mi viso, lo so che non hai mai sopportato la mia mania di nascondermi con ogni mezzo possibile, sentivo la tua erezione dalle considerevoli dimensioni ma ancora imprigionata nei pantaloni, premere contro la mia. Baciasti il mio petto con una tenerezza che non credevo potesse esistere, quasi sfiorandomi appena. Mi passasti le braccia sotto la vita sollevandomi un poco, io ti avvolsi le spalle possenti con un abbraccio massaggiando la tua pelle spessa ma levigata. Avveniva tutto in silenzio e lentamente, esistevano solo i nostri sospiri. Il tuo viso affondava nel mio ventre, continuavi a cospargermi di baci ovunque sempre attento a non toccarmi con i tuoi denti i quali avrebbero potuto lacerarmi la pelle in un solo istante. Ti avvolsi il busto con le gambe mentre mi veniva istintivo muovere lentamente il bacino per strofinarmi contro di te, era la prima volta che il mio autocontrollo si abbassava così tanto con qualcuno, ero certo che avrei potuto pentirmene, ma in quel momento non mi importava, ero come trascinato da una forte corrente. Sussultai sentendo le tue labbra posarsi sulla mia intimità attraverso la stoffa dei pantaloni. Mi sfuggì un gemito mentre appoggiavo le cosce sulle tue spalle usandole da leva per inarcare la schiena, era meraviglioso, la mia mente completamente confusa, seguivo quelle sensazioni come se fossi stato legato con una fune dietro a un treno lanciato alla massima velocità. Oggi sono consapevole che in quel momento stavo pensando solo a me stesso, ma un piacere così intenso mai provato prima mise a dura prova la mia lucidità. Mi baciasti diverse volte ancora nel solito punto prima di togliermi dalle tue spalle per posarmi a terra spogliandomi degli ultimi indumenti che mi rimanevamo, mi contorcevo sull'erba. Mi girasti su un fianco, con forza ma sempre attento a non farmi male, questo è il contrasto che ho sempre adorato di più in te. Tenendo una mano premuta a stimolare la mia erezione, insinuasti il tuo viso in mezzo ai miei glutei, singhiozzai sentendo le tue labbra bollenti schioccare un bacio sulla mia apertura, seguito immediatamente da un altro e subito dopo dalla tua lingua la quale era invece fresca e vellutata. Tremavo. Era divino. La tua lingua faceva delle passate di seta, stavo impazzendo, ripresi a muovermi d'istinto premendo sulla tua mano. Mi girasti ancora riportandomi posizionato sulla schiena, ero completamente in balia delle tue mani. Ora la tua lingua si muoveva ritmicamente sul mio punto più sensibile, mi toccavi e la ritraevi con delle pause perfette, imprimendo la giusta pressione mentre il mio bacino riusciva a entrare tutto nelle tue grandi mani. Il calore avvampò improvvisamente sulla mia pelle, tu sentivi il mio respiro impazzire eppure insistevi imperterrito con la tua lingua vellutata a lambirmi sullo stesso posto, quello creato appositamente per generare scariche di delizia. Non avrei potuto resistere oltre, mi liberai sulla tua faccia per evitare di esplodere. Rimasi interdetto vedendoti raccogliere tutto con la tua lingua mentre io già mi pentivo, steso ansimante sull'erba, di aver letteralmente sgretolato il mio controllo, più che altro arrivò la consapevolezza di quanto fossi stato egoista, ma tu non ti eri fermato portandomi di proposito al capolinea. Ti spogliasti completamente stendendoti accanto a me, hai stretto il mio corpo fremente e sudato tra le braccia baciandomi i capelli quel tanto che bastava perché mi calmassi un poco. Ti sei inginocchiato sulle tue gambe imponenti, eri perfetto come una statua mentre ti posizionavi a cavalcioni sul mio corpo afferrai le tue natiche d'acciaio tirando leggermente per farti capire di avvicinarti alla mia bocca. Le tue dimensioni mi impedivano di andare fino in fondo, ma tu riuscivi a capire anche questo accontentandoti dei miei baci e delle mie carezze. Con immensa pazienza hai sempre atteso che io lasciassi andare i miei freni, forse ancora quel giorno non ero riuscito a farlo fino in fondo, tuttavia, sembrava che assurdamente la cosa amplificasse il tuo piacere. Non potevo ancora crederci nemmeno io che stava succedendo tutto questo, mi ero sciolto come neve al sole. Improvvisamente fui riassalito dalla tentazione di non farti affezionare troppo a me, ero consapevole che sarei morto presto, da quel giorno iniziasti a capirlo anche tu, la certezza che avresti sofferto l'inferno ormai era granitica e questo mi fece così male da farmi avere un attimo di esitazione. Prima che potessi ritirarmi, fuggire lontano o respingerti, afferrasti di nuovo il mio corpo, così piccolo in confronto al tuo, per stendermi di fianco; sdraiandoti alle mie spalle mi sei entrato dentro come per togliermi ogni dubbio, incredibile la tua capacità di leggermi la mente con un solo sguardo. Mi sfuggì un gemito di dolore, così ti sei fermato un attimo abbracciandomi e respirando forte tra i miei capelli. Avvertivo i tuoi muscoli poderosi tremare mentre iniziavi a muoverti piano baciandomi la nuca e il centro delle scapole. Mi sussurravi all'orecchio di amarmi e che, qualunque cosa fosse accaduta, saresti rimasto al mio fianco anche a costo di soffrire, avevi compreso tutto, anche che stavo per morire e il mio timore di costringerti ad affrontare la mia perdita. Sentii le tue lacrime calde bagnarmi la pelle mentre mi giuravi che tu saresti stato l'ultima immagine che io avrei visto chiudendo gli occhi l'ultima volta e che avresti affrontato ogni dolore del mondo pur di starmi accanto fino alla fine. Una dichiarazione un po' rude, ma degna del tuo grande cuore. Era incredibile come riuscivi a muoverti così sinuosamente dentro di me, ti sentivo fuso con la mia carne e con la mia anima. Mi sono sentito sciogliere nella lava bollente mentre rilasciavi il tuo calore dentro di me. Mi voltai attaccando la mia fronte alla tua, mi guardavi negli occhi stringendomi e confermando che non mi avesti mai lasciato. Mi baciavi la fronte e gli occhi con una dolcezza infinita.
Kisame guardava Itachi sorpreso, dall'essere un campione del gioco del silenzio era finito per diventare improvvisamente logorroico.
“Lo so cosa stai pensando, Kisame, non mi hai mai visto parlare così tanto in vita tua. In realtà non stiamo parlando, qui dove ci troviamo i nostri pensieri e ricordi possono essere trasmessi direttamente dall'uno all'altro attraverso la mente, in realtà ci vuole una frazione di secondo per farlo, ma noi abbiamo l'impressione che l'esperienza sia molto più lunga Mi sono sempre reso conto ti quando tu abbia sofferto per la nostra mancanza di dialogo, non posso ora rimediare al mio errore?”
“Ti prego, continua quanto vuoi” stavolta era Kisame che si trovava nella condizione di non saper cosa dire.
Itachi sorrise massaggiandogli ancora le mani.
Ti incamminasti in direzione del vicino ruscello, prendendomi la mano che rimaneva passiva dentro la tua, come se fosse una forzatura, eravamo ancora completamente nudi, io indossavo solo la mia collana la quale non si era più mossa dal mio collo dal giorno in cui Sasuke me l'aveva regalata allacciandomela lui stesso. Tu avevi espresso il desiderio di lavarti mentre io continuavo a non dire niente, erano forse ventiquattr'ore esatte che non aprivo bocca, tenevo lo sguardo basso, quel desiderio di tenerti a distanza per impedirti di affezionarti che ora era tornato non mi abbandonava più. Ti sei immerso nell'acqua tendendomi una mano per aiutarmi a scendere era fresca e pulita, devo ammettere che era un sollievo. Ti sedesti prendendomi in grembo, io ti lasciavo fare abbandonandomi al galleggiamento, tuttavia avevo smesso di guardarti, trovavo insopportabile che tra poco tempo quel viso, così amorevole, sarebbe stato distrutto dal dolore. Mi strofinavi lavando il mio corpo e chiedendomi di rilassarmi, decisi di darti retta, chiusi gli occhi stendendomi di schiena nell'acqua, mi tenevi delicatamente giusto per evitare che la corrente mi trascinasse via, mi massaggiavi, insinuavi la mani tra i miei capelli che galleggiavano nell'acqua. Alla fine, dopo che mi sollevasti il busto per baciarmi, decisi che era giunto il momento di smettere. Avevo commesso un errore, non avevo il diritto di farti soffrire, il mio destino era già segnato, probabilmente non era troppo tardi per tornare indietro, non potevo essere così egoista per il breve tempo che avevo a disposizione, non avevo mai goduto di niente in vita mia tanto valeva che rimanesse in quel modo. Uscii dall'acqua lasciandoti lì senza avvertirti, raggiunsi in fretta la mia divisa con l'intenzione di infilare le mani nelle sue tasche a recuperare le pillole di cui mi imbottivo da tempo per prolungare forzatamente la mia vita e che ti tenevo nascoste, ne ingoiai due senza un goccio d'acqua, in fretta, prima che tu potessi scorgermi, mi davano sonnolenza ma almeno calmavano un po' i battiti irregolari del mio cuore. Rimasi al sole solo il tempo di asciugarmi, avevo intenzione di rivestirmi e ricominciare la nostra vita come se quel giorno non fosse mai esistito.
Chapter 3: Vapore
Chapter Text
Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto
E amore mio grande, amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
Il fatto che mi impedì di considerare anche quello uno dei giorni più belli della mia vita fu la ripresa del tuo atteggiamento schivo e silenzioso. Scappasti letteralmente dalle mie braccia per uscire dal torrente in cui ci stavamo lavando, facesti di tutto per rivestirti in fretta e furia. Rimasi di stucco, ho sentito come una fitta al cuore mentre i miei muscoli facciali si rifiutavano di ubbidirmi lasciando spalancata la mia bocca. Mi avvicinai a te con calma, non mi andava di mostrare apprensione questa volta, ero quasi in collera non sapendo che diavolo ti fosse preso. Ero ancora nudo, dopo tutto quello che era successo tra noi non pensavo che ti causasse problemi, invece mi ordinasti asciutto di rivestirmi mentre continuavi a voltarmi le spalle. Ero sempre più esterrefatto, ti afferrai con forza un braccio costringendoti a voltarti nella mia direzione, barcollavi, avevi una faccia così pallida da sembrare di cera, tenevi lo sguardo basso e mi sembrò di scorgere un tremito sulle tue labbra, allentai la presa sospirando ma senza lasciarti. Ti chiesi spiegazioni dandoti un piccolo strattone ma eri ostinato a non degnarmi di una risposta. Ti lasciai andare, la mia mano cadde come morta lungo il fianco mentre ti osservavo infagottarti di nuovo nel tuo mantello. Sentii come se il cuore stesse sprofondando sotto terra mentre mi chiedevo quale fosse il vero motivo per cui ti eri concesso a me. Tra le mille supposizioni che attraversarono la mia testa due mi sembravano quelle più plausibili, la prima era che tu non avessi la mente completamente lucida per colpa della febbre che ti aveva divorato l'intera giornata precedente, ma la seconda e ancora più terribile, era che ciò fosse stato un mero ringraziamento per le cure che ti avevo prestato e per averti lavato i vestiti. Io, invece, ti amavo. Avevo trovato divino fare l'amore con te, stringere e accarezzare il tuo corpo perfetto, così sottile in confronto al mio da ispirarmi tenerezza. L'estrema acuità di tutti i miei sensi, mi aveva fatto letteralmente perdere la testa nei profumi e nei sapori del tuo corpo, quel giorno capii che non esiste nessuno al mondo che li abbia inebrianti come i tuoi. Scossi la testa, non era da te una cosa del genere, illudermi così solo per riconoscenza, non poteva essere possibile, i tuoi occhi neri, eternamente velati dalla tristezza, erano soliti gridare intensamente una ricerca d'affetto che solo a me era concesso vedere, era reale ed ero certo di non essermi sbagliato, stavo diventando matto immaginando. Fui riscosso dalla tua voce che mi stava di nuovo parlando di lavoro, era calma come sempre, ma aveva come una nota straziante nascosta bene in profondità, mi stavi ricordando che non avevano ancora portato a temine la missione di catturare Naruto. Mentre mi rivestivo pensavo al fatto che eravamo stati interrotti, avevamo saputo che Naruto si trovava in realtà in compagnia del suo maestro Jiraiya in una città poco distante, erano in cerca di Tsunade la quale sarebbe stata candidata per il ruolo di Hokage. Fosse stato per te saresti partito immediatamente, ma io ti ricordai che ogni tanto è necessario mangiare. Ci incamminammo in direzione di un piccolo paesino circa a metà strada dalla nostra meta, più il posto era ridotto più potevamo passare inosservati, anche se quello stupido travestimento non poteva non essere notato. Il mio cuore era pesante come una pietra, ti lanciavo di tanto in tanto un'occhiata di sottecchi, barcollavi con lo sguardo spento, stavolta era diverso rispetto al giorno prima, ti avevo visto così ormai troppe volte, assonnato e con la voce impastata, se avevi bisogno di farmaci perché nascondermelo con tanta tenacia? Che tu avessi dei problemi di salute ormai era evidente, nonostante mi trattassi sempre come uno sprovveduto che non si accorge di niente, non avevi fatto i conti con i miei sensi molto sviluppati, molto tempo prima che la tua malattia fosse così evidente io avevo già iniziato a sentire qualcosa che non andava, l'odore della tua pelle e del tuo respiro, cose impercettibili, ma al mio istinto non poteva sfuggire nulla, solo che inizialmente avevo attribuito la cosa al martirio che ti portavi dentro pensando che poteva aver finito con lo sconvolgere il tuo fisico. Nel tentativo di portarti rispetto ero finito troppo nel silenzio anche io, eccessivamente con le mani in mano ed intento ad autocovicermi. Avevo l'impressione che tu abusassi anche un po' di queste misteriose pillole, ciononostante ti lasciavo fare, magari riuscivano un poco a lenire la tua pena anche dell'anima. Dal momento che era ancora piuttosto presto, nel piccolissimo ristorante dove decidemmo di fermarci non c'era anima viva. Normalmente in quelle circostante sarei stato letteralmente morto di fame, ma il mio morale era talmente basso da avermi fatto perdere l'appetito. Si trattava di un posto molto semplice, una piccola stanza alle cui pareti marroncine erano appesi solo quattro miseri fogli riportanti il menù. Entrando dalla porta a vetri, io avrei voluto prendere posto ad uno dei cinque tavoli nello spazio subito dietro, mi stavo dirigendo verso uno da due posti quando tu mi hai superato e, senza degnarmi di uno sguardo, ti sei posizionato seduto al bancone su uno degli sgabelli dall'imbottitura rossa. Stavo già scostando la sedia dal tavolo che avrei voluto per posizionarmi, il tuo atteggiamento mi congelò per un secondo in quella posizione, era evidente che volevi evitare di sederti di fronte a me e che preferivi darmi il fianco, guardarmi negli occhi ormai per te era una cosa da escludere a priori. Mi avvicinai lentamente guardando le tue esili spalle curve con il cuore di nuovo in frantumi. Sedutomi alla tua sinistra, ordinai all'anziano cameriere in divisa bianca con un fazzoletto sulla testa dello stesso colore, qualcosa di cui vado matto, gamberoni alla griglia, sperando di riprendere un poco il desiderio di mettere qualcosa nello stomaco. Tu fosti servito velocemente dal momento che avevi chiesto solo tre onigiri e un bicchiere di tè verde, mi ignoravi al punto che iniziasti a mangiare senza aspettare che io ricevessi il mio piatto, tuttavia lo facevi così lentamente, che quando servirono me non avevi ancora finito il primo pezzo. Avevo notato anche questo, ultimamente per te era diventato uno sforzo immane mandare giù del cibo. Io da bere non avevo potuto resistere alla voglia di prendere del vino bianco, solitamente non approvavi che io bevessi alcolici durante le missioni, ma quella volta non ero degno neanche di un rimprovero, non sai quanto mi fece star male, ero arrivato al punto da preferire una tua ramanzina piuttosto che il tuo silenzio, mi chiedevo chi diavolo ti credevi di essere per avermi cambiato così, finendo per mancare di rispetto addirittura a me stesso. Mettendo qualcosa nello stomaco notai che riprendesti un po' di colore, ci feci caso, naturalmente, come facevo caso a tutto ciò che ti riguardava, bastò questo a farmi sentire un poco sollevato e a farmi finire più volentieri ciò che avevo davanti. Il vino mi aveva sollevato l'umore, ti guardavo, mi assalì di nuovo la voglia di accarezzare quella testa che si vedeva appena, naturalmente dovetti trattenermi. Non ti sei voluto fermare un minuto di più al tempo che impiegasti per mangiare, dovetti solo ringraziare la tua lentezza se per un po' avevamo smesso di marciare. Sapevamo esattamente dove si trovava Naruto, appena arrivati in quella città ci siamo diretti immediatamente nell'albergo in cui alloggiava con Jiraiya, ci introducemmo all'interno passando attraverso una finestra. Avemmo la fortuna di trovare il biondino da solo, il suo maestro non c'era, conoscendolo mi parve una cosa normale, questo pensiero mi fece quasi scappare una risata. Andasti dritto come un fuso a spalancare la porta della stanza di Naruto, egli uscì, si fermò davanti a te con la bocca spalancata e gli occhi azzurri sgranati. Furono attimi interminabili, ebbi la netta sensazione che la fronte di Naruto fosse bagnata di sudore non solo per la semplice paura, era ancora giovane all'epoca ma mi sembrò di percepire la fibrillazione del suo cuore e il tremito delle sue gambe, solo che si trattava di qualcosa di molto diverso dal terrore, i miei sensi sopraffini non potevano ingannarmi. Mi avevi detto che lui non ti aveva mai conosciuto ma non so perché in quel momento fui certo del contrario, aveva piantato gli occhi chiari nei tuoi, non sapeva quanto rischiava? Iniziava a infastidirmi quella sua insolenza di fissare in quel modo un possessore di Sharingan pericoloso come il tuo. Cercai di stemperare la situazione facendo una battuta, commentando la scelta di aver sigillato Kurama dentro un moccioso simile. Niente, stavate ancora fermi occhi negli occhi. Naruto venne avanti uscendo dalla stanza e costringendoti a fare un passo indietro dal momento che stavi piantato sulla porta, continuavate a fissarvi senza dire niente e la cosa mi stava facendo innervosire sul serio. Io elemosinavo un tuo sguardo per intere giornate mentre quel biondino aveva tutta la tua attenzione in modo spontaneo, percepivo le vostre emozioni, entrambe molto intense. Era forse lui la causa della ripresa del tuo atteggiamento freddo e distaccato? Dovevo interrompere quella situazione, magari se ti avessi manifestato di nuovo la mia ammirazione e il mio riguardo avresti capito che io valevo di più di quel ragazzino, così affermai di non avere approvato il modo in cui ti era passato davanti senza alcun rispetto e che, se mi davi il tuo consenso, lo avrei fatto volentieri a fettine. Stavo per farlo, sul serio, quel biondino mi risultava veramente fastidioso, se non fossi stato interrotto dall'arrivo di un altro ragazzo, a occhio e croce della stessa età di Naruto. Ero meravigliato, appariva pressoché identico a te, infatti tu confermasti che trattava di tuo fratello Sasuke. Ero stato convinto fino a quel momento che tu avessi eliminato anche lui, un altro dei tuoi misteri, o probabilmente, ti vergognavi di ammettere addirittura di avere amato tuo fratello, ma perché volevi fingere di non avere sentimenti ad ogni costo? Sasuke cercò di colpirti con il Mille Falchi, lo smontasti subito senza neanche muoverti, ti bastò alzare una mano per afferrare la sua rompendogli il polso, mi addoloravo spesso rendendomi conto di come tu avessi sprecato il tuo considerevole talento e la tua vita. Io e Samehada ci occupammo di Naruto, la mia fedele spadona gli aveva appena prosciugato tutto il Chakra riducendolo all'impotenza, tremando e fremendo di piacere, quando giunse il suo maestro Jiraiya, sembrava ubriaco e si teneva una ragazza svenuta su una spalla, non sai che sforzo feci per non ridere davanti a una scena così demenziale non potevo credere che questo fosse uno dei tre Ninja Leggendari, si stava realizzando la promessa che ti avevo fatto quel giorno sul pontile, cioè che avrei fatto di tutto perché io e te insieme ci potessimo divertire il più possibile. Più la situazione si scaldava e più la ritenevo stimolante, lo sai come sono fatto. Sasuke si scagliò ancora contro di te gridando di pretendere la sua vendetta e la sua volontà di distruggerti, io e Samehada tenevamo a bada Naruto e Jiraiya, avevi affermato che si trattava di una faccenda tra te e tuo fratello e che non gradivi intromissioni, così feci per l'ennesima volta quello che mi avevi chiesto. Hai letteralmente fracassato di botte Sasuke per poi usare il tuo Sharingan Ipnotico su di lui, apparisti infinitamente spietato in quel momento, ma solo in seguito ho capito che era per il suo bene, per donargli amore lo costringevi ad odiarti, era per questo motivo che hai distrutto la tua vita, in fondo già allora sapevo che un cuore lo avevi, così grande che spesso eri tu il primo a perderlo di vista, come vedi, non mi è sfuggito mai nulla. Mi distrassi un attimo vedendo Naruto disubbidire all'ordine che gli avevo dato di non intervenire nella vostra questione, questo permise a Jiraiya di imprigionarci nella pancia di uno dei suoi rospi. Fummo circondati immediatamente da una prigione di carne viscida e gommosa, non riuscivo a muovermi, i miei piedi ci affondavano dentro, quella specie di gomma da masticare gigante stava risucchiando persino Samehada e non riuscivo a tirarla via, ti confesso che la paura e il nervosismo stavano iniziando ad assalirmi, cercavo di tenerli a bada ma alla fine venne tutto a galla tanto da esternarti la mia preoccupazione sul fatto che quella roba fosse più veloce di noi. Tu, al contrario, rimanesti calmo come d'abitudine, ti mettersi a correre ordinandomi di seguirti, ubbidii muovendomi con molta difficoltà sebbene non sapessi per niente cosa tu avessi intenzione di fare. Giunti alla fine della parete di vidi usare una delle tue migliori mosse per la prima volta, Amaterasu, la fiamma nera inestinguibile capace di non mollare mai il suo obiettivo finché non lo smaterializza completamente. Inutile spiegare fino a che punto fossi sbalordito. Avremmo potuto sconfiggerli facilmente, stavo scoprendo gradualmente che razza di prodigio eri, ma anche quella volta hai voluto battere in ritirata spiegandomi di essere molto stanco. Sul momento rimasi un po' sorpreso e deluso, poi pensai che forse avevi temuto di fare del male a Sasuke, ma guardando il tuo volto imperlato di sudore capii che stavi di nuovo male, ormai la situazione precipitava ogni volta che usavi le tue abilità. In quel momento presi la decisione di accollarmi completamente tutti i nostri lavori futuri, era vero che ti restava poco tempo ma volevo prolungarlo il più possibile. Sì, desideravo questo esclusivamente per stare con te. Ti indussi a fermare la nostra fuga trattenendoti con un braccio intorno alla vita, come sempre misurando la mia forza per timore di farti male. L'apprensione per te mi stritolò di nuovo in una morsa, mi evitavi ma esistevano priorità più importanti del mio orgoglio, decisi di ferirlo abbassandomi per offrirti la mia disponibilità a trasportarti per alleviarti un poco la fatica, non hai opposto la minima resistenza, anzi, mi sei salito in braccio ti tua spontanea volontà accoccolandoti addosso al mio petto. La gioia datami da questo gesto fu subito offuscata dal fatto che mi escludesti dal tuo mondo chiudendo gli occhi e nascondendo le tue mani dentro le maniche del tuo mantello e incrociandotele in grembo, le avrei volute strette al collo! Questi contrasti mi dilaniavano, non sapevo come comportarmi, ripensavo a come vi eravate guardati tu e Naruto, ormai era un chiodo fisso nella mia mente che nessuno al mondo avrebbe potuto sfilare. Ti baciai le tue folte ciglia abbassate, le fossette che avevi sul viso sembravano ancora più scavate del solito, ti ho dato ancora un bacio sulla la fronte e la punta del tuo naso dalla forma così armoniosa, sfiorandoli appena, niente, nessuna reazione da parte tua, solo un lieve movimento delle labbra, le catturai per un istante con le mie avvertendo il loro velluto. Il mio cuore si strinse raggrinzendosi letteralmente non appena scoprii che eri molto più leggero di Samehada, un misero fagotto freddo, un'immagine ancora più impressionante del giorno del tuo reclutamento in cui ti vidi nascosto sotto le coperte. Decisamente questa volta avevi bisogno di riposare in un vero letto e non nei nostri soliti giacigli di fortuna, così mi diressi verso il paesino dove avevamo pranzato quello stesso giorno totalmente in silenzio. Ti posai a terra non appena giunti sul luogo, già bastavano i nostri abiti ad attirare fin troppo l'attenzione. Facesti fare e decidere tutto a me senza protestare, optai per la peggior catapecchia capitatami sotto mano, una minuscola locanda dai muri sbrecciati e con qualche persiana sfondata, avevamo bisogno di riposare e nulla più, ma intanto sopirai di penosa rassegnazione pensando a questo e alla tua indifferenza. Era ormai sera quando entrammo nella miserabile stanzetta che ci era stata assegnata con il muro scrostato anche all'interno, l'intonaco bianco lasciava spazio ad uno verdognolo sottostante, il comò, i cui cassetti soqquadravano chiudendosi male, aveva lo specchio macchiato di umidità, il pavimento di mattonelle grezze e sbeccate, di colore grigio con delle chiazze nere irregolari. Al muro era appeso un quadretto di vetro con una semplice cornice marrone mostrante la pianta dell'edificio per svignarsela in caso d'incendio. Mi venne da ridere, eravamo appena fuggiti dalla pancia di un rospo che stava per digerirci! Non esisteva nessun'altra decorazione, soltanto delle tendine verdi sbiadite a velare una finestra piena di spifferi con il telaio dalla vernice sbucciata, sempre dello stesso colore. Decisi di andarmi a fare una doccia mentre tu ti stavi togliendo finalmente il mantello. Al bagno si accedeva attraverso una porta di legno così sottile che sarebbe bastato il pugno di un bambino per sfondarla. Il lavandino piccolissimo senza niente per coprire il collo d'oca, lo specchio opaco e l'unica finestra era quasi addossata al soffitto, inaccessibile e stretta, le piastrelle di un rosa sbiadito conferivano alla stanza un'atmosfera surreale. A mala pena riuscii ad entrale nella cabina della doccia con gli angoli neri di muffa, non appena aprii il rubinetto le vecchie tubature emisero un sibilo sinistro tanto che se fosse sgorgata anche della ruggine non mi sarei meravigliato affatto. Mi rilassavo avvolto dal tepore mentre osservavo le nuvole di vapore alzarsi. L'acqua sapeva anche volare quando qualcuno le dava la possibilità, per farlo aveva bisogno di calore, se ci riusciva nessuno più poteva impedirle di salire libera nel cielo senza l'obbligo di avere una forma. Io ero fatto di acqua, ero il mare stesso, lo comandavo, io per volare avevo bisogno del tuo fuoco, avevo bisogno di te e del tuo amore. Mi veniva da piangere mentre mi insaponavo, ero sempre più sicuro che non avrei potuto sopravvivere alla tua perdita, non avrei mai più trovato nessuno capace di farmi volare. Lasciai scendere le lacrime a confondersi con il getto d'acqua, chissà, magari anche loro un giorno avrebbero trovato qualcuno capace di trasformale in vapore rendendole libere. Ci avevano messo a disposizione solo tre piccolissimi flaconcini di sapone, per il mio corpo enorme a regola sarebbero serviti tutti quanti, pensai a lasciarne uno e mezzo per te. Mi asciugai tornando nudo nella stanza, ti eri già spogliato e coricato nel letto matrimoniale. Mi avvicinai lentamente e silenzioso, eri esausto e respiravi piano tenendo gli occhi chiusi, i tuoi capelli, sebbene nemmeno allora li avessi sciolti, invadevano il cuscino e parte del tuo viso, ti tirai bene le coperte sul petto nudo e candido premendole delicatamente con una mano. Ero disposto a portati del cibo in camera ma mi feci promettere che lo avresti mangiato, hai annuito senza aprire gli occhi, ti ho baciato piano la testa prima di infilarmi i soliti vestiti per scendere, l'indomani avremmo dovuto lavarli assolutamente. Dovevo mettere qualcosa sotto i denti anche io, la piccola saletta del ristorante aveva sempre quello stile da catapecchia, buia, le pareti ingiallite dall'umido. Ormai fuori era notte e l'illuminazione artificiale era veramente debole, per fortuna che la mia vista era acutissima come tutti gli altri miei sensi. Una di quelle piante che vivono bene all'interno perché disturbate da qualunque evento atmosferico o temperatura, era posizionata a un lato della porta d'ingresso, sulla parete alla mia destra erano appese alcune maschere simili a quella che avevi anche tu quando eri ancora un ANBU, solo che non erano esattamente quelle, ci assomigliavano soltanto, i ricordi mi diedero una piccola stilettata. Mentre aspettavo il pollo arrosto che avevo ordinato seduto ad un piccolo tavolo rotondo su una sedia durissima dalla quale sembrava che dovessero staccarsi delle schegge da un momento all'altro per infilarsi nella mia carne, mi accorsi che attiravo gli sguardi dei pochissimi commensali che si trovavano nella stanza, potevo comprendere, non capita tutti i giorni un colosso con i tratti da squalo e la pelle blu, vestito in modo stravagante e con una spada gigantesca appresso, sì, Samehada era con me. Uno di questi tizi che stavano a fissarmi aveva proprio uno sguardo strano, gli occhi dal taglio asimmetrico, la barba ispida e brizzolata, masticava lentamente con l'unto che gli colava sulle labbra, non riusciva a staccarmi quell'espressione inquietante di dosso. Anche quando mi alzai dal tavolo dopo aver finito di mangiare, i suoi occhi marroni e resi opachi dall'età continuarono a seguirmi come se fosse stato un robot programmato solo per questo. Non ho potuto fare a meno di chiedermi fino a che punto potessero spingersi il Rinnegan di Pain e le mimetizzazioni di Zetsu. Presi per te una scodella di brodo affrettandomi a portartelo finchè caldo. Dovetti scuoterti e tirarti a sedere di peso per farti mangiare, mi dispiacque anche ma era necessario, hai finito tutto sia pure con una lentezza estenuante, non potevo staccarti gli occhi dosso, avevo bisogno di volare finchè mi era concesso di farlo. So che mandasti tutto giù unicamente per farmi contento nonostante non dicesti una parola, ti aiutai a rimetterti sdraiato accarezzandoti per qualche minuto i capelli volevo tranquillizzarti che da quel momento in poi non ti avrei più disturbato. Mi spogliai completamente per coricarmi accanto a te, ti abbracciai piano facendoti appoggiare la testa sulla mia spalla, eri ormai scivolato nel sonno ma ti accoccolasti istintivamente contro di me, ciò mi fece rasserenare, desumevo che il tuo tenermi a distanza non era reale, la verità era che anche tu mi volevi bene a avevi bisogno di qualcuno che ti donasse affetto al tuo fianco, ero sicuro che stavi riconoscendo in me quella persona. La tua fragilità mi ferì di nuovo, avvertivo il dolore a cui ti aveva costretto la vita persino nel tuo respiro che in quel momento mi sfiorava la pelle del collo. Percepivo il battito del tuo cuore molto irregolare, sembrava fermarsi per qualche istante per poi ripartire improvvisamente con una specie di tuffo, intuivo che si stava stancando di vivere schiacciato dal tormento, ti strinsi ancora più a me, non sapevo cos'altro fare a parte volerti bene, mi arresi anche io al torpore.
I raggi del sole riuscivano a stimolare la mia vista sensibile anche attraverso le palpebre, svegliandomi presto la mattina la prima cosa di cui mi accorsi fu che tu non eri nel letto. Lo scroscio dell'acqua nella doccia dissipò immediatamente il dubbio, sorrisi da solo come uno stupido mettendomi un braccio sotto alla testa, questo significava che stavi decisamente meglio. Dovevo fare pipì urgentemente, se fossi entrato in bagno non avrei saputo bene come comportarmi dato il tuo atteggiamento contrastante degli ultimi due giorni, ma forse se fossi andato prima che tu avessi finito di lavarti non te ne saresti neanche accorto. Non c'era tempo da perdere in questo caso, mi alzai completamente nudo dal letto dirigendomi verso la porta sottile. Mi liberai in fretta e furia, ma mentre stavo per tornare da dove ero venuto, hai chiuso il rubinetto uscendo dalla doccia così rapidamente che il gesto mi è sembrato tutt'uno. Ti sei sei sfilato la cuffietta che avevi indossato per non bagnarti i capelli facendoteli ricadere di nuovo sulla schiena e sugli occhi, non avevi mai niente per asciugarli se non il calore del sole, mi guardavi negli occhi dandoti una tamponata veloce con un asciugamano per rimanere là, nudo sempre fissandomi in silenzio, qualche gocciolina sferica e trasparente ti era rimasta sulla pelle candida, gli unici oggetti che indossavi erano la tua collana dai tre cerchietti argentati molto semplici, e il tuo anello vermiglio all'anulare destro, questo un oggetto molto bello, lo avevo sempre trovato il migliore di tutto l'Akatsuki. Rimasi paralizzato per qualche secondo non sapendo come interpretare la situazione, avevo la tentazione di chiederti scusa per la mia intrusione nel bagno che faceva a rissa con quella di avvicinarmi a toccarti. Decidesti tu di prendere l'iniziativa di togliermi dall'imbarazzo iniziando a camminare della mia direzione, non dicevi niente come al solito ma la tua espressione risultava serena. Seguivo con gli occhi le tue forme, ultimamente eri dimagrito ancora di più ma rimanevi comunque tonico, la parte del tuo fisico che ha sempre avuto la capacità di farmi perdere la testa sono i pettorali, allenati ma per niente esagerati, il mio sguardo scese indugiando sul tuo ventre piatto su cui si disegnavano gli addominali. La mia erezione si mosse in automatico causandomi imbarazzo, deglutii sentendo avvampare le mie guance, speravo che l'azzurro della pelle potesse mascherare almeno in parte il rossore. Ti piantasti di fronte a me gli occhi saldi e le labbra leggermente socchiuse, eravamo entrambi immobili a fissarci silenziosi, solo il mio cuore pareva un terremoto, avevo quasi paura che tu lo potessi udire da diversi centimetri di distanza. Hai alzato le braccia per posare le tue mani lisce e delicate sulle mie ampie spalle, le hai usate immediatamente dopo da leva per saltarmi improvvisamente in braccio allacciandomi le gambe sottili alla vita. Il mio viso e il mio cuore si allentarono in un sorriso per questo gesto così inaspettato, afferrai le tue natiche sode e bellissime per sostenerti mentre la felicità improvvisa mi fece compire un giro su me stesso ridendo. Hai riso anche tu con i capelli che ti volavano come seta nera davanti alla faccia. Non appena mi sono fermato mi hai guardato intensamente inarcando la schiena e allargando le cosce per strofinare il tuo sesso teso sui miei addominali duri come il ferro e sporgenti, sei sempre stato adorabile assumendo queste pose da capetto malizioso, hai affondato il viso nella mia pelle sensibile del collo ricoprendolo di baci con quelle labbra così morbide. Il mio cervello era in fiamme, stavo già impazzendo di piacere ti stesi sul letto posizionandomi sopra di te che non sciogliesti l'allaccio delle tue gambe dal mio busto, ci baciavamo freneticamente sfogando tutta la passione, la tensione e la sofferenza accumulate in quei pochi giorni. Ero al settimo cielo ora che finalmente avevo la conferma che la tua freddezza non era stata reale, avevo dimenticato Naruto che ti penetrava con lo sguardo, avrei voluto gridarti che ti amavo, tuttavia non lo feci. Rotolammo su un fianco ansimando ti aggrappavi ai muscoli tesi della mia schiena mentre io facevo aderire le nostre erezioni afferrandoti alla vita per farti mantenere la posizione. Mi facevi scorrere la punta delle dita al centro della spina dorsale, un tocco quasi impercettibile sulla mia pelle spessa e liscia ma che ebbe il potere di scuotermi di brividi facendomi gemere nella tua bocca che stava divorando la mia. Ti muovevi sinuosamente strofinandoti contro il mio sesso duro come il granito, strinsi ancora di più il tuo corpo, adoravo sentire quel movimento tra le mie braccia, lo trovavo di un eccitante pazzesco. Iniziasti a sfiorarmi la nuca con le dita avevo la sensazione di essere accarezzato da una farfalla, mi fece urlare di piacere mentre piegavo la testa all'indietro esponendo il collo, questo ti diede l'occasione di percorrere con la punta della lingua tutte le sue vene e nervature. Deglutii con la bocca secca mentre mi leccavi il centro dei pettorali, gemevo fortissimo insinuandoti le mani nei capelli lisci e morbidi, mi hai mordicchiato i capezzoli, stimolandoli subito dopo con dei movimenti circolari della lingua. Ansimavo mentre mi baciavi gli addominali accarezzando con il tuo respiro rovente la mia pelle sensibile, i tuoi modi così fini su un corpo grande e forte come il mio avevano il potere di smuovere le montagne. Gridai di nuovo sentendo le tue labbra calde e leggermente carnose posarsi lievemente sulla punta del mio sesso così gonfio da sembrare sul punto di esplodere. Avevo sempre temuto che le mie considerevoli dimensioni ti potessero mettere in difficoltà, ma il piacere che hai saputo darmi tu non lo avevo mai sperimentato in vita mia, lambivi tutta la mia lunghezza con la lingua fermandoti a insistere sulla punta a intervalli regolari concedendo anche dei piccoli ma bollenti baci mentre con le tue piccole mani mi afferravi la vita. Tremavo e sentivo il calore impadronirsi di me mentre i tuoi capelli mi sfioravano i testicoli e le cosce, non sai quanto avevo aspettato questo momento, ora stavo volando. Ti sei sollevato a sedere quando stavo per arrivare al limite, hai sempre avuto un intuito infallibile che ti fece fermare appena in tempo, sfilasti il tuo elastico rosso dai capelli mettendotelo al polso, hai scosso la testa per spargerli in ogni direzione, avevo capito che questo gesto lo stavi facendo unicamente per me avendo ribadito più volte il fastidio che ti arrecava la tua chioma lasciata libera. Eri bellissimo, ti ho sempre adorato con il capelli sciolti. Mi hai guidato dolcemente con le mani per farmi capire che mi desideravi sdraiato sulla pancia, i tuoi occhi neri scintillavano di piacere, ho ubbidito felice, per una volta apprezzavo molto che fosti tu prendere l'iniziativa. Ho sentito i tuoi glutei piccoli ma di marmo posarsi alla base delle mie cosce possenti, le tue dita umide di saliva hanno stimolato la mia apertura, non ce ne sarebbe stato bisogno, mi sentivo già sciogliere. Afferrando la mia vita con entrambe le mani, sei scivolato dentro me come un ferro rovente nel burro, tutti i miei muscoli si sono tesi nella smania mentre stingevo forte il lenzuolo, gemetti forte. Non incontravi alcuna resistenza mentre ti facevi strada nella mia carne, avvertivo il tuo peso affondare e sollevarsi ritmicamente sull'inizio delle mie gambe, ogni volta emettevi un sospiro, sentivo la mia mente galleggiare e perdere lucidità, il piacere era immenso, non esistono le parole giuste per descriverlo, la mia pelle era bagnata di sudore, i battiti del mio cuore mi facevano vibrare l'intero corpo. Ora ero libero di salire nel cielo senza una forma, libero dal dolore. Mi lasciai andare sul materasso grugnendo forte, i miei denti appuntiti forarono il cuscino mentre le mie mani strappavano il lenzuolo senza pietà. Ecco anche il mio tesoro dentro di me con un piccolo sussulto che accarezzò il mio interno come della seta calda. Ti sei accasciato subito dopo sulla mia schiena baciandomi la base del collo e il centro delle scapole mentre i tuoi capelli ci sommergevano entrambi, le tue labbra erano umide. Sei scivolato sdraiato alla mia sinistra, mi sono girato verso di te, le nostre fronti si sono attaccate e siamo rimasti ad ansimarci in faccia a vicenda per diversi minuti senza il bisogno di dire niente. Sentii colpirmi da una coltellata di dolore notando per un attimo una patina grigia offuscarti le pupille, ci eri arrivato dunque, ad abusare dei tuoi occhi speciali, te li baciai entrambi piano facendomi solleticare dalle tue ciglia, non avevo mai viso una persona avercele così lunghe. Io però il bisogno di esternarti quello che pensavo lo sentivo. Ti spiegai il bisogno che aveva l'acqua di volare ma che, per realizzare il suo desiderio, necessitava di tanto calore, non poteva certo farcela da sola. Solo in quel modo poteva abbandonare il dolore e l'obbligo di avere una forma sulla terra. Sentivo il miei occhi bagnarsi mentre ti dicevo che l'acqua ero io e tu il fuoco che avrebbe dovuto renderla libera sotto forma di una nuvola. Afferrasti le mie mani portandole verso le tue labbra per baciarle, mi ascoltasti con una comprensione disarmante negli occhi neri senza avere il bisogno di spiegarla a parole. Ti esternai il mio bisogno che tu restassi con me fino all'ultimo, non importava minimamente il fatto che ormai ti restava poco tempo, mi sarei preso cura di te ma avevo bisogno del tuo amore solo in quel modo avrei potuto librarmi nel cielo. Anche i tuoi occhi diventarono lucidi, accarezzasti i miei capelli a spazzola prima di stringerti con delicatezza la mia testa sul petto. Sentii il battito del tuo cuore traballante e un tuo bacio posarsi sul mio capo.
Chapter 4: L'argento e il turchese
Chapter Text
E amore mio grande, amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
Non temere il drago, fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il maschio
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò
Nei tre anni successivi ti sei aggiunto ogni responsabilità e ogni lavoro più duro. Nonostante io ti avessi confessato mai per cui il vero motivo per cui erano io le mie non ritirate spesso, insistevi per portare a termine da solo i nostri incarichi sempre più spesso. Rimasi da solo un intero giorno quando tu andasti a catturare la forza portante di Son Goku. Ero preoccupato per te nonostante non te lo avessi dato a vedere, sapevo che ti avrei dato del filo da torcere. Ti pregai tuttavia di battere in ritirata nel caso in cui la situazione per te fosse stata svantaggiata, sapevo che fronteggiare una forza portante non era uno scherzo, soprattutto senza il supporto dei miei occhi speciali, come li chiamavi tu. Non avrei sopportato l'idea di perderti, senza prima assicurarti che tu fossi pronto ad affrontare la vita senza di me volando senza più avere paura della mia mancanza, ma facendone, per quanto possibile, un punto di forza. Mi sforzai di sorridere fiducioso del tuo successo mentre ti salutavo con un bacio, ma il mio cuore era carico d'angoscia. Tu, dal canto tuo, mi promettesti di tornare il prima possibile snocciolandomi tutte le qualità della tua forza fisica sovrumana e di Samehada, finsi di tranquillizzarmi anche se dentro di me non lo ero affatto. Non appena te ne sei andato mi sono seduto sotto un albero a mandare giù le mie pillole, stavo sempre peggio, mi ritrovai a pensare che se Sasuke non mi avesse rintracciato in fretta forse non avrei fatto in tempo a presentarmi a quell'appuntamento che avevo pensato per lui in cui si sarebbe trasformato nell' eroe che elimina il traditore, riscattando la fama degli Uchiha. La sua, essendo l'unico rimasto. Sarei morto comunque tra poco speravo almeno di servire a qualcosa di buono una volta nella vita. Una fitta improvvisa al petto mi fece piegare con un gemito fui grato che tu non fossi stato lì in quel momento, avresti finito per farti assalire dalla progettazione. Era necessario rimane, ora che la mia solida e con i piedi per terra, dovere ben piantare la pianta solida per rappresentare il trampolino per farti volare, volarevi tutto l'amore di cui ero capace. Sapevamo entrambi che tra poco avresti dovuto affrontare la mia perdita, ma volevo darti tutti gli strumenti necessari affinché tu fossi il più forte possibile in quel momento. Sapevo che Sasuke aveva messo insieme una squadra per rintracciarmi, pregavo che ciò accadesse il più presto possibile, naturalmente avrei dovuto avere tutto in modo da non coinvolgere te, non avevo ancora il coraggio di spiegarti tutto questo, ero certo che avrei visto i tuoi lacrime scendere dai argentati, dandoti questi chiarimenti. Mi risolsi ad affrontare il discorso al tuo ritorno, era insensato rimandare ancora. Ero venuto a sapere che anche Naruto e la sua squadra mi alle costole, lo scopo era di catturare me usandomi da esca per trovare Sasuke e, una volta convinto mio fratello a tornare indietro, procedere a eliminarmi. Non potevo permettere che andasse così, non erano questi i piani che avevo in mente da anni e per i quali stavo trascinando avanti la mia misera esistenza a suon di medicine. Ti prego ti eri accorto anche di questo, ogni volta che ero costretto a usare delle dosi più alte, finivo necessariamente in preda agli effetti collaterali. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. finivo ovviamente in preda agli effetti collaterali. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. finivo ovviamente in preda agli effetti collaterali. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria. I tuoi riguardi erano confrontarsi qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, non potevo nella mia vita trovare di meglio, me ne andò niente trovare di meglio, me ne andò ritenendo fortunato. Mi abbandonai con la contro contro chiudendo gli occhi in vaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco davanti il mantello per avere più aria.
Mi è tornato alla notizia della morte di Deidara il che aveva quale insistito per sfidare Sasuke. Mi sentivo tremendamente in colpa per questo, se lui era arrivato fino a quel punto era perché odiava lo Sharingan ei loro possessori, ero stato io a portarlo a questo, sia pur involontariamente, il giorno del suo reclutamento. La sua ossessione era partita, quando io lo avevo lì da solo guardandolo negli occhi mentre tu snocciolavi tutta la tua ammirazione nei miei confronti. Se avessi intuito prima che questo avresti la capacità di ferirlo così tanto evitato di usare lo Sharingan e frenato le tue parole, anche se dettate dall'amore. Quella fu una delle rarissime occasioni in cui non fui capace di contenere qualcosa. Ogni volta che avevo commesso qualche errore o svista, ero sempre stato punito severamente dalla vita e, in ognuna queste circostanze sentivo di meritarmelo in pieno. Pioveva a dirotto e per questo ci eravamo rifugiati all'interno di una grotta grossa. Mentre tu imprecavi contro il cattivo tempo, il senso di colpa nei confronti di Deidara iniziato a dilaniarmi l'anima facendomi salire le lacrime agli occhi. Ero consapevole che il pianto sarebbe esploso a momenti, ma siccome nella mia vita ho sempre pensato di non meritare niente, nemmeno il fatto di provare emozioni, dovetti escogitare una soluzione fulminea per non farmi scorgere da te. Iniziai a camminare uscendo dalla grotta per prendermi la pioggia in faccia, non appena il viso fu completamente bagnato, lasciai andare le lacrime e un singhiozzo silenzioso. Sentii la tua voce richiamarmi alle spalle, mi stavi consigliando di rientrare dicendomi che sarei ammalato se mi fossi ostinato ancora a volermi bagnare. Le tue parole mi fecero sciogliere il cuore, le pronunciasti con un tono un po' burbero ma sotto sentivo quell'amore che non avevi mai riservato a nessun altro. Non riuscii a risponderti niente, non mi voltai nemmeno a guadarti. Ti sentisti autorizzato a continuare a parlare per attirare la mia attenzione, come quella volta sul pontile in cui finisti per farmi una lezione sul cannibalismo degli squali. Mi dicesti senza mezzi termini di aver intuito che stavo piangendo per la morte di Sasuke, pur essendo io un tipo così freddo e distaccato da non capire mai cosa mi passasse per la testa. Avevi sbagliato persona, ma la tua intuizione era più stata che esatta, stavo piangendo. Nessuno al mondo capiva cosa passasse nella mia mente tranne te, hai sempre avuto la capacità di leggermi direttamente nell'anima e di rispettare i silenzi ei miei momenti di sconforto. Il mio carattere schivo, naturalmente, mi impedì di ammettere la verità, non mi permise di appoggiare la fronte sulla tua spalla e sfogarmi come sarebbe stato giusto e come tu avresti desiderato. Mi limitai ad esprimerti la mia sicurezza sul fatto che Sasuke fosse ancora vivo, mentre mi trovavo costretto a rientrare dal momento che la pioggia era cessata facendo esaurire, allo stesso tempo, la mia libertà di piangere. Ero arrivato comunque a ritornazupparmi fino alle ossa, accanto a mi erano sfuggiti diversi colpi di tosse, non potevo mai sottrarmi al tuo sguardo di sottecchi, senza dire una parola mi sfilasti il mantello fradicio di pioggia per scorgere i miei capelli che grondavano acqua ovunque. consigliasti un sospiro di rassegnazione appendendo la mia cappa gocciolante a una sporgenza della pietra irregolare, accendesti un piccolo falò con le poche sterpaglie secche che si trovavano là dentro probabilmente sospinte dal vento, mi lascia completamentesti di vestiti erano completamente dal momento che i miei vestiti erano completamente bagnati, e di sedermi vicino al fuoco. Esitai un istante dal momento che stavo congelando, ma ho fatto come mi avevi chiesto capendo che avevi ragione, la mia divisa grigia finì a fare compagnia al mantello appeso al muro. Ti sei seduto immediatamente accanto a me circondando con le tue gambe muscolose all'inverosimile, il mio corpo tremante. Hai aperto il davanti del tuo mantello per entrare entrambi al suo interno, mi hai sollevato letteralmente sotto il peso con una sola mano sotto al sedile per togliermi dal pavimento freddo mettendomi sulle tue gambe poderose. Mi sono rannicchiato contro il tuo petto ampio e caldo mente mi scioglievi i capelli allargandoli con le dita affinchè si asciugassero più rapidamente. Ho sempre adorato la tua pelle, così liscia e bollente, con quella minima sensazione di gommoso. Ti schioccai un bacio sul collo strappandoti un sorriso prima che il mio corpo iniziasse a sussultare per la tosse. È stato dolcissimo il modo in cui mi hai abbracciato e cullato finché non mi passò. L'angoscia che traspariva dai tuoi occhi chiari mi feriva, avevo la nausea ma cercavo di ricacciarla in basso per non farti preoccupare oltre. Mi hai tenuto così fino a quando i vestiti non so sono asciugati al caldo della piccola fiammella e ho potuto rimetterli, ci siamo stesi e mi hai coperto amorevole come sempre con il mio mantello. I nostri corpi erano attaccati, mi abbracciavi stretto come permi da chissà quali catastrofi, protegge stavi pensando che io avessi ti mentito sul fatto che Sasuke fosse ancora vivo e tua intenzione era anche quella di consolarmi per sua perdita. Era sicuro che non agivi così semplicemente per tenermi al caldo, lo intuivo dal tuo atteggiamento e dalla dolcezza del tuo sguardo. Mi bacivi piano la fronte, gli occhi e le labbra ripetendomi che ero il tuo tesoro. Io facevo scorrere piano la mia mano sinistra sulla tua schiena e la suoi tuoi addominali, stupendomi ancora di quanto erano sviluppati. Avvertivo la tua erezione premermi sulle gambe ma sapevo che eri troppo in apprensione per farti trascinare dalla passione, ti ho capito in pieno sin dal primo giorno nonostante tu fossi convinto del contrario. Ti sfioravo i pettorali con dei piccoli baci, nonostante la tua mole il battito del tuo cuore era lento e rassicurante, per questo la mia testa crollòta sulla tua spalla prima di poterti addormentare ti amo .
Una mano mi slacciò il coprifronte trascinandomi fuori da questo ricordo, la testa mi doleva ed ero troppo stordito dalla medicine per aprire gli occhi. Allora eri già tornato trionfante dalla battaglia con Roshi, la forza portante di Son Goku, o può darsi che tu avessi perso, ma almeno eri vivo. Mi ramma quellei che tu ora mi avevi colto in flagrante in condizioni, sentivo ancora l'aria entrarmi dentro con difficoltà, la succhiavo dalle labbra leggermente aperte. Sospirai crogiolandomi in quelle mani che mi riavviano i capelli dalla carezzandomi contemporaneamente la testa. Tuttavia si percepivo in loro qualcosa di sbagliato, la tua pelle normalmente era molto più liscia e calda, con quel qualcosa di leggermente gommoso, e poi queste mani erano molto più piccole. Trasalii sentendo la voce di Naruto chiamarmi per chiedermi come mi sentivo. Era finita, mi avevano trovato, era stata imperdonabile la mia distrazione stavolta, il mio cuore ebbe un sussulto mentre aprivo gli occhi trovandomi quelli suoi turchesi a pochi centimetri, si era accovacciato davanti a me. Lui mi posò piano una mano sul petto tranquillizzandomi dal momento che era solo, mi spiegò che, sì, la sua squadra era poco distante ma che lui si era allontanato accampando una scusa, era stato l'unico a percepire la mia presenza, non aveva percepito intenzione di farmi niente. Si sedette accanto a me offrendomi dell'acqua, l'accettai dato che ormai forse per me non c'era più via di scampo, se avessimo ingaggiato una lotta sufficiente anche gli altri in pochi minuti e io non ero in condizioni di resistere tanto , la mia unica speranza era il tuo ritorno. Era freschissima quell'acqua, mi fece così bene che la finii quasi, mi sentii subito meglio. Mi scusai per non essermi trattenuto mentre lui mi guardava fisso negli occhi come albergo quando cercava di catturarlo nell'albergo tre anni prima. Solo che all'epoca era ancora un ragazzino, adesso si era fatto un giovane uomo dai lineamenti molto gradevoli. Non sapevo come questo atteggiamento, era venuto fin lì con lo scopo di catturarmi e poi mentiva alla sua squadra solo per venire a darmi da bere? Mi sembrava che avesse rinunciato al suo piano di usarmi da esca per attirare Sasuke. Naruto Sorrise accendendomi altri ricordi. Lo rammentavo quando, ancora bambino, era venuto in qualche occasione a casa nostra per giocare con Sasuke, avevano la età stessa, frequentavano insieme l'Accademia ed erano amici. A dire la verità quella peste del mio fratellono lo trattava sempre con sufficienza dal momento che lui era il primo della classe mentre Naruto trovava lo studio una grossa noia. Anche io all'età di Sasuke ero stato uno scolaro eccellente, ma, a differenza sua, io non mi ero mai sognato di essere arrogante, anzi, quando ricevevo gli inevitabili complimenti, scivolavo nell'imbarazzo sentendo di non meritarli, ho sempre detestato essere al centro dell'attenzione. Tuttavia ero contento che erano amici, Naruto, con il suo carattere allegro e scherzoso, mi auguravo che riuscisse a sciogliere un po' il ghiaccio di Sasuke. Le prime volte che il biondino era presentato in casa nostra naturalmente mi ero e avevo cercato di intavolare una conversazione con lui, se non altro per educazione dato che era nostro ospite. Ben presto, però, notai come ciò gli causasse imbarazzo, con la mia sola presenza ammutoliva di colpo la sua pelle rosea avvampava, è riuscito solo a fare delle risatine ebeti mentre si massaggiava i corti capelli dorati passandosi un braccio dietro alla testa. Ci fu una circostanza in cui addirittura accampò una scusa per tornarsene a casa visto che io avevo osato tanto da sedermi al tavolo a cui lui e Sasuke. Dal momento che mio fratello era infastidito da questo atteggiamento dell'amico, finii per ritirarmi in camera mia ogni volta che loro erano insieme, salutavo velocemente Naruto e poi mi avviavo al piano superiore dell'abitazione dove si trovavano le camere. Mi stendevo sul mio letto a leggere sorridendo mentre li sentivo divertirsi dabbasso. In un paio di occasioni in cui Sasuke era stato costretto ad assentarsi per qualche minuto, forse per andare in bagno o perché richiamato dai nostri genitori, avevo i tonfi sordi dei piedi di Naruto salire velocemente le scale di legno. La sua testa bionda si affacciava poco dopo alla porta di camera mia, mi guardava sorridente senza dire una parola. Quando abbassavo il libro per guardarlo e ricambiare il sorriso, si metteva la solita mano dietro la testa arrossendo e poi scappava di nuovo di sotto. Non sapevo perché si comportasse così, o forse sì, gli piacevo, ma eravamo solo dei ragazzini all'epoca, mi ispirava sicuramente una grande simpatia. Dopo questo l'ho rivisto tre anni fa in quell'albergo, e poi lì, il giorno in cui mi aveva trovato lui mezzo stordito dalle pillole e dall'affanno mente ti stavo aspettando. Naruto protese il busto per avvicinarsi a me, i suoi occhi turchesi ancora piantati nei miei, allungò una mano con la quale prima mi mise i capelli dietro l'orecchio poi la fece scivolare per afferrami piano la spalla. Quella mano scese ancora per cingermi la vita non sapevo cosa fare, forse mi sono irrigidito anche se il mio viso, rimase impassibile.
Il viso di Kisame fissò Itachi incupito, non mai saputo di questo episodio era stato lui assenti in quel momento.
“Kisame, non hai motivo di essere contrariato, la fiducia che mi hai sempre accordato non è stata mai tradita, sei sempre il solito impetuoso, permettimi almeno di terminare il mio racconto”
"Capisco benissimo, Itachi, ma so che puoi comprendere la mia reazione, io sono mai riuscito a rimanere imperturbabile come te, pur a volte ammirandoti per questo."
Il volto dell'uomo squalo si rasserenò sotto le carezze che il compagno gli stava lasciando sui capelli.
Itachi proseguì, la sua voce sembrava toccare direttamente l'anima di Kisame come se fosse stata fatta di corde di violino : “Naruto è un caro ragazzo, cerca sempre di essere positivo e di avere una buona parola per tutti dimenticandosi anche di se stesso, in qualche caso; il bene che vuole a Sasuke è intenso e sincero, non avrei potuto affidare mio fratello in mani migliori, è abile, forse anche più di me, ma è ancora troppo ingenuo e impulsivo. Se ora sto decidendo di non nasconderti più niente, è perché a te ci ho sempre tenuto, permettimi di finire e lo capirai da solo.”
Ero convinto che la mia espressione irremovibile sarebbe stato sufficiente a farlo desistere, ma mi sbagliavo, il suo abbraccio divenne ancora stretto mentre mi rassicurava che non la minima intenzione di catturare, la sua squadra avrebbe trovato Sasuke senza problemi anche escludendo di servirsi di mi vieni esca, non era necessario. Mi disse che ero bellissimo e che mi aveva sempre ammirato, tutte cose che, naturalmente, non avrebbe mai potuto confessare a Sasuke. Era certo che il mio talento e la mia intelligenza erano state sempre superiori a quelle di mio fratello e che non gli interessavano le accuse mosse contro di me, la sua stima nei miei confronti non era mai stata per niente scalfita, anzi, mi riteneva un validissimo stratega per essere riuscito a cavarmela in tutti quegli anni. Confessa, addirittura, che Konoha avrebbe risolto ogni suo problema se io fossi stato l'Hokage. Non mi mossi, non pronunciai una parola, forse anche per riconoscenza del fatto che mi stava tenendo lontano dalla sua squadra. Mi tirava verso di lui con il braccio che mi aveva passato dietro alla schiena mentre si sedeva sulle mie gambe stringendomi forte con le sue. Ammise di aver trascorso infinite nontate insonni pensando a me esi chiedendo se io stessi bene, non aveva mai potuto sfogare questi suoi dubbi con nessuno, ovviamente, e la cosa lo aveva logorato. Attivai immediatamente il mio Sharingan, per il momento si trattava solo di un monito, in realtà provavo comprensione e tenerezza per lui in seguito a ciò che mi stava dicendo, non ero avvezzo ad avere così tanti pensieri da parte degli altri e finivano per lasciarmi sempre stupito e spiazzato. Non fu per niente intimorito dai miei occhi, d'altronde anche lui era una forza portante. Mi stringeva così forte da farmi male, io intuivo che comunque si stava trattenendo, affermò che non aveva mai dimenticato il mio viso in tutti quegli anni. Ormai i nostri corpi aderivano sentivo la sua erezione premermi sugli addominali da i sotto pantaloni della sua divisa arancione, le sue labbra sfiorarono appena le mie, il sole faceva brillare l'oro dei suoi capelli come se indossare luce propria, i miei occhi salirono al livello superiore gli mostrai la stella a tre punte dello Sharingan Ipnotico per fargli comprendere una volta per tutte che non volevo. Con il respiro accelerato, mi pregò di non fare mosse avventate dal momento che aveva notato come le mie pupille iniziassero ad essere offuscate mentre mi baciava il collo. Decisamente dovevami voler bene per dirmi una frase del genere, e così che lo faceva da quando era ancora un bambino, ma ormai io avevo deciso a chi apparteneva il mio cuore. Iniziava ad essere troppo, quando mi guardava di nuovo negli occhi vidi l'argento dei tuoi sovrapporsi a quel turchese, lo offuscò annullandolo completamente, eri tu che riempivi il mio cuore e questo tutto non lasciava spazio a nessun altro, nemmeno uno di dimensioni infinitesimali . Mi liberai dalla sua stretta con uno spintone che lo fece ribaltare all'indietro atterrando goffamente di sedere, mentre io mi alzavo in piedi di scatto. Si massaggiò socchiudendo un occhio e sfoderando un sorriso asimmetrico a metà tra il sorpreso e il furbetto, sembrava come la stesse un po' aspettando una reazione del genere e che, assurdamente, gli avesse fatto piacere. Si rimise in piedi avvicinandosi di nuovo a me, il suo viso era sereno, mi prese delicatamente le mani. Feci un passo indietro s gusciando dalla sua stretta e chiedendogli per quale motivo ci tenesse tanto a Sasuke, magari questo lo avrebbe distolto dalle sue intenzioni. Il suo viso si fece serio mentre mi rispondeva che lui, a differenza mia, lo considerato sempre un fratello. Non poteva capitarmi opportunità migliore di quella. Sarebbe venuta a galla la verità per cui io avevo sterminato il mio intero clan, avevo già previsto che quando l'ira e la sete di vendetta di Sasuke potrebbe esplodere contro Konoha per vendicare me. Una eventualità molto probabile essendo lui ancora molto ingenuo e influenzabile, io sarei già stato morto per quell' epoca per cui non avrei potuto fermarlo e Naruto sicuramente non usare mezzi estremi nei suoi confronti, anche in caso di necessità, ecco perché mi venne fulminea un'idea, non potrei certo accettare che il sacrificio della mia intera vita potrebbe arrivare a vano. Decisi di donare parte del mio potere a Naruto, impiantai dentro lui l'occhio che mi aveva affidato Shisui, pronto ad intervenire in caso di necessità. L'operazione richiese meno di una frazione di secondo per questo il biondo non se ne accorse nemmeno. La sua espressione cambiò, i tratti del suo viso roseo si distesero in un sorriso comprensivo. Venne verso di me questa volta con calma, mi placai facendo tornare neri i miei occhi. Era così sereno che pareva brillare di luce propria. Mi strinse in un abbraccio gentile dicendomi che percepiva il mio dolore e le mie difficoltà fisiche e che l'affetto che provava per me gli avrebbe impedito di procurarmi sofferenza ulteriormente, mi avrebbe lasciato andare commerciondo la sua squadra, aveva probabilmente intuito che stavo morendo. Non gli importava se io non avevo voluto, lui avrebbe continuato a volermi bene rispettando le mie decisioni. Mi baciò sulla fronte prima di tornare da dove era venuto sorridendo. Anche in quell'occasione non fui capace di trovare le parole giuste da dire. lui avrebbe continuato a volermi bene rispettando le mie decisioni. Mi baciò sulla fronte prima di tornare da dove era venuto sorridendo. Anche in quell'occasione non fui capace di trovare le parole giuste da dire. lui avrebbe continuato a volermi bene rispettando le mie decisioni. Mi baciò sulla fronte prima di tornare da dove era venuto sorridendo. Anche in quell'occasione non fui capace di trovare le parole giuste da dire.
Mi misi a guardare il mare lasciando che i miei occhi si riempissero dei suoi riflessi quando ti sentii tornare. Mi voltai per abbracciarti ma il fatto che tu avessi Roshi appeso a Samehada come un sacco di patate mi fece desistere. Invece di ringraziarti per aver portato a termine il lavoro, seppierarti per aver catturato solo rimprover morto che vivo e per fatto che di sicuro avevi dato troppo spettacolo attirando eccessivamente l'attenzione. Mi rispondesti che farlo da solo non era stato facile e questo mi fece sentire immediatamente in colpa. Nonostante tu fossi esausto per il recente combattimento, mi hai subito proposto dopo che, se io avessi voluto, tu avresti potuto svolgere volentieri altri lavori senza di me. Lo facevi per non farmi stancare, ti profondevi in mille premure nei confronti del tuo partner malato, e io non sapevo fare altro che critici, se ci fosse stato un altro al tuo posto mi sarebbe di sicuro abbandonato con qualche parte, o protestato Pain, se non addirittura ucciso per togliersi l'impiccio di torno. Stavolta avevo davvero sbagliato con te, l'ordine di Pain che giunse subito dopo di sigillare immediatamente Son Goku, salvò in extremis i miei occhi dalle lacrime.
Chapter 5: Cosa è la verità? Qualcosa che fa male
Chapter Text
Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell′inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero
Dopo pochi giorni che era iniziata l'estrazione del Demone Tasso da Gaara, due squadre ci stavano già alle costole per trovarlo e liberarlo oltre a quella di Sasuke da cui Pain ci aveva già messo in guardia. Tu fosti scelto per fermare la squadra formata da Naruto, Sakura, Kakashi e la vecchia Chiyo, la nonna di Sasori. Ancora quel biondino e di nuovo tu e lui. Stavolta io non potevo essere presente dal momento che il mio compito sarebbe stato quello di fermare la squadra di Gai, Rock Lee, Tenten e Neji. Non mi sentivo per niente tranquillo, ricordavo perfettamente come ti guardava estasiato Naruto quando avevamo cercato di catturarlo la prima volta. Erano trascorsi più di tre anni da allora e sicuramente era cresciuto, chissà come si era fatto bello adesso, a volte mi balenava il dubbio che il mio aspetto da mezzo squalo per te non fosse molto attraente, non lo era per molti, in effetti. Tu eri splendido, sicuramente molto più di Naruto per cui non mi meravigliavo affatto se avevi catturato la sua attenzione. Anche se eri di poche parole avevi dimostrato di tenerci a me, i tuoi occhi, le tue carezze e baci gridavano tutto quello che ti trattenevi dal dire. Sapevo che il dolore che dilaniava la tua anima e che aveva causato il tuo decadimento fisico ti schiacciava talmente tanto da toglierti la voglia di esprimerti e di sorridere. Continuavo a ripetere a me stesso che Naruto non rappresentava affatto un problema dal momento che godevi della mia piena fiducia, ma quel piccolo chiodo insistente nel profondo della mia mente continuava a darmi il tormento. A questo si aggiungeva il fatto che quelli avevano intenzione di catturarti per usarti da esca per Sasuke, mi hai ripetuto fino allo sfinimento che per te sarebbe bastato un battito di ciglia per fermarli ricordandomi come Kakashi fosse finito all'ospedale per un mese intero dopo essere caduto in una tua illusione della durata di appena tre minuti. Mi faceva venire da piangere questo tuo abusare degli occhi speciali, il motivo era palese, non ti importava di abbassare ogni volta di più la tua vista dal momento che già eri rassegnato alla tua fine. Il tuo viso pallido rimaneva impassibile spiegandomi tutto questo, mentre io non potevo fare a meno di sentire le lacrime riempirmi gli occhi ogni volta, vedevo la tua immagine sdoppiarsi mentre tu parlavi come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo. Sicuramente stavi cercando di essere forte anche per me, per permettermi di volare, ti sacrificavi sempre per tutti senza cercare clamore, complimenti e ringraziamenti, ti accontentavi di vedere gli altri usufruire del tuo aiuto rimanendo in silenzio nell'ombra. Mi sentii di escogitare qualcosa per darti una mano, negli ultimi tempi riuscivi a mandare giù soltanto pochi bocconi per volta ed era diventato un problema persino farti bere, ti proposi di affrontare questi due combattimenti inviando delle nostre copie, come ci aveva spiegato Pain, esse sarebbero state plasmate dai corpi di altre persone le quali avrebbero perso la vita al termine della battaglia. La tua preoccupazione a questo punto fu solo quella di sapere se avresti potuto utilizzare tutte le tue tecniche originali, ti rassicurai positivamente anche se avrebbero avuto leggermente meno potenza, lo stesso sarebbe valso per me, naturalmente. Non sai come fui felice di sentirti accettare la mia proposta, è vero che questo sistema avrebbe prosciugato ulteriormente le tue forze ormai scarse, ma almeno avrebbe impedito la tua cattura o la tua morte. E il tuo eventuale cedere a Naruto. Sapevo di stare illudendo me stesso e che a breve mi avresti lasciato comunque, ma io cercavo di farti vivere il più possibile per averti con me, mi sarei prosciugato il sangue pur di prolungare la tua esistenza anche di una sola ora. Avevamo deciso di posizionarci su una collina impervia e sassosa affinché nessuno ci disturbasse, i nostri corpi reali sarebbero caduti in una sorta di trance durante la quale avrebbero potuto essere in balia di chiunque. Mentre eravamo in cammino per raggiungere questo posto ideale si verificò un'altra delle stranezze atmosferiche che avevano caratterizzato il tempo negli ultimi mesi, si era trattato più che altro di piogge intense e temporali fuori stagione erano comunque brevissimi e dopo spuntava sempre il sole mentre scomparivano totalmente tutte le nuvole. Ma quella di quel giorno ebbe il potere di batterle proprio tutte, il cielo divenne improvvisamente così rosso che sembrava bruciare, questo colore si rifletteva anche sulla terra in modo inquietante. L'aria era immobile e silenziosa, sembrava di essere piombati in un'altra dimensione, era stupido ma tutto questo mi infondeva decisamente un brutto presentimento. Ti trovavi pochi passi dietro di me mentre marciavamo, ti fermasti di colpo come se qualcuno ti avesse sparato un proiettile alle spalle, mi girai a guardarti vedendoti impallidire mentre osservavi quel cielo stranissimo. Il domandarti come ti sentivi e se c'era qualche problema mi uscì quasi automaticamente dalla bocca, mi rispondesti di non preoccuparmi. Feci finta di voltarmi nuovamente in avanti per riprendere il tragitto ma naturalmente non avevo smesso di osservarti, ti scorsi piegarti un poco in avanti stringendoti con la mano destra in davanti del mantello in corrispondenza del petto, immediatamente dopo ritraesti le mani dentro le maniche per armeggiare di nascosto sotto la cappa e portarti la destra alle labbra. Forse avevo preteso troppo da te chiedendoti di farmi volare con il tuo amore, avrei dovuto semplicemente permetterti di scivolare via in pace e silenzioso come sempre, ma non mi era stato possibile, sono sempre stato una persona sincera e focosa, i sentimenti che nutrivo nei tuoi confronti erano veramente troppo grandi e intensi per riuscire a nasconderli. Ci arrampicammo più in alto possibile su quella collina rocciosa sedendoci poi sulla dura pietra mente quello strano fenomeno atmosferico stava cessando facendo tornare il cielo del suo colore naturale, ti augurai buona fortuna dandoti un bacio e attesi che tu chiudessi gli occhi, ormai diventati rossi. Anche nel caso che tu fossi stato sconfitto da Naruto e la sua squadra saresti comunque tornato da me, il tuo corpo reale era lì raggomitolato con le spalle curve sotto il peso del dolore, attaccai la mia schiena alla tua come a volerti proteggere da tutte le sciagure del mondo, chiusi anche io gli occhi per prepararmi a combattere.
Nonostante la mia mole riuscivo a muovermi così velocemente da risultare quasi inquietante ad un osservatore esterno, proprio come un vero squalo che sfreccia dentro il mare, in alcune circostanze ero stato costretto a compiere una specie di piroetta nel momento in cui mi fermavo per attutire l'impatto. Samehada fendeva il terreno alla stregua di una gigantesca pinna aprendomi la strada, non vedevo l'ora di dare una bella lezione a quel Gai, mi chiedevo sempre se si fosse ricordato di me. Speravo di risolvere la faccenda nel modo più veloce possibile unicamente per tornare da te, anche se nel caso tu non avessi ancora finito con Naruto e la sua squadra avrei vegliato comunque sul tuo corpo. Eccolo là, Gai, con quel viso dagli zigomi sporgenti, la pelle abbronzata e quel taglio di capelli improponibile copiato alla perfezione da suo allievo Rock Lee per non si sa quale incomprensibile motivo. Ero fiducioso sulle sorti della battaglia, avevo più forza io di tutti loro messi insieme, senza contare l'aiuto di Samehada, ma il mio cuore era pesante. Non potevo certo far trasparire la mia preoccupazione per te davanti ai miei avversari, per questo caddi nel solito circolo vizioso di far andare la lingua un po' a sproposito. Canzonai Gai il quale per l'ennesima volta mi dimostrava di non ricordarsi di me dicendogli che decisamente aveva qualcosa di non funzionante nel cervello, gli sguardi esterrefatti del resto della squadra mi fecero cedere ad una risata beffeggiatrice. Se solo avessero saputo che il mio atteggiamento nascondeva in realtà angoscia e tristezza! Lanciai in aria Samehada come distrazione, essendo sicuro che la mia spadona sarebbe tornata da me di sua spontanea volontà, intanto scagliavo contro di loro la mia Onda Esplosiva emettendo dalla mia bocca un intero lago. Mentre i miei avversari saltavano per evitare di essere investiti dalla grande massa d'acqua che avevo rigurgitato e che io sfruttavo come forza propulsiva per scivolarci sopra e aumentare notevolmente la mia velocità, creai tre miei cloni d'acqua, tutti dotati di una Samehada personale, capaci di parare ogni loro misero attacco con le loro spade, persino gli esplosivi lanciati da Tenten venivano frantumati dalle squame della mia fedele arma con il dono della vita. Mi ispirava ilarità il fatto che Rock Lee non sapesse usare altro che arti marziali, mi ci divertii un po' prima di imprigionare lui, Tenten e Neji in tre Prigioni Acquatiche controllate dai miei cloni per concentrami completamente su Gai. Non potevo tirarla tanto per le lunghe, il pensiero di averti momentaneamente lasciato in disparte e di non poter agire se tu fossi stato in pericolo o il tuo cuore malandato ti avesse giocato qualche tranello iniziava a rendermi nervoso. Non potei credere ai miei occhi quando Gai ebbe tanto ardore di togliermi di mano Samehada per impugnarla lui stesso, le ordinai immediatamente di lacerargli le mani con le lame bianche della sua impugnatura e di tornare subito da me. Cercava di colpirmi disperatamente mentre gli altri soffocavano all'interno delle bolle d'acqua, dato che era molto restio a comprendere che la mia velocità era molto superiore di conseguenza non avrebbe mai avuto speranze, gli scagliai addosso uno dei miei Squali Proiettili seguito subito dopo da un fendente di Samehada e dai Cinque Squali Famelici i quali scaturivano direttamente dalle mie dita, ero intenzionato a non concedergli nessuna tregua. Quando ormai ero convinto di avere in pugno la situazione successe qualcosa di inaspettato, Neji riuscì a liberare se stesso e gli altri dalla Prigione Acquatica distruggendo i miei cloni mentre Gai, aprendo la sua Porta del Dolore, mi tempestava di pugni infuocati trasformandomi in una specie di meteorite ardente che precipitò schiantandosi a terra. Ero caduto nell'errore che tu mi avevi spesso rimproverato: li avevo sottovalutati. Ero stato sconfitto, ma grazie al fatto di aver utilizzato una copia, avevo evitato di perdere la vita. Aprii gli occhi risvegliandomi accanto a te, tu arrivasti qualche secondo più tardi, sconfitto da Naruto. Avevamo fallito, avrebbero di sicuro salvato Gaara compromettendo il sigillo del Demone Tasso ma non mi interessava, l'importante era che fossimo entrambi salvi per poter stare ancora insieme. Era la prima volta che mettevo i miei sentimenti davanti a tutto il resto, avevamo ormai poco tempo da trascorrere insieme e questo avrebbe avuto la precedenza su tutto, avevi avuto il potere di cambiare profondamente la mia vita e il mio modo di pensare facendomi stupire continuamente di me stesso. Avremmo volato insieme, il poco tempo che avevamo a disposizione avrebbe ripagato tutta la mia vita di solitudine. Avrei potuto chiederti cosa era successo tra te e Naruto, tempestarti di domande, tuttavia non avvertii minimamente il bisogno di farlo, sapevo che ormai il tuo cuore apparteneva a me, non lo avevi detto con le parole ma lo capivo da tante piccole cose, non valeva la pena di sprecare il poco tempo che ci rimaneva con delle discussioni inutili. Mi girai a guardarti, mi davi ancora le spalle, il fatto che tu fossi seduto concedeva alle forme del tuo corpo di affiorare un poco dal mantello, il mio sguardo indugiava sul tuo sedere adagiato sulla roccia, la mia erezione si svegliò all'istante mentre tu mi dicevi di sentirti prosciugato di forze. Ti spiegai che questa era la conseguenza della tecnica che avevamo usato sforzandomi di apparire più tranquillo possibile, ma in fondo entrambi sapevamo che non era questo il vero motivo. Ti girasti appoggiando il tuo fianco destro contro il mio, posandomi la testa sulla spalla mi pregasti di ascoltarti perché avevi da dirmi una cosa molto importante. Aveva a che fare con lo strano fenomeno del cielo rosso che avevamo visto prima di andare a combattere, sentii il mio stomaco colmarsi di angoscia, il terribile presentimento che avevo avuto si stava rivelando fondato, dunque. Ti lasciai parlare nonostante sentissi i miei muscoli iniziare a tremare, non mi interessava se tu te ne fossi accorto prendendomi per un fifone, il timore era unicamente per te, non volevo che qualcosa ti strappasse da me prima del previsto, sapevo che non si sarebbe trattato di una notizia positiva, ti avevo scorto avere una fitta al petto e ingoiare le tue pillole immediatamente dopo. Mi spiegasti che Sasuke ti aveva rintracciato vedendoti attraverso gli occhi di un falco e che lo scontro sarebbe stato inevitabile. Sentii il cuore sprofondarmi sotto terra, credo di avere iniziato ad ansimare mentre ti afferravo il busto scostandomi da me per costringerti a guardarmi negli occhi, facendolo ti diedi uno scossone forse anche un po' troppo brusco d'altro canto non riuscivo più a controllare bene le mani, avevo la sensazione che il sangue le avesse abbandonate. Fissai il tuo viso pallido pregandoti di non andare, non avresti potuto affrontare un combattimento del genere nello stato in cui eri, non ne saresti uscito vivo, avevo la bocca secca, credetti di stare per morire di crepacuore. Hai avvertito tutto questo, mi accarezzasti i capelli con un' espressione dolcissima spiegandomi che questo sarebbe stato l'unico modo di riscattare il futuro di tuo fratello per permettergli una vita dignitosa tanto tu saresti morto in ogni caso. Le lacrime presero a scendermi sulle guance come non era mai successo nella mia vita, le sentivo inarrestabili come fiumi in piena, mi gocciolavano dal mento tremante come un rubinetto guasto, il muco mi colava in modo indecente, ma non me ne importava niente mentre ti dicevo tra i singhiozzi che non eri costretto ad andare e che, se fossi rimasto con me, la tua vita sarebbe durata un po' di più; mi sarei preso cura di te e forse... saresti anche potuto guarire. Hai sorriso, sembravi un angelo, hai confessato che ti stavi imbottendo di medicine per allungarti la vita già da diversi anni e che, se non lo avessi fatto, probabilmente non ci saremmo neanche conosciuti, il tuo scopo era sempre stato quello di arrivare a quell'appuntamento e in troppe occasioni avevi temuto di non farcela, per quello ti eri ritirato davanti a nostri avversari e avevi accettato che io facessi i lavori più duri senza di te. Ti ho stretto in un abbraccio cercando di fare piano con le mie manone che hai accarezzato tante volte dicendomi che erano così grandi da ispirarti tenerezza, mi hai baciato sulle guance bagnate, poi il tuo corpo iniziò a sussultarmi tra le braccia squassato da una tosse inarrestabile. Ti sei premuto la mano destra sulle labbra, notai stupidamente e accecato dalla sofferenza, che il sangue che rigurgitasti aveva lo stesso colore del tuo anello vermiglio, si insinuava tra le tue dita eleganti per colati lungo il braccio. Strappai ancora un lembo della mia cintura per pulirti, la tosse si era calmata ma respiravi a fatica. Mentre frizionavo le tue labbra carnose ma piccole, ti offrii il mio aiuto nel combattimento, rifiutasti spiegandomi gentilmente che si trattava di una faccenda tra te e Sasuke, se ci tenevo a darti una mano avrei potuto fermare i membri della sua squadra in modo da lasciarvi da soli. Non avevo idea dove avrei racimolato la forza di rimanere fermo lì mentre tu andavi incontro alla tua morte, forse sarei dovuto arrivare ad uccidermi per impedirmi di intervenire, mi chiesi per un attimo se Samehada avesse potuto accettare di porre fine alla mia vita. Io piangevo ma tu avevi gli occhi pieni di sole, forse eri sereno per aver raggiunto almeno questo traguardo nella tua vita. Le tue mani iniziarono a sbottonarmi il mantello con il loro tocco lieve che aveva sempre il potere di farmi impazzire, hai messo a nudo il mio busto accarezzando piano la mia pelle levigata che ti piaceva tanto. Ancora ero scosso da dei piccoli singhiozzi mentre la mia erezione tornava alla carica. Con il dorso delle mani mi hai asciugato le ultime lacrime, ti sei sfilato anche tu il tuo mantello prima di iniziare a baciarmi accomodandoti seduto sul mio grembo. Le mie mani sono scese lungo il tuo busto intercettando la tua cintura bianca sulla tua vita per slacciarla all'istante, anche quella dannata divisa ti vestiva tre volte, ero stufo di vedere il tuo corpo meraviglioso continuamente nascosto sotto indumenti troppo larghi, così ti sfilai immediatamente la maglietta. Ti ho alzato per sistemati meglio sopra le mie gambe afferrandoti dalla vita, il tuo costato ormai sporgente mi fece tenerezza, in quel periodo i tuoi capelli erano veramente lunghi, d'altronde non li avevi mai tagliati da quando ti avevo conosciuto, li sentivo solleticarmi le braccia mentre ti stringevo, non avevano risentito dei tuoi malanni rimanendo sempre sani e lucenti. Aspiravo il profumo della tua pelle direttamente da dietro la tua mandibola. Mi sbottonasti i pantaloni senza smettere di disseminarmi di baci le labbra e il collo, ho alzato un secondo il sedere dalla pietra per permetterti di sfilarmeli, il mio pene balzò fuori come una molla già teso allo spasimo. Ti spogliai completamente, continuando a seguire la curva della tua vita con le mani e palpando le tue natiche sode, la loro forma mi faceva impazzire, nessuno al mondo le aveva come te. Il tuo sesso eccitato si posò sul mio ventre d'acciaio mentre assumevi una delle tue pose provocanti con la schiena inarcata pur di strofinarmelo addosso. Ti sorrisi, nonostante tutto ero felice di volare forse per l'ultima volta, speravo solo che il tuo amore potesse superare la tua fine per permettermi di librarmi come una nuvola soltanto grazie al suo ricordo. Mentre circondavi la mia vita possente con le tue braccia candide, ti sei sollevato un istante per sederti sul mio sesso, scivolai dentro di te facendomi perdere nel tuo calore, la mia testa ondeggiò in preda al piacere assoluto. Stavi seduto sulle mie gambe mantenendomi dentro di te riuscendo a muovere solo il bacino avvinghiato gambe e braccia il mio busto, gli occhi neri lucidi di piacere fissi nei miei, i tuoi capelli si sollevavo dal tuo viso al ritmo del tuo respiro accelerato. Ti passai una mano intorno alla vita e una sotto il sedere, il tuo movimento stesso mi faceva perdere il senno. Le tue labbra leggermente aperte avevano ancora delle piccole crosticine rosse agli angoli, la patina grigia che ti offuscava le pupille appariva di tanto in tanto sotto l'ombra delle tue lunghe ciglia. Ti sollevai un poco per farti capire che io sarei stato forte per te fino all'ultimo, il tuo sedere premeva sulla mia mano mentre continuavi il tuo movimento flessuoso ma non le permisi di cedere, sentivo il tuo sesso pulsarmi sulla pelle sensibile e accaldata, eccoti mentre il tuo petto era scosso dagli ansiti roventi della passione, i tuoi sussulti di trasmisero anche al tuo interno solleticando il mio sesso e facendomi esplodere, un orgasmo infinito, credo che sia stato il più bello di tutta la mia vita. Siamo rimasti immobili e abbracciati in quella posizione non so per quanto tempo, anche molto dopo che i nostri respiri sono tornati regolari, non volevo lasciarti andare, volevo afferrare la tua stessa vita per tenerla con me e per non permetterle di abbandonare il tuo corpo. Le tue labbra si sono posate in un lieve bacio sulla mia spalla mentre mi dicevi di amarmi, anche quello fu uno dei miei giorni più belli.
Chapter 6: Tutte le fiamme prima o poi si spengono, l'acqua dura per sempre
Chapter Text
E amore mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
Ci volle circa un mese prima che Sasuke riuscisse effettivamente a trovarmi dopo avermi visto tramite il falco, gli dissi di venirmi a sfidare in quello che era stato il covo segreto degli Uchiha, ora finalmente aveva i miei stessi occhi e il momento era giunto, proprio come avevo previsto. Avevo scelto quel posto perché non potevo tollerare alcun intervento o intrusione da parte di terze persone, nemmeno la tua. Lasciando stare che si trattava di una questione unicamente tra me e lui, il fatto che avessi indotto il mio fratello minore ad odiarmi di proposito mi faceva sentire ancora più un mostro a parte tutto quello che già c'era di abominevole nel mio passato. Dovevo ammettere che ero finito col distruggere la sua infanzia e parte della sua giovinezza, e il giustificarmi di continuo dentro di me ripetendomi che non avrei potuto agire diversamente, non serviva a farmi sentire meno disonorevole. In verità temevo che il mio cuore potesse cedere ancora prima di iniziare il combattimento vero e proprio, solo leggendo tutto il male che gli avevo inflitto sul suo viso, in quel caso potevo solo sperare che, complice l'assenza di testimoni, si sarebbe comunque diffusa la notizia che ad uccidere il traditore era stato lui da solo con le sue mani, diventando così un eroe. A dire la verità quello che ha rischiato più di tutti di farmi esplodere il cuore prima del tempo sei stato tu. Hai pianto ininterrottamente tutti i due giorni precedenti alla mia battaglia, non facevi altro che tenermi sulle tue ginocchia stringendomi in abbracci che potevano durare anche per delle intere ore, le tue lacrime mi bagnavano la divisa, mi baciavi con quel viso umido, è stato uno strazio non sapevo più come consolarti. Ti lasciavo fare, hai goduto sempre di tutta la mia comprensione, anche se spesso non te lo davo a vedere, ti lasciavo sfogare la tua sofferenza, ne avevi il diritto. Veniva da piangere anche a me, in fin dei conti era a causa mia se ora tu stavi così male, mi avevi conosciuto per puro caso, e per mia debolezza ti avevo permesso di affezionarti a colui che ti avrebbe fatto tanto soffrire. Mi sentivo tremendamente in colpa, finivo sempre per rovinare la vita di chiunque venisse in contatto con me, tuttavia tenevo per me questo strazio, tu avevi già il tuo e tanto bastava, non permisi a nessuna lacrima di scendere dai miei occhi. Singhiozzavi dicendo che all'acqua per volare non basta il ricordo della sua fiamma, ma debba averla sempre vicina. Cercai di risponderti che a te ormai non serviva più nessun aiuto e che avevo piena fiducia in te poiché, ora che avevi imparato a volare, potevi farlo anche senza di me o con quella piccola parte del mio cuore che sarebbe rimasto dentro al tuo per tutta la vita, tutto ciò che dovevi fare era unicamente avere fiducia in te stesso; te lo dicevo sorridendo e accarezzandoti il viso, mi stavo impegnando per essere forte ancora una volta come avevo sempre saputo fare io, tenendo tutta la negatività, l'angoscia e i dolore legati a doppia mandata in fondo al mio stomaco affinché tu non li scorgessi scaturire dal mio sguardo. Forse non te ne eri accordo ma nell'ultimo mese, dal giorno in cui il cielo si era colorato di rosso, eri visibilmente dimagrito, le tue guance si erano fatte scavate, sebbene tu fossi muscoloso per tua natura, le costole avevano iniziato ad affiorare sul tuo torace, ma la cosa che mi faceva più male di tutte, era stato capire che l'argento dei tuoi occhi si era un po' spento. Provavo in tutti i modi a tirarti su il morale, per la prima volta in vita mia, mi sono sforzato di parlare e sorridere il più possibile, come vedi, anche tu mi avevi cambiato. Mi consolavo pensando che tra poche ore nessuno avrebbe più sofferto a causa mia, il tempo sarebbe finito con il placare il tuo dolore mentre la voglia di volare ti sarebbe rimasta per sempre. Avevo deciso di non rendere la separazione ancora più dolorosa del dovuto per cui, la mattina dello scontro, alle prime luci dell'alba, mentre tu stavi ancora immerso in quel sonno che eri riuscito a conquistare con tanta fatica, piangendo e cullandomi ancora, decisi di alzarmi, indossare il mantello che tu avevi sempre detestato tanto su di me, e avviarmi in silenzio verso il luogo dello scontro. Era stato già detto tutto, pronunciare altre parole strazianti non avrebbe cambiato le cose. Potevo fare a meno del tuo intervento per bloccare la squadra di Sasuke che si sarebbe presentata al completo, il risultato non sarebbe comunque cambiato. Stavo per imboccare un sentiero sterrato in mezzo agli alberi quando ti trovai in piedi dritto davanti a me, non ti nascondo che rimasi infinitamente sorpreso dalla tua velocità e da quando eri stato silenzioso, molto probabilmente non ti eri mai addormentato ma stavi solo fingendo mentre osservavi tutti i miei movimenti. Riuscii a non trasalire e a nascondere la mia sorpresa, arrestati semplicemente i miei passi con molta calma. Tu, invece apparivi agitato, mi hai dato dell'incosciente ricordandomi che stavo troppo male per affrontare una battaglia, hai concluso affermando che se non mi fossi fermato di mia spontanea volontà lo avresti fatto tu con la forza. Non mi sono mosso di una virgola, ho fatto un passo avanti per mostrarti la mia intenzione ad andare fino in fondo. Mi lanciasti contro i tuoi Squali Famelici come se io fossi stato il tuo peggior nemico, li ho disintegrati lanciando loro addosso una manciata di kunai esplosivi senza spostare il mio corpo, mi bastò un veloce movimento di polso, ma, dall'acqua che ricadde sopra di noi come una gigantesca fontana, ne presero vita molti di più. Non riuscivo a capire, preferivi forse uccidermi tu stesso piuttosto che lasciarmi combattere contro Sasuke? Oppure stavi sperando di essere proprio tu quello che ci avrebbe rimesso la vita? Io non avrei mai potuto ucciderti, nemmeno per errore o nel caso in cui me lo avessi chiesto tu per qualche validissima ragione. Mi stavi gridando che non avrei mai potuto evitare quel grappolo di squali d'acqua, almeno non nello stato in cui ero, invece lo feci, sparii dalla tua vista più veloce della luce lasciandoti interdetto. Scorgevo il tuo sguardo preoccupato mentre ti guardavi intorno disorientato cercandomi, sicuramente temevi di avermi colpito e di avermi fatto male. Lo stesso valeva per me, ecco perchè quando mi colpisti con Samehada, dopo che ero riapparso a poca distanza, incassai parandomi solo con un piccolo kunai, la tua spada era a pochi centimetri dalla mia faccia ma né tu né lei stavate facendo sul serio in quel momento. Hai riso dicendo che anche Samehada era felice per avere finalmente l'occasione di battersi con me, una curiosità che entrambi avevate sin dall'inizio. La tua arma liberò qualcuna delle sue squame viola dalle bende graffiandomi leggermente il viso, mi toccò appena, non uscì neanche sangue, ma tu l'hai ritirata immediatamente mentre io mi allontanavo volteggiando con una capriola. Era tutta una finta, non avevo mai visto un combattimento puramente dimostrativo come quello, forse stavi cercando di farmi perdere tempo per non farmi arrivare alla base degli Uchiha, magari si trattava di un disperato tentativo di prolungare la mia vita, fino a che fossimo rimasti lì a sfoderare le nostre mosse una dopo l'altra mi avresti visto ancora vivo. Sentii gli occhi diventare lucidi a questo pensiero ma non potevo permettetemelo, tu non avevi certo bisogno che io mi mettessi a piangere in quel momento. Ti guardavo sorpreso mentre ti prendevi una lunga pausa forse stupendoti del fatto che io, in quell'occasione, non fossi più inespressivo come d'abitudine. Passarono forse cinque secondi, un'infinità per due come noi, prima che tu ti decidessi a scagliarmi contro il tuo enorme Squalo Proiettile, riposi soffiandogli addosso la mia Palla di Fuoco Suprema provocando esattamente ciò che che avevo previsto: una nuvola di vapore gigante, la foschia ci avvolse immediatamente. Era vero che tu nella nebbia ti muovevi più agilmente essendo circondato da tuo elemento, ma allo stesso tempo il mio Sharingan non avrebbe riscontrato problemi sebbene la mia vista ormai fosse così precaria. O magari la mia intenzione era stata semplicemente quella di farti capire che dovevi deciderti a volare come era successo al tuo grande squalo d'acqua, una volta superata la paura del decollo, ti saresti reso conto di quanto avresti potuto ancora sentirti libero e felice. Ti prego, vola, fallo per me, non ha importanza quello che mi succederà, tutte le fiamme, prima o poi, sono destinate a spegnersi, come ha fatto la mia palla di fuoco incontrandosi con il tuo squalo, ma l'acqua dura per sempre, cambia forma, cambia stato, ma resta, è presente sulla terra già dalla sua nascita e nessuno la può distruggere. Con quella mossa avevo voluto spiegarti tutto questo, se lo avessi detto a parole sono certo che sarei caduto in ginocchio con la faccia tra le mani a singhiozzare. Ti arrivai alle spalle puntandoti il mio kunai alla gola, ma tu sciogliesti la copia acquatica con cui mi avevi anticipato puntando Samehada al mio di collo. Abbassammo le armi, le nostre mani ci caddero sconsolate lungo i fianchi, mentre i miei occhi tornavano neri.
Kisame strinse forte Itachi a se, gli baciò i capelli, non poteva fare a meno di godere del fatto che fossero sciolti: “Io lo avevo capito, sai mascalzone? I tuoi occhi hanno sempre gridato tutto quanto, anche in quel momento quando il loro bagliore aveva iniziato a spegnersi, non ho mai dubitato del tuo amore, nemmeno un istante, neanche quando facevi il duro, i tuoi sforzi per essere forte per me fino all'ultimo sono stati prova del tuo immenso altruismo che hai mantenuto fino alla fine, senza mai chiedere niente in cambio. Non vergognarti mai più di essere un eroe, lo sei stato anche per me.”
Itachi lo guardò sollevando il viso candido e sorridendo: “Io non mi sono mai vergognato di niente con te, sei stato l'unico capace di farmi stare veramente a mio agio e che non mi abbia mai giudicato o invidiato, non oso immaginare quanto tu abbia sofferto per la mia perdita, se sono stato distaccato era perché, erroneamente, credevo di farti patire un poco meno se tu non ti fossi affezionato tanto, ma è stato impossibile dal momento che io per primo ti ho sempre amato. Alla fine ho ceduto.”
A Kisame sorrise sinceramente rallegrato: “In quel combattimento nessuno dei due ha fatto sul serio, soprattutto tu, se avessi usato i tuoi occhi speciali mi avresti lasciato stramazzato in terra in un secondo a subirmi le torture più atroci, mentre tu, magari, ti allontanavi tranquillamente e fischiettando, io non sono mai riuscito ad evitare di guardarti negli occhi, sono così belli che sarebbe un crimine”
A Itachi venne da ridere, soprattutto ripensando all'immagine di se stesso che si allontanava fischiando: “Effettivamente sì, in quel caso ti saresti dovuto accontentare di guardarmi solo i piedi”
“Beh, anche loro sono belli, mi sarei sentito appagato comunque.”
Risero entrambi mentre Itachi scompigliava scherzosamente i capelli a spazzola del compagno.
Dopo aver sfoderato qualcuna delle nostre mosse migliori, le quali ci avevano tolto dagli impicci un sacco di volte, rimanemmo a guardarci negli occhi accaldati e ansimanti. Non so quanto sia trascorso, quello fu uno di quei casi in cui si perde completamente la cognizione del tempo. Fui riscosso dalla tua voce, ti stavi rammaricando di avermi prosciugato troppe energie togliendomi ogni speranza nel combattimento contro Sasuke. I tuoi occhi divennero di nuovo lucidi mentre mi chiedevi perdono per quella messinscena, lanciasti Samehada per terra mentre ti inginocchiavi con la testa tra le mani, esattamente l'immagine che mi si era formata nella testa relativamente a me stesso poco prima. Ti afferrai per le spalle facendoti alzare dolcemente, ti guidai le mani per fartele togliere da viso mentre ti asciugavo le lacrime. Qualunque parola sarebbe stata superflua in quel momento, ti sorridevo. Contrariamente a quanto si possa pensare ero davvero sereno, andare incontro alla propria morte, quando si è consapevoli della sua inevitabilità, la si vive come una sorta di liberazione. Era il tuo dolore in quel momento a farmi male. Ti presi a braccetto spiegandoti che il tuo unico errore, se poteva definirsi tale, era stato quello di legarti a uno come me. Ci incamminammo lentamente, sapevi esattamente dove eravamo diretti ma eri ancora con me, al mio fianco fino alla fine. Ti tenevo ancora a braccetto e ti guardavo, ti avevo voltato anche troppo le spalle ma ora volevo riempire i miei occhi offuscati di te. Tu iniziasti a parlare di cose apparentemente senza senso e scollegate tra loro, forse per allontanare da te la pesantezza di quell'ultimo giorno, ma era la nostra ultima occasione di stare insieme, avevo la certezza che era per questo che cercavi di essere più naturale possibile. Mi hai parlato della tua infanzia, mi raccontavi che per causa dei tuoi tratti da squalo eri stato vittima del bullismo dei tuoi compagni fino all'età di tredici anni. Anche all'epoca il tuo corpo era molto più grande e forte di quello degli altri, ma la tua infinita bontà e onestà ti avevano sempre impedito di prendertela con chi era più debole e piccolo di te. Semplicemente ignoravi chi ti offendeva, ecco perché, mi spiegasti quel giorno, i miei silenzi ti avevano sempre messo così tanto in crisi, eri terrorizzato dall'eventualità di avermi offeso in qualche modo. Scendesti per la prima volta nei dettagli del giorno più infelice della tua vita, quello in cui hai dovuto prendere la decisione di eliminare i tuoi compagni. In quella squadra era presente una ragazza, raccontavi, le piacevi e faceva di tutto per attirare la tua attenzione. Eri giovane allora, neanche vent'anni, il bullismo che avevi subito pochi anni prima ti condizionava ancora, per quello stavi distaccato dal resto del gruppo fino al punto che evitavi di mangiare pur di non unirti a loro, tu che quando hai fame diventi così ingestibile! Avevi il terrore di un rifiuto sia da parte della ragazza che da parte del resto della squadra. I tuoi racconti erano di una dolcezza e spontaneità disarmante, tanto che a tratti chiudevo persino gli occhi per gustarmeli meglio. Ti soffermasti a narrare anche piccoli particolari di noi, minuzie che sarebbero sfuggite all'attenzione della maggior parte delle persone, come il fatto che tu abbia sempre odiato lo smalto blu scuro che eri costretto a usare per Akatsuki, ma evitavi di dirmelo perché sapevi come io trovassi adorabile quel colore su di te, si intonava perfettamente alla tua pelle. Eri al corrente del fatto che la mia collana fosse un regalo di Sasuke, ma quel giorno mi confessasti che ti eri sempre chiesto per quale incomprensibile motivo mio fratello mi avesse regalato una cosa che assomigliava a tre bulloni, per il mio collo elegante tu avresti scelto qualcosa di più fine, mi hai addirittura domandato se Sasuke l'avesse costruita a mano usando i pezzi di un motore smontato. Mi facesti ridere talmente forte che fui costretto a fermarmi, mi hai guardato, il tuo viso sembrò illuminarsi, probabilmente quella è stata la prima volta che hai visto una reazione del genere su di me. Saltavi da un argomento all'altro senza farci quasi caso, felice che io non ti rimproverassi più di parlare troppo ma, al contrario, provavo un'immensa gioia ora sentirti riempire il mio silenzio. Mi raccontasti del tuo addestramento ricevuto da bambino quando avevano capito che eri portato per memorizzare e decodificare numeri e codici, ti formarono per diventare una spia senza che tu inizialmente ne fossi consapevole, sì, contrariamente a ciò che avevo sempre pensato io, potevi essere anche infinitamente paziente aspettando giornate intere. Tuttavia, tu avevi sempre odiato le spie per cui la tua carriera prese inevitabilmente un'altra strada, diventasti uno spadaccino, il più abile di tutti nel tuo villaggio nonostante tu non avessi ancora l'aiuto di Samehada, ritenevi di essere stato il miglior proprietario che lei avesse mai avuto. Ti ascoltavo con immenso piacere, la mia anima era pacata, guardavo intensamente il tuo viso assorbendone i più piccoli particolari per poterli portare con me, sentivo di non averne mai abbastanza. Giungemmo nei pressi del covo degli Uchiha senza rendercene nemmeno conto. Ci siamo ammutoliti di colpo attraversando quel quartiere deserto dagli edifici diroccati, ero stato io a renderlo tale. Le mani responsabili di questo iniziarono a tremare un poco pur senza allentare la stretta sul tuo braccio. Il viadotto che stavamo percorrendo, privato per anni della manutenzione, era crollato interrompendosi improvvisamente, ci arrestammo su quel ciglio compiendo l'ultimo passo all'unisono. Sotto di noi il verde assoluto, cime di alberi a perdita d'occhio, un mare smeraldo che riempì i nostri sguardi, il posto in cui ero diretto era là, sullo sfondo, semi sommerso dalla vegetazione. Un osservatore esterno avrebbe sicuramente pensato che ci stavamo godendo il panorama assaporando il vento che si insinuava tra i nostri capelli.
Chapter 7: A tra poco
Chapter Text
Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero
Parlavo per non pensare, per rendere speciali i nostri ultimi istanti insieme come niente lo era mai stato. Ancora che andavo a ruota libera come il giorno sul pontile, ma invece di dire la prima stupidaggine che poteva venirmi in mente questa volta avevo deciso di parlarti di me. Sapevo che parlare di te ti avrebbe creato imbarazzo o difficoltà. Collegare il cervello in modo logico avrebbe amplificato la mia sofferenza; lasciando, al contrario, fluire racconti di eventi all'apparenza sconclusionati, mi dava una strana sensazione di sollievo, come se fossi stato leggermente ubriaco. In realtà ero inebriato di te, del modo in cui mi ascoltavi, stavi in silenzio come al solito, è vero, ma il tuo viso era comprensivo e gentile, e poi non sai che gioia mi ha provocato la tua risata mentre riflettevo sulla tua collana, è stato il suono più atteso e dolce che io abbia mai sentito in vita mia. Eri calmo e irremovibile, e io mi chiedevo come diavolo ci riuscivi sapendo che stavi andando incontro alla tua fine. Ho scorto un minimo di cedimento da parte tua solo nell'istante in cui abbiamo attraversato quel quartiere deserto, poco prima della base, tremavi un poco e il pallore del tuo viso si era intensificato, avevo compreso benissimo il motivo, naturalmente. Mentre stavamo fermi sul ciglio di ciò che rimaneva di quel viadotto ti dissi che, dato che ero lì, se ancora lo desideravi potevo sempre intervenire per fermare la squadra di Sasuke facendo passare solo lui, per me e Samehada sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ti confesso che avevo intenzione di sbrigarmela velocemente per poi correre in tuo aiuto, sicuramente mi avresti rimproverato da matti per aver osato interferire nella tua faccenda personale più importante, ma avevo deciso di comportarmi come se avessi avuto la cera nelle orecchie, ero disposto anche a ricevere l'effetto del tuo Sharingan, ma non mi importava, avevo il dovere di provare a salvare l'amore della mia vita. Non ero certo di come sarebbe potuta finire, non avevo la minima intenzione di uccidere Sasuke, ma era ovvio che la tua vita avrebbe avuto la precedenza. Mi hai ringraziato per questa mia disponibilità, intuivi quanto mi costava, te lo stavo leggendo in faccia come sempre. Hai compreso, la mia difficoltà, i miei contasti, il mio dolore e il mio rispetto della tua decisione, per questo mi hai abbracciato cingendomi il collo con un trasporto che non ha mai avuto eguali per quello che ho visto nella mia vita, non solo da parte tua, ma anche da parte di tutte le persone che ho incontrato. Una cosa più unica che rara, mai accaduta in tutto l'universo. Hai chiuso gli occhi restando immobile attaccando la tua guancia alla mia, le tue labbra vellutate si posarono sul mio collo per poi rimanere lì ferme, il tuo respiro mi sfiorava la pelle, tranquillo, rassicurante, so che si trattava di un messaggio rivolto a me, con questo piccolo linguaggio non verbale mi stavi dicendo di non farmi prendere dall'impulsività, di lasciarti fare senza dovermi sentire in colpa dopo per non essere intervenuto, che era tutto a posto. Girai leggermente la testa per posarti la bocca sull'orecchio, il mio naso affondava nei tuoi capelli mentre ti lasciavo un piccolo bacio, profumavano di ambra, o di zucchero di canna, insomma, di qualcosa di dorato, pur essendo neri. Aprii il davanti del tuo mantello facendo lo stesso con il tuo subito dopo, feci aderire i nostri corpi mentre piegavo le ginocchia abbassandomi lentamente e scivolando contro di te. Non ti sei mosso mentre con le mani intercettavo il tuo sedere per rialzarmi con altrettanta calma sollevandoti in braccio, hai stretto le tue gambe con dolcezza intorno alla mia vita, la quale ultimamente si era fatta più magra, ma senza togliere le tue labbra dal punto del mio collo in cui le avevi posate. Sapevo che avevi notato la mia perdita di appetito nell'ultimo mese e che questo ti addolorava, durante alcune serate che avevamo dovuto passare all'aperto seduti davanti al fuoco, mi avevi imboccato tu stesso con un amore sconfinato cercando di parlarmi naturalmente, come se fosse tutto normale, io mandavo giù per farti felice ignorando il nodo di disperazione che avevo sempre nella gola. Ti tenni così non so per quanto, lasciando il mio naso a respirare nel profumo di oro dei tuoi capelli. Avere il tuo corpo tra le braccia mi metteva i brividi, non potevo farne a meno, forse il fatto che era l'ultima volta l'avrebbe resa ancora più bella. Mentre mi dirigevo all'interno di uno degli edifici diroccati che ci circondavano, non ti sei mosso, non hai spostato le labbra, non hai smesso di rassicurarmi con il tuo abbraccio e il tuo respiro calmo. Una volta all'interno di quella stanza grigia, spoglia e con le finestre invase dall'edera a fungere da tende, lasciai solo la mano destra sotto al tuo sedere mentre con la sinistra sfilavo i pantaloni della tua divisa, abbassai anche i miei qualche secondo più tardi. Ora il tuo respiro era accelerato, sentivo la tua erezione sullo stomaco, ti riafferrai le natiche, ora nude, con entrambe le mani godendo della loro forma. Ti avvinghiasti a me con forza, io ti penetrai senza pesarci un attimo, senza prepararti, quasi con la paura che tu potessi fuggire in qualsiasi istante, sarebbe stata l'ultima volta, l'ultimo contatto tra nostra pelle e lo sapevamo entrambi. Ti sfuggì un gemito, forse ti avevo fatto male, tremavo scivolando dentro di te, il tuo calore mi avvolgeva facendomi domandare se quella sarebbe stata l'ultima occasione in cui mi avrebbe consentito di volare. Spingevo con forza dentro la tua carne consapevole che non ci sarebbe stato un domani, non esisteva un futuro, ho grugnito forte. Il tuo respiro fremeva pur rimanendo delicato, ti strofinavi inizialmente con leggerezza contro di me, poi piano piano, il tuo movimento prese forza. Hai staccato il viso dal mio collo per guardarmi con quegli occhi languidi e lucidi, mentre muovevi freneticamente il bacino, sentivo guizzare i muscoli delle tue cosce sulla pelle. Non sembrava possibile che quel corpo tra poco non ci sarebbe stato più, il mondo sarebbe stato privato di quello sguardo, nessuno si sarebbe più meravigliato di fronte ai tuoi capelli, nessuna persona sulla faccia della terra avrebbe più avuto ben presente cosa sia l'amore incondizionato verso gli altri, gli eroi che annullano se stessi per fare del bene. Sì, perché tu non hai mai voluto far sapere niente di tutto questo rimanendo sempre nell'ombra, ti infastidiva il clamore, il troppo chiasso, nessuno avrebbe imparato da te. I nostri movimenti erano frenetici, quasi folli, fantasticavo scioccamente su cosa si sarebbe potuto vedere dall'esterno, dal momento che eravamo entrambi avvolti nei mantelli, immaginai solo una massa informe, scura e sussultante. Non ho mai saputo il motivo, ma questa immagine non propriamente graziosa, ebbe il potere di far salire la mia eccitazione alle stelle. Stringevo il tuo corpo flessuoso con forza come per trattenete la tua stessa vita, lasciasti andare di nuovo un lamento, forse ti stavo facendo male, sentivo colarmi qualche goccia calda sulle mani, ero stato brutale come mai in vita mia. Ti ho morso il collo, gocce di sangue hanno invaso la mia bocca, hai reclinato indietro la testa come per offrirmene ancora. Ti leccai la piccola ferita con la mia lingua morbida la quale aveva sempre avuto il potere di farti impazzire. Tesoro mio, resta, ho bisogno di te! Sì, ti gridai queste parole, sentii la mia voce come provenire da un estraneo, non commentasti questa frase, non ti provocò alterazioni. Hai inarcato la schiena, questa volta quasi urlando, liberandoti sulla mia pelle, sentivo il caldo scendere, Sasuke e la sua squadra mi avrebbero visto con i pantaloni macchiati, o forse potevo nascondere ancora tutto sotto il mantello, cosa importava? Non ho mai saputo resistere a queste tue posizioni, lo sai, prima ancora che le tue piccole pulsazioni sul mio corpo potessero calmarsi lasciai andare le mie, ancora sentii tutto sulle mie mani. Non contava assolutamente niente. Siamo rimasti ancora stretti, ansimanti e sudati, non volevo lasciarti andare, ti ho baciato, questa volta con dolcezza, dovevo memorizzare bene il sapore delle tua labbra dal momento che ne possedevano uno ben definito, lo avevo sentito spesso su chi ha i capelli scuri, ma il tuo era decisamente più marcato e intenso di tutti gli altri. Le tue mani mi accarezzavano i capelli, sono scese sulla nuca, la stretta delle tue gambe si allentava per dirmi che era arrivato il momento di lasciarti andare mentre il bacio sembrava voler continuare all'infinito. Il tuo respiro mi entrava nel naso, lo respiravo io a sua volta, era caldo e soffice. Volendo avrei potuto semplicemente stringerti un po' più forte per romperti tutte le ossa impedendoti di partire, bastava una gamba, sarebbe stato facilissimo per me farlo, le tue membra, in confronto alle mie, erano come grissini, e tu ora avevi abbassato il tuo autocontrollo, mi accordavi ancora il massimo della fiducia abbandonandoti nelle mie mani, non avresti fatto in tempo a mettere in atto nessuna reazione. Tuttavia ti lasciai scivolare a terra, mi hai guardato, quegli occhi gridavano un ringraziamento sconfinato, non sono state ancora inventate delle parole capaci di descriverlo, certamente avevi percepito tutto il tempo il mio desiderio di non lasciarti andare. Hai fatto un passo indietro staccandoti da me e richiudendo il tuo mantello, ti sei voltato uscendo dalla casa senza dire una parola. Rimasi paralizzato non ce l'ho fatta ad uscire per guardarti mentre andavi via, lo sguardo perso nel vuoto, immobile, con le mani lungo i fianchi, avevo l'impressione che il mio corpo fosse diventato sottile come un foglio di carta, non sentivo più l'aria entrarmi nei polmoni, molto probabilmente sarei svenuto se uno scalpiccio improvviso di piedi non mi avesse costretto a ridestarmi. Erano almeno quattro persone, correvano velocissimi della mia direzione, ma per me era uno scherzo esserlo più di loro. Arrivai come un fulmine bloccandoli, erano tutti infagottati in un orrendo mantello totalmente nero, austero, più brutto del nostro; la ragazza dai lunghi capelli rossi era visibilmente intimorita, non so se dal mio aspetto o dalla mia comparsa improvvisa, entrambi probabilmente. Il tipo con la faccia da schiaffi e i capelli candidi fece una smorfia infastidita affermando di conoscermi anche se io sul momento non avevo la più pallida idea di chi potesse essere. Erano anni che non vedevo Sasuke, l'ultima volta era stata quando lo hai massacrato di botte prima che Jiraiya ci costringesse alla fuga, se allora ti assomigliava adesso eravate pressoché identici, sussultai accorgendomi di questo, mi nascosi un po' dentro il mantello per non far notare la mia espressione ai pivelli che avevo davanti, avevo preso il tuo vizio! Dissi loro che non avevo tempo da perdere con dei ragazzini e che la tua volontà era che io lasciassi passare solo Sasuke, avevo deciso di essere buono con loro, ma in caso avessero insistito per seguire tuo fratello non avrei esitato ad usare la forza. Sasuke mi superò con un balzo sparendo all'istante mentre l'albino si presentava come Suigetsu facendo contemporaneamente apprezzamenti su Samehada. Sì, lo ricordavo vagamente, l'ultima volta che lo avevo visto era solo un bambino e adesso si permetteva di venire a sfidarmi per impadronirsi della mia arma, comunque, se avesse voluto divertirsi mi premurai di avvertirlo che per me non c'erano problemi. Quello spaccone provò a colpirmi diverse volte con la sua spada, a me bastavano pochi movimenti di polso per spaccare il selciato del viadotto solo con la punta di Samehada, non mi stavo impegnando per niente, la mia arma era talmente annoiata che nemmeno si sognava di uscire dalle bende. Gli altri due guardavano senza fare niente, non avevo mai visto una squadra più inutile e male assortita in vita mia, evidentemente Sasuke non era uno stratega esperto come te. Mentre lo sbruffone tornava alla carica, la mia pelle sensibile avvertì una vampata di calore improvvisa, veniva da lontano e io fui l'unico ad accorgermene. Sicuramente era l'effetto della tua Palla di Fuoco Suprema, nel profondo del mio cuore speravo che fosse andata a segno ma sapevo che tu in quel momento stavi facendo esattamente come me: il tuo combattimento era solo una finta dal momento che avevi già deciso di perdere. Suigetsu provava a colpirmi ancora in modo patetico urlando, avrei potuto bloccare i suoi fendenti anche ad occhi chiusi. Nessuno di loro si accorse che il terreno fu percorso da una lieve scossa tellurica, anch'essa proveniente da lontano, seguita subito dopo da altro calore, più strano e intenso del precedente, continuava ad aumentare di secondo in secondo, un odore di smaterializzazione iniziò a colpire le mie sensibilissime narici. Tutte queste sensazioni, che percepivo soltanto io, mi fecero distrarre a tal punto che Suigetsu stava quasi per colpirmi, questo gli fece prendere nuovo coraggio per caricare altri colpi. Avevo sentito già quell'odore in precedenza, esattamente il giorno in cui Amaterasu ci consentì di scappare dalla pancia del rospo di Jiraiya, soltanto che adesso la stavi usando così a sproposito che la tua migliore mossa avrebbe finito col non avere più senso, sembrava quasi che tu avessi perso la mira incenerendo tutto ciò che ti capitava davanti, ammesso che tu avessi vinto il combattimento di sicuro continuando in quel modo saresti finito col perdere completamente la vista. Incosciente!. Diverse nuvole temporalesche si erano assembrate nel cielo probabilmente attirate dall'intenso calore. Quel novellino mi stava venendo veramente sui nervi, decisi che era arrivato il momento di farla finita, gli prosciugai tutto il Chackra con Samehada, solo che lui era talmente sprovveduto da non essersene neanche accorto, si rese conto di non riuscire più a muoversi senza sapere che diavolo fosse successo. Gli spiegai ridendo la mossa che avevo fatto con il boato di un fulmine a farmi da sottofondo, stavolta fu talmente intenso che non me ne accorsi soltanto io. Il fumo, sia di fuoco che di pietra disintegrata, che si stava sprigionando ormai era visibile ad occhio nudo. Era chiaro che in quella dannata base stava succedendo di tutto, mi rendevo conto forse adesso per la prima volta quanto fosse devastante uno scontro tra due possessori di Sharingan. Era arrivato il momento di darci un taglio con quei mocciosi, Samehada era stata forgiata per combattimenti seri e non certo per giocare, quanto a me... non ero nato per perdere la persona che amavo senza lottare. Sparii dalla loro vista talmente veloce da non farli accorgere della direzione che avevo preso. Una frazione di secondo dopo stavo volando su quel mare verde di foglie che mi ero soffermato a osservare con te poche ore prima dal ciglio del viadotto crollato. L'angoscia mi attanagliava lo stomaco e il cuore mi andava a mille, forse le mie gambe tremanti e molli mi stavano rallentando e mi sentii un fallito per questo, un solo secondo di ritardo avrebbe potuto esserti fatale. Invece di avvicinarsi, il covo degli Uchiha sembrava diventare sempre più irraggiungibile, come nei peggiori incubi, quando non riesci ad afferrare l'oggetto che ti serve perché è come se si allontanasse a ogni tentativo di allungare la mano, quasi come se lo sfondo stesso subisse una distorsione. Ormai si vedeva solo una colonna di fumo, il calore e la puzza di disintegrazione diventavano sempre più intensi, i miei sensi sopraffini ne erano saturi già da un po'. Entrai nella cortina di fumo, mi bruciavano gli occhi, dovetti usare anche le mie branchie per poter respirare, un altro boato forse più potente di quello di prima, la terra tremò di nuovo sollevando nuvole di polvere. Ebbi un po' di difficoltà a capire dove si trovava il rifugio dal momento che nel tempo che trascorse da quando fui completamente accecato da terra e smog a quando ricominciai a vedere qualcosa, il paesaggio era completamente cambiato. Pareva che la base fosse letteralmente esplosa, riuscivo solo a scorgere un cumulo informe di macerie circondato dalle tue fiamme nere, a peggiorare le cose ci si stava mettendo anche il vento che iniziò a sospingere e a propagare il fuoco. Il dubbio che eravate morti entrambi in quell'inferno iniziò ad attanagliarmi, chissà se eravate finiti con l'uccidervi a vicenda, ma dovevo sapere, di qualunque cosa si trattasse, vivere senza certezze mi avrebbe lacerato. Iniziai a scalare quella massa di detriti balzando da una pietra all'altra, pur non avendo ancora la più pallida idea di come avrei potuto fare per superare la barricata di fiamme nere. Il calore era talmente intenso da far vibrare l'aria al punto di distorcere le immagini, il crepitio era assordante, lo paragonerei al rumore di una gigantesca cascata, la mia pelle spessa e levigata iniziò a emettere fiumi di sudore tanto da bagnarmi i vestiti, solo la disperazione mi stava impedendo di svenire. Mentre cercavo di trovare un varco la mia attenzione fu attirata da una gigantesca creatura umanoide circondata di fiamme arancioni, in guerriero con il suo scudo e la sua spada, fatto di pura energia, lo vidi formarsi davanti ai miei occhi partendo dallo scheletro fino ad arrivare all'armatura, mi lasciò a bocca aperta emettendo un grido di guerra inquietante, lo avvertii nonostante il frastuono continuo delle fiamme. Doveva essere questa l'arma di cui mi avevi parlato una volta, il Susanoo. Mi avevi spiegato che era un' abilità riservata ai possessori di Sharingan anche se in pochissimi riuscivano ad utilizzarla, era necessario, infatti, avere lo Sharingan Ipnotico in entrambi gli occhi, casi più unici che rari di cui facevi parti anche tu. Era un'estensione della volontà dell'utilizzatore e combatteva per lui. Mi avevi detto che la sua attivazione provocava un immenso dolore fisico, un bruciore, e un altissimo dispendio di energie, per questo non ti avevo mai visto farlo. Nello stato in cui eri sarebbe stato un autentico suicidio, forse non potevo fare niente per impedirti di diventare cieco, ma per salvarti la vita magari ero ancora in tempo. Correvo spasmodicamente per trovare un punto in cui poter passare, il Susanoo emise un lamento perdendo potenza e tornando alle fasi più basse, non avresti retto a lungo. Muovendomi affannosamente, sfiorai inavvertitamente un lembo delle fiamme nere, il terrore durò solo un attimo prima di accorgermi che non avevo sentito il minimo dolore e che nemmeno si erano attaccate su di me per disintegrarmi. Mi tornò alla mente un altro chiarimento che mi avevi fatto anni prima, in seguito all'episodio della pancia del rospo, spiegasti come Amaterasu può essere programmata dal suo utilizzatore a lavorare per obiettivi. Avrebbe potuto attivarsi autonomamente di fronte al bersaglio designato incontrato casualmente, oppure evitare una determinata persona o oggetto impostati in precedenza. Ecco spiegato tutto quanto, io ero tra quelli da schivare, forse lo avevi fatto temendo di farmi del male involontariamente durante i nostri combattimenti in coppia nel caso tu fossi stato costretto ad usare questa tecnica, un ennesimo riguardo che avevi avuto nei miei confronti di cui non avevi mai messo al corrente. Era giunto il momento di sfruttarlo. Il Susanoo riprese vigore gridando più agguerrito di prima, sapevo che ti stavi prosciugando la vita per fare questa mossa e che non dovevo perdere un secondo di più. Presi coraggio buttandomi tra le fiamme nere scoprendo che la mia intuizione era stata esatta, sentivo il loro tremendo calore ma riuscii a passarci indenne nel mezzo, la mia pelle non subì il minimo danno. Grazie per aver pensato a tutto, amore mio. Ho fatto appena in tempo a vedere Il Susanoo urlare di nuovo, stavolta come di dolore, un lamento straziante, prima di subire una rapida disattivazione. Ero ancora troppo lontano per intervenire, ti ho visto fare qualcosa a Sasuke il quale tremava di paura, per poi sbattere così goffamente la testa su quella pietra spaccata da non sembrare nemmeno tu, sempre così aggraziato e fine. Sei finito a terra altrettanto maldestramente atterrando sulle ginocchia e poi sulla schiena. Mi avvicinavo camminando velocemente sulla pietra rotta e sconnessa, pioveva a dirotto, incredibile come la mia mente si attaccasse a dei particolari insignificanti per non impazzire in quei momenti: notai che non avevi più addosso quel mantello che io detestavo tanto su di te, considerai che sarebbe stato un peccato, se tu fossi morto, che quel Susanoo così bello e tanto potente che avevo visto, sarebbe andato perso con te. Mi inginocchiai accanto a te con tale foga che finii per farmi male atterrando sulla roccia, Sasuke era talmente in stato di shock da non avermi neanche notato, faceva paura con gli occhi strabuzzati, le pupille dilatate e i denti che gli battevano freneticamente, la maglietta strappata, cosparso ovunque di ferite e graffi. Intuii che il sangue che gli colava sulla faccia fosse tuo dal momento che non aveva ferite in quel punto, un altro dei particolari a cui si attaccò la mia mente provata, le sue gambe cedettero facendolo scivolare a terra accanto a te, aveva gli occhi aperti ma ero certo che fosse svenuto. Mi chiesi se per caso fosse finito con il bagnarsi i pantaloni. Sto impazzendo! Probabilmente se tu fossi stato in salute e avessi fatto sul serio in quella battaglia, credo che a disintegrarsi non sarebbe stata solo la sua maglietta. Stavo forse temporeggiando con quelle idiozie perchè non avevo nessuna voglia di venire a scoprire che tu fossi morto. Dal viso sembrava, era letteralmente sfatto, perdevi sangue dalla bocca leggermente aperta e dall'occhio destro, altro sangue incrostato sulle mani e sulle braccia, la tua espressione si era congelata in una maschera di estrema sofferenza, dalla sporcizia che avevi addosso sembravi quasi tutt'uno con terreno. Tremavo di terrore, fui attanagliato dalla nausea ma dovevo sapere, ti alzai il busto, dovetti sostenere la tua testa con la spalla per non farla crollare all'indietro. Ti liberai il viso dai capelli incollati di terra e di sudore, avvicinai le mie labbra alle tue per capire se respiravi ancora. I tuoi occhi, rimasti mezzi aperti, erano completamente spenti e offuscati, riuscii a percepire un lieve rantolo, d'accordo, avrei dovuto fare a meno del tuo sguardo ma almeno eri vivo. Ti raccolsi da quella terra frantumata per portarti via senza starci a pensare due volte, sapevo che eri malato da tempo e che quel combattimento ti aveva dato la botta finale, ma una flebile speranza sarebbe stata accesa in me finchè ti avessi sentito respirare. Mi hai riconosciuto, nonostante non avresti più potuto vedermi, mi chiedesti di fermarmi. Dovetti sedermi su una di quelle rocce schiantate Dio solo sa da cosa, nonostante tu fossi ridotto solo a un cartoccio di vestiti sporchi e parevi avere più capelli che carne, sentii di non riuscire a reggerti a lungo sfinito dall'angoscia, dalla fatica e dal calore delle fiamme che avevo dovuto attraversare e che ancora ci circondavano, a dire la verità avevo l'impressione che stessero prendendo potenza di minuto in minuto, è vero che io non ero il loro obiettivo, ma il bollore intenso aveva sempre avuto il potere di distruggermi fisicamente, mi tolsi persino Samehada dalla schiena. Ti misi seduto sulle mie gambe e appoggiato al mio petto, ti baciavo la fronte dicendoti di resistere perchè sapevo che eri forte e potevi farcela. Ero consapevole che non potevi vedere più niente, per questo ti massaggiavo con la mano che ti avevo passato dietro la schiena e le gambe con l'altra per farti sentire che c'ero. Biascicasti il nome di tuo fratello, ti risposi con la verità, si era preso un bello spavento, al momento era svenuto dalla paura, ma stava bene, ti dissi questo sorridendo, nonostante tu fossi ormai cieco, so che i sorrisi si sentono nella voce. Anche le tue labbra si sono incurvate, ti sei tranquillizzato, sicuramente eri soddisfatto per avere raggiunto il tuo obiettivo con Sasuke, o per il fatto che io fossi lì a stringerti, o magari entrambe le cose. Non ho mai compreso il motivo, ma in quel momento stranamente non mi veniva da piangere pur essendo consapevole che dopo aver visto quegli occhi distrutti chiudersi per sempre, avrei finito tutte le lacrime di una vita. Mi hai accarezzato una guancia sporcandomela di sangue, dichiarando, con un filo di voce, che avevi assolutamente bisogno che io ti facessi una promessa. Mi sono piegato su di te per avvicinare l'orecchio alle tue labbra visto che facevi così tanta fatica. Hai aspirato l'aria con difficoltà prima di dirmi che dovevo assolutamente riportare il tuo corpo dove lo avevo trovato. Ti scossi un poco affermando che volevo che tu rimanessi. Hai tossito sputando altro sangue mentre io ti pregavo ancora di restare con me, avevo bisogno del mio mascalzone che mi facesse volare. Ora una lacrima mi rotolò lentamente sul viso, singhiozzai che non ce la facevo senza di te. Hai alzato ancora la mano, mi abbassai per permetterti di posarla sulla mia testa, era talmente debole che non riuscivo sentirla, mi ripetesti quanto fosse importante che il tuo corpo rimanesse lì, non ce l'ho fatta a chiederti spiegazioni, ti risposi solo di sì stringendoti forte a me. Avevi un affanno penoso, ma nonostante ciò riuscisti a dirmi le frasi più belle mai sentite in vita mia, continuando ad accarezzarmi i capelli mi pregasti di non avere mai paura di volare ora che avevo imparato a farlo, non mi sarebbe più servito il tuo appoggio, ora avevo tutti gli strumenti che mi servivano per essere felice ed abbandonarmi all'amore senza più avere freni, avrei dovuto avere fiducia in me stesso come tu l'avevi sempre avuta in me. Mi eri grato per aver mantenuto la promessa che ti avevo fatto sul pontile, quella di averti fatto divertire, e anche di aver alleviato la tua solitudine e il tuo dolore. Ti sei arrestato per rigurgitare altro sangue, ti ho stretto quella mano con cui non avevi mai smesso di accarezzarmi come se avessi potuto trattenerti sulla terra, era fredda, ti rassicurai dicendoti che avrei rifatto ancora tutto esattamente come era stato. Mi ringraziasti anche di aver fermato la squadra di Sasuke resistendo alla tentazione di venire subito lì con te, sapevi benissimo quanto mi era costato. Una lacrima ti scese piano dall'occhio sinistro, quello in cui non c'era sangue, ti sei scusato per essere stato duro con me e per avermi ignorato, tuttavia eri sicuro che io avessi sempre compreso tutto al di là delle apparenze.
Kisame, dal giorno in cui ti ho conosciuto, quello in cui mi accarezzavi mentre piangevo sotto le coperte, per me sei stato tutto. Ti amo.
Ti ho baciato non curandomi del sangue che ti usciva dalle labbra e ti colava sul collo e sul petto, hai lasciato andare il tuo ultimo respiro sulla mia faccia proprio nel momento in cui ti stavo dicendo anche io che ti amavo. Il dubbio che tu non avessi fatto in tempo a sentirmi mi stritolò in una morsa. Ora la disperazione che avevo trattenuto in fondo allo stomaco ruppe la diga e, senza pietà, iniziò a salire verso l'alto, travolse il mio cuore, il mio collo, fino a sgorgare dai miei occhi come un fiume impazzito dopo settimane di alluvione. Strinsi il tuo corpo affondando la faccia nel tuo petto ormai freddo, singhiozzavo senza freni, strepitavo, urlavo, tuttavia misuravo la mia forza, pensa, temevo ancora di fati male. Sasuke ebbe un sussulto emettendo un gemito, si stava riprendendo, compresi che era arrivato il momento di lasciarti se non volevo farmi notare, ma ti confesso che sarei potuto andare avanti all'infinito a piangere stringendoti. Mi alzai per posare il tuo corpo dove lo avevo trovato, te lo avevo promesso, mi premurai di sostenere la tua testa affinchè rimanesse dritta. Nonostante ancora adesso io non abbia compreso il motivo di quella richiesta, lo feci, come sempre dovevi avere una ragione più che valida per aver preso questa decisione. Ti stesi delicatamente sulla roccia, come se tu potessi avvertire ancora delle sensazioni fisiche, accanto a tuo fratello che stava biascicando qualcosa di incomprensibile. Ti dedicai un ultimo sguardo, ti abbassai le palpebre accarezzando per l'ultima volta le tue bellissime ciglia. Ti tolsi la collana e l'anello, provai ingenuamente a indossarli, ma la prima non riusciva a circondare il mio collo possente e non esisteva un mio dito che potesse accogliere quel gioiello rosso, li misi in tasca per avere comunque qualcosa di te, un piccolo bagliore di quella fiamma che mi aveva insegnato a volare. Recuperai Samehada e mi incamminai lentamente a chiedere il miei due giorni di vacanza, avevo bisogno che il dolore si impadronisse completamente del mio corpo e della mia mente, senza controllo.
“Itachi, esiste ancora una mia domanda che non ha avuto la sua risposta” il viso di Kisame era illuminato dai riflessi del mare, il placido borbottio dell'acqua, sotto il pontile di legno, faceva da colonna sonora a quella pace interiore che aveva finalmente raggiunto dopo averla tanto desiderata.
“Lo so, ma avevo poco tempo a disposizione, ti prego di perdonarmi” gli occhi di Itachi sembravano avere due anelli di luce al loro interno, il bagliore era sempre presente e costantemente invadendo ogni cosa “Innanzitutto ti ringrazio per aver mantenuto la promessa che mi avevi fatto pur non capendoci niente. I motivi per cui non ti ho permesso di portarmi via da quel posto sono due, sei perfettamente consapevole cosa rischia chi possiede gli occhi speciali, è successo anche a Sasuke, molto prima che a me, la sua impulsività e la rabbia per la mia perdita lo hanno portato ad abusare dello Sharingan in pochi mesi, avrebbe già perso la vista se io non fossi stato là in quel momento. Devi sapere che io e lui, durante il combattimento, non eravamo affatto soli, c'è stato qualcuno che ha guardato e registrato per tutto il tempo.”
“Io non ho visto nessuno a parte te e Sasuke, pensavo di essere riuscito a fermarli quei pivelli, ti chiedo scusa se non ci sono riuscito, ma alla fine la mia apprensione per te mi ha spinto a raggiungerti, speravo ancora di poterti salvare” Kisame disse ciò abbassando lo sguardo sull'acqua, se anche avesse commesso l'ennesimo errore nei confronti di Itachi, ci teneva a fargli sapere che era stato in buona fede.
Itachi gli afferrò una manona sorridendo: “Tu non hai alcuna responsabilità, era là già da prima ben mimetizzato, ho potuto vederlo solo io grazie allo Sharingan, avrei potuto incenerirlo in qualunque istante, tuttavia non l'ho fatto perché faceva parte del mio piano già previsto da tempo, si trattava di Zetsu.”
“Zetsu era là e ha visto tutto? E dici che avevi bisogno di lui, i tuoi soliti misteri!” Kisame scosse la testa.
Itachi non poté fare a meno di ridere : “Ha anche memorizzato tutto prima di prendersi il mio corpo. Avrai capito che i miei occhi adesso sono passati a Sasuke così come tutti i miei poteri. L'altro motivo, ma non meno importante, lo conoscerai a breve, servirà ancora il mio aiuto sulla terra per fermare Madara e il risveglio del Decacoda, ormai dovrebbe mancare poco”
“Cosa vorresti dire?” Kisame lo guardò tra il sorpreso e l'allarmato.
L'espressione di Itachi divenne dolce e comprensiva : “Useranno la tecnica della Resurrezione Impura per creare un esercito che ubbidisca ciecamente a Kabuto, discepolo di Orochimaru, a Obito e Zetsu, tra i resuscitati ci sarà anche Madara. Il mio compito sarà quello di sconfiggere Kabuto per costringerlo a rilasciare questa tecnica annientandoli tutti... me compreso. Ma prima di tutto questo dovrò trovare Sasuke, avrà tante domande da farmi ora che sicuramente ha saputo la verità, e io gli devo altrettante spiegazioni. Ho il dovere anche di parlare con Naruto, vorrei che mi promettesse di stare vicino a Sasuke anche per impedirgli di farsi prendere dalla rabbia e di distruggere ciò per cui ho lottato, lui ancora non sa di avere l'occhio di Shisui dentro di se, può darsi anche che io debba usarlo contro me stesso per liberarmi da controllo di Kabuto...”
Kisame lo guardò letteralmente esterrefatto: “Riesci ancora stupirmi con la tua intelligenza e la tua abilità a prevedere il futuro, non finirò mai di domandarmi come diavolo ci sei sempre riuscito, uno dei tanti motivi che hanno spinto me ad ammirarti e gli altri ad invidiarti.”
Itachi si fermò di colpo sentendosi girare la testa.
“Che ti prende?” Gli chiese Kisame vedendo la sua espressione cambiare come se avesse preso una pugnalata allo stomaco, l'uomo squalo gli afferrò le mani ma lui si accorse di non sentirle più.
“Sta iniziando...” Itachi si sentiva evanescente e in preda alle vertigini “mi stanno richiamando, Kisame, ti chiedo ancora di avere pazienza, sistemo ogni cosa e poi torno da te...”
Itachi sentiva di avere sempre più difficoltà a formulare frasi, Kisame lo strinse in un abbraccio : “Non lasciarmi di nuovo!”
“Aspettami qui, Kisame, non muoverti, rimani sul nostro pontile, io... metto tutto a posto e torno, lo devo a Sasuke e a Naruto, lo devo a tutti e... lo avevo previsto, ecco perchè quel giorno ti chiesi di lasciare il mio corpo alla base degli Uchiha, sarebbe servito loro il mio sangue per potermi richiamare, ma ancora non sanno di aver fatto il loro peggior errore, stanno per evocare colui che li fermerà, ho il dovere di farlo, Kisame ” Itachi si sentiva svanire, non percepiva più le braccia del compagno che lo stringevano.
“Io non pensavo di rimanere ancora solo, ero felice perchè avevo la sicurezza che da ora saremmo rimasti insieme per sempre” Kisame cercava di trattenerlo pur sapendo benissimo che il suo abbraccio non sarebbe bastato.
“ Tra poco... le parti saranno invertite, tu seduto qui che mi aspetti e io che ti vengo incontro sparando stupidaggini, stavolta sono io farti una promessa... tra pochissimo” Itachi si sforzò di sorridere per tranquillizzare il compagno.
“E se... non dovessimo più ritrovarci? Oppure se tu non riuscissi ad annullare la tecnica?”
“Che testone che sei” Itachi gli appoggiò la testa su una spalla pur non avvertendola “Abbi un po' di fiducia in me, ho mai sbagliato in qualcosa? Questa sarà la mia ultima missione e poi sarò tutto per te”
“ Stai attento, amore mio” Kisame cercò di baciarlo ma la sua immagine ormai era trasparente, ebbe l'impressione di posare le labbra direttamente sull'aria.
“Non preoccuparti, sarò indistruttibile finché... io lo vorrò, ti racconterò ogni cosa e magari... anche come se la passa Samehada, aspettami qui, dopo sarà per sempre”
“Ti amo, non posso stare senza di te, è per questo che ti ho raggiunto qui poco dopo il tuo arrivo” Kisame non riusciva quasi più a vederlo.
“Lo so, infatti ti stavo aspettando. Ora stai volando, non avere più paura, nessuno potrà più dividerci ormai, solo un po' di pazienza, ti avevo già detto che dal giorno del mio reclutamento sei stato tutto per me?... scusa ma sono confuso... tra poco... aspettami qui... e poi sarà per sempre” le parole sembrarono svanire nell'aria.
Kisame alzò gli occhi nell'azzurro, non aveva mai visto un colore più intenso di quello e se ne stava accorgendo soltanto adesso, sentiva una estrema sensazione di beatitudine scendergli dentro, si rese conto di avere imparato a volare senza essersene nemmeno reso conto e senza bisogno di un aiuto continuo, gli venne da sorridere. Gli sembrò di udire ancora delle parole volteggiare nell'aria. Lo vedi che sai volare? Hai sempre avuto questa capacità dentro di te, dovevi solo acquisire fiducia in te stesso. A tra poco. Ti amo.
SuperSimpleStuff on Chapter 1 Fri 11 Feb 2022 03:43PM UTC
Comment Actions
SoleBerlandieri on Chapter 1 Fri 11 Feb 2022 07:45PM UTC
Comment Actions
SoleBerlandieri on Chapter 1 Mon 21 Feb 2022 02:15PM UTC
Comment Actions
SuperSimpleStuff on Chapter 3 Sat 12 Feb 2022 05:07PM UTC
Comment Actions
SoleBerlandieri on Chapter 3 Mon 21 Feb 2022 02:19PM UTC
Comment Actions
SuperSimpleStuff on Chapter 4 Sat 12 Feb 2022 05:43PM UTC
Comment Actions
SoleBerlandieri on Chapter 4 Mon 21 Feb 2022 02:21PM UTC
Comment Actions