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Cuore Rosso Papavero

Summary:

Jane è una donna di successo. Dirige la più grande azienda tessile del paese. Ha una famiglia unita ed una vita che molti invidierebbero.
Sua figlia Poppy Grace è la cosa più bella che le potesse capitare, ma non ha un padre e nonostante le sue avventure di una notte a volte Jane si sente sola. Un incontro fortuito con una donna misteriosa le farà capire molte cose...
Leggere per scoprire...:)

Chapter Text

Jane è al terzo bicchiere del suo pregiato *Lagavulin ed ancora non riesce a togliersi dalla bocca il sapore dell'ultima donna con cui ha scopato. È un mix di cocco e vaniglia che ora le fa venire la nausea.
Spera che l'ottima annata di quel pregiato liquore possa sciaquarle la bocca, ma senza successo, così accende uno dei suoi pregiatissimi sigari *Toscani. Inspira lentamente in modo che la bocca si riempia di quel dolce fumo aromatizzato. Le sue papille cantano, il sapore caldo e leggermente erboso la fa gemere di piacere. È solita portare a casa donne o uomini che sia.
Le piace la bella vita. Ha una delle imprese tessili più grandi degli Stati Uniti e soldi da non riuscire a contarli. È una donna potente, ricca e bellissima, però sente che le manca qualcosa. Può avere chiunque voglia al giusto prezzo ed è fiera di questo. Da un po' però riflette sulla sua vita.
A trent'anni ha ottenuto obbiettivi che la maggior parte delle sue coetanee può solo sognare. La sua famiglia è fiera di lei e suo padre ha molta fiducia nelle sue capacità.
Frank Rizzoli aveva fondato la Rizz&Co. quando Jane aveva solo cinque anni e dopo alti e bassi, nel corso degli anni l'azienda si era consolidata come una forte realtà nel territorio.
Fattura milioni di dollari e ha una sede in ogni parte del mondo, dal suo successo dipendono milioni di famiglie. Jane si è sempre appassionata al lavoro del padre e fin da bambina preferiva assistere alle riunioni aziendali piuttosto che giocare al parco. È più intelligente della media ed ha un fiuto per gli affari che suo padre le invidia. Per questo, appena diventata maggiorenne, Frank Rizzoli ha affidato la direzione centrale di Boston a sua figlia, Jane Clementine Rizzoli.
Oggi è un giorno speciale per Jane. È il compleanno di sua figlia Poppy Grace, una bellissima bambina di sei anni che Jane adora.
Era il frutto di una relazione occasionale che non ha avuto seguito, ma nonostante questo non ha pensato nemmeno per un minuto di abortire. Jane aveva informato Dean della gravidanza, ma l'uomo non era interessato e aveva rinunciato ai suoi diritti genitoriali. Poppy è tutto per lei, la sola cosa perfetta della sua vita.
Oggi deve portarla al museo di scienze ma un dipendente in ritardo sta facendo slittare l'ora e se c'è una cosa che Jane Rizzoli non tollera è deludere sua figlia.
Un colpo alla porta la fa uscire dai suoi pensieri. Un uomo sulla cinquantina, ben vestito e all'apparenza troppo sicuro di sé le fa alzare gli occhi al cielo.
"Signor Evgenidis non solo solita tollerare ritardi!" Tuona mettendosi a sedere facendo sbattere il bicchiere ormai vuoto sulla sua scrivania. L'uomo s'irrigidisce sulla sedia.
Jane Rizzoli è assolutamente irraggiungibile nel tailleur gessato nero di Armani. Indossa con eleganza e fierezza abiti da migliaia di dollari. Questo particolare completo le è stato regalato da Giorgio in persona. Sono amici e hanno ottimi rapporti di lavoro. Sotto la giacca ama indossare camicie di finissima *seta Tussah. I capelli li ama lunghi e boccolosi, le sue dita lunghe e ben curate sono adornate con gioielli di prezioso oro proveniente da uno dei giacimenti più grandi dell' *Uzbekistan di cui la Rizzoli&Co. Possiede alcune azioni.
"Mi scusi Miss Rizzoli, questioni personali...non ricapiterà..." Jane annuisce mettendosi a sedere. "Allora, hai chiuso il contratto con la NewDress? Ho bisogno di avere la documentazione entro la settimana!" Lo guarda accendendo il suo portatile. L'uomo annuisce e tira fuori dalla sua ventiquattro ore una risma di fogli.
"Si Miss, eccole la documentazione...". Jane prende il plico e lo sfoglia con interesse. È tutto in ordine.
"Molto bene Dimitri...hai fatto un ottimo lavoro! Con questo contratto ci siamo assicurati anche la fascia abbigliamento 15-25! Direi che ti sei meritato una bella vacanza ad Atlanta, puoi portare la tua famiglia e sondare un po' la concorrenza..." Dimitri si alza con un sorriso radioso.
Ha lavorato per mesi corteggiando la NewDress per conto della Rizz&Co e ora ne raccoglie i frutti.
"Grazie mille Miss!" Le porge la mano. Jane si alza e risponde al saluto.
Dimitri è uomo fidato. Lavora per l'azienda da molti anni ed è una risorsa preziosa.
"Bene ora vai, saluta Camile e la piccola Alexis per me!" Dimitri annuisce e si allontana.
Jane è soddisfatta. Un Ottimo affare è stato concluso ed ha il resto della giornata da passare con sua figlia. Prende le sue cose e si avvia verso la macchina.
"Alex portami al Galatea!" Ordina mentre l'uomo le apre la portiera per farla entrare.
"Si, Miss!" Jane abita nel complesso più lussuoso di Boston. Il Galatea è suo e lo condivide con la famiglia che ne occupa diversi piani. Ha tenuto l'attico per sé. Poppy adora la vista da lassù.
La giornata è umida e fredda, stanno per arrivare a casa quando l'autista inchioda la vettura. "Alex!" Urla Jane spaventata.
"Mi scusi Miss, ma qualcosa mi ha attraversato la strada...".
"Accosta!" Ordina preoccupata.
Scende per vedere cosa sia e vede una piccola figura accovacciata vicino al marciapiede. È malconcia e sporca. I capelli una volta biondi sono una massa informe e sudicia.
"Stai bene?" Chiede senza avvicinarsi. La piccola figura alza la testa e annuisce senza dire nulla. Solo allora Jane si accorge che è una donna. Ha abiti strappati, troppo grandi e leggeri per essere novembre inoltrato.
"Ti sei persa?" chiede osservando il lieve tremore alle mani e lo sguardo vuoto. Nessuna risposta. "Hai fame?" a quella domanda la donna sembra reagire.
" Cibo...?" sussurra passandosi la lingua sulle labbra screpolate.
" Si, cibo..." sottolinea Jane.
C'è qualcosa in quella donna minuta che la spinge a chiedere. Di solito è diffidente, ma qualcosa le dice di curarsi di questa persona. Sente che c'è qualcosa di più sotto quei vestiti logori e quello sguardo perso.
"Alex avvisa mia madre che farò un po' tardi e riferisci a Poppy che la mamma arriva subito, ok?" Dicr avvicinandosi cauta alla donna.
"Si, Miss!".
La piccola bionda la guarda senza dire nulla, sa solo che ha fame ed è stanca.
"Ora ti porto a mangiare...stai tranquilla non sono una persona cattiva, non ti farò del male! Mi chiamo Jane e tu?" Chiede con voce dolce.
"Io?...mi chiamo Maura...".

Curiosità

* Lagavulin:
(La-ga-vù-lin in gaelico) è uno scotch whisky single malt prodotto sull'isola di Islay, al largo della costa occidentale della Scozia.

* Toscano:
Toscano è il nome commerciale di un tipo di sigaro di forma bitroncoconica prodotto in Italia in origine dal monopolio italiano dei tabacchi con tabacco di tipo Kentucky non conciato, ma naturalmente fermentato.

*Seta Tussah:

La seta Tussah, rispetto alla seta tradizionale, ha una finezza inimitabile, una grande resistenza e un ottimo recupero a seguito della trazione e dell'uso prolungato della stoffa. Anch'essa è un ottimo isolante termico ma in più ha un'elelevata igroscopicità, cioè assorbe bene l'umidità e la rilascia velocemente, più della seta tradizionale. Per questo si consiglia di arrotolarla e non piegarla per non alterare negativamente la fibra.

*La miniera d'oro di Muruntau, situata nel deserto di Qizilqum in Uzbekistan, è la più grande miniera d'oro a cielo aperto del mondo.

Chapter Text

Jane sorride e si avvicina cautamente “ Ciao Maura, cosa vorresti mangiare?” chiede porgendole la mano. La donna fissa la mano senza reagire e Jane si avvicina di nuovo a lei ma senza invadere il suo spazio personale.
“Vorrei delle verdure e del vino…” risponde tremando. Verdure e vino? Pensa Jane con una mezza smorfia.
“Va bene, vada per verdure e vino…abiti qui vicino?” domanda osservandola meglio. La donna ha due occhi nocciola bellissimi ma sembra aver passato l’inferno, così fa una cosa che stupisce anche lei.
“Alex avvisa la Signora Murray di preparare un bagno caldo e del buon cibo…ah e che la stanza degli ospiti sia pronta!” Ordina prendendo la donna sottobraccio. Maura s’irrigidisce al contatto ma è troppo stanca e affamata per reagire.
“Verró dove vorrai se mi dai del cibo, sono giorni che non mangio…” Jane annuisce e l’aiuta a salire in macchina. Poco dopo arrivano al Galatea. Nonostante il breve tragitto la donna si è addormentata sulla spalla di Jane.
“Alex aiutami a portarla in casa, ma non svegliarla!” l’uomo parcheggia la macchina e scende piano, apre lo sportello e prende Maura in braccio. La bionda non si muove e Jane sale in ascensore seguita da Alex.
Qualche secondo dopo arrivano in cima, Jane digita il codice di sblocco della porta ed entra. Angela è sul divano con Poppy a guardare un cartone.
“Ciao!” saluta Jane cercando di farsi sentire senza urlare.
“Mamma!” Poppy salta giù dal divano per andarle incontro, ma si blocca quando sua madre le fa cenno con il dito di fare silenzio. “Chi è mammina?” chiede curiosa vedendo Alex con qualcosa in braccio.
“È una persona in difficoltà Poppy e dobbiamo aiutarla…adesso la lasciamo riposare e appena si sveglia vediamo sul da farsi!” le sorride prendendola in braccio per darle un bacio.
“Alex portala nella stanza degli ospiti…” l’uomo annuisce eseguendo gli ordini. Angela si alza dal divano.
“Ciao Janie…chi è quella donna?” chiede curiosa. “Si chiama Maura, è quasi finita sotto la mia macchina oggi…sembra in difficoltà e voglio saperne di più…”. Angela annuisce, sua figlia ha il cuore troppo tenero.
“Va bene, ma stai in guardia! Non è la prima che si butta sotto una macchina per chiedere i danni e spillare un po’ di soldi.”
“Si, mamma…non sono una sprovveduta! Allora…sei pronta per il museo?” sorride mettendo a terra la piccola.
“Ma mamma...se la signora si sveglia e non ti trova avrà paura, non possiamo lasciarla sola!” Poppy la guarda con aria triste.
“Se volete resto io…” si propone Angela un po’ diffidente. Jane fa cenno di no con la testa. “Poppy ha ragione! Ma tesoro, volevi andare al museo e poi ho organizzato in bella festa per te con i tuoi amici e la famiglia!” la bambina le si avvicina titubante.
“Posso sempre andare con nonna…ma preferisco restare qui e aiutare la signora addormentata…”. Jane sorride orgogliosa, sua figlia è troppo in gamba.
“Come vuoi…stasera verso le 18 ci sarà la tua festa però! Quindi che vuoi fare?” la guarda togliendosi i tacchi e la giacca.
“Ho sonno…” sorride sbadigliando. Jane la porta nella sua stanza e la guarda addormentarsi. È una bambina così buona e matura per avere solo sette anni.
Jane saluta sua madre dicendole che sarebbe tornata più tardi e congeda anche la signora Murray. Si veste comoda ed entra nella stanza degli ospiti. Maura dorme profondamente. Sembra così piccola in quel letto king size e Jane non può fare altro che sedersi accanto a lei e vegliare sui suoi sogni.

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Poco dopo, la donna comincia ad agitarsi nel sonno.
"No, per favore no! Lasciami andare!!” Grida prima di svegliarsi con occhi sgranati. Jane balza al suo fianco e cerca di calmarla.
“Hey, va tutto bene Maura, sei al sicuro!” Sussurra senza sfiorarla. Solo in quel momento la donna sembra notarla.
“Dove sono? Dov’è Garrett?” domanda tremando come una foglia.
“Sei a casa mia, a Boston, sono Jane ricordi? Ti ho trovato che vagavi per strada…” Maura si tocca la testa, le fa male da morire.
“Mi ricordo di te…dio come mi fa male la testa…” sibila la donna prendendosi la testa tra le mani. “Che ne dici di fare un bagno e mangiare qualcosa?” propone Jane cercando di metterla a suo agio.
“Io…per favore…non farmi tornare lì!” Urla in preda al terrore. I ricordi della giornata la stanno investendo come un treno.
“Cosa è successo? Sei in pericolo? Devo chiamare qualcuno?” chiede a raffica.
“No! Io…non ho nessuno! Sono stata rapita due mesi fa dal mio ex fidanzato. I miei genitori sono morti da poco e io avrei ereditato la Isles Corporation. Garrett voleva che lo sposassi per mettere le mani sulla società ma io non ci la volevo e mi ha tenuta segregata e torturata per farmi cedere! Oggi dopo vari tentativi sono riuscita a scappare! Per favore non riportarmi da lui! Non ho nessuno…per favore!” supplica con le lacrime agli occhi.
Jane rimane di sasso. Questa povera donna è stata rapita e torturata, è fin troppo magra ed emaciata. Di certo non l’avrebbe abbandonata al suo destino.
“Qui sei al sicuro Maura! Puoi contare su di me e non permetterò che quel Fairfield ti faccia del male!” Maura rimane impietrita.
"Conosci Garrett? Oh…per favore non dirgli che sono qui…per favore!” Jane si avvicina piano e le prende la mano.
"Maura, sono un’imprenditrice, per questo conoscono Garrett e la sua azienda e conosco anche la Isles Corporation! Ti prometto che con me sei al sicuro, non hai nulla da temere! Ora che ne dici di quel bagno mentre ti preparo qualcosa da mangiare?” Maura annuisce e sia alza dal letto.
“Il bagno è dietro quella porta!” indica alle sue spalle..
"Hai tutto il necessario e se ti serve qualcosa usa l’interfono! Prenditi il tuo tempo, ok?” spiega Jane alzandosi dal letto.
"Jane…grazie” sussurra Maura allontanandosi.
La bruna annuisce prima di sparire oltre la porta. Poppy nel frattempo si è svegliata è andata a cercare sua madre ma non trovandola va nel bagno dove sente scorrere dell’acqua ed entra come il suo solito.
“Mammina hai detto che…” ma si blocca vedendo che la donna non è sua mamma.
"Oh, scusa! Cercavo la mia mamma…tu sei la donna che dormiva?” chiese avanzando piano. Maura si blocca non sapendo cosa dire.
“Ciao, io sono Maura…” sorride continuando a lavarsi. Il getto è troppo bello e si sente rinascere.
“Hai visto la mia mamma?”.
Maura mette la testa fuori dal cubicolo e vede la bambina più bella che abbia mai visto. Una piccola creatura con capelli biondi e ricci, vispi occhi marroni e due fossette sul viso da baciare. “Ha detto qualcosa sul cibo…” risponde continuando a lavarsi i capelli.
“Ok, grazie, ciao!” la piccola esce per andare in cucina.
“Mammina?” urla scendendo le scale.
“In cucina!” Jane sta tirando fuori dal frigo qualcosa da mangiare per Maura.
"Mamma hai invitato tutti per la mia festa?” saltella mettendosi a sedere su uno sgabellino che Jane ha messo per lei.
“Si amore! Sei felice? Ora aiutami a sistemare alcune cose in tavola, la signora Murray ha fatto le lasagne usando la ricetta della nonna!” Poppy s’illumina.
"Lasagne!” urla battendo le mani “Mammina…la signora che dorme resterà qui?” domanda curiosa. “Ha bisogno di aiuto tesoro e noi possiamo aiutarla…” la bambina annuisce. Questa donna la incuriosisce molto.
Una volta sistemata la tavola, Jane va a vedere se Maura ha bisogno di aiuto. Bussa alla porta del bagno aspettando che la donna risponda “Maura sono Jane, posso entrare?” ma nessuna risposta.
Apre la porta piano e viene investita da una folata di vapore caldo ma della donna nessuna traccia. La cerca in camera e la trova ancora avvolta nel candido asciugamano, seduta sul letto come impietrita.
“Maura , tutto bene?” chiede senza avere risposta. Si avvicina piano e vede alcuni lividi sulle braccia e la schiena. Alcuni sono sbiaditi altri ancora troppo freschi.
“Oh…che cosa ti ha fatto?” chiede in un misto di rabbia e tristezza. Maura cerca di coprirsi, ma l’asciugamano non è abbastanza grande “No…Hey, Maura…non devi nasconderti, non da me! Mi dispiace per quello che hai sopportato, puoi stare qui quanto vuoi, non sei sola ok?” dice mentre la donna comincia a piangere.
“Perché mi aiuti? Non mi conosci neanche…” sussurra tra i singhiozzi.
“Ho una figlia Maura che è tutta la mia vita e voglio che lei veda e impari che nel mondo ci sono anche cose belle e persone buone, voglio essere una di quelle!” la guarda con un pizzico di orgoglio nella voce. “Quella piccola è davvero bellissima! Tuo Marito deve essere molto fiero…” Jane sospirò.
"Nessun marito, sono single! Siamo io, Poppy Grace e ovviamente la mia pazza famiglia!” Maura sorride alla battuta. Poi si ricorda che ha già sentito il nome di questa donna.
“Hai detto di chiamarti Rizzoli?” La bruna annuisce sedendole accanto "Sei famosa nel settore abbigliamento, credo che la Isles Corporation abbia stretto qualche accordo con voi, non ne so molto perché di questo si occupavano i miei…” al pensiero dei suoi genitori morti le stringe il petto come una morsa “Cosa…cosa farò adesso? Sono completamente sola! Non ho fratelli, zii o nonni…oh Jane!...sono sola al mondo!” questa realizzazione la fa solo piangere più forte.
A quella vista Jane si sente morire per lei. Non sa come avrebbe reagito se avesse perso Poppy e la sua famiglia, probabilmente sarebbe nella disperazione più totale.
“Non sei sola! So che non mi conosci…ma ti prego…” dice cominciando a piangere “Non sei sola, se vuoi…hai me e Poppy, ti aiuterò come posso! Mi dispiace così tanto Maura! Io ho così tanto e il solo pensiero di perdere la mia famiglia mi lascia senza respiro! Come riesci?...come puoi anche solo respirare?” domandò tremando.
Maura le rivolge un sorriso amaro “Non ci riesco infatti…sono giorni che trattengo il dolore dentro di me, mi ha salvato il fatto che sono un dottore credo…la mia mente analitica…non so, magari sono solo un mucchio di stronzate!” sbotta alzandosi in piedi ancora avvolta nel suo asciugamano.
Jane la guarda ed è sicura di non aver mai visto donna più bella e fiera. Il suo corpo mostra i segni del suo dolore ed i suoi occhi sono incapaci di celare l’orrore che ha visto, ma qualcosa, c’è qualcosa che spinge Jane verso di lei. Non riesce a capire cosa sia, una sorta di fame primordiale.
Si alza dal letto e le si avvicina tendendole la mano ma senza invadere il suo spazio. Maura guarda la mano tesa e la fissa per un tempo indefinito.
“Non ti farò del male Maura, voglio aiutarti se me lo permetti…” la bionda fissa le sue mani. Si sente ancora così sporca e indegna per essersi fatta sopraffare da Garrett. Perché non si è ribellata con maggior forza? Perché la morte dei suoi genitori l’ha spezzata dentro e lei non ha più nulla per cui lottare.
“Mi vuoi aiutare davvero?” chiede titubante mentre prende la mano di Jane tra le sue. La bruna annuisce ancora con occhi lucidi.
“Si, voglio farlo davvero…qualunque cosa tu voglia!” le assicura andandole più vicino.
Maura la guarda negli occhi e la sua anima trema alla vista della donna. Non ha mai visto creatura più bella in vita sua. Occhi neri e vibranti, un viso affilato come acciaio, una bocca invitante e una marea di folti riccioli scuri in cui Maura avrebbe voluto perdersi.
“Voglio farla pagare a Garrert e riprendere la direzione della Isles Corporation!” dice Maura con determinazione.
“Consideralo fatto!” Jane incalza mentre Maura si porta la mano della bella bruna alla bocca per baciarla. Questo fa tremare Jane facendole bollire le viscere. “Grazie…” sussurra Maura con un sorriso compiaciuto.

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Jane dovette fare appello a tutte le sue forze per non cedere alla tentazione di baciarla. Maura sentì l'odore dolce della pelle di Jane, questa donna misteriosa a tratti ombrosa ma così affascinante la turbava dentro, era da tanto tempo che non si sentiva così.
"Bene, ora che ne dici di vestirti e scendere a mangiare un boccone? Poi più tardi ci sarà la festa di compleanno di Poppy, quindi se vuoi stare nella tua stanza perché ci sarà un po' di caos e vuoi riposare lo puoi fare tranquillamente, qui sei la benvenuta, sappilo!" Maura annuì.
"Non ho vestiti con me..." Jane sorrise.
"Manderò Jennifer a prenderti quello che desideri, immagino tu non abbia problemi di soldi visto che sei una Isles, ma preferisco pagare io, dopotutto se dobbiamo vendicarci di quel Garrett è meglio che lui non sappia dove sei e se usi la tua carta di credito potrebbe trovarti!" solo in quel momento Maura realizzò quanto Garrett le stesse influenzando la vita.
"Si, probabilmente mi starà cercando dappertutto e se uso le mie carte...va bene allora, però consideralo un prestito!" Jane annuì sorridendo. Dopo aver informato Jennifer di ciò che serviva a Maura, Jane lasciò la donna sistemarsi in una tuta comoda, forse un po' grande, ma alla bionda sembrava non dispiacere.
Poppy era rimasta in salotto a giocare con i Lego. "Mammina, la signora che dorme sta bene?" chiese alzandosi da terra per andarle incontro.
"Si tesoro!" rispose Maura scendendo le scale "Chiamami Maura, e tu sei Poppy, giusto?" domandò sorridendo. La piccola annuì.
"Oggi è il mio compleanno, vuoi venire alla mia festa? Ci saranno tanti dolci buoni e un mago e poi...".
"Amore non credo che..." interruppe Jane ma la bionda la bloccò.
"Mi farebbe molto piacere piccola, grazie per l'invito!". Jane mise a terra sua figlia che tornò a giocare tranquilla.
"Maura non sei obbligata a...".
"Nessun obbligo, come dire di no a quel faccino..." disse ridendo guardando Poppy fare facce buffe mentre costruiva qualcosa con i suoi lego.
"Si, ti capisco...a volte faccio fatica anche io a dirle di no! Quella piccola peste mi ha avvolta intorno al suo mignolo...comunque, se ti senti a disagio o altro me lo devi dire, ok?" Maura annuì. "Dai, vieni ad assaggiare le lasagne, sono fatte seguendo la ricetta di mia madre..." la donna seguì Jane in cucina.
"Che odore magnifico!" sottolineò annusando l'aria. "Il sapore è ancora meglio!" aggiunse Jane mettendole una grossa fetta in un piatto. Maura non aveva mai assaggiato qualcosa di così buono, forse era anche la fame ma non poteva negare che il piatto fosse delizioso. Mentre mangiava si guardava intorno.
La casa di Jane era splendida, arredata con gusto ed eleganza ma senza trascurare le esigenze di una bambina piccola. C'erano ampi corridoi e stanze dove Poppy poteva correre liberamente.

I Muri erano pieni di foto di Jane con la sua famiglia ma tutto ruotava intorno alla bambina con foto e disegni attaccati sul frigo. Si vedeva che Jane era innamorata di sua figlia.
"Maura?" disse la piccola alzandosi per andarle incontro.
"Si Poppy?" rispose posando la forchetta sul piatto ormai vuoto.
"Che cosa ti è successo lì?" chiese indicando un piccolo livido vola che sporgeva dal collo. Maura si coprì con la mano e scappò via.
Jane che stava in disparte a controllare delle mail vide la donna scappare in lacrime al piano di sopra.
"Maura!" le urlò dietro mentre sua figlia scoppiò a piangere.
"Poppy...amore, che succede?" chiese prendendola in braccio.
"Lei mi odia! Mam...ma...!" singhiozzò. Jane cercò di calmarla ma senza riuscirci.
"No tesoro, non ti odia...calmati!" ma Poppy continuava ad agitarsi tra le sue braccia "Shss...tesoro, sai che facciamo? Andiamo a vedere come sta e le chiediamo cosa è successo, ok?" la piccola annuì continuando a piangere contro il suo petto.
Maura si era chiusa in camera. La bambina non aveva fatto nulla di male, la sua domanda l'aveva solo spiazzata riportandole alla mente il suo trauma. Si mise sul letto continuando a piangere, poi sentì bussare alla porta.
Sapeva chi era e non poteva ignorarlo. Dopotutto era a casa di Jane e lei non era una persona maleducata.
"Avanti!" disse mettendosi a sedere asciugandosi le lacrime con le mani.
"Hey...c'è qualcuno qui che non capisce cosa è successo..." disse Jane a voce bassa mentre sua figlia continuava a piangere sommessa.
"Oh...mi dispiace, non volevo farti piangere tesoro, non hai fatto nulla di male, puoi perdonarmi?" chiese Maura guardandola con occhi lucidi. Poppy sollevò il visino dalla spalla di Jane e tese le braccia verso Maura.
"Key...".
La bionda la prese tra le braccia e la strinse al suo petto, il corpo della piccola era così morbido e caldo, la tenne finché la bambina non si rilassò completamente finendo per addormentarsi. Jane osservò tutto con un sorriso dolce.
Poppy era molto coccolona e dolce, ma di solito non amava essere trattenuta se non da sua madre e dalla nonna. Questo le diede la conferma che Maura era una brava persona, se Poppy si era addormentata tra le sua braccia era perché si sentiva al sicuro, sua figlia aveva un certo sesto senso con le persone e raramente si sbagliava.

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Mentre la piccola dormiva, Jane riuscì a calmare Maura. Jennifer le aveva lasciato un discreto guardaroba di abiti di lusso che facevano parte anche delle scelte di Jane. Dopotutto era una Isles, quindi aveva come i Rizzoli, potere e soldi.
La signora Murray aveva intanto apparecchiato nell’enorme salone e aveva agghindato la sala a festa per la piccola che adorava. Jane e Maura si stavano preparando per la festa mentre Angela si occupava di Poppy.
Poco a poco gli invitati cominciarono ad arrivare. C’erano gli amici di scuola e quelli del basket. Mentre la signora Murray faceva gli onori di casa, Jane andò a vedere come stesse Maura. La trovò seduta sul letto intenta ad infilarsi un paio di scarpe nere col tacco.
“Spero che sia tutto di tuo gusto…” disse Jane affacciandosi dalla porta. Maura annuì alzandosi dal letto.
“È tutto bellissimo…sembra quasi che tu mi conosca…” sottolineò guardandosi allo specchio mentre indossava dei bellissimi pantaloni di velluto a coste Bordeaux ed una camicia di seta con maniche a palloncino color crema.
“Beh, sei una Isles…non credo che indosseresti niente di meno…” Maura sorrise imbarazzata. In effetti Jane aveva ragione, amava i bei vestiti e le cose belle. “Senti…non sei obbligata a venire giù, ci sarà caos, ci sono più di trenta bambini con annessi genitori…magari ti annoierai…” disse Jane guardando la bella bionda che si aggiustava i capelli davanti allo specchio.
“Non mi dispiace…e poi l’ho promesso a Poppy!”. Jane annuì e le fece strada.
La casa era davvero enorme, molto più della sua casa a Beacon Hill. Già dal piano di sopra era ben udibile il piccolo caos dei bambini urlanti ed un leggero brusio che quasi fece fare a Maura retromarcia. Jane si bloccò vedendo l’esitazione della donna.
“Se non te la senti…Poppy capirà…” disse Jane mentre Maura indietreggiava spaventata. “Scusami…io…” disse tremando mentre le dava le spalle per tornare in camera sua.
Jane decise di lasciarle il suo spazio. Scese giù e diede inizio ai festeggiamenti per il compleanno di sua figlia. La piccola di divertì molto e ricevette tantissimi regali.
“Certo che tua figlia è davvero meravigliosa!” disse una donna affiancando Jane intenta a parlare con un gruppo di donne.
La bruna alzò gli occhi al cielo. Aveva invitato la sua ex, Amber solo perché sua figlia Aylin era la migliore amica di Poppy. La loro storia non era finita bene. Jane odiava essere manipolata, ed inoltre Amber era troppo appiccicosa e decisamente troppo attaccata ai suoi soldi. Erano state insieme un paio di anni, ma quando aveva cominciato a parlare di matrimoni, Jane si era allontanata sentendosi in gabbia.
Non che non volesse sposarsi, magari un giorno con la donna giusta, ma di certo non con Amber.
“Si, sono fortunata…anche Aylin è adorabile…” disse Jane buttando giù il suo bicchiere di vino. Finita la festa, la signora Murray sistemò e pulita tutto per bene.
“Notte Miss Jane, a domani!” disse la donna prendendo il cappotto.
“Prenditi la giornata Clare…sarai stanca dopo oggi…” suggerì andandole incontro.
“Grazie Miss Jane!” La bruna l’aiuto ad infilare la giacca.
“Quante volte devo dirtelo, chiamami Jane! Mi conosci da quando sono nata…” la piccola donna le fece un dolce sorriso.
"Hai ragione tesoro…notte!” disse prima di andare. Jane adorava Clare, era una seconda madre per lei.
La donna era emigrata dal Messico anni prima e aveva da sempre lavorato per i Rizzoli. Era donna di fiducia ed un supporto per tutta la famiglia. Jane sapeva che sentiva la mancanza del resto della sua famiglia che era rimasta in Messico e così per le feste le dava sempre la possibilità di tornare a casa. Le pagava il soggiorno per tutte le vacanze. Era un angelo con Poppy che la amava come una nonna.
Una volta che la casa si svuotò, trovò sua figlia rannicchiata sul divano abbracciata al vecchio gatto siamese di famiglia, Mister Pomeroy, così lo aveva chiamato Poppy. Scosse la testa alla vista, la piccola dormiva di traverso con il gatto steso sulla faccia. Era da ridere. Doveva essere davvero esausta per dormire in quel modo. Jane tolse il gatto dalla faccia di sua figlia e dovette tapparsi la bocca per non ridere. La piccola aveva tutta la faccia sporca di cioccolato, come se avesse sbattuto la testa dentro la torta. Prese una salvietta e la pulì cercando di non svegliarla, poi la prese in braccio e la portò in camera sua.
Non sapeva se andare a vedere di Maura. Le era dispiaciuto vederla andare via, ma non voleva forzarlo. Così scese in cucina e notò un piatto con una fetta di torta ed una nota vicina che diceva “Spero ti piaccia Mo! Poppy” Jane rise dentro.
Sua figlia era davvero un angelo, sfruttò la dolcezza di quel gesto per andare a vedere di Maura. Bussò e non avendo risposta entrò. La stanza era in penombra e sul letto la sagoma del corpo di Maura oscurava la flebile luce dell’abat-jour. Jane si avvicinò piano e mise il piatto sul comodino. Maura era bellissima anche mentre dormiva, si chinò lentamente e le sussurrò all’orecchio “Posso tenerti con me?” Maura non si mosse continuando a dormire. Jane spense la luce e uscì dalla stanza. Aveva un piano in mente per far a pezzi quel maledetto Fairfield.

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Il giorno dopo, Jane si alzò presto come al solito. Lasciò precise istruzioni affinché nulla turbasse la sua ospite. La signora Murray aveva il compito di tenerla d’occhio e di soddisfare ogni sua richiesta. Angela avrebbe portato Poppy a scuola come ogni giorno e lei sarebbe tornata a casa per cena, anche se considerò di fare un salto a casa nell’arco della giornata per vedere di Maura. Non voleva lasciarla troppo sola.
Una volta in ufficio, fece qualche telefonata, voleva avete un confronto con Garret e vedere quali fossero le sue mosse. Chiamò Susan, la sua segretaria dall’interfono. La giovane arrivò in pochi istanti.
“Mi dica, Miss Rizzoli…” disse educatamente. Jane alzò lo sguardo dalle sue carte.
“Buongiorno Susan, vorrei mi fissassi un incontro con Garret Fairfield, oggi nel primo pomeriggio.” La ragazza prese appunti e annuì.
“Si, Miss, vuole il solito, per pranzo?”. La bruna la guardò senza far trasparire nulla.
“Andrò a casa per pranzo, ho delle faccende da brigare.” Susan annuì tornando sui suoi passi per uscire, poi si voltò titubante.
“Miss Rizzoli?” disse a voce bassa.
“Si, Susan?" rispose in attesa.
La ragazza uscì dallo studio solo il tempo di ritornare trafelata “Io…so che ieri era il compleanno di sua figlia…le ho fatto questo, è una piccola cosa, non mi aspetto di…” ribadí imbarazzata.
Jane si alzò o dalla sedia e le andò incontro. “Grazie Susan, sono sicura che Poppy lo adorerà!” rispose sincera.
Le piaceva Susan, era una lavoratrice dedita e leale. La donna annuì con un sorriso timido e ritornò al suo posto.
Jane prese in mano quel pacco colorato, era stato impacchettato a mano, ma lo apprezzò molto. Sapeva che Susan era di estrazione sociale bassa, il suo curriculum era pieno di falle quando andò per il colloquio, ma imparava in fretta ed era instancabile.
Jane non si era mai pentita di averla assunta e Susan non aveva mai deluso le sue aspettative, nemmeno una volta.
Dopo una mattinata di riunioni, Jane tornò al Galatea. Poppy stava mangiando insieme ad Angela e Maura.
"Ciao a tutti!” disse allegramente aprendo la porta.
“Mammina!!” la piccola saltò giù dalla sedia per andarle incontro ma la Signora Murray la bloccò in tempo.
"Sei così impaziente bambina! Finisci di mangiare e poi ti alzi, sei sporca di sugo, non vorrai sporcare la bella camicia di seta della mamma, vero?” domandò con un sorriso furbo sul viso. Poppy di fermò.
“Scusi Miss, ha ragione, ciao Mammina!” disse rimettendosi a sedere. Jane sorrise, nessuno sapeva tenere in riga sua figlia come Claire. “Ciao amore! Come stai oggi Maura?” domandò vedendo che la donna non si era mossa di un passo.
Maura alzò lo sguardo dal suo piatto e le sorrise timidamente “Buongiorno Jane, sto meglio…grazie per la torta!”.
“Era buona, vero?” domandò Poppy con la bocca piena.
“Piccola Miss…quante volte…” la signora Murray stava per fare una ramanzina, ma Jane moriva di fame.
“Muoio di fame…” Claire le diede un’occhiataccia capendo bene il suo gioco.
“Ho fatto spaghetti con le polpette, Claire mi ha aiutato…” disse Angela inforcando una polpetta. “Hai lavato le mani?” chiese la signora Murray con sguardo severo. Jane alzò gli occhi al cielo, a volte le sembrava di avere due madri.
"Vado…vado…” sbuffò sorridendo dopo aver dato un bacio a sua figlia. Maura osservò tutto con interesse, erano davvero uno strano assemblamento, ma sembravano amarsi davvero molto. Le mancavano molto i suoi genitori, soprattutto in momenti di convivialità. Dopo un pranzo vivace, Jane decise di tornare al lavoro.
Maura era stanca, non aveva dormito molto, ma aveva ben colto la domanda sussurrata da Jane nel dormiveglia. Posso tenerti con me?.
Il suo cuore aveva vacillato a quelle parole che l’avevano tenuta al caldo dopo tanto freddo. Che cosa mi stai facendo Jane?.
Si domandò prima che il sonno la prendesse.

Chapter Text

Tornata in ufficio, Jane si preparò a sondare il terreno con Garret. Sarebbe stato divertente. Pensò sistemandosi il tailleur rosso. Era uno splendido pezzato fatto su misura per lei da Armani in persona. Giorgio era in ottimi rapporti commerciali con la Rizzoli&Co e aveva cercato per anni di convincere Jane a sfilare per lui, ma senza successo.
Si diede un’ultima occhiata, poi Susan la chiamò all’interfono annunciando l’aarrivo di Garret. Bene, che inizi la partita.
“Fallo entrare!” ordinò mettendosi a sedere sulla sua bellissima poltrona Chesterfield rosso antico. Era un modello extralusso fatto in Italia a mano. L’uomo entrò con arrogante sicurezza. “Buongiorno Miss Rizzoli…” disse mettendosi a sedere su una delle due piccole poltrone in pelle che erano davanti alla scrivania di Jane.
Alla bruna non sfuggì l’ostentata sicurezza dell’uomo. Sapeva che l’impero dei Fairfield aveva delle grosse crepe, dalle sue ricerche era emerso che Garret e le sue industrie sarebbero affondate nel giro di due anni.
“Signor Fairfield…” disse accondiscendente senza alzarsi dalla poltrona. Era uno scontro tra titani, almeno questo era quello che voleva far credere al mezzo uomo che aveva davanti. “Sono soddisfatta abbia trovato il tempo, si sa che imprenditori come noi abbiano le ore contate…” Garret la guardò con un sorriso sghembo.
Conosceva la reputazione di Jane Rizzoli. Sugli affari era un mastino, intelligentissima, scaltra, aveva un fiuto eccezionale per gli affari ed aveva legami con chiunque avesse un nome che contasse.
La sua chiamata lo stupì, erano settimane che cercava di avere un incontro ma dopo la fuga di Maura aveva altro per la testa. “Signor Fairfield…” soppesò alzandosi dalla poltrona per andare verso il piccolo mobile dei liquori.
Garret la vide in tutto il suo splendore: fasciata in quel tailleur al limite del peccaminoso. Lunghe gambe abbronzate spuntavano dalla gonna che cadeva aderente leggermente sopra il ginocchio. Un paio di Loboutin nero laccate con tacco a stiletto la facevano sembrare ancora più alta. I capelli erano raccolti in una coda alta da cui scendevano morbidi riccioli color ebano. Trucco fumoso ma di classe incorniciava un viso dai tratti spigolosi ma femminili. A completare il tutto, un paio di occhi color caffè e due petali per labbra la rendevano assolutamente irraggiungibile.
“Sono a conoscenza delle vostre difficoltà…e vorrei darvi una mano…” disse versando del pregiato whisky in due bicchieri di cristallo Boemia. L’uomo rimase un attimo in silenzio. Dovevo aspettarmelo, Rizzoli ha agganci ovunque… pensó serrando la mascella. “Andiamo, Garret…” sottolineò porgendole il bicchiere di Whisky. “Sai come funziona, io do qualcosa a te e tu ricambi, cosa ne pensi?” domandò bevendo il suo liquore in un unico sorso. Di solito lo avrebbe sorseggiato lentamente gustandone la composizione, ma oggi aveva fretta.
“Cosa potrei mai avere che possa interessarvi? Come avete detto mi trovo in acque agitate al momento…”.
Jane mise il bicchiere sulla sua scrivania e si avvicinò all’orecchio dell’uomo. Garret strinse la mascella, quella donna era stupenda ma in modo letale. Il profumo che indossava era meraviglioso e lei chinandosi, gli aveva dato accesso minimo al suo seno.
All’uomo prudevano le mani, voci di corridoio dicevano che Jane Rizzoli fosse un’amante focosa e passionale, che andare a letto con lei ti rovinava per chiunque altro, uomo o donna che fosse.
L'idea stuzzicò la mente di Garret. Dio, è così fottutamente sexy! Maura in confronto sembra una suora di campagna! Pensò inalando ancora quel meraviglioso profumo.
Jane colse l’eccitazione dell’uomo, sapeva di essere bellissima e sexy, inoltre il suo pregiato profumo N1 Imperial Magestic di Clive Christian faceva a tutti quell’effetto. L’aveva acquistato qualche mese fa ad un asta da Christie's per 300.000 dollari.
Lei è forse altre sette persone sul pianeta erano le uniche a possedere un profumo così raro e prezioso. Per lei solo il meglio. Dio quanto amava, questa cosa.
Pensò alla soggezione che i soldi suscitavano in certe persone, per di più i parvenue come Garret.
Gente arricchita che non sapeva stare al mondo, che umiliava le altre persone ma che conservava tracce delle loro precedenti condizioni di precarietà. Lo si vedeva dalla loro arroganza.
Le persone di classe, ricche dentro oltre che fuori non hanno bisogno di salire sulle spalle di nessuno per emergere, non devono schiacciare nessuno. Per questo far rientrare Fairfield sui binari sarebbe stato divertente.
Garret aveva più di una lezione da imparare e Jane sarebbe stata un ottima insegnante. Nonostante la sua mostruosa ricchezza, Poppy l’aveva sempre tenuta con i piedi per terra. Era una bambina dai gusti semplici, per nulla viziata o capricciosa, amava aiutare il prossimo e Jane l’amava moltissimo.
Poppy era il suo modello, la bambina le faceva vedere come la generosità e l’altruismo cambiava le persone. Questo l’aveva mantenuta umile e di mente aperta, ma questo non significava che non potesse godere dei frutti del suo lavoro.

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"Te lo farò sapere a tempo debito, ora devo andare!" disse la bruna spezzando l'incantesimo.
Garrett ingoiò la saliva e annuì. Questa donna lo rendeva febbricitante, ma ora aveva una questione da risolvere, doveva ritrovare Maura e incorporare la isles Foundation con la Fairfield Enterprise o il suo impero sarebbe colato a picco.
"Bene Miss, aspetterò una chiamata, nel frattempo..." disse spavaldo. "Mi farebbe piacere portarla fuori a cena, per affari ovviamente, ho delle idee che credo..." sottolineò con occhi affamati.
Normalmente questo avrebbe fatto scoppiare a ridere Jane. Pensava davvero di avere una chance?.
"Mi farebbe piacere Garrett, sono disponibile domani sera verso le venti, passami a apprendere al Galatea. Ora, come detto in precedenza ho da fare..." rispose in modo provocante.
L'uomo annuì con un sorriso compiaciuto. Portare Jane Rizzoli nel suo letto sarebbe stato il Jack pot! Pensò avviandosi verso la porta. Quello che il povero Garrett non sapeva, era che Jane lo aveva fatto cadere nella sua trappola. Sapeva del subdolo piano ideato da lui e da quella puttana di Maura Isles, non ne conosceva lo scopo, non ancora.
Avrebbe finto dell'interesse per lui e per lei, ci avrebbe giocato, li avrebbe sedotti scoprendo ogni loro debolezza e alla fine avrebbe assestato il colpo mortale. Soddisfatta tornò a casa, si stava facendo tardi e il suo incontro con quella sgradevole persona le aveva portato via più tempio del dovuto.
Trovò Poppy addormentata sulle ginocchia di sua madre, Clare che sistemava la cucina e Maura seduta in disparte, con la mente assorta chissà dove.
"Buonasera..." disse a bassa voce per non svegliare sua figlia. Angela annuì.
"Ciao tesoro, giornata lunga?" domandò alzandosi per portare sua nipote a letto. Jane annuì stanca mentre si avvicinava per baciare sua figlia sulla guancia.
"Ho lasciato del risotto alla marinara e un pezzo di torta Miss..." disse Claire con un sorriso. "Grazie mille...ciao Maura!" la bionda sembrò accorgersi di lei solo in quell' istante.
"Oh, ciao Jane...tutto bene?".
"Devo parlarti, potresti aspettarmi in camera tua? Mangio e ti raggiungo." Maura annuì pensierosa. Cosa sarà?.
Jane mangiò di gusto sotto lo sguardo vigile della signora Murray. Si lamentava sempre di quanto fosse magra e mangiasse male.
Una volta finito, salì da Maura, voleva sapere che cosa ne pensava del suo piano per sedurre e far capitolare Garrett. Doveva fingere e guadagnare la sua fiducia.
Bussò alla porta e trovò la donna seduta in meditazione con le gambe incrociate.
" Disturbo?" Domandò a voce bassa.
"Affatto, ma dimmi..." la esortò a sedere accanto sul letto.
"Oggi ho parlato con Garrett!" Sbottò sondando la reazione della donna. Maura impallidì.
"Oh, gli hai detto di me! Oddio...verrà a prendermi e io..." disse trafelata alzandosi dal letto e cominciando a camminare da una parte all'altra.
"Maura!" tuonò Jane alzandosi a sua volta. "Pensi che ti tradirei così?" la bionda si bloccò sul posto non sapendo che dire. Poteva davvero fidarsi di questa donna, quando lei stessa stava tessendo le trame del suo stesso inganno?. "Non ti conosco abbastanza per dirlo..." rispose abbattuta. Jane fece un enorme respiro, cercando di contenere le sue emozioni. Dio, questa donna sapeva il fatto suo nel recitare la parte dell' innocente traumatizzata.
"Ho un piano..." accennò rimettendosi a sedere sul letto.
"Un piano?" rimbeccò la bionda restando salda al suo posto. Jane annuì "Ha mostrato del palese interesse per me, ovviamente so che molto del mio fascino è dovuto ai soldi, non sono ingenua...ma se gli piaccio come credo, lo farò innamorare e poi lo schiaccerò come uno scarafaggio!" sbottò facendo scrocchiare le dita.
Maura rimase di sasso. Stava cominciando a dubitare del suo ruolo nel subdolo piano di Garrett per far cadere la Rizzoli&Co. L'uomo le aveva promesso pieno accesso alle informazioni sulla sua adozione. Dopo che i suoi erano morti a Maura non restava che cercare la sua famiglia.
Jane rimase in attesa di vedere come reagisse la piccola donna davanti a lei.
"Se servirà a liberarmi di lui e riprendermi la Isles Foundation, ci sto!" rispose con un lampo di sicurezza che diede a Jane la nausea. "Conosco tutto ciò che gli piace e tutto ciò che non vorrebbe si sapesse di lui...però...".
"Però?" la rinforzò Jane, alzandosi in piedi per guardarla negli occhi.
"Per favore...non andare a letto con lui...non ti merita..." disse con un soffio di voce. Jane annuì con una smorfia l'idea di uno come Garrett tra le sue gambe la faceva vomitare, ma anche il condividere la stessa aria con questa subdola donna le fece arricciare il viso.
"Nessun problema, ma dimmi, sei davvero d'accordo con questo? Perché se ti turba o ti ferisce in qualche modo noi..." accennò prima che Maura appoggiasse le labbra sulle sue. Jane venne attraversata da un brivido, ma non di piacere, dovette ammettere però che la bocca di questa donna era peccaminosa e aveva un sapore divino. Di solito le ragazze che si portava a letto odoravano di vaniglia e odori floreali, ma Maura odorava solo di pelle pulita e sapone. Era qualcosa di delicato e goloso che faceva venire voglia di prenderne ancora.
Maura di suo, non aveva mai assaggiato labbra più dolci e la sua volontà vaccillò per un istante. Le donne non l'avevamo mai attirata sessualmente, ma questa donna, questa donna avrebbe reso lesbica chiunque.
Odorava di sesso e peccato, trasudava sicurezza ed aveva un aura che ammaliava. Maura rimase colpita dalla donna dal loro primo incontro. Sapeva che aveva un piano preciso da seguire, insinuarsi come un virus nel suo mondo e dare a Garrett informazioni che gli avrebbero permesso di possedere Jane e il suo impero.
Chiunque avrebbe visto in lei solo una stracciona qualunque, ma Jane era scesa dalla macchina e l'aveva presa con sé. Le aveva mostrato il suo mondo e le persone che erano la sua forza ma anche la sua debolezza, come Poppy. Maura sapeva che Jane avrebbe fatto qualunque cosa per sua figlia.
Dopo aver interrotto il bacio più bello della sua vita, a dispetto di scopo e situazione, sussurrò all'orecchio della bruna "Tienimi con te!" e si lasciò cullare dalle braccia della donna più straordinaria che avesse mai conosciuto, Jane Rizzoli.
Dopo che Jane se andò lasciandola sola, prese un cellulare che aveva nascosto quando era stata trovata sulla strada e mandò un messaggio molto eloquente: "Garrett, sono dentro! Il pesce ha abboccato."

Ma facciamo un passo indietro…qualche mese prima.

Inizio Flashback

Jane stava aspettando che Casey Jones, la sua talpa riferisse le sue scoperte. Aveva avuto una soffiata che Garrett Fairfield in combutta con la Isles Foundation stesse cercando di fregarla. Come se fosse possibile. Casey bussò alla porta del suo ufficio. “Avanti!” disse Jane con voce ferma. L’uomo entrò e si mise a sedere come fosse a casa sua. Jane aveva avuto una storia con lui al liceo, si erano lasciati bene ed erano ottimi amici. “Allora Casey, che mi dici?” chiese porgendogli un bicchiere di Whisky. “I tuoi sospetti erano fondati…” disse prima di bere un sorso del suo liquore preferito. “Garrett e la Isles Foundation stanno cercando di farti le scarpe, ma sanno che non hanno nulla per ricattarti o comprarti, la tua reputazione è impeccabile…” disse l’uomo allungando la mano per sfiorate quella di Jane. La donna lo fece fare, a volte andavano ancora a letto insieme, per sfogarsi senza impegno. “Hai tutte le informazioni che ti ho chiesto?” domandò Jane alzandosi dalla poltrona per sedersi sulle sue ginocchia. Casey annuì accaldato. Jane lo eccitava sempre. “Si…ho tutto quello che ti serve per schiacciare quei due vermi, ma le informazioni devono essere verificate…sicura di voler giocare a Mata Hari?” sussurrò mentre infilava una mano sotto la gonna di Jane facendola gemere. “Si…nessuno può prendersi gioco di me!” Jane prese la mano di Casey e la spinse più in profondità tra le sue cosce calde. “Dio Jane, le cose che mi fai…” ringhió scostando le mutandine di seta che la donna indossava. “Dimostramelo…” lo sfidò buttando la testa all’indietro e alzando un pó il bacino per dargli più accesso. Casey spinse due dita in quella figa calda come seta liquida e pompò con forza finché Jane non raggiunse l’orgasmo. Poi sfilò le dita umide e se le portò alla bocca. “Hai sempre un sapore così buono…sicuro che non vuoi riprovare?” Domandò mentre Jane si alzava per ricomporsi. “Sono davvero tentata, ma no Casey, sto bene così…ora lascia tutto quello che hai trovato e ti farò sapere qualcosa a breve, ok?” disse rimettendosi a sedere come nulla fosse accaduto.

Fine flashback.

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Lasciata la stanza di Maura, andò a vedere di sua figlia. Sapeva che doveva proteggerla, non poteva concedersi il lusso che le capitasse qualcosa.
Così decise, d’accordo con la piccola, di andare per qualche tempo in Italia con la nonna. Jane aveva dei parenti che vivevano a Roma, zona Parioli. Un insegnante privato si sarebbe occupato della sua istruzione, ma se Poppy avesse voluto sarebbe anche potuta andare a scuola. Ovviamente privata ed esclusiva. Jane voleva sempre il meglio per sua figlia. Per questo la voleva lontana. Certo le sarebbe mancata da morire, ma la guerra in cui si stava imbarcando non doveva in nessun modo raggiungerla.
Tutti sapevano quanto amasse sua figlia, anche i suoi avversari e se fosse successo qualcosa a Poppy lei sarebbe impazzita e avrebbe dato vita ad una guerra senza esclusione di colpi.
Angela era contenta di ritornare a Roma, rivedere parte della sua famiglia le faceva piacere. Poppy avrebbe approfondito le sue radici e migliorato il suo italiano.
Quindi, ecco che una settimana dopo, Jane era all’aeroporto a salutare sua madre e sua figlia. Le voleva al sicuro. Dopo essere andata a lavoro, lasciò Maura a casa.
La signora Murray, gentile come sempre, era le orecchie e gli occhi di Jane. Aveva il compito di vegliare su Maura, ma con intenti ben precisi. Sapeva del piano di Miss Jane e le era leale. Quella mattina, preparò la colazione come sempre, la casa era così vuota senza la piccola Miss, ma Jane le aveva assicurato che sarebbe stato per il bene di Poppy.
Maura intanto, proseguiva con il suo piano, la partenza della piccola la spiazzó un attimo, ma forse era meglio così. Non ci sarebbero state distrazioni o esitazioni.
Ritrovare la sua famiglia era l’unica cosa a cui si era aggrappata dopo la morte dei suoi genitori. Non era tipa da fare il doppio gioco, ma la vita era stata aspra con lei su certe cose e cercava una qualche rivalsa.
Il denaro non le mancava, certo non era hai livelli di Jane Rizzoli, in confronto a lei era una mendicante. A volte si chiedeva se stesse facendo la cosa giusta e se il fine giustificasse i mezzi.
Nei giorni in cui era stata con Jane, aveva visto una donna forte e dolce allo stesso tempo. Jane aveva un’ottima reputazione : scaltra, instancabile, generosa e dall’etica trasparente. Maura però, aveva avuto il privilegio di osservarla nel privato. Era una madre dolcissima ed una figlia amorevole, si preoccupava che tutti fossero soddisfatti. I suoi dipendenti avevano solo elogi per lei.
Una parte di lei avrebbe voluto dire tutto a Jane, sentiva che la donna non meritava di essere ingannata così, non dopo tutto quello che aveva fatto per lei, in pratica l’aveva accolta in casa. Chi lo fa di oggigiorno?.
La signora Murray osservava tutto con attenzione. Quando Miss Jane le aveva detto del piano per smascherare Maura era rimasta molto male. Di solito sapeva leggere bene la natura delle persone, e la piccola donna bionda non le sembrava una cattiva persona, ma Miss Jane era stata chiara, doveva essere gentile e far finta di nulla per non destare sospetti.
Una volta che Poppy e sua madre s’imbarcarono, Jane sentì un peso in meno sulle spalle, voleva risolvere la faccenda velocemente perché sua figlia già le mancava. Tornò al Galatea per cambiarsi e poi tornare al lavoro. Fece una doccia rilassante poi qualcuno bussò alla porta della sua stanza.
“Arrivo!” gridò avvolgendosi nel candido asciugamano e quando aprì la porta trovò Maura in lacrime. D’istinto voleva alzare gli cocchi al cielo, ma doveva mantenere la sua maschera intatta.
“Oh, Maura…tesoro, che hai?” domandò con finta preoccupazione, facendosi da parte per farla entrare nella stanza.
“Scusa, è solo che…mi sentivo sola, ho paura che Garrett mi trovi e…” disse piangendo. Jane si strinse più forte nell’asciugamano tentando di stemperare il suo disgusto per l’ottima recitazione.
“Siediti Maura, stai tranquilla…qui sei al sicuro…” rimbeccò andando verso il letto. “Ti dispiace aiutarmi a mettere l’olio sul corpo? Non arrivo mai bene sulla schiena…” domandò sedendosi sul letto e abbassando l’asciugamano quel tanto da esporre la sua schiena abbronzata. Maura deglutì vistosamente.
Jane era una visione, la sua pelle di seta abbronzata era squisita per gli occhi. Annuì senza dire nulla e prese in mano la lozione, ne scaldò qualche goccia sulle mani e poi la strofinò sulla pelle ancora umida. Jane gemette a quel contatto, le mani di Maura le facevano venire la pelle d’oca.
“Oh, scusa…forse ho le mani fredde…” disse con voce tremante notando la piloerezione della donna. Jane gemette di nuovo godendosi quel contatto di pelle. Dopotutto doveva fingere dell’interesse, dunque perché non divertirsi nel frattempo? Pensò con un sorriso sghembo.
“Ha un profumo divino…” Maura si sporse un pò avanti e annusò un piccolo lembo di pelle calda “Cos’è?” Domandò notando che il flacone di vetro era senza etichetta.
Jane scostò un altro po' i lunghi capelli umidi poggiandoli sulla clavicola destra “Un olio berbero…un mix di olii pregiatissimi che provengono dal Marocco…” rispose spalmandosene un pó sul viso.
Maura continuò il massaggio finché l’olio non fu assorbito de tutto. Dio, toccare quella pelle tesa e bagnata l’aveva eccitata non poco, pensò Maura mordendosi il labbro inferiore.
“Grazie Maura!” Jane si alzò dal letto e fece scivolare a terra l’asciugamano restando completamente nuda.
“Oh cazzo!” Singhiozzò Maura con occhi sbarrati. Questa donna era una visione.
" Vado a vestirmi…” disse Jane andando verso la sua cabina armadio mentre dava una bella visione del suo sedere sodo.

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Questa donna sarà la mia morte! Calmati Maura, devi seguire il piano o Garrett non ti dirà nulla della tua famiglia d’origine! Urlò nella sua testa cercando di mantenere il controllo.
Jane intanto sapeva bene l’effetto che aveva avuto sulla donna, lo aveva su tutte. Era disgustata da questa donna, ma lo comprendeva. I file che Casey le aveva dato su di lei erano stati molto chiari. Adozione chiusa, Jane sapeva che dopo la perdita della sua famiglia Maura avrebbe cercato le sue origini, Dio lo avrebbe fatto anche lei nei suoi panni. La cosa che non capiva era perché scendere a patti con il diavolo?.
Certo, voler sapere qualcosa del suo passato era un ottima ragione, necessaria ma non sufficiente. Maura era davvero così disperata? Chissà come reagirebbe nello scoprire quello che lei ha scoperto sull'erede degli Isles.
Jane cercò di attenersi al piano, sedurre Maura e Garrett e metterli con le spalle al muro. Nessuno poteva fregarla, nessuno. Decise di cominciare il suo piano, che era cominciato con un pó di olio sulla pelle bagnata. Il pensiero la fece sorridere. Oh, Maura…non hai idea di ciò che ti aspetta… sorseggiò nella sua mente mentre indossava la sua biancheria di seta e si preparava per tornare al lavoro.
Dopo aver lasciato il Galatea, Jane si diresse verso una zona periferica di Boston, doveva incontrare una persona. La macchina si fermò a pochi passi da una casa che sembrava abbandonata.
"Passami a riprendere tra un’ora!” Ordinò all’autista prima di scendere dalla macchina. L’uomo annuì e si allontanò. La bruna bussò alla porta ed un uomo con una brutta cicatrice sul viso la scrutò con aria famelica.
"Hey…ti sei persa bellezza?” domandò con un sorriso scemo sul viso. Jane alzò gli occhi al cielo. “Jeff, lasciala entrare e abbassa gli occhi, non è donna per te!” Tuonò una voce dal piano superiore. L’uomo si fece da parte e la fece entrare.
“Miss Rizzoli…a cosa debbo questo onore? I nostri mondi non sono solito incontrarsi…” disse un uomo scendendo le scale.
"In effetti siamo su due livelli differenti, io sono una donna d’affari con un’etica e dei valori mentre tu sei solo un criminale.” Sottolineò con sicurezza. Uomini come Paddy, stavano alla larga da persone come lei. I loro buoni intendi ed i loro altrettanti agganci con la faccia buona della legge era per loro un ostacolo per gli affari. Paddy ingoiò il rospo e annuì senza dire nulla.
“Sono qui per proporti un affare…” disse Jane con aria di sfida.
"Che affari potremmo mai fare noi due…” rispose sardonico.
“Ho trovato tua figlia!” sbottò soddisfatta. L’uomo impallidì. Aveva perso le speranze di ritrovare sua figlia dopo che Hope era scappato con lei dopo la sua nascita.
“Ma come?” domandò incredula.
“Ho molte risorse e ottimi amici, inoltre ho un passpartout non indifferente…” aggiunse tirando fuori dalla sua ventiquattro ore una risma di fogli.
“I soldi…” aggiunse l’uomo con fare nervoso. Le donne come Jane Rizzoli lo mettevano a disagio, donne che non potevano essere corrotte, donne pulite, erano una spina nel fianco per uomini come lui. Jane gli porse il plico di fogli che l'uomo prese con mani tremanti.
"Se farai come ti dico, puoi averla…” disse tirando fuori il suo cellulare. Sfogliò tra le varie foto e ne tiro fuori una di Maura mentre dormiva.
“È lei?” domandò Paddy con occhi lucidi. Jane annuì.
“Si chiama Maura…”.
“Maura…” fece eco Paddy sfiorando la foto con le dita “Non sapevo nemmeno il suo nome…Hope me l’ha portata via e io…” ma Jane non si fece ammorbidire.
“Non m’interessano le tue storie strappalacrime! Vuoi tua figlia? Beh, puoi averla a patto che tu faccia quello che ti dico!” disse riprendendosi il telefono.
“Cosa devo fare?” domandò cercando di riprendersi.
“Hai mai sentito parlare di Garrett Fairfield?” domandò la bruna con un sorriso diabolico sul viso.

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“Garrett? Che ne sai di quel coglione?” domandò Paddy.
“Che sai di lui? Qualcosa che vorrebbe non si sapesse…” lo incitò Jane.
Le informazioni di Casey erano ottime, ma lei sospettava che ci fosse qualcosa di non legato al lavoro, qualcosa di personale da porter sfruttare. Paddy annuì.
“In effetti…ci sarebbe una cosa che a parte me e pochi del nostro giro sanno che lui vorrebbe tenere nascosto…” Jane si avvicinò curiosa. “ Se faccio come dici, potrò vedere Maura?” domandò con voce tremante.
"Dipende da cosa mi dirai!”.
“Beh, ecco…devi sapere che lui…è un bastardo!” Jane alzò gli occhi al cielo, sai che scoperta!.
"Non è un vero Fairfield, sua madre lo ha avuto con un altro, ma Theodore non lo sa…se venisse fuori, Garrett sarebbe finito, niente più soldi, donne…niente!”. Jane sorrise. Questa era una notizia bomba.
"Grazie delle informazioni Paddy…mi farò sentire…” disse preparandosi ad uscire. Vedendola allontanarsi l'uomo allungò una mano per bloccarla. “Non osare toccarmi! Non voglio le tue mani sporche di sangue su di me! Sono donna di parola, quindi se l’informazione mi sarà utile ti darò tua figlia, fino ad allora tieni Garrett al guinzaglio e non aprire bocca!” tuonò uscendo.
Jeff rimase basito. Nessuno osava parlare al Boss in quella maniera.
“Vedi quella donna?” domandò al suo uomo che non osava muoversi. “Quella donna ha soldi, potere, ma anche un cuore generoso ed è leale, non potremmo mai farcela contro di lei, ci sono persone che farebbero qualunque cosa, persino morire per lei, non possiamo vincere su una cosa come quella. Se le facessimo qualcosa la trasformeremmo in una martire. Io stesso mi sono rivolto a lei per trovare mia figlia…” disse sconsolato mentre guardava fuori dalla finestra e vedeva i fari della macchina diventare un minuscolo puntino rosso.
Una volta al lavoro, Jane cercò con Casey di ottenere delle prove di ciò che Paddy aveva detto. Se l’informazione fosse stata vera Jane aveva quel maledetto Fairfield per le palle.
Unica cosa, Maura.
Le dispiaceva usarla per i suoi scopi. In fondo, molto in fondo, lo comprendeva, ma nessuno poteva fregarla.
Finito il lavoro e dopo aver parlato con Poppy che era innamorata di Roma, tornò al Galatea.
Miss Murray aveva preparato un’ottima cena e Jane voleva goderne ogni boccone. Si fece una bella doccia e indossò abiti eleganti ma comodi. Andò a cercare Maura nella sua stanza.
“Maura la cena è pronta!” Disse bussando piano. Nessuna risposta che Maura dormisse?.
Jane aprì la porta e trovò la finestra che dava sul balcone aperta, di certo non era scappata, erano più di trenta piani ed era l’attico.
Si avvicinò per capire cosa stava succedendo e trovò Maura parlare con qualcuno al telefono.
"No, non voglio farlo Garrett! Jane è stata così gentile con me…non puoi immaginare di come mi abbia accolto qui…non ho nessuna informazione! Io mi taglio fuori!!” urlò prima di gettare il cellulare per terra frantumandolo.
Jane uscì sul balcone e applaudì alla scena.
" Wow, ma che ottima recitazione Signorina Isles…o dovrei dire…Doyle?” Maura sbiancò, non sapeva che Jane fosse lì. “Dio, sei davvero brava! Ti sei buttata sotto la mia macchina…hai macchinato tutto questo con quel Fairfield…complimenti!’ disse sarcastica continuando ad applaudire.
Maura era sotto shock Jane sapeva del suo piano e l’aveva accolta lo stesso? Era stata ingannata a sua volta?.
“Jane, io…io…” balbettò incredula. La bruna le si avvicinò ad un palmo dal naso.
“Piccola puttana, volevi fregarmi! Dio, donna…tu credevi fossi una stupida ingenua come te? Pensi davvero che non sapessi cosa volevi fare? Sono una delle donne più potenti di questo paese e tu credevi che cascassi nella tua piccola trappola?” disse ridendo sarcastica.
Maura era nel pallone ed era spaventata.
Ora che Jane l’aveva scoperta cosa ne sarebbe stata di lei?. Urlò nella sua testa stringendosi al pesante maglione mentre Jane la sfidava a dire oltre.

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Maura si allontanò di qualche passo, ma Jane le stava addosso come in mastino.
“Mi dispiace io…non volevo , ecco…” balbettò in preda alla paura.
“Smettila di balbettare e dimmi una cosa!” Tuonò prendendola per le spalle. “Che cosa hai in quella testa? Pensavi davvero di poterti fidare di un Fairfield?” Maura si fece piccola. Sapeva che la bruna aveva ragione, Garrett era inaffidabile ed un idiota, ma che scelta aveva?.
“So che è un coglione, lo so! Ma io…ho bisogno di sapere, tu non capisci…” disse piangendo. Jane alzò gli occhi al cielo. Dio, che donna drammatica! Pensò masticando un po’ della sua rabbia.
“So tutto…ho fatto delle ricerche. Pensi davvero che avrei portato un estraneo in casa come un cane randagio, sotto lo stesso tetto con mia figlia?”. Maura continuò a piangere, si vergognava da morire ed era spaventata.
“Mi dispiace…così tanto…non avevo scelta…”.
Jane si allontanò un attimo e rientrò nella stanza solo per uscirne e ritornare poco dopo con un plico di fogli.
Maura era bloccata sul posto. In attesa della sua sentenza. Jane l'avrebbe buttata fuori? L'avrebbe umiliata con insulti e minacce?. Poco dopo la vide riapparire e porgerle dei fogli.
“Ovviamente ci saranno delle conseguenze per il tuo stupido giochetto con Garrett…tieni, fanne ciò che vuoi! Ora vado a mangiare, sentiti libera di unirti a me, avremo molto di cui parlare signorina Isles!” disse Jane prima di lasciare la stanza.
Maura rimase immobile. L’aria della sera le faceva venire la pelle d’oca e le parole di Jane l’avevano scossa nel profondo. Abbassò gli occhi, lacrime salate scorrevano ormai senza ostacoli. Solo in quel momento si accorse dei fogli che Jane le aveva dato.
Li sfogliò non sapendo bene cosa aspettarsi, rimase di sale quando vide la foto di una donna che teneva in braccio un neonato. Era una giovane donna, bionda con profondi occhi color giada e sorrideva alla piccola creatura che aveva in mano. Sotto la foto c’era scritto un nome: Hope Martin e la piccola Maura Doyle, adottata dalla famiglia Isles. La bionda si portò una mano alla bocca sconvolta. Queste erano le informazioni che stava cercando. Jane aveva trovato la sua famiglia. Un forte singhiozzo le uscì dalla bocca e cominciò a tremare come una foglia. Lesse i restanti fogli e scoprì di suo padre Patrick capo della mafia irlandese. In quei fogli c’erano tutte le risposte alle sue domande. Anni di dubbi dissolti in quelle poche righe.
Crollò a terra in una pozzanghera di sangue e lacrime. Stava per tradire la donna che aveva risposto alle sue domande senza nemmeno chiedere. Che razza di persona sono?. Si domandò continuando a piangere senza trovare consolazione.
Qualche ora dopo si ritrovò sdraiata sul letto con una coperta drappeggiata addosso. Come ci era finita?.
La stanza era debolmente illuminata dalla luce della luna. Maura provò ad alzarsi ma le girava la testa, moriva di fame. Poi il pensiero di Jane e di tutto quello che era successo la investì come un treno. E ora che faccio?.
Sarebbe stato facile sgattaiolare via e sparire, ora aveva le informazioni che desiderava e non era più sotto il giogo di Garrett, eppure qualcosa le impediva di farlo. Jane.
Quella donna era stata solo gentile con lei, certo ora che aveva smascherato il suo gioco si sarebbe vendicata, questo se lo aspettava, eppure nonostante la sua durezza, Maura non aveva visto odio nei suoi occhi ne voglia di vendetta, solo delusione.
Questo pensiero le fece venire la nausea, l'idea di aver deluso la donna in qualche modo le faceva male fisicamente. Si alzò dal letto piano, uscì dalla sua stanza ed andò in cucina.
Sul tavolo una nota: Sono in ufficio per affari. Mangia e al mio ritorno parleremo…potresti ancora servirmi…”.
Maura lesse il biglietto ed un’ondata di sollievo la investì. Si sarebbe fatta perdonare, perché Jane le aveva fatto il dono più prezioso e lei voleva donarle il suo. La sua piena lealtà.

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Dopo aver mangiato qualcosa, Maura si fece una doccia. Aveva una cosa precisa in mente. Si lavò in modo scrupoloso corpo e capelli, voleva essere pulita. Voleva essere una nuova Maura. Dopo aver asciugato i capelli e spalmato il prezioso olio berbero che Jane teneva in bagno si preparò per andare a letto.
La casa era silenziosa. Miss Murray era andata a casa e Jane era ritornata a lavorare. Era perfetto. Si spogliò completamente e si infilò nel letto di Jane. Voleva darle tutta se stessa oltre la sua lealtà. La bruna l’aveva ammaliata al primo sguardo.
Chi voleva prendere in giro?. Sapeva fin da subito, da quando Jane l’aveva stretta tra le sue braccia per consolarla che non avrebbe mai attuato il suo piano.
Non sapeva quando Jane sarebbe tornata e nell’ attesa finì per addormentarsi. Dormì tranquilla fino alle prime luci del giorno. Aprì gli occhi lentamente, il fianco accanto a lei era vuoto ed in ordine. Jane non era tornata.
“Oh, Jane…” bisbigliò con voce assonnata.
“Dormito bene?” una voce roca la fece quasi sobbalzare.
Alzò la testa e vide la bella bruna seduta ai piedi del letto che la guardava con un sorriso sghembo . Indossava una maxi camicia bianca che le arrivava poco sopra le ginocchia, qualche bottone era slacciato facendo intravedere un po' del suo seno sodo e birichino, i capelli erano sciolti sulle spalle ed il debole sole del mattino li colorava di un intenso color prugna. In bocca un sigaro. Era così sexy che Maura quasi sbavò a quella vista.
“Jane!” disse mettendosi a sedere restando a petto nudo.
La bruna si alzò di scatto e le andò incontro. Maura fece per coprirsi ma Jane la bloccò.
“Mi piacerebbe sapere che ci fai nuda nel mio letto…” domandò a due passi dal suo orecchio. Maura si fece piccola e arrossì furiosamente.
“Io…” fece per prendere il lenzuolo ma Jane la bloccò per il polso.
“Non ho detto che mi dispiace!” sibilò con voce rauca facendo gemere la bella bionda.
Jane guardò la donna. Era davvero una delizia. Aveva scopato molto donne, ma Maura era come fuoco e miele, dolce e bollente.
“Ora vestiti, dobbiamo parlare!” Tuonò rompendo il momento.
Maura sembrò svegliarsi da un sogno. Annuì delusa, si avvolse nel lenzuolo e tornò nella sua stanza a bocca asciutta.
Jane si fece una doccia e poi andò in cucina. Erano quasi le sette del mattino e Miss Murray sarebbe arrivata a breve. Prese l’occorrente e preparò dei pancake. Poppy li adorava. La sua piccola pulce le mancava, ma doveva risolvere questa situazione prima di farla tornare.
Mentre li cucinava, mise su anche un po' di caffè. Qualche attimo dopo anche Maura scese in cucina. L'odore del cibo era delizioso.
“Allora…Maura…” disse Jane mettendole del cibo nel piatto “So che sembra tutto parossistico…e credimi, lo è davvero! Ci sono molte cose di cui vorrei discutere…” la donna annuì mettendosi a sedere.
“Risponderò a tutte le tue domande…ma prima, posso farne solo una a te?” Jane annuì inforcando un po’ di cibo.
"Cosa devo fare per essere tua?” chiese in modo secco e diretto. La bruna sputò quasi il cibo che aveva in bocca, che cazzo!.
“Scusa?” domandò tossendo.
"Ho detto, che cosa devo fare per essere tua?” rimbeccò Maura non capendo il suo disagio.
“Ma che domanda è? Sei seria?”. Maura la guardò seria.
"Non scherzerei su una cosa come questa…mi piaci molto Jane e voglio solo dirti che hai la mia assoluta lealtà e tutta me stessa, se lo vorrai.
Jane rimase basita. Maura era seria? Ma che le diceva il cervello?.
“Maura…” cominciò Jane ma la donna più piccola la interruppe.
“So bene che hai avuto molte donne…sei assolutamente stupenda! Hai soldi, una famiglia affettuosa, puoi avere chiunque tu desideri…ma io non ti chiedo soldi, prestigio o regali, non tanto perché ho di che vivere e bene, ma Jane…quello che hai fatto per me mi ha aperto gli occhi. Stavo sbagliando tutto…e anche se tu mi dici che sapevi del mio piano…mi hai portato qui!” disse tutto d'un fiato “Mi hai fatto conoscere tua figlia…e anche se era tutto pianificato so che il tuo abbraccio era sincero e anche le tue parole…non si possono fingere certe cose, me ne sarei accorta…e i tuoi occhi, questi meravigliosi chicci di caffè sono sempre stati sinceri…” disse con occhi lucidi e voce tremante “Hai trovato la mia famiglia…Jane….oh Jane…!” singhiozzò cercando di non andare in pezzi.
Jane non disse nulla. Ascoltò in silenzio rendendosi conto di quanto avesse sbagliato nel giudicarla. Maura aveva un’anima ed era splendida. “Maura…ascolta…” ma la bionda si alzò come scottata.
“Non voglio lasciarti! Per favore non mandarmi via!” urlò tra le lacrime cominciando a respirare male. Jane si alzò e la prese tra le braccia prima che crollasse a terra priva di sensi.
Maura Isles…che cosa mi stai facendo?.

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Jane sollevò Maura e l’appoggiò sul divano del salotto. Rimase a guardare quella piccola donna, sembrava così fragile e indifesa.
A guardarla meglio, nemmeno lei pensava che Maura fosse stata la mente di quel patto per farla fuori e più aveva a che fare con lei, più si rendeva conto di provare qualcosa per la bella bionda. Quando aveva cercato informazioni sulla figlia degli Isles, aveva scoperto una donna di sani principi, che eccelleva negli studi, una donna di successo nel suo piccolo e ora che l’ aveva tenuta tra le braccia saggiando il peso del suo corpo, avendone sentito il profumo ed il calore era riluttante a lasciarla andare. Qualcosa la spingeva a proteggerla, a prendersene cura e chissà, forse anche ad amarla in qualche modo.
La signora Murray trovò Jane seduta su una poltrona, assorta nei suoi pensieri intenta a guardare la donna bionda dormire. Sapeva che qualcosa turbava la sua piccola Jane. L’ha vista crescere e la conosceva meglio di chiunque altro. “Miss Jane…ascolta il tuo cuore, bambina…” disse togliendosi il cappotto. “Ha sempre ragione…”.
Jane si accorse appena del suo arrivo, ma sapeva che la donna aveva ragione. Era dai tempi di Casey che non si lasciava amare in modo romantico. Anche se con Casey e la sua ex non era finita bene, il suo cuore era affamato d’amore. Una delle poche cosa che il denaro non poteva comprare.
“Vado a riposare…svegliami per pranzo e curati di lei appena si sveglia…” disse sbadigliando e andando in camera sua.
Maura continuò a dormire, si era crogiolata nel tocco della donna e anche se era cosciente non voleva risvegliarsi. Il tocco di Jane era così dolce. Solo qualche ora dopo venne svegliata dall’odore del cibo.
Miss Murray aveva preparato una deliziosa zuppa di farro, pane all’aglio e cannoli con crema per dolce.
“Buongiorno Maura!” disse vedendo la bionda alzarsi dal divano sbadigliando.
“Oh…Buongiorno…Jane?” domandò con voce assonnata.
“Miss Jane è nella sua stanza a riposare…voleva essere chiamata per pranzo…potresti svegliarla mentre finisco qui?” Maura annuì e salì al piano superiore.
Bussò alla porta ma nessuna risposta, così entrò e trovò Jane piacevolmente addormentata. Si avvicinò piano, era così bella: i lunghi capelli erano drappeggiati sul candido cuscino. Il suo viso era così sereno e la sua bocca leggermente spalancata era un dolce invito. Maura non riuscì a resistere e si sporse per baciarla.
Jane aprì gli occhi di scatto e con una mossa fulminea la buttò sul letto puntandole una pistola alla testa.
“Ma sei matta? Potevo ucciderti!” urlò buttando l’arma da parte “Non devi mai venire di soppiatto, ho il porto d'armi e sono pericolosa, ma che hai in testa?”.
Maura non reagì, anzi, la mossa di Jane per metterla sul letto l’aveva eccitata, così come essere minacciata da una pistola. Jane sembrava così potente con quell’arma in mano e assolutamente sexy.
“È la seconda volta che finisci nel mio letto…che cosa vuoi?" Domandò alzandosi da sopra il corpo della piccola donna.
“È pronto da mangiare…” disse con voce suadente. Jane sbuffò mettendo via l’arma nel cassetto del suo comodino.
Maura si leccó le labbra. Jane indossava una canottiera bianca con spalline sottili ed un paio di slip bianchi. Era divina. La canottiera metteva in risalto i suoi addominali scolpiti ed i suoi capezzoli duri per il cambio di temperatura. Gli slip sostenevano un sedere piccolo e sodo e le gambe lunghe erano toniche e abbronzate.
Voglio morire adesso! Pensó Maura guardando la bella bruna.
“Arrivo subito, tu scendi nel frattempo…” disse Jane andando verso il bagno.
Maura però non si mosse e decise di aspettare che la donna uscisse dal bagno. Un desiderio febbrile s’impossessò di lei ed in un accennò di follia si spogliò nuda sul letto. Sentendo il rumore della doccia cominciò ad immaginare la bella bruna nuda e bagnata e la mano la porto in luoghi oscuri. Senza nemmeno accorgersene cominciò a darsi piacere, immaginando tutte le cose che avrebbe voluto fare a Jane.
Immaginò di baciarla, toccarla e portarla al piacere urlando il suo nome. La scena era così calda che ebbe un orgasmo fortissimo che la lasciò senza fiato.
Era così fuori dalla sua natura. Lei era una donna di ratio, non era solita lasciarsi dominare dalle passioni e dai sentimenti, ma Jane, lei aveva sconvolto il suo mondo e snaturato il suo essere. Si era innamorata perdutamente di questa donna, in un modo che non reputava possibile.
Ma Jane, l’avrebbe mai voluta come lei desiderava? Avrebbe mai potuto amarla e perdonarla per averla ingannata?.
L’idea di perdere Jane le fece venire le lacrime agli occhi ed il senso di beatitudine post coitale che le aveva attraversato il corpo si trasformò in brividi di terrore.
Era sola al mondo. Certo aveva trovato le informazioni sulla sua famiglia, ma l’avrebbero voluta?.
Tutti questi pensieri la fecero tremare di rabbia e paura e non volendo si ritrovò a piangere, un po' per sé stessa e un po' per Jane, che forse non l’avrebbe mai voluta.
“C’è solo un modo…hai chiesto di essere mia, giusto?” Jane si affacciò dal bagno avvolta in un asciugamano.
Maura si coprì al volo, realizzando in quel momento quello che aveva fatto. Doveva essere impazzita!. “Oh…scusami, io…non so che mi sia preso…”. Jane si avvicinò e si mise a sedere sul letto.
“Cosa sei disposta a fare per essere mia? E intendo in modo esclusivo, non condivido, mai!” tuonò guardando Maura rossa come un pomodoro. “Qualunque cosa tu voglia…se potrò essere tua…farò qualunque cosa! E nemmeno io condivido…” sottolineò con occhi seri. Jane annuì.
“Molto bene…aiutami a schiacciare Garrett e potrai avermi come e quando vorrai, ma se tradirai la mia fiducia sarò implacabile!”.
Maura annuì con un sorriso radioso e si buttò praticamente tra le braccia della donna, incurante della sua nudità impossessandosi delle sue labbra. “Farei qualunque cosa per un tuo bacio…” disse assaggiando le labbra di Jane.
La bocca della donna era puro zucchero.
Jane rispose al bacio con altrettanta passione. Maura sapeva di buono e mentre si perdeva in quelle labbra color pesca sperò davvero di non doversene pentire mai.

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Baciare Jane era come toccare il cielo con un dito. Non aveva mai provato nulla di simile. Era così bello che quasi protestò quando Jane si allontanò. “Aspettami giù…” disse la bruna cominciando a vestirsi. Maura fece lo stesso e corse giù. Il pensiero di appartenere a Jane la faceva sentire viva come mai prima. Non era mai appartenuta a nessuno. E bastare a sé stessa non le bastava. “Jane arriva subito!” Disse mentre Miss Murray allestiva i piatti.
“Miss Jane…lavora troppo e mangia troppo poco!” sbuffò mettendo nel piatto della sua figlioccia una buona porzione di zuppa.
Maura inalò l’odore che saliva dai piatti. Sembrava squisito e moriva di fame. Poco dopo anche Jane arrivò. Vestita tutta d’un punto. Le piaceva essere sempre elegante, anche in casa.
“Hai fame, tesoro? Spero di sì, perché non ti alzerai da tavola finché non avrai finito tutto! Sei troppo magra figlia mia, non costringermi a informare Mister Rizzoli, signorina!”. Jane alzò gli occhi al cielo. Miss Murray era peggio di sua madre a volte. “Lascia stare Pops! È in Francia per affari e tornerà tra due settimane…” rispose facendole la lingua come una bambina dispettosa.
Maura trattenne un sorriso. Vedere la stoica Jane Rizzoli diventare burro alla menzione di suo padre era cosa da vedere.
Mangiarono in tranquillità, con Miss Murray che serviva piatti troppo abbondanti e chiacchierava di come le mancasse piccola Miss e di quanto Jane fosse troppo magra e lavorasse troppo.
“Dopo cena ti andrebbe di uscire?” chiese Jane finendo il suo bicchiere di passito. Maura s’illuminò ma il pensiero di Garrett le smorzò l’entusiasmo. “Non preoccuparti di Garrett, ho una persona che se ne occupa e inoltre andremo al Mirtho, è un locale che frequento da sempre e Garrett non è sulla lista, su, vai a prepararti, ti aspetto qui tra un’ora!”. Maura annuì eccitata e corse al piano superiore.
Miss Murray la guardò strano.
“Che c’è, non posso uscire a divertirmi?”.
“Che succede Miss Jane? Avete detto che…”.
“So quello che ho detto Claire, le cose sono un pó cambiate…diciamo che Maura…potrebbe esserci qualcosa…” La donna si alzò di scatto e corse ad abbracciarla.
“Oh…la mia bambina si è innamorata! Sapevo di non essermi sbagliata con quella donna…oh, Jane!” disse saltellando come una ragazzina.
Jane si fece abbracciare, non amava le effusioni, tranne con Poppy, ma Claire era di famiglia.
“Ok…ok, ora lasciami andare a preparami, ci vediamo domani!” disse andando in camera.
Un ora dopo, Alex li aveva portati al Mirtho.
La fila era lunga come sempre ma Jane era ospite vip e fu fatta passare subito. Maura rimase a bocca aperta. Il locale era di classe, elegante e pieno di belle persone. Una piccola donna le fece accomodare ad un tavolo.
“Buonasera Miss Rizzoli…il solito?” Domandò educatamente.
"Ciao Blair, sono in compagnia stasera, porta Champagne e qualche stuzzichino…Maura vuoi qualcosa?” aggiunse guardando la bella bionda al duo fianco.
“Vorrei uno Chateau Lafite dell’89 se è possibile!”. La cameriera annuì è sua allontanò.
“Chateau Lafite…ti piacciono le cose buone della vita, eh?” disse Jane alzando un sopracciglio. “Certo, mi piaci tu!”.
Jane arrossì vistosamente e ringraziò la parziale oscurità del locale che impediva di farlo notare. La musica era molto bella e coinvolgente e Maura si ritrovò a seguire il ritmo con il piede.
Jane osservò la bella bionda, era incantevole in quel vestito di Vuitton. La copriva nei punto giusti ed il colore oro metteva in risalto il color grano dei suoi capelli.
Chissà…magari Maura poteva a essere quella giusta. Si ritrovò a pensare, scoprendo che l’idea non le dispiaceva affatto.
Poco dopo arrivarono le loro ordinazioni e si ritrovarono a parlare del più e del meno. Jane stava ridendo di una cosa che Maura aveva detto quando qualcuno le si avvicinò.
Una bellissima donna, mora con profondi occhi verdi la guardava come acqua nel deserto.
“Ciao…sono Amber…vuoi ballare con me?” chiese con finta innocenza. In un altro momento non avrebbe rifiutato, ma era con qualcuno e non le sembrava educato lasciare Maura da sola.
“Grazie ma sono con qualcuno…” indicò Maura che guardava la mora con occhi duri.
“È la tua ragazza?” Amber sembrava sulle spine Jane alzò le spalle con deferenza.
“E se lo fosse?” la mora si allontanò di un passo cercando di capire se fosse uno scherzo.
"Beh…in tal caso andrei per la mia strada, non sono quel tipo di donna…”.
Maura si alzò dalla sedia e le si avvicinò un po'.
“A che tipo ti riferisci?” La stuzzicò mentre Jane sorrideva da dietro il suo bicchiere di champagne. “Una che ci prova con la donna di un'altra!” Sottolineò seccata.
Jane la guardò con una strana luce negli occhi.
“Ti posso dire che non è la mia ragazza…ma è...mia!”.
Maura la guardò con un misto di eccitazione e orgoglio. Non era la sua ragazza, non ancora ma almeno Jane aveva detto che le apparteneva. Era già qualcosa.
“Si, sono la sua donna, quindi buona serata Amber e divertiti!” disse Maura dandole una piccola spinta per allontanarla.

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Le ragazze rimasero al locale fino a notte fonda. Le donne che si buttavano su Jane erano troppe e Maura dovette più di una volta trattenersi dal picchiarle tutte. Lo capiva. Jane era assolutamente stupenda.
“Maura, direi che è ora di andare a letto…alcuni devono lavorare…” disse Jane facendole l’occhiolino.
Maura annuì, in effetti era stanca anche lei. Arrivate al Galatea, andarono ognuno nelle loro stanze.
Maura era leggermente ubriaca, ma in modo piacevole, quel lieve torpore la fece addormentare come un sasso.
Jane invece era rimasta sveglia a pensare. Tutta questa faccenda di Maura e Garrett le dava da riflettere.
Poteva davvero fidarsi di Maura? Era questo un altro voltafaccia? Che cosa doveva fare con lei? Erano sincere le sue parole?.
In cuor suo sperò di si per Maura o la donna avrebbe pagato nel modo peggiore.
Non riuscendo a dormire decise di alzarsi e chiamare sua figlia. A Roma era quasi ora di pranzo. Parlò con Poppy per un’ora. La piccola era serena ma sentiva anche nostalgia di lei. Jane la rassicurò che sarebbe tornata a casa presto e che doveva godersi la città e fare tante foto per lei. Anche Angela stava bene e la rassicurò sul conto della piccola.
Dopo quel vortice emotivo decise di farsi una doccia, dormire ormai non era fattibile. Novembre stava ormai finendo lasciando il posto ad un Dicembre pigro e nuvoloso. Dopo essersi lavata bene, si vestì con un elegante tailleur rosso, sotto una camicia di  seta Tussah bianca a collo alto in pizzo di Calais, scarpe stiletto nero lucido ed un cappotto color crema di lana Burberry. L’eleganza prima di tutto. Scese in cucina e Miss Murray era già al lavoro. “Buongiorno Claire…” disse trattenendo uno sbadiglio.
“Buongiorno tesoro…mangia qualcosa, ho fatto uova e pancetta…” la donna mise davanti alla bruna un piatto fumante. Jane alzò gli occhi al cielo.
“Grazie, ma sai davvero che non mangio così tanto a colazione, prenderò un caffè al lavoro…” Jane le diede un bacio sulla guancia per scongiurare tutti i rimproveri che ne sarebbero seguiti e scappò oltre la porta.
Miss Murray dovette davvero trattenersi. Quella Jane! Urlò nella sua mente mentre rimetteva il cibo nella pentola sbuffando.
Poco dopo, anche Maura si svegliò, per fortuna niente emicrania, quel vino era davvero superbo. “Buongiorno Miss Murray!” disse allegramente. La donna più anziana la guardò con interesse. “Spero tu abbia fame…Miss Jane è uscita a stomaco vuoto, quella donna sarà la mia morte! È troppo magra la mia bambina!” sbottò servendo Maura con una fetta di torta di carote e un caffè.
“Grazie!’ Maura si fiondò sul cibo come se non mangiasse da anni.
“Perché Miss Jane non è come voi?” sottolineò guardando Maura mangiare con gusto. La bionda si bloccò con la forchetta a mezz’aria. “Oh…” sussurrò cercando di ricomporsi. Era pur sempre una Isles, santo cielo!.
“È andata via da molto?” domandò Maura finendo di mangiare.
“Mezz’ora…ma aveva fretta, quel suo lavoro…mangia poco…lavora troppo, questo non le fa bene! A volte dorme un paio d’ore, crollerà se continua a fare questa vita! È da quando è nata piccola Miss che non si prende una vacanza, por dios!!” disse a voce alta.
Maura dovette trattenere una risata, la donna era davvero buffa mentre polemizzava su Jane per tutto, ma un bagliore di tristezza le attraversò il viso ed un pensiero nostalgico le fece venire le lacrime agli occhi. Lei non aveva più nessuno che si preoccupasse di cosa mangiava, se stava bene o dormisse abbastanza.
Miss Murray sembrò leggerle la mente e puntandole contro il cucchiaio che aveva in mano.
“Questo vale anche per te signorina…Miss Jane sembra tenere a te ed è compito mio che tu sia nutrita a dovere e stia bene, ci siamo capite?” disse severamente. Maura si limitò ad annuire, ma dentro urlava di gioia.
Jane intanto aveva preso appuntamento con Garrett, voleva sondare un pó il terreno. Sedurlo ormai non era più necessario grazie alle informazioni di Paddy. Decise d’incontrarlo in zona neutra, un ristorante a Back Bay, il Lancillotto.
Quando Jane arrivò, Garrett era già lì e da parvenue qual era aveva ordinato da bere senza aspettare il suo ospite. Jane, che prima di arrivare si era cambiata d' abito, entrò con la sua solita eleganza e sicurezza. Più di qualche testa si girò al suo passaggio.
Lo stesso Garrett rimase senza fiato nel vederla arrivare. La bruna indossava un meraviglioso cappotto di lana Givenchy, abito di lana color prugna lungo fino alle ginocchia che la fasciava come una seconda pelle, scarpe décolleté nere con fibbia in oro Chanel e borsa a secchiello nera di Cartier. I capelli erano sciolti ondulati lungo tutta schiena ed un trucco sobrio le incorniciava un viso dai tratti dolci ma definiti. “Wow…sei…wow!” fu l’unica cosa che Garrett riuscì a dire mentre Jane si metteva a sedere davanti a lui con la sua faccia da poker.
“Ciao Garrett, spero tu non stia aspettando da molto, non sono solita arrivare con ritardo, ma il mio autista ha avuto un contrattempo, vorrei scusarmi offrendoti il pasto.” Disse Jane con occhi scintillanti pregustando già la sua vittoria.

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"Nessun problema…sei davvero meravigliosa Jane, mi ha stupito un po' la tua telefonata…” disse l’uomo dopo averle baciato la guancia. La bruna si sfilò il cappotto con eleganza e si mise a sedere.
“In realtà avevo qualcosa da discutere con te…hai tempo?” domandò con finta innocenza. Garrett annuì.
“Ho sempre tempo per una donna come te e ho sempre pensato che uniti potremmo davvero fare faville!” squittì spogliando con gli occhi la donna seduta davanti a lui. Jane sorrise beffarda.
“In realtà…” cominciò tirando fuori la Manila che portava sempre con sé. “Alcune mie ricerche, dicono che hai cercato di farmi terra bruciata e di mettermi in difficoltà…come se fosse possibile!” sibilò tirando fuori un plico di fogli. Garrett s’irrigidì e pensò subito a Maura che lo aveva tradito.
“Io, veramente…” farfugliò agitandosi sulla sedia.
“No, non era una domanda! Ho fonti certe che tu, in combutta con la Isles Foundation cercavate di fregarmi! Beh…ti dico cosa succederà…” Jane si avvicinò al suo orecchio. “So tutto del tuo piano con Maura, la ragazza mi ha detto tutto…è così adorabile e tu, così figlio di puttana da ricattarla e cercare di portarle via l’azienda di famiglia!” Sibilò sul filo della rabbia. L’uomo smise di respirare. Quella troia di Maura lo aveva fottuto per bene.
“ Senti, io…è stata un’idea di Maura, non fidarti di quel visino innocente, lei…è una puttana!” disse alzandosi di scatto facendo cadere la sedia. Jane non si scompose.
“Siediti e non fare scenate, non ho finito con te!”. Garrett ingoiò il suo orgoglio e fece come detto incurante del brusio che il suo sfogo aveva creato. “Non crederai davvero che io sia cascata nei vostri piani? Ho orecchie ovunque!” disse con un velo di orgoglio. “Ora ascoltami bene, Maura ha tutte le informazioni che le servono. Non ha bisogno di te, Fairfield, ha me, adesso!” Garrett strinse i pugni e la sfidò con lo sguardo. “Che c’è? Credevi che provasse qualcosa per te, sul serio?” sorrise scuotendo la testa. “Una cosa insignificante come te? Quando può e desidera chiaramente avere me?” disse gocciolando sarcasmo.
“Tu non la conosci! Lei…” disse tremando di rabbia. Jane rise di gusto.
“Conosco ogni mio rivale! Te, la Isles Foundation, gli affari di Paddy…” al nome dell’uomo Garrett sbiancò. “Dio, sei così ingenuo!” sbuffò alzandosi per andarsene. Garrett si alzò e la prese per il braccio cercando di trattenerla. “Staccati da me! Nessuno può toccarmi senza il mio permesso! Ah, per essere chiari, Maura appartiene a me adesso, è stata una sua scelta…a presto Garrett!” disse la bella bruna alzandosi con la stessa sicurezza con cui era entrata.
“Puttana!” sibilò a voce bassa, ma Jane lo colse lo stesso. Si voltò con un sorriso beffardo e gli mandò un bacio con la mano. Non volendo cedere, Garrett le corse dietro.
“Ti prego Jane! Io…ho dovuto, la mia famiglia…”. La bruna fermò i suoi passi e lo guardò implorare.
“So del tuo sporco segreto Garrett, diciamo che se ti tiri indietro e ridai a Maura ciò che è suo avrai solo da guadagnarci…” la donna spinse la pesante porta a vetri e si ritrovò fuori, il cielo si era coperto di nubi e sembrava voler piovere. L’uomo la seguì fuori.
“Cosa vuoi che faccia?” chiese esasperato mentre Jane si accendeva un sigaro.
"Sono anni che voglio comprare la tua azienda, cedimela ad un buon prezzo, dimentica Maura e potrai campare di rendita steso al sole delle Bahamas fino alla tua morte…” disse espirando una nuvola di fumo. “Dimmi solo il prezzo…”. Garrett sbuffò stancamente.
“Io…no so, dovrei discuterne con i membri della famiglia…” Jane sorrise continuando a fumare. “Ho già fatto la mia offerta molto generosa al consiglio direttivo e la tua famiglia ne è informata , tua madre sembrava entusiasta…beh, in effetti sono sempre duecento milioni di dollari…” sottolineò spegnendo il suo sigaro con la punta della scarpa. A quella cifra Garrett quasi svenne. “Sono una donna d’affari, l’offerta è generosa certo, ma non regalo mai nulla, la Fairfield Enterprise mi farà fatturare il doppio del suo valore! Siete così sciocchi da non comprenderne il potenziale!” disse scuotendo la testa, prima che il suo cellulare suonasse. Rispose ed il suo viso s’illuminò. “Si parla del diavolo…” disse mostrando la schermata del suo cellulare. Era una email dove si accettava senza riserve la sua offerta. Garrett sbiancò.
“Ma non possono! Senza di me…io…”. Jane lo guardò divertita.
“Ti prego…credi cavvero che il tuo schifoso 10% di azioni avrebbe fatto la differenza? È  chiaro che non conti un granché…” disse mentre Alex la raggiungeva accostando l'auto sul marciapiede. “Non è giusto!...Ti farò causa e poi…” urlò rabbioso mentre Alex si alzava per aprire la portiera della macchina.
Garrett si sporse per toccarla, ma Alex che era guardia del corpo oltre che autista lo bloccò subito.
“Non pensarci nemmeno!” Disse facendolo arretrare con uno sguardo.
“Alex, andiamo al Galatea!” ordinò la donna guardando con non curanza fuori dal finestrino. “Si, Miss!” tuonò l'uomo allontanandosi da Garrett.
Alex avrebbe fatto qualsiasi cosa per Miss Jane. Aveva salvato lui e suo fratello Michael dalla strada. Erano a pezzi quando Jane lì aveva trovati per strada poco più che adolescenti, sembravano avere il destino segnato da spaccio e delinquenza, ma Jane aveva visto qualcosa in loro.
Così li aveva ripuliti, aveva dato loro una casa, un' istruzione e li aveva assunti nella sua azienda. Alex come autista e guardia del corpo  mentre Michael era capo della sicurezza in una delle filiali della costa occidentale del paese. Entrambi sapevano che dovevano tutto a Miss Rizzoli e le erano leali in tutto.
“Tutto bene, Miss?” chiese Alex prima di mettere in moto. Jane annuì con un dolce sorriso, adorava i fratelli Roberts. Erano ragazzi educati e leali.
“Tutto bene Alex, grazie!” disse la bruna continuando a guardare fuori.
“Sempre...Miss, sempre!” rispose prima di avviare la macchina diretta al Galatea.

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Una volta a casa, Jane si fece una bella doccia calda. La discussione con Garrett era stata estenuante. Era quasi sera ed era abbastanza stanca. Maura era in camera sua e Miss Murray era già indaffarata per la cena.
“Claire…prenditi la serata libera, stasera ho voglia di pizza!” disse la bruna andando in cucina avvolta in un candido asciugamano.
“Sei uno stecchino! Guarda, posso contare le ossa! Miss Jane, devi…” disse la donna più anziana puntandole un mestolo contro. Jane dovette sforzarsi di non ridere. Questa donna faceva impallidire sua madre.
“Non cominciare…su, vai!” Jane si sporse per darle un bacio sulla guancia. La donna non potè fare altro che alzare gli occhi e ubbidire.
“Va bene, va bene…” sbuffò andando verso la porta.
Prima di ordinare la pizza, salì a vedere di Maura. Bussò ma non ottenne risposta.
“Maura, sto per ordinare la pizza…” disse aprendo la porta lentamente solo per trovarsi davanti ad una Maura nuda sul letto intenta a darsi piacere con le mani.
“Jane…” disse Maura nella foga del suo orgasmo. Jane chiuse la porta lentamente e rimase a guardare. Questa donna era davvero sexy!. Mentre scendeva dal suo orgasmo, Maura si rese conto di non essere sola. Jane la stava guardando con un sorriso soddisfatto sul viso. “Oddio…Jane!” urlò cadendo quasi dal letto nel tentativo di coprirsi.
“Voglio assaggiarti!” Disse la bruna avvicinandosi con occhi annebbiati dal desiderio e l’asciugamano appallottolato per terra. Maura si bloccò e la guardò non capendo. “Beh…perché fantasticare su di me quando sono proprio qui? Ora…da brava, apriti per me…” sussurrò inginocchiandosi accanto al letto e divaricando le gambe della bionda.
La visione di quel bocciolo scintillante era troppo da sopportare e Jane si tuffò famelica. Il sapore leggermente aspro ma dolce di Maura la mandò in paradiso. Le sue labbra erano calde e morbide come velluto imbevuto di miele.
“Oh…Jane!” a Maura non restava che implorare. La bocca di Jane le stava facendo cose che la mandarono sull’orlo della sanità mentale.
“Oh…si…Jane!” urlò mentre la donna continuava le sue cure con maggiore foga.
L’ odore della figa di Maura era qualcosa di inebriante. Era un odore nuovo, un sapore che si fondeva con le sue papille facendola gemere dal piacere. Jane aveva scopato molte donne e uomini, ma questa Maura era qualcosa di mai provato prima, il piacere fu così intenso che venne anche lei senza nemmeno toccarsi. Maura la seguì qualche secondo dopo. “Janeeee!!” urlò mentre il suo corpo veniva scosso da onde di piacere che la lasciarono svuotata.
Una volta finito, Jane si sollevò da terra e si leccó le dita.
“Sai davvero di paradiso! Ora…se vuoi cenare ordiniamo la pizza! Fatti una doccia e poi scendi, dobbiamo festeggiare!” disse prima di uscire dalla stanza ancora nuda.
Maura rimase un attimo spiazzata. Dopo un momento così intimo e intenso si aspettava qualcosa di più dolce, ma doveva ricordare che anche se apparteneva a Jane non era la sua ragazza e che quindi non doveva aspettarsi nulla di più di quanto la donna fosse disposta a darle. Il pensiero le fece venire le lacrime agli occhi, ma fece come detto e promise a sé stessa che Jane l’avrebbe amata, un giorno. Mi amerai Jane, è una promessa! E con quel dolce pensiero nel cuore si fece una doccia e scese per mangiare.
"Dobbiamo festeggiare!” disse Jane mentre Maura scendeva le scale.
“Che cosa?” la bella bionda era curiosa dell’entusiasmo di Jane.
“Ho appena acquistato la Fairfield Enterprise…e tu piccola mia, sei libera e riavrai la Isles Foundation!” Sottolineò mentre stappava una bottiglia di champagne. Maura rimase di stucco. “Hai visto Garrett?...Ma come…cosa ti ha detto?” domandò a raffica col cuore in gola. Jane le porse un calice che la bionda prese con mani tremanti.
“Sei una donna libera Maura, riavrai la tua azienda e potrai cercare la tua famiglia, non sei contenta?” chiese buttando giù un sorso di champagne. Maura era incredula. Jane l’aveva liberata dal giogo di Garrett e aveva trovato la sua famiglia. Era libera, ma il pensiero le fece venire la nausea.
“E noi?” sussurrò con le lacrime agli occhi.
“Che succede? Hai sentito quello che ho detto? Sei libera Maura, va per la tua strada, Garrett non ti disturberà più!”. Jane non riusciva a capire la reazione di Maura. Immaginava che la donna sarebbe stata estasiata.
“E io?” urlò scagliando il bicchiere di cristallo contro il muro mandandolo in pezzi. “E io?...che me ne faccio della Isles Foundation…della mia famiglia se tu non mi vuoi?” gridò piangendo istericamente.
Jane si bloccò, non si aspettava una reazione così forte. Dove stava sbagliando?.
“Non hai bisogno di nessuno Maura, sei una donna forte e meravigliosa e sono sicura che…” disse con voce dolce solo per essere fulminata da uno sguardo di piro ghiaccio.
“Possibile che non ci arrivi?” gridò più forte “Non capisci che mi sto innamorando di te?”.
Jane la guardò allibita. Non immaginava che Maura fosse così coinvolta, insomma si conoscevano poco e le circostanze del loro incontro di certo non sembravano promettere bene. Certo aveva scoperto una donna colta e intelligente oltre che bellissima. Le ricerche su di lei erano state molto lusinghiere, Jane aveva tenuto la giovane figlia degli Isles d’occhio per mesi prima del loro incontro e dovette ammettere che Maura era davvero qualcosa, ma innamorarsi era un’altra cosa.
L’attrazione era ovvia tra le due belle donne di talento, ma quando si trattava del cuore, Jane non era altrettanto flessibile. Le sarebbe piaciuto vedere dove l’avrebbe portata una eventuale relazione con Maura, ma non sapeva davvero come farlo.
“Maura…” Jane posò il bicchiere sul tavolo e si avvicinò alla donna che ora piangeva dandole le spalle. “Non puoi dire sul serio…io non vado bene per te, sono una donna esigente, lunatica, forse un pó dispotica, nel mio cuore ho posto solo per mia figlia, ho cercato l’amore…solo che…”. Maura si voltò di scatto e la guardò ancora piangendo.
“E mi hai trovato! Per favore Jane, non farmi andare via…voglio stare con te, voglio avere te, essere tua! Sei una donna meravigliosa, leale, forte, dolce con Poppy e forse…” fece una pausa ridendo “Un pó prepotente, ma mi hai visto quando ero invisibile! Se mi terrai con te…” disse avvicinandosi dolcemente “Se mi terrai con te, sarai così felice, ti renderò così felice!” sussurrò baciandole il collo “Così felice…sarò una fidanzata così buona per te e amo già tua figlia…” continuò baciandole prima l’orecchio e poi le labbra. “Così buona…” terminò prima che Jane intrecciasse le dita nella folta criniera color grano e la costringesse a guardarla.
“Non si torna indietro da questo Maura e se ferisci me o Poppy, soffrirai, molto!” la bionda annuì con foga mentre Jane lottava contro se stessa per non farla sua, li in piedi, nel suo salotto.

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"Maura, essere mia comporta molte cose...devi essere assolutamente impeccabile, nessuna macchia nel tuo passato, niente che possa infangare il nome dei Rizzoli, persino Poppy ha un rigoroso dress code e sa bene come comportarsi nonostante sia così piccola...inoltre, dovrai venire agli eventi con me, se saremo una coppia dovrai essere al mio fianco, non come donna trofeo, ma come partner. Potrai fare la tua vita, ma dovrai mantenere un comportamento ineccepibile, non è facile, davvero...se ti presenterò come mia fidanzata ufficialmente...tu..." disse prima che Maura la baciasse di nuovo.
"Ma, avrò te?" domandò tra un bacio ed una carezza. Jane la guardò non interrompendo le carezze ed annuì.
"Si, mi avrai, ma ripeto che non è come..." farfugliò mentre Maura le insinuava una mano sotto il maglione di lana per palparle il seno. "Maur..." borbottò Jane eccitata.
"Farò qualunque cosa, Jane...qualunque cosa, ma per favore chiedimelo..." sussurrò passandole la lingua calda sulla mascella mentre continuava ad impastare il seno con la mano. Jane sentì le ginocchia farsi deboli. Nessuna donna le aveva mai fatto questo! "Maura..." disse con voce roca "Vuoi stare con me?".
La bionda annuì con un ampio sorriso spostando le sue cure dal seno allo spazio tra le sue cosce "Maur...a.." Jane dovette aggrapparsi a lei per non cadere.
La donna aveva infilato una mano nelle sue mutandine e si stava dando da fare con le dita. "Così bagnata, così meravigliosa...così mia!" disse prima di infilare due dita nella vagina di Jane che buttò la testa indietro dal piacere. "Mauraa!" urlò mentre un orgasmo potentissimo le attraversò il corpo costringendola a cedere. "Ti tengo...è tutto ok! Così... bella..." aggiunse Maura mentre aiutava Jane a sedersi sul divano. "Mi hai appena scopato nel mio salotto?" farfugliò Jane arrossata e affannata di desiderio. Maura si mise a sedere accanto a lei. "Te l'ho detto che sarei stata buona per te...ora riposa tesoro mio, dormi tra le mie braccia!". Maura strinse la bruna a sé, Jane si lasciò cullare dal calore del suo corpo. Guardò Maura con occhi annebbiati e le sorrise prima di abbandonarsi al sonno.
"Ti renderò così felice....amore, così felice!" furono le ultime parole che Jane udì prima di crollare esausta ma soddisfatta.
Maura rimase ad ascoltare il respiro regolare di Jane. Non si era mai sentita così per nessuno. Garrett e Ian scomparivano di fronte a ciò che sentiva stava nascendo per Jane. "Jane..." sussurrò sfiorandole i capelli con le dita. "Non sai che anche io ho fatto le mie ricerche? Mi sono innamorata di te appena ti ho visto sul giornale...avevi fatto una grossa donazione per la città ed eri ad un evento..." disse a voce bassa per non svegliarla "C'ero anche io quella sera, tu eri così irraggiungibile, ti sono passata accanto ma tu non mi hai nemmeno notata, eri circondata da donne bellissime che si buttavano su di te..." il pensiero le fece aggrovigliare le budella. "Ho giurato che se avessi avuto la possibilità di conoscerti ti avrei fatto perdere la testa...". Maura si bloccò sentendo Jane agitarsi.
"Maura...letto..." farfugliò cercando di alzarsi. La bionda annuì aiutandola a sollevarsi. Jane fece le scale con gli occhi ancora chiusi ancorata a Maura come un koala " Resta con me..." farfugliò mentre Maura apriva la porta della camera e la faceva stendere sul letto.
"Sei sicura?" domandò sondando il terreno . Jane annuì stringendosi al cuscino.
"Sei la mia ragazza...letto, ora!" ordinò con la voce impastata dal sonno. Maura annuì e si infilò nel letto con lei. Rimasero abbracciate fino al mattino.
Miss Murray stava preparando la colazione, sapeva che Jane si sarebbe alzato al profumo del caffè. Così ne fece una bella moka mentre preparava pane di zucca con marmellata e burro. Qualche attimo dopo vide Jane e Maura scendere le scale mano nella mano. "Buongiorno Jane...ciao Maura! Fame?" domandò senza fare commenti. Miss Jane ne avrebbe parlato a tempo debito.
"Giorno Claire...muoio di fame!" disse la bruna mettendosi a sedere sulla sedia.
"Buongiorno Miss Murray, ho appetito!" Squittì Maura scostando la sedia, ma Jane la prese per la mano e la mise a sedere sulle sue ginocchia. "Jane..." rise Maura in modo giocoso mentre Jane la baciava con passione.
"Vedo che Miss Jane è di buon umore stamane, quindi suppongo che mangerà come si deve...giusto?" Jane alzò gli occhi al cielo mentre Maura le faceva il solletico.
"Certo Miss Murray, mi assicurerò che la mia bellissima ragazza mangi bene!".
"Siete la ragazza di Miss?" domandò più per sottile provocazione che altro.
"Si Claire, non fare l'ingenua..." rispose Jane facendole la lingua come una bimba dispettosa. "Ah...Dios! Ora tu mangi bene e dormi con Miss Maura, chissà, magari lei riesce a tenerti a letto!" sbottò la donna facendo quasi sputare a Jane il suo caffè.
"Claire!!" dissero le due donne in coro.
La donna scosse la testa e puntò loro il mestolo che aveva in mano.
"Che c'è? Solo perché sono più anziana non significa che non abbia amato nessuno! Ho famiglia in Messico, un marito e due figlie grandi che di certo non sono nate sotto un cavolo!" sentenziò mentre Mister Pomeroy le faceva le fusa strusciandosi sulle sue gambe.

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Dopo colazione, Jane si preparò per il lavoro. Tra qualche giorno suo padre sarebbe ritornato dalla Francia.
"Maura, oggi vieni con me a lavoro, devo vedere Casey e dobbiamo parlare di come muoverci..." disse Jane infilandosi la giacca di lana. Maura annuì e corse a prendere il cappotto. Jennifer aveva fatto ottimi acquisti per lei ed aveva un guardaroba ben fornito. Salutarono Miss Murray e si diressero alla macchina.
"Buongiorno Miss Jane!" Alex aprì la portiera per far salire la donna ma Jane lo rimproverò con lo sguardo.
"Alex, questa è Maura, la mia ragazza, esigo per lei lo stesso rispetto che hai per me!". L'uomo fece un mezzo inchino e dopo aver fatto salire Jane corse dal lato passeggero della bella bionda e la fece accomodare.
"Grazie Alex!" disse Maura mettendosi comoda accanto alla sua ragazza.
"Facciamo una sosta al Grey House prima di andare in ufficio!" ordinò mentre Alex metteva in moto la macchina. Una ventina di minuti dopo l'auto si fermò davanti ad una palazzina di mattoni rossi in stile inglese.
"Alex, informa Casey che sono arrivata!" Jane aspettò che l'uomo la facesse scendere e Maura la imitò.
"Il Signor Jones l'aspetta nella sala verde Miss..." disse il ragazzo dopo aver fatto scendere le donne.
"Passa a prendermi tra un'ora!" il ragazzo annuì. Jane prese Maura per mano e si avviò verso lo strano locale.
"Non sono mai stata qui..." disse Maura timidamente mentre un energumeno si scostava dalla porta per farle passare.
"Solo i membri Centurion possono accedervi. So che sei ricca, in quanto Isles, ma non credo così ricca..." disse un po' imbarazzata.
Non le piaceva esibire i privilegi del suo status. Non cosi, almeno.
Una volta dentro, lasciarono i cappotti all'ingresso ed entrarono in un ampio salone illuminato da scintillanti candelabri, tutto era così ovattato e leggermente ombroso, in pieno stile old british. Jane vide Casey seduto su una poltrona di pelle intento a sorseggiare del whisky.
"Ciao Casey!" disse lasciando la mano di Maura per abbracciarlo.
"Jane!" Casey le diede un bacio su ogni guancia. "Ho portato qui quello che mi hai chiesto...ma dimmi di Garrett!".
Jane tese la mano a Maura "Casey...lei è Maura, la mia ragazza!". L'uomo la guardò basito.
Jane stava con la tipa su cui aveva indagato?.
"Mah?".
"Ciao Casey, volevo ringraziarti per aver trovato la mia famiglia...Jane mi ha detto del tuo splendido lavoro d'indagine."
Jane si mise a sedere su una delle poltrone e anche questa volta volle Maura accoccolata sulle sue gambe. Mentre Casey parlava di tutte le sue scoperte non riusciva a distogliere lo sguardo dalla coppia.
Jane passava le dita sulle gambe cremose di Maura senza mai distogliere lo sguardo da lui. Casey non aveva mai visto Jane così sbottonata. Era molto composta e non amava le effusioni in pubblico. Mai.
Casey l'aveva vista flirtare con molte donne e uomini, ma nessuno di loro aveva mai osato sedersi sulle ginocchia di Jane e appoggiare la testa sulla sua spalla in adorazione come faceva Maura. Jane adorava sentire il corpo di Maura così vicino, la calmava.
"Casey, hai trovato anche le informazioni su quell'altra faccenda?" domandò la bruna continuando a ridisegnare i contorni del corpo di Maura con le dita. L'uomo annuì prima che una donna li interrompesse.
"Jay..." la ex della mora era davanti a loro e sembrava non gradire ciò che stava vedendo. "Chi cazzo sei?" sputò con astio verso Maura. Jane s'irrigidì. Questo era uno dei motivi per cui aveva rotto con Amber.
Maura non lasciò la sua posizione su Jane, anzi, si sistemò meglio su di lei accavallando le gambe e stringendole la vita con le braccia. "Sono la ragazza di Jane, problemi?" rispose facendo le fusa mentre strofinava il naso sul collo della bruna.
"È per questa troia che non vuoi più stare con me?" sibilò furiosa mentre Jane cominciava ad agitarsi. Maura si sporse per sussurrarle qualcosa all'orecchio.
"Lascia fare a me!" disse a voce bassa prima di baciarle il lobo dell'orecchio. La bionda sciolse la presa su Jane e si alzò in tutta la sua gloria. "Non ti conosco e nemmeno m'importa, ma una cosa la so..." sottolineò avvicinandosi a lei con aria minacciosa "Jane sta con me adesso e non c'è nulla che tu possa fare a riguardo...quindi ti consiglio di andartene e di non avvicinarti mai più alla mia ragazza! So essere molto territoriale se serve, dammi retta, cerca altrove!" disse senza perdere il suo aplomb.
Amber era furiosa e guardò Jane come a chiederle le permetti di trattarmi così?.
Jane scrollò le spalle, a quanto pare Maura sapeva come farsi valere e non voleva sminuirla intervenendo. Amber strinse i pugni e se ne andò lanciando sguardi infuocati.
Maura sorrise e come se non fosse successo nulla si rimise a sedere sulle gambe di Jane.
"È stato davvero sexy!" le sussurrò Jane facendola ridere. Maura isles sei davvero una fottuta cosa sexy!.

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"Beh, direi che è ora di andare in ufficio...Casey ti aspetto lì tra mezz'ora!" Disse Jane dando una piccola pacca sulle gambe di Maura per farla spostare. La bionda si alzò ricomponendosi. "Maura abbiamo molte cose da discutere, posso avere accesso alla tua documentazione privata?" Domandò dandole un bacio sulle labbra.
"Dovrei passare a casa, alcuni documenti sono in cassaforte, ma credi sia sicuro? Sai, con Garrett in giro?" domandò preoccupata.
"Stai tranquilla baby, ho un mastino che gli fa la guardia, passiamo da te e poi decideremo come muoverci." Maura annuì.
Erano mesi che non tornava a casa. Il tragitto per Beacon Hill fu breve. Per fortuna Maura aveva una donna che le faceva le pulizie due volte a settimana.
Jane decise di restare in macchina per lasciarle privacy ma disse ad Alex di seguirla e controllare che fosse tutto ok.
Mentre Maura era in casa, chiamò Paddy per aggiornarlo e sapere di Garrett. L'uomo era in un motel a scoparsi l'ennesima bionda. Paddy chiese di sua figlia e Jane fu molto laconica, ma promise di farle vedere la donna se avesse mantenuto fede al patto tra loro.
Qualche attimo dopo, Maura uscì di casa seguita da Alex che aveva in mano una valigia. "Possiamo andare amore..." La bionda si sporse per darle un bacio ma Jane si sottrasse.
"Maura, mi stavo chiedendo...non avrebbe più senso se tornassi a casa tua? Garrett è fuori dai giochi e sa bene che non deve avvicinarsi a te...mi sembra più sensato...non credi?". Maura la guardò con occhi lucidi.
"Non mi vuoi più?" sussurrò sull' orlo delle lacrime. Jane odiava quando piangeva.
"Cosa? No!! Non è questo...ma hai la tua vita, le tue cose da fare, il tuo lavoro...".
"Non m'interessano queste cose, Jane il poco tempo che ho passato con te mi ha reso più felice che mai, non voglio...io...".
Jane sapeva che molte delle insicurezze di Maura erano dovute alla sua storia famigliare e la morte dei suoi genitori non aveva aiutato, ma sospettava che l'attaccamento quasi morboso di Maura nascondesse qualcos'altro.
" Maura, renditi conto che sono una donna d'affari molto impegnata, tra poco mia figlia tornerà e non ho tempo per...". Maura si portò le mani alla bocca e cominciò a singhiozzare. "Siamo state intime Jane, vuoi dire che questo non conta nulla? Ti ho detto i miei sentimenti e tu mi hai chiesto di stare con te, cosa ti spaventa?" chiese quasi urlando.
"Alex, portami in ufficio e poi riporta Maura a casa sua!" ordinò mentre la bionda continuava a piangere.
"Quindi finisce qui? Non vuoi più avere nulla a che fare con me?". Jane sospirò.
" Ho bisogno di discutere con Casey e ho dimenticato un dettaglio che potrebbe incrinare il nostro rapporto..." sottolineò seria mentre Maura s'irrigidiva accanto a lei.
"È perché sono la figlia di un mafioso, vero?" Jane annuì guardando fuori dal finestrino leggermente appannato.
"Ma io non sono come lui! Ho un lavoro di prestigio ed un ottimo cognome, non conta nulla?" urlò guardando Jane.
"Non posso rischiare Maura! Se venisse fuori una cosa del genere sarebbe un guaio e non è qualcosa facile da nascondere!" Maura sbuffò ridendo e scosse la testa.
"Oh...beh, meglio che ti tolga questo peso allora! Penso di averti molto sopravvalutata Jane, Alex io scendo qui!" urlò al ragazzo che accostò la macchina.
"Maura, non..." disse cercando di trattenerla. "NON TOCCARMI!" urlò aprendo la portiera della macchina. "Non avrei mai pensato che fossi una vigliacca Jane Rizzoli!" disse con le lacrime agli occhi.
La bruna rimase di stucco. Le parole di Maura avevano fatto male. Era davvero una vigliacca a voler difendere la famiglia ed il suo nome?.
Si era distratta e non aveva pensato all'impatto che il cognome dei Doyle avrebbe avuto nel suo ambiente, ma non poteva pensarci adesso o sarebbe impazzita, ci avrebbe pensato domani e senza dire nulla lasciò che Maura scivolasse via dalle sue mani e forse anche dalla sua vita. Le relazioni sono solo una distrazione Rizzoli. Maura scese dalla macchina con la morte nel cuore. Era di nuovo sola, certo Garrett ormai non era un problema e avrebbe potuto riprendersi la Isles Foundation ed il suo lavoro ma senza Jane nulla aveva senso.
Capiva le sue ragioni, le aveva detto che doveva essere assolutamente ineccepibile, ma lei non aveva nulla a che fare con Paddy ed i suoi affari. Si avvolse nel pesante cappotto di lana e fece ritorno verso Beacon Hill, forse era ora di riprendersi la sua vecchia vita ma non avere Jane, Miss Murray e la piccola Poppy sembrava così sbagliato.
Aveva sperimentato il calore di una famiglia, il caos di Poppy mentre giocava con Mister Pomeroy, i rimproveri di Claire sull'alimentazione di Jane ed infine, Jane, la donna che l'aveva fatta ritornare a vivere.
Non voleva rinunciare a tutto questo, non dopo quello che aveva passato e così promise a sé stessa che si sarebbe guadagnata il rispetto di Jane. L'avrebbe affrontata da pari a pari dimostrandole di essere degna di stare al suo fianco come sua ragazza.
Aspettami Jane, la nuova Maura Isles sta arrivando! Urlò nella sua mente accelerando il passo.

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Era passato quasi un mese da quando Jane e Maura si erano viste per l'ultima volta. Non c'erano stati più contatti tra loro e le cose erano tornare alla quotidianità.
Garrett aveva cercato di ostacolare i piani di Jane riguardo la Fairfield Enterprise ma senza successo. Mentre la Isles Foundation continuava a prosperare in silenzio.
Jane teneva tutto sott'occhio da lontano. Poteva anche aver lasciato andare Maura ma prima di tutto lei era una donna d'affari e sapeva tutto della bella bionda.
Sapeva che aveva ripreso il suo lavoro di medico legale al BPD, sapeva che si dedicava con abnegazione al lavoro e all'azienda. Paddy era rimasto ai margini ad osservare. Jane non aveva voluto farli incontrare perché pensava che Maura non fosse ancora pronta.
Oggi era il 23 dicembre e Poppy tornava dall' Italia con Angela. Jane era al settimo cielo, le era mancata così tanto sua figlia.
Dopo aver preso il caffè ordinò ad Alex di portarla al Logan mentre a Miss Murray ordinò di fare dei pancake per Poppy. Oggi aveva una sorpresa per loro, sarebbe andata a prenderle con suo padre Frank che era tornato dal suo viaggio in Francia e non vedeva Angela e sua nipote da mesi.
Una volta al Logan aspettarono agli arrivi, mentre erano in attesa Jane vide una persona tra la gente in attesa. Maura?.
La bella bionda era avvolta in un cappotto color crema, scarpe nere col tacco, capelli mossi e trucco delicato. Jane aveva quasi dimenticato quanto Maura fosse bella.
Che stesse aspettando qualcuno?. Si domandò restando a distanza.
Qualche attimo dopo vide sua figlia lasciare la mano di Angela e correrle incontro.
"Mammina!! Mi sei mancata tanto!" le disse in perfetto italiano.
"Piccola mia, anche tu mi sei mancata da morire!!" la prese tra le braccia e la strinse forte. "Ciao Mamma!' disse facendo un cenno a sua madre che era rimasta di stucco nel vedere suo marito.
"Frank..." disse piangendo dopo mesi di distanza.
"Ciao, Angelo mio..." l'uomo la strinse forte e la baciò.
Maura aveva visto Jane, come non notarla, ma non era lì per lei, aspettava un suo collega che arrivava dall'Africa per un consulto su un caso a cui stava lavorando.
"Ciao Maura!" una voce la distolse dai suoi pensieri ed un paio di braccia forti la sollevarono da terra per farla volteggiare. "Oh...ciao Ian!!" disse sorridendo forzatamente mentre vedeva Jane allontanarsi con Poppy tra le braccia senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
"Sei sempre bellissima Maura!' disse l'uomo dal forte accento australiano rimettendola a terra. "Grazie Ian e tu sempre un adulatore! Sarai stanco dopo il viaggio...ho prenotato una stanza al..." disse prima di essere interrotta dalle labbra dell' uomo sulle sue. "No, Ian...non farlo, c'è stato un tempo in cui facevamo del sesso occasionale...ma io sono innamorata di un'altra persona, ti prego..." sottolineò allontanandosi da lui.
"Scusa Maura, non avrei dovuto presumere...l'hotel andrà bene, andiamo?" La donna annuì.
"Vado un attimo alla toilette e arrivo, vai all'uscita intanto e chiama un taxi!" Maura aveva una certa urgenza.
Aveva bevuto molto e doveva assolutamente andare in bagno. Per fortuna c'era poca gente, ma non era pronta a quello che avrebbe visto. Jane stava aiutando Poppy a lavarsi le mani. "Oh..." disse quasi indietreggiando.
"Maura!" la piccola si staccò da sua madre con le mani ancora insaponate e le corse incontro. "Ciao piccola, ben tornata!".
"Poppy hai le mani bagnante, vieni qui piccola peste!" Jane le corse dietro e la prese in braccio prima che sporcasse il bel vestito di Maura. "Quante volte devo dirti di non scappare in quel modo..." la piccola mise il broncio e si lasciò sollevare.
"Ciao Maura..." disse quasi sottovoce.
La donna ebbe un fremito, non sentiva la voce roca di Jane da troppo tempo. Starle lontano era una tortura .
"Ciao...Jane...".
"Maura, la mamma ha detto a Miss Murray di fare i pancake, vieni a casa a mangiarli con noi?" domandò non sapendo nulla di quello che era successo tra loro.
"Tesoro, la dottoressa Isles è una donna impegnata...lasciamola tornare dal suo fidanzato!' sputò seccata. Aver visto Maura insieme a quel tipo le aveva dato fastidio. Perché poi?.
Maura sussultò al tono di Jane. Era arrabbiata con lei? Era gelosa di Ian?.
"Veramente..." cercò di dire ma Jane le sorrise forzatamente e si allontanò con Poppy tra le braccia. Maura era arrabbiata. Jane non aveva nessun diritto di trattarla così, era stata lei a lasciarla andare.
"Jane, possiamo parlare?" chiese correndole dietro. Jane alzò gli occhi al cielo, non voleva parlarne ora.
"La mia famiglia mi aspetta...".
" Solo un minuto, me lo devi!". Jane annuì e sussurrò qualcosa all'orecchio di sua figlia che si staccò da lei e corse via. I nonni le aspettavano fuori dal bagno.
"Va bene...parla!". Maura s'è impettì.
"Mi manchi! Jane...capisco cosa ti ha portato a rompere con me...non ho un cognome rispettabile ma devo pagare per questo? Io non c'entro nulla con gli affari di mio padre! Sono una donna rinomata nel mio lavoro, perché non vuoi darci un'occasione?" domandò quasi piangendo.
Jane si sentì morire. Era stata crudele con Maura e se doveva ammetterlo nemmeno lei aveva mai scordato la donna.
"Maura..." la bionda le si avvicinò prendendole le mani tremando.
"Sto facendo di tutto per essere degna di stare con te! Lavoro sodo, faccio beneficienza e non alimento pettegolezzi di alcun tipo..." spiegò cercando in Jane cenni di assenso.
"Maura...tu non hai bisogno di cambiare, non per me almeno..." sottolineò sciegliendo le loro mani e allontanandosi un pó. "Senti, io ti avrei chiamata a giorni...posso farti conoscere tuo padre se lo desideri...e se lui..." ma Maura si fiondò famelica sulle sue labbra facendola tacere.
"Jane...amore..." sussurrò piangendo tra un bacio e l'altro. Jane assaporò quelle labbra, le erano mancate da morire.
Dio, come desiderava questa donna!.
"Maura...aspetta...." Disse con voce spezzata allontanandosi un pó. "Forse c'è un modo per stare insieme alla luce del sole ma è crudele, non posso chiederti una cosa del genere...". Maura la guardò non capendo. "Dovresti rifiutare apertamente ogni collegamento con Paddy...il che significa che non potrai cercare tua madre o ciò che è rimasto della tua famiglia...ma non...". Jane stava tremando, era ingiusto e meschino. "Lo farò!" tuonò Maura senza arretrare di un passo. Jane la guardò come fosse pazza. "Ma...Maura, hai capito cosa ho detto? Non potrai avere a che fare con Paddy o tua madre, apertamente almeno, non credo che...". "Jane...in questo mese separate mi sono sentita più sola che in tutta la mia vita. Mi sei mancata da morire, tu, Poppy, Miss Murray e persino quel birbone di Mister Pomeroy che adora nascondersi nella mia borsa, voglio te, non mi serve altro!" Jane le prese la mano e se la portò alla bocca per baciarla. "Ma prima di scrivere in cielo che rinnego Paddy, voglio che tu mi prometta di non lasciarmi più indietro...per favore..." sussurrò le ultime parole mentre Jane la trascinava in un abbraccio da orso.
"Oh Maura...piccola, cosa ho fatto per meritarti? Mi dispiace così tanto! Mi sei mancata da morire anche tu, è solo che..." aggiunse prima che Maura la baciasse come se la sua vita dipendesse da questo.
"Tienimi con te, Jane!".
La bruna annuì e la trascinò fuori dal bagno. Angela le aveva scritto un messaggio dicendole che portavano Poppy a mangiare al bar dell'aeroporto.
"Ora...voglio fare le cose per bene, quindi Maura Isles..." disse emozionata "Vuoi ufficialmente essere la mia ragazza e farmi da accompagnatrice alla raccolta fondi che ci sarà tra due settimane qui a Boston?" la bionda annuì dandole un altro bacio. "Ok...ora, chi era quel bel maschione che ti ha preso in braccio prima?" Domandò seria.
Solo in quel momento Maura si ricordò che Ian la stava aspettando.
"Oh, santo cielo! Ian sarà preoccupato...ti spiego dopo!" disse cominciando a correre per tornare veloce sui suoi passi e tempestare il viso di Jane con baci fugaci.

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Maura corse all'uscita, Ian aspettava appoggiato ad un taxi e guardava l'orologio. "
"Ma che fine hai fatto?" domandò sulle spine. "Scusa! Ho incontrato una persona e ho perso la cognizione del tempo..." disse salendo sul taxi. Dopo aver dato l'indirizzo dell'hotel, Maura lasciò Ian e tornò al lavoro.
Non faceva che ridere come una scema. Aveva rivisto Jane e avevano un appuntamento ed era ufficialmente la sua ragazza. Era troppo bello. Dopo aver fatto l'ultima autopsia della giornata, scrisse ad Ian di vedersi per un drink e ovviamente avvisò la sua ragazza. Jane non aveva obiezioni, se lui stava al suo posto. Se non faceva tardi la invitò per un film al Galatea. Maura ovviamente accettò felice.
Erano le 17, volò a casa e si fece una doccia. Dopo essersi preparata, incontrò Ian in un locale vicino. Parlarono di tutto e verso le 21 Maura decise di congedarsi per andare da Jane. Ian era curioso e volle sapere tutto di questa famosa Jane. Rimase di sasso quando si rese conto di quale Jane fosse.
"Hai detto Rizzoli? La famosa donna d'affari? È su tutte le riviste, è una vera bellezza!" Maura annuì. "Dio, quella donna è meglio di madre Teresa...dona milioni di dollari ogni anno a Medici senza Frontiere...ci da tutto il necessario e molto di più! Wow, sono colpito Maura, stai con una donna di spessore!" Disse Ian con sincera ammirazione.
"Si...Jane è straordinaria! Ma ora devo andare! Ci vediamo domani al BPD per il mio caso, notte Ian!" disse alzandosi per uscire.
Appena fuori dal locale vide Alex che scendeva dall'auto.
"Buonasera, Miss Maura, Miss Jane l'attende al Galatea..." disse aprendole la portiera per farla salire.
"Buonasera Alex, mi spiace averla fatta attendere con questo freddo...se avessi saputo...".
"Nessun problema Miss!".
Maura si mise comoda e in pochi minuti era a casa di Jane. Alex le diede una tessera che Jane aveva fatto fare per lei. Le dava libero accesso al Galatea.
Maura la scansionò ed il portone si aprì, stessa cosa con l'ascensore che la portò al trentesimo piano. Era un po' agitata. Avrebbe voluto nome ci fosse tutta la truppa, ma era meglio che non vedere Jane affatto.
Una volta arrivata, passò la tessera magnetica sul rilevatore della porta e questa si aprì. La scena che aveva davanti le scaldò il cuore: Poppy giocava con Mister Pomeroy mentre Miss Murray rimproverava Jane per qualcosa. Angela e quello che doveva essere il padre di Jane parlavano tranquillamente seduti sul divano mentre la televisione trasmetteva un cartone.
"Buonasera!" disse Maura per farsi sentire. La stanza tacque e tutti si voltarono verso la porta. "Ciao Maur, vieni!" disse Jane andandole incontro per baciarla.
"Maura!!" urlò Poppy con in braccio il gatto non molto felice.
"Ciao amore..." Maura rispose al bacio e prese in braccio Poppy mentre il gatto scappava via. "Ciao Maura!" Angela si alzò dal divano.
Jane le aveva raccontato tutto quello che era successo. Inizialmente era molto diffidente nei confronti della donna, ma Jane non era mai stata più infelice che in quel mese in cui non stava con Maura. Decise così di vedere come sarebbe finita.
"Questo è mio marito, Frank Rizzoli!" disse presentando l'uomo moro che le era accanto. "Buonasera, signorina..." Maura arrossì imbarazzata. Jane le prese la mano e la baciò. "Io e Maura siamo una coppia e sarà la mia accompagnatrice al Christmas Gift di quest'anno!". Disse orgogliosa.
"Mammina...tu e Maura vi volete bene?" domandò la piccola con innocenza. Jane si chinò e la prese in braccio.
"Si tesoro, va bene?" Poppy annuì felice.
"Più che bene, mi piace Maura!!" la donna si sentì stringere il cuore.
"Benvenuta in famiglia Miss Maura!" esordì Miss Murray mentre Mister Pomeroy cercava di salire sulla sedia per fregare dal piatto di Poppy una fetta di prosciutto.

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Maura si fermò a cena con i Rizzoli.
Era un caos assoluto ma non era mai stata più felice. Guardarono un film di Natale e poco dopo Poppy crollò dal sonno.
Miss Murray portò la piccola nel suo lettino, salutò tutti e se ne andò. Come ogni anno, Jane le pagava le ferie per passare le feste in famiglia. Sarebbe partita il 24 dicembre per tornare il 10 Gennaio.
Poco dopo anche i suoi andarono a letto e rimasero sole.
Jane non sapeva come chiedere a Maura di passare il Natale con lei. Non era timida a riguardo ma non sapeva se la ragazza avesse altri piani, dopotutto stavano insieme da poche ore. A quanto pare, fu Maura a introdurre l’argomento mettendo in pausa il film.
“Jane, so che sembra patetico, non ho davvero nessuno con cui…e anche prima che i miei…” farfugliò giocando con una nappa del cuscino che era sul divano.
“Ti voglio qui con me, con noi…come potrei passare queste feste senza la mia ragazza?” Domandò con un sorriso sghembo. Maura sentì stringere il petto. Da quanto aveva desiderato essere amata così.
“Va bene, mi farebbe piacere…domani vorrei parlare di come muoverci con la questione di Paddy, ma ora sono molto stanca, vado a casa a riposare!” sbalzò su dal divano ma Jane la bloccò per un braccio.
“Sei già a casa Maura! Non dico che devi trasferirti qui domani, ma mi piacerebbe che tu considerassi il Galatea come casa tua e così la mia famiglia…”. Maura la guardò con le lacrime agli occhi.
“Oh…Jane! Mi rendi così felice , resterò allora…”. Maura prese la sua borsa e salì per andare nella sua stanza. Jane chiuse tutte le porte e andò a dormire anche lei. Decise di prendere le cose con calma con Maura, era consapevole del grosso sacrifici che le stava chiedendo e promise a sé stessa di trattarla al meglio.
Il giorno dopo era la vigilia.
Miss Murray si era premurata di preparare tutti i pasti per i giorni di festa che dovevano solo essere riscaldati.
La prima a svegliarsi fu Poppy, la piccola adorava il Natale con i Rizzoli. Si alzò dal lettino e corse subito in camera della madre. Jane dormiva tranquilla, niente lavoro durante le feste.
“Mammina!” urlò buttandosi sul letto cominciando a saltellare.
“Oh…Poppy! Mi farai venire un colpo!” farfugliò mettendosi a sedere.
“Ma stanotte viene Babbo Natale mammina e dobbiamo preparare ancora i biscotti per lui…” disse con il labbro tremolino. Jane non riusciva a negarle nulla quando faceva quel visino buffo. “Va bene…ma devi fare la brava, Miss Murray non c’è, quindi niente pasticci!”. Poppy annuì e salto giù da letto.
“Vado a chiamare Maura!” urlò correndo via. Jane non riuscì a bloccarla. Quella bambina era dinamite, ma era pazza di lei e della sua vita. Erano anni che non festeggiava il Natale in coppia, dai tempi di Amber.
Si alzò sbuffando, il letto era caldo e si stava benissimo sotto le coperte. Guardò fuori dalla finestra, stava nevicando, amava la neve, le faceva venire in mente quando giocava con i suoi fratelli.
Questa sera al cenone della vigilia ci sarebbero stati tutti i Rizzoli, quindi anche Tommy e Frankie che ancora non avevamo conosciuto Maura. Erano anche loro molto impegnati. Tommy lavorava come appaltatore sulla costa occidentale e tornava a Boston solo per le feste e Frankie era un famoso pediatra che lavorava a New York, anche lui tornava poco per via del lavoro ma le feste erano sacre e se le avesse perse sua madre non lo avrebbe mai perdonato. Per fortuna era un medico molto famoso e poteva scegliere i momenti migliori per prendersi le ferie.
Jane scese a preparare la colazione ma sua madre era già al lavoro.
“Ciao tesoro, caffè?” Jane annuì.
“Pop?” domandò sorseggiando un pó di caffè bollente.
“Dorme, è ancora cotto per il viaggio. Allora…questa cosa con Maura, è seria? Lo chiedo per via di Poppy, si era affezionata ad Amber e…”. Jane mise giù la tazza e fece un grosso respiro, sapeva che sua madre era protettiva.
“Si mamma, lo è! Maura è su un altro livello, non cerca i miei soldi ne ha a sufficienza, né tanto meno vuole visibilità, ha una carriera che parla da sola!”. Angela annuì soddisfatta.
“Mammina, Maura scende subito, hai visto Mister Pomeroy?” Domanda la piccola non vedendolo gironzolare in giro per la cucina. “Sarà sotto il tuo letto o nascosto da qualche parte, lascialo stare, si farà vivo quando avrà fame!”.
Qualche attimo dopo anche Maura scese per la colazione.
“Giorno a tutti!” disse stiracchiandosi.
“Ciao tesoro, fame? La mamma stava facendo uova e pancetta…” la bionda si sporse per darle un bacio sulle labbra. Jane adorava quelle labbra zuccherine.
“Si, ho fame…oggi lavori?” domandò mentre Angela le porgeva una tazza di caffè.
“Niente lavoro durante le feste o mamma mi uccide!” sottolineò ridendo mentre Angela le faceva la linguaccia.
“Maura, hai visto Mister Pomeroy? Deve indossare il cappellino di babbo natale o non riceverà il suo regalo!” sbuffò Poppy giocherellando con la colazione.
“Poppy Grace Rizzoli, non giocare con il cibo e lascia stare il gatto!” disse Angela rimproverando la nipotina.
“Key…”.
Jane sorrise da dietro la sua tazza, dopo Claire, sua madre era l’unica che faceva vacillare i capricci di sua figlia.
“Bene, dopo colazione ci vedremo con Casey e poi riprenderemo il discorso dopo le feste, va bene Maura?”.
La bionda annuì. “Devo ancora comprare tutti i regali! E stasera conoscerò il resto della tua famiglia, non ho niente da mettere Jane!” sbottò Maura spaventando il gatto che scappò come una furia da sotto il divano.

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La cena della vigilia andava benissimo. I fratelli di Jane adoravano Maura ed erano felici che la loro sorellina avesse qualcuno nella sua vita. Frankie aveva una relazione con una collega di New York che era rimasta a casa con la sua famiglia e Tommy era fidanzato con una giovane ingegnere che lavorava con lui. Angela non poteva essere più felice, a quanto pare tutti suoi figli erano realizzati e felici.
La casa era addobbata a festa e l' albero di Natale era enorme. Maura era letteralmente impazzita per cercare in meno di un giorno dei buoni regali per tutti. Jane aveva cercato di dirle che non serviva ma non volle cedere. Così comprò qualcosa per tutti.
Tutti si stavano divertendo, mangiando e chiacchierando. Poppy giocava con il gatto in attesa di Babbo Natale, mentre Angela tagliava del panettone e lottava contro Frank che cercava di rubare con le mani le mandorle glassate che ricoprivano il dolce. Jane rideva di gusto nel vedere suo padre fare il bambino e anche Maura fu contagiata dalla scena e rise di gusto imitata da Tommy e Frankie.
Jane si alzò per prendere del vino quando qualcuno suonò al videocitofono.
Chi poteva essere la sera della vigilia?.
La sicurezza aveva la serata libera per il Natale. Jane andò a vedere e le si fermò il respiro in gola.
Dean?.
Cercò di non farsi prendere dal panico. Dopotutto l'uomo aveva rifiutato i suoi diritti su Poppy e se anche avesse provato qualcosa gli avvocati di Jane lo avrebbero fatto a pezzi. "Oh...io, è per me, scendo un attimo...continuate a mangiare..." disse ingoiando l'ansia.
Tutti annuirono ignari. Jane si avvolse nel maglione e scese. Uscita dall'ascensore Dean era lì, in tutta la sua baldanza con in mano i fiori preferiti di Jane, dei papaveri rossi.
"Che ci fai qui?" domandò facendolo entrare nell'androne.
"Ciao Jane..." disse timidamente porgendole i fiori. Jane li guardò senza prenderli.
"Che cosa vuoi Dean, è Natale santo cielo! Non hai una vita?". L'uomo annuì imbarazzato.
"Come sta nostra figlia?...io ho sbagliato a...". Jane gli si avvicinò seria.
"Non pensarci nemmeno! Tu non hai nessuna figlia, io ce l'ho! Hai rinunciato a lei sette anni fa e...non puoi essere qui, non c'è modo! Quindi ora tu te ne vai, ti porti via questi fiori del cazzo e non ti fai più vedere! Poppy non ha..." disse furiosa.
"Si chiama Poppy? È un nome meraviglioso...io...ti prego Jane vorrei solo vederla, ho fatto una grossa cazzata...ti prego!" disse quasi in lacrime.
"Addio Dean! Non sei mai stato qui, se ci riprovi te ne farò pentire! Poppy è mia figlia, mia!!" urlò prima di spintonarlo fuori dalla porta.
Poi corse di sopra. Tutti erano intenti a parlare, solo Maura notò che qualcosa non andava. Sembrava che Jane avesse visto un fantasma. Non disse nulla per non rovinare la serata. Jane sembrò ringraziarla con gli occhi, sapeva che Maura aveva colto qualcosa.
"Bene...allora, signorina..." disse con entusiasmo verso sua figlia "Qualcuno vuole stare sveglio ad aspettare Babbo Natale...hai già preparato latte e biscotti?" Poppy annuì.
"Si mammina! Ho lasciato per lui quelli più grandi!" sottolineò soddisfatta.
Avevano fatto i biscotti quella mattina e lei si era impegnata molto seguendo le istruzioni aiutata dalla nonna e da Maura mentre Jane finiva di decorare la casa con suo padre.
"Ottimo lavoro tesoro, sono sicura che Babbo Natale sarà felice, ora...che ne dite di guardare tutti insieme un film?". Tutti annuirono e fecero scegliere alla piccola, ovviamente.
Mentre i pop corn erano in arrivo, Jane salì in camera sua seguita da Maura.
"Tesoro, che succede?" bisbigliò seguendola da vicino. Jane le prese la mano e la trascinò in camera sua.
"Quello che ti dirò non deve uscire da qui, ok?" la bionda annuì. "Era Dean, il padre di Poppy..." Maura rimase stranita.
Chi era questo Dean e cosa voleva?.
"Non parlo mai di lui...Poppy sa che ha un padre ma non ha mai chiesto di lui, non l'ha mai visto e a casa non ne parliamo mai...è venuto per conoscerla, dopo sette anni vuole fare il padre! Non c'è modo che quell'uomo sconvolga la vita di mia figlia, ha rinunciato ai suoi diritti anni fa!" sbottò piangendo. Maura la prese tra le braccia e la fece sfogare.
"Se è come hai detto la legge è dalla tua parte, nessuno farà soffrire te o tua figlia! In quanto Isles e tua ragazza gli daremo l'inferno se osa fare qualcosa!".
Jane si strinse nel suo abbraccio. Sapeva che non aveva nulla da temere da Dean ma non voleva che Poppy soffrisse. Non era mai stata molto interessata a sapere del suo padre biologico perché suo nonno era stato molto presente.
Ora però temeva che la piccola potesse fare domande, lo volesse vedere e se avesse voluto non avrebbe potuto negarglielo.
"Asciuga i tuoi splendidi occhi e scendiamo, altrimenti si preoccuperanno..." Maura le diede un bacio sulle labbra. "Sono qui per te Jane, ti amo!" la bruna annuì e corse in bagno a ricomporsi.
Dopo il piccolo momento di crisi scesero per godersi il resto della serata.
Poppy aveva scelto Frozen e tutti guardarono il cartone sgranocchiando popcorn. A metà film, Frank si era addormentato sulla spalla di Angela. Frankie e Tommy sbadigliavano stanchi per il viaggio e anche Poppy nonostante la sua determinazione nel voler restare sveglia crollò avvinghiata al gatto che dormiva anche lui.
Jane aveva Maura semi addormentata seduta sulle sue ginocchia, la testa appoggiata sulla spalla coperte da un plaid e le passava le mani tra i morbidi boccoli biondi. Il corpo di Maura ed il suo odore erano come un balsamo leggero che le calmava il cuore.
Sorrise nel vedere la placida scena domestica e giurò che Dean non ne avrebbe mai fatto parte. Finito il film erano crollati tutti, tranne Jane che sollevò Maura lentamente e la portò di peso nella sua stanza. Questa notte la voleva nel suo letto.
Poi scese e mise Poppy nel suo letto insieme al gatto e decise di lasciare dormire il resto della famiglia nel maxi divano che era comodo come un letto. Si assicurò che tutti fossero coperti e spense tutte le luci tranne l'albero.
Il mattino dopo, Poppy corse in camera di sua madre eccitata per l'apertura dei regali e salì sul letto come d'abitudine ma trovò sua madre avvinghiata al corpo di Maura. Le piaceva Maura, era carina e non la trattava mai come una bimba piccola, era sempre diretta e rispondeva senza bugie a tutte le sue domande.

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Dopo colazione, tutti scartarono i loro regali. Poppy aveva ricevuto tanti bei vestiti e nuovi giocattoli. Maura aveva regalato una vacanza per la famiglia a Parigi e Poppy già batteva i piedini per andare a Disneyland.
Mentre tutti si godevano la tranquillità familiare, Jane non riusciva a non pensare a Dean. Sapeva che l'uomo non aveva alcun potere di scalfire la sua immagine, ma sua figlia era un discorso diverso. Sapeva che la piccola non era interessata a conoscere suo padre, non lo aveva mai visto, ma qualche volta si domandava se lo facesse per proteggerla in qualche modo. "Amore, non ti angustiare, penseremo a qualcosa..." Maura le si avvicinò abbracciandola da dietro. Jane annuì osservando la sua meravigliosa famiglia.
Dopo Santo Stefano i suoi fratelli sarebbero tornati al lavoro, odiava averli così lontani ma era giusto così. Maura intanto si era incontrata in segreto con Paddy, Jane ovviamente lo sapeva. Aveva voluto vederlo per dirgli che non aveva nulla contro di lui, ma che doveva stare fuori dalla sua vita. Paddy promise di proteggerla da lontano e che non avrebbe causato problemi, voleva solo sapere se fosse felice e stesse bene.

Intanto i giorni passavano e arrivò la sera del Christmas Gift che si teneva in uno degli hotel più lussuosi di Boston.

Jane si stava facendo la doccia insieme a Poppy. Angela si stava vestendo e aiutava suo marito a scegliere cosa indossare.
Il Christmas Gift non era solo un evento di beneficienza. Era L'EVENTO.
Tutti quelli che valevano qualcosa erano presenti. Jane era presenza fissa così come gli Isles, ma non aveva mai incontrato Maura ad uno di essi, troppo distratta da persone e cose da fare. Maura stava scegliendo cosa indossare, questa serata era fondamentale per cementare il suo rapporto con Jane. Se la creme di Boston avesse visto positivamente la loro relazione niente avrebbe potuto metterla in discussione. Jane le aveva detto che tutto doveva essere impeccabile. Non erano concessi passi falsi, ne andava l'onore dei Rizzoli.
Maura optò per un abito di seta rosso fuoco con spalline sottili e spacchi laterali. Stiletto nero laccate, capelli raccolti e trucco sfumato. Quando Jane la vide quasi sbavò.
"Wow, sei un vero schianto! Dovrò dire ad Alex di aumentare la sorveglianza, perché se qualcuno ti sfiora potrei doverlo colpire!" disse attirandola per un bacio.
"Mhm...finisci di vestirti tesoro, ti aspetto giù!" Maura le baciò le labbra e corse giù. Jane seminuda era troppo da sopportare.
In salotto, una splendida Poppy giocava con Mister Pomeroy.
"Ciao Maura, come sei bella!" disse la piccola alzandosi per andarle incontro.
"E tu sembri una principessa, ma che bel vestito!" Poppy arrossì.
"Lo ha scelto la mamma, ha detto che devo fare la brava bambina perché questa sera è importante...la mamma darà tanti soldi a chi non ne ha! La mia mamma è la migliore di tutte!" disse orgogliosa. Maura annuì.
"Si, è vero! Aiuteremo la mamma questa sera...". "Maura...oh, eccoti qui Poppy, vieni che ti sistemo i capelli!" Angela scendeva le scale. Poppy corse verso di lei e si fece pettinare senza fare storie.
Erano tutti pronti. Angela con un bel vestito di lana color panna e Frank con uno smoking. Mancava solo Jane. Alex avvisò che la macchina era pronta.
Qualche attimo dopo anche Jane scese le scale. Tutti ammutolirono. Era un sogno.
Indossava un meraviglioso abito di seta verde smeraldo, scollo a cuore senza spalline. Al collo una collana di brillanti. Capelli lisci come seta che le arrivavano al sedere, tra i capelli una spilla di diamanti a forma di farfalla che le aveva regalato suo padre quando aveva compiuto ventun' anni. Trucco nude ed un velo di profumo. Maura rimase a bocca aperta. Era da togliere il fiato.
"Sei un sogno, amore mio!" Jane arrossì. "Grazie, anche tu! E tutti voi...e Poppy, piccola... sei l'amore di mamma!".
Una volta arrivati, furono assaliti dai flash dei paparazzi. C'erano fotografi in visibilio che urlavano il nome di Jane. Sembrava la notte degli Oscar non un evento di beneficienza.
Jane prese per mano sua figlia e Maura ed avanzò sicura verso il grande salone seguita dai suoi genitori abituati a queste cose.
Maura non era una novellina a questi eventi, ma non di questo livello.
Una volta dentro la serata ebbe inizio. Mangiarono dell' ottimo cibo e furono fatte molte donazioni. Poppy esausta, si era addormentata sulle ginocchia del nonno e Jane aveva detto ai suoi genitori di tornare al Galatea per mettere la piccola a letto. La serata era ancora lunga e lei come organizzatrice dell'evento era tenuta a restare. Angela fece come detto e salutò sua figlia e Maura.
Jane e la sua ragazza si stavano divertendo molto. Ballarono più volte e furono abbastanza espliciti sulla natura del loro rapporto scambiandosi piccoli tocchi e soffici baci. Erano osservati da tutti.
Jane era un partito molto ambito da donne e uomini e sapere che non era più sul mercato fece storcere più di qualche naso.
"Sei così bella..." sussurrò Maura dandole un bacio sul collo.
"Tu lo sei! È da quando ti ho vista con quello addosso che desidero strappartelo!" rispose sottovoce rendendo le ginocchia di Maura come gelatina.
Finito di ballare e chiacchierare con gli altri ospiti, Jane si alzò dal tavolo ma prima sussurrò qualcosa all' orecchio della sua ragazza.
"Sono fiera di te Maura, sei stata impeccabile, ho una sorpresa per te...".

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Maura la guardò con curiosità. Jane salì sul palco accolta dagli applausi. Spettava a lei chiudere l'evento.

"Buonasera amici si Boston, sono orgogliosa di tutto quello che state facendo per questa bellissima città! Ho saputo che le donazioni sono state molto generose e come sostenitrice di questo evento vi ringrazio dal profondo del cuore! Ora...come molti sanno tengo molto alla mia privacy, concedo poche interviste e non permetto a nessuno di fotografare la mia famiglia...ma questa sera, voglio condividere qualcosa di bello con voi..." disse guardando verso la sua ragazza.
" Maura, piccola... vieni qui..." la bionda si guardò attonita. La voleva sul palco? Perché?. Annuì imbarazzata e si alzò per raggiungere Jane. "Questa splendida donna è la mia ragazza, so che molti la conoscono già in quanto Isles, volevo solo informare tutti che tengo a questa relazione e non tollererò alcuna intromissione! Quindi...godetevi lo Champagne e buonanotte a tutti!" disse baciando Maura sulle labbra.
Poi la prese per mano e la trascinò via. La bionda rimase di sasso.
Cosa significava tutto questo?.
Jane prese la sua ragazza sottobraccio e si diresse alla macchina senza dire nulla. Il viaggio di ritorno fu silenzioso, Maura stava elaborando quello che era successo.
Una volta a casa, Jane si fece una doccia e si infilò a letto. Sempre in silenzio. Maura fece lo stesso, ancora attonita e incredula.
Passò la notte a chiedersi perché Jane si fosse esposta così tanto dopo tutto quello che era successo.
Maura non sapeva che Jane aveva già diffuso nel suo ambiente quali fossero le origini di Maura ma aveva anche ben chiarito che chiunque avesse usato questa informazione contro i Rizzoli l'avrebbe pagata molto cara.
La voce si diffuse a macchia d'olio, in realtà non ci fu molto clamore a riguardo e le ripercussioni furono quasi nulle.
Jane era contenta di averlo fatto, in parte per tutelare la sua famiglia ma anche la sua ragazza. Sapeva che Maura probabilmente stava pensando a quello che era successo, così si alzò e andò a vedere se dormisse o no.
Prima però andò a vedere di Poppy. La piccola dormiva abbracciata al gatto.
Povero Mister Pomeroy! Pensò a quanto sua figlia adorasse quell'animale come fosse un fratellino.
In punta di piedi raggiunse la stanza di Maura. Aprì la porta piano ed entrò, la donna sembrava dormire tranquilla. Alzò le coperte e s'infilò come un gatto accanto al corpo caldo della sua ragazza. La bionda aprì gli occhi di scatto e si mosse piano.
"Shss...buona piccola, sono io..." sussurrò infilandole una mano calda nelle mutandine. Maura si mise sulla schiena e allargò le gambe per darle un accesso migliore.
"Jane..." sussurrò con voce tremante. "Parleremo domani...non vorrai credere che ti avrei lasciato a bocca asciutta!" disse passandole la lingua sul collo caldo di letto. Jane la spogliò completamente denudandosi a sua volta.
"Sei così bella...e ti voglio! Hai idea di quante facce avrei voluto spaccare stasera? Tutti quelli che ti guardavano come se avessero avuto una possibilità...ma tu sei mia, solo mia!" sottolineò strofinando il suo clitoride caldo e scivoloso contro quello di Maura.
"Janeeee!!" la donna più piccola si sentiva andare a fuoco. "Anche io ti voglio, così tanto!". Fecero l'amore fino alle prime luci del mattino, poi crollarono esauste.
Quale modo migliore per cominciare un nuovo anno?.
Angela intanto, sempre mattiniera stava preparando la colazione insieme a Poppy che era scesa per guardare un pó di tv.
La nonna le aveva detto di non svegliare sua madre e che se si fosse svegliata da sola di scendere in salotto e guardare i cartoni. Poco dopo anche Frank salì per la colazione.
Non era insolito per i Rizzoli andare a casa uno dell'altro. Jane non aveva nulla al contrario perché a causa del lavoro era poco a casa ed i suoi genitori badavano a Poppy insieme a Claire, ma aveva chiarito che la sua stanza era off limits per tutti, tranne sua figlia, ovviamente. Maura cominciò a svegliarsi.
L'odore del caffè era arrivato fino al piano superiore. Si trovò avvinghiata al corpo caldo di Jane, sorrise al ricordo di quello che avevano fatto. Si mosse piano ma Jane strinse la presa sul suo corpo.
"Amore, muoio di fame e a giudicare dal profumo di caffè direi che la colazione è pronta!" Jane allentò la presa mugugnando qualcosa e rimettendosi a dormire.
Maura sorrise, Jane fuori dal lavoro era una vera coccola. Si rivestì piano e scese in cucina.
Tutti mangiavano allegramente. Maura si sentì stringere le viscere. Non era più sola. Aveva l'amore di Jane ed una famiglia.
"Maura!!" Poppy saltò giù dalla sedia per andarle incontro.
"Ciao tesoro!" disse prendendola un braccio. "Hai fame? Nonna ha fatto i pancake, mamma dorme ancora?".
"Molto e si, mamma dorme ancora...". Angela prese una tazza di caffè e gliela porse. "Beh...Benvenuta in famiglia, ora è ufficiale!" disse porgendole il giornale di Boston.
In prima pagina c'era una foto di lei e Jane che si baciavano. Prese il giornale e lo lesse un pó in ansia.
<< La nota donna d'affari Jane Rizzoli ha il cuore impegnato! Ha presentato ufficialmente la sua ragazza, Maura Isles al Christmas Gift...nozze in arrivo?.>> .

Era scritto a caratteri cubitali in prima pagina. "Deve essere molto serio, sai...Janie non ha mai presentato nessuno, nemmeno quella Amber nonostante stessero insieme da due anni, devi essere speciale!" disse facendo arrossire Maura.
"Ciao a tutti!" un'assonnata Jane scendeva le scale stiracchiandosi.
"Mammina, adesso che Maura è la tua ragazza possiamo tenerla con noi, giusto?" domandò con innocenza. Jane sorrise alla tenerezza di sua figlia.
"Non è un cucciolo smarrito tesoro, ma si, se lo desidera può restare con noi..." Maura la guardò con le lacrime agli occhi. Era da tanto tempo che desiderava essere amata così, ma fu troppo e scoppiò a piangere prima di correre via verso la sua stanza.

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Jane diede un bacio alla piccola e poi andò a vedere di Maura. La trovò che piangeva nella sua stanza.
“Hey…che succede?”. Maura la guardò con un timido sorriso e le lacrime agli occhi.
“Perché l' hai fatto? Non lo merito davvero, non dopo averti ingannata in quel modo…”. Jane si avvicinò piano e si mise a sedere sul letto accanto a lei.
“Mi piaci davvero Maura, è un po’ che ti osservò da lontano…ti ho vista a molte feste come quella di ieri ma non mi sono mai avvicinata perché sembravi sempre sulle spine…”.
“Tu mi hai notata? Credevo…pensavo che non mi avessi notato. Tu eri sempre circondata da queste donne bellissime e io…” sussurrò a testa china.
“E nonostante questo…ti ho vista e mi chiedevo come mai fossi sempre un po’ in disparte. Anche tu eri circondata da uomini e donne ma non sembravi interessata a nessuno!”. Maura ritornò con la mente a uno di quei tanti eventi. Jane spiccava su tutti. Bellissima, elegante, affascinate così irraggiungibile che Maura si era limitata ad osservarla da lontano per anni.
“Io ti osservavo da lontano, anche tu sembravi poco interessata…” sottolineò asciugandosi gli occhi.
“Eri tu ad interessarmi! Ho fatto ricerche su di te, sulla tua azienda e sul tuo mondo per conoscerti un po’ e sono rimasta così delusa quando ho scoperto che volevi farmi le scarpe insieme a quel Fairfield…”.
Maura arrossì per la vergogna allontanandosi un po’.
“Ma poi…poi, ho visto come sei fatta veramente e mi sei piaciuta ancora di più. Questo non è un gioco per me Maura, ti ho presentato in società perché so quanto vali, non dovrò pentirmene un giorno, vero?” sussurrò avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia. Maura chiuse gli occhi godendosi quel tocco di pelle.
“Mi dispiace per averti ingannata! Nemmeno per me è un gioco, è una cosa nuova e so che sei una donna con standard molto elevati e…”.
Jane sorrise sfiorandole le labbra con le dita calde.
“Ho detto a tutti dei tuoi legami con Paddy ma anche che non hai nessuna rapporto con lui…pensavo peggio, in realtà sembravano più interessati al nuovo amore di Lady Gagà!” disse ridendo.
Maura sentì un'ondata di sollievo invaderla. Ora che le carte erano scoperte avrebbe potuto essere se stessa e godersi questa nuova relazione senza il timore di fare passi falsi.
“Dai, alzati e scendiamo! Poppy sembrava turbata…”. Maura annuì e si alzò seguita da Jane.
La piccola stava guardando i cartoni con il gatto che dormiva al suo fianco.
“Hey amore, i nonni?” domandò Jane vedendo la sala vuota.
“Sono andati a casa, hanno lasciato la colazione per te e Maura…” indicò verso la cucina.
Dopo mangiato, Poppy andò al cinema con i nonni mentre le ragazze rimasero in casa al caldo. Guardarono un film mangiando schifezze.
Qualche attimo dopo il cellulare di Jane squillò, numero anonimo. Rispose curiosa ma era Dean che la supplicava di poter vedere la piccola o parlare con lei. Jane chiuse la telefonata, non c'era modo.
“Era lui?” domandò Maura vedendo Jane incupirsi la bruna annuì senza dire nulla.
“Non vuole mollare l’osso, ma sarà freddo all’inferno prima che lui metta gli occhi su mia figlia!” tuonò rabbiosa. Maura si strinse di più alla sua ragazza cercando di confortarla.
“Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa...io sono qui!” disse mentre Jane la stringeva a sé più forte.
Fuori aveva ricominciato a nevicare debolmente. Jane si addormentò sul divano mentre Maura si alzò per andare in bagno. Si sentiva così bene. Quando aveva scelto di aiutare Garrett sapeva che stava sbagliando. Quell’uomo era un vero idiota e non aveva il minimo senso per gli affari. L'unica cosa che sapeva era vivere alle spalle della sua famiglia e scopare donne a caso. Mentre la sua ragazza dormiva, Maura decise di tornare a casa sua. Sapeva che il Galatea era a sua disposizione ma aveva bisogno di elaborate un po’ di cose.
Scrisse una nota a Jane per non farla preoccupare e chiese ad Alex di portarla a casa. Il ragazzo si offrì di aspettarla ma lei lo congedò non sapendo quanto ci avrebbe voluto.
Alex annuì ma decise di restare a disposizione nei paraggi. Se fosse successo qualcosa alla donna del suo capo ci sarebbero state conseguenze e lui non voleva rischiare il suo lavoro.
Alex rispettava molto Jane. Era una donna bellissima e straordinaria, lo aveva salvato da un destino segnato e lui insieme a sui fratello si erano promessi di dedicare la loro vita alla famiglia Rizzoli.
Il ragazzo adorava anche la piccola Poppy che scherzava sempre con lui quando doveva portarla e recuperarla da scuola.
Maura entrò in casa e si fece una lunga doccia. L’acqua l’aiutava sempre a riordinare le idee.
Era tutto così nuovo e repentino. Scoprire di Paddy e Hope e poi questa nuova relazione.
Si sentiva felice ma anche sopraffatta però sapeva che stare con Jane era meraviglioso. Dopo anni ad osservare la bella bruna da lontano, il fato le aveva dato l’opportunità di averla come voleva. Il pensiero la fece sorridere dentro.
Finita la doccia, chiuse l’acqua e di avvolse in un caldo asciugamano. Si asciugò per bene e prese alcune cose dal suo studio oltre al PC. Dopo aver chiuso tutte le stanze si avvolse nel suo cappotto pesante ed uscì.
Ad attenderla fuori dalla porta in agguato come un gatto c'era lui : “Garrett…” sussurrò tremando.

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Maura si paralizzò sul posto.
Che ci faceva Garrett a casa sua?.
" Che cosa vuoi?” sibilò con una frusta di coraggio nella voce ma senza muovere un muscolo. L’uomo fece per entrare in casa ma un tocco freddo ed un clic dietro la nuca lo fecero bloccare.
“Non così in fretta Fairfield! Sta bene Miss?”. Era Alex che era rimasto nei paraggi, aveva visto l’uomo gironzolare fuori casa e lo aveva riconosciuto. Miss Jane gli aveva ordinato di vegliare sempre su Maura quando lei non c'era. “Miss Maura salga in macchina e mi aspetti, la prego!”. La donna annuì e corse a piccoli passi verso la Mercedes.
“Stai scherzando con il fuoco Fairfield! Non si toccano le cose di Miss Rizzoli, lei sarà davvero furiosa appena saprà che sei venuto a casa della sua donna! Dio, non vorrei essere in te…” sottolineò abbassando l’arma.
“Quella puttana di Maura mi ha fregato e ha un debito con me!” ringhiò voltandosi per guardare meglio l’uomo.
Alex era noto per i suoi occhi grigio ghiaccio, impenetrabili e privi di qualunque esitazione. Era molto riservato e freddo. Quasi nessuno lo aveva mai visto sorridere, tranne per Jane e la piccola Poppy.
“Miss Jane ti farà il culo Fairfield! Ora porto via Miss Maura e se ti rivedo gironzolare intorno…la pagherai!”. Garrett strinse la mascella.
Chi si credeva di essere questo stupido tirapiedi?. Lui era un Fairfield e nessuno poteva parlargli così!!.
Decise però di fare come detto, ci sarebbe stato tempo per farla pagare a quei fottuti Rizzoli. Alex mise la pistola nella sua fondina e tornò in macchina. Maura era sulle spine.
“Potresti…per favore, non dire nulla a Jane? Non voglio che si preoccupi…” supplicò guardando fuori dal finestrino.
“Non posso Miss! Non mento mai a Miss Rizzoli…”. Maura annuì in silenzio e si chiese cosa avesse mai fatto Jane per guadagnare una così forte lealtà.
Arrivati al Galatea, Maura trovò Poppy che disegnava sul tappeto del salotto. Mister Pomeroy le andò incontro miagolando. Jane era seduta sul divano a guardare un film.
“Sono tornata!” urlò chiudendo  porta alle sue spalle.
“Ciao Maura!” la piccola e sua madre risposero in coro. Jane si alzò per salutarla con un bacio. “Poppy…Mamma e Maura vanno a riposare un pó…nonna sarà qui a breve, fai la brava!” disse prendendo la mano della sua ragazza.
“Key…”.
Maura si lasciò trascinare di sopra, si domandava se Jane sapesse già dell’incidente con Garrett. Certo che lo sapeva, lei sa sempre tutto!.
Una volta un camera Jane la strinse tra le braccia.
“Stai bene? Ti ha fatto qualcosa?” domandò scrutando da vicino per cercare lividi o altro. “Sto bene! Non so perché sia venuto o cosa volesse…ma grazie ad Alex…”. Jane tirò un sospiro di sollievo.
“Alex mi ha raccontato…sono felice che tu stia bene tesoro, ma non può succedere di nuovo! Perché non ti trasferisci qui, starei più tranquilla se…”.
“Mi vuoi qui, con te?” sottolineò emozionata. Jane sorrise alla timidezza di questa donna. Dio che donna che sei Maura Isles! Così pulita e innocente!.
" Ma certo sciocchina, certo che ti voglio qui! Sempre se sei d’accordo però, sei una donna indipendente e hai il tuo lavoro…”. Maura si tuffò tra le sue braccia e cominciò a piangere.
“Mi dispiace così tanto! Non potrò mai perdonarmi di averti mentito e ingannato, sono stata una sciocca e credere che Garrett…”. Jane la baciò dolcemente.
“Non voglio più che queste labbra pronuncino il nome di quel maledetto! Solo cose dolci…” sottolineò tra un bacio ed una altro. “Solo il mio nome, mentre ti faccio venire forte e bene…”. Jane trascinò le sue cure verso il collo caldo della sua ragazza mentre mani intrepite scavavano solchi di piuma sulla sua pelle. Maura era in fiamme, Jane la mandava in cortocircuito il cervello. Le sue mani e la sua bocca erano fatte per il peccato. Erano fatte per lei.
“Jane…” sussurrò con un filo di voce.
“Shss…apriti per me piccola…”.
Maura si fece adagiare sul letto mentre la sua ragazza dava quasi fuoco ai suoi vestiti. Ogni tocco diventava più febbrile e bisognoso.
Una volta nuda, Jane si prese qualche momento per osservarla meglio e bere di quell’immagine che sarebbe rimasta impressa nei suoi occhi per sempre.
“Sei così squisita…così innocente! Per chi non ti conosce e ti guarda da lontano potresti sembrare una donna spudorata, consapevole del potere della propria bellezza e ricchezza…invece, eccoti qui…sul mio letto, aperta come un fiore pronto ad essere assaggiata….”.
Jane cominciò a leccare avidamente quel fiore succulento. Maura odorava di mare, selvaggio e indomito. Jane sapeva che dietro quell’apparente perfezione si celavano come smagliature madreperla bisogni selvaggi e sogni ribelli.
Maura Isles da tutti vista come assolutamente perfetta e senza macchia nonostante il suo padre biologico, nascondeva un lato di sé di cui forse non era nemmeno a conoscenza.
Jane però lo ha visto, proprio lì, tra le crepe della sua armatura che si sgretolava ad ogni bacio, ad ogni tocco. Era voglia di vita, di amore, di sesso. Jane non poteva sapere quanto avesse ragione sulla sua ragazza.
La vita di Maura era stata agiata e piena di opportunità. Aveva genitori amorevoli che non erano mai riusciti a farle dimenticare che quando si voltava indietro vendeva il vuoto.
L’ avevano amata come erano capaci ma non come Maura aveva bisogno per guarire e rinforzare le sue radici. Maura non era riuscita mai a donarsi completamente a nessuno,  perché non era intera nemmeno per sé stessa ma Jane era riuscita a prendere metà di lei ed incastrarsi alla perfezione.
Maura si sentiva integra tra le braccia di Jane e Jane sentiva di poter perdere metà di sé stessa senza andare in pezzi. Erano perfette incastrate una nell’altra. Jane lo amava ma Maura lo adorava.

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Alex arriva puntuale.
“Buongiorno Miss Jane, andiamo a casa o avete dei giri da fare?” domanda aprendole lo sportello della macchina per farla salire. “Andiamo al Galatea, promesso a Poppy una maratona di film di Natale…tieni sempre d’occhio quel Fairfield, vero?” Alex annuisce mettendosi alla guida.
“Certo Miss, tra qualche giorno viene Michael a trovarmi, ci farebbe molto piacere poter passare del tempo con lei Miss, in modo informale.” Almeno una volta l’anno i fratelli Roberts si riuniscono per una cena informale. Si raccontano le loro vite e si godono la reciproca compagnia. Jane è sempre lieta di passare qualche ora con i ragazzi fuori dall’orario di lavoro.
“Certo, mi fa piacere sapere di voi al di fuori del lavoro."
Jane è molto rigida su certe cose. Ama Alex e Michael ma sul posto di lavoro il loro rapporto è del tutto formale. Mescolare amicizia e lavoro non porta a nulla di buono e Jane è sempre stata molto diretta a riguardo.
“Organizzerò qualcosa di informale e poi le farò sapere Miss.” Jane annuisce guardando fuori dal finestrino.
La neve scende pigra da un cielo plumbeo e opprimente. Maura intanto si diverte a giocare con Poppy e Mister Pomeroy. La piccola è piena di energia, le ha raccontato di Roma e le sta insegnando qualche parola di italiano.
La mente di Maura ripensa all'uomo che ha messo di malumore la sua ragazza. Dean, il padre della piccola. Si domanda se Poppy desideri sapere di lui, ma non osa chiedere. In fondo, non sono affari suoi.
Jane è via da un pó, loro hanno già fatto colazione e Angela e Frank sono tornati a casa lasciandola sola con la piccola. Mentre Poppy gioca tranquilla si prepara una bella tazza di tè verde e gironzola un pó per la casa. Ancora non ci crede che Jane la voglia lì. Spera che non sia solo per Garrett ma perché davvero la desidera lì e nella sua vita.
Sta per bere il suo tè quando qualcuno bussa alla porta. Chi può essere?.
Nessuno ha libero accesso al Galatea senza la tessera e di certo non busserebbe. Guarda dallo spioncino e rimane di sasso.
“Paddy…che ci fai qui? Ho chiarito che che non possiamo…se Jane ti vede sarà un macello, vattene! Non voglio problemi con lei e come diavolo hai fatto a superare la sorveglianza?” Domanda dando un’ occhiata a Poppy che continua a giocare tranquilla.
“Ho i miei modo, dovevo vederti…sei cosi bella, somigli così tanto a tua madre…” Paddy ha le lacrime agli occhi. Stare lontano da sua figlia dopo averla ritrovata è una tortura.
“Devi andartene! Non voglio perdere Jane a causa tua! Mi farò viva io, ora vattene!” dice cercando di chiudere la porta.
“Che succede?” Una voce bassa e aspra li fa bloccare sul posto. Jane.
“Che diavolo ci fai qui e come osi venire a casa, mia sei impazzito?” Jane guarda Paddy con le fiamme negli occhi.
“Io…dovevo…” Jane gli si avvicina con aria scura. “Non osare venire nella mia casa, ti ho detto che ci sarebbe stato tempo e luogo per vedere Maura. Li dentro c’è mia figlia e niente di ciò che ti porti dietro deve raggiungerla!” Maura rimane impalata con ancora la maniglia in mano. “Perché hai aperto, non sai che nessuno può entrare senza tessera? Ora chiudi la porta e lasciami con questa persona…” Maura annuisce con occhi lucidi.
“Mi dispiace…”. Jane le passa accanto furiosa. “Poppy vai con Maura!” la piccola riconosce il tono perentorio della mamma e segue Maura senza dire una parola. Una volta sparite al piano di sopra, Jane fa accomodare Paddy.
“Non puoi venire in casa mia in questo modo, darò una bella strigliata alla sorveglianza, anche se conosco i tuoi modi poco puliti. Aspettavo a farti vedere Maura, sono donna di parola, lo sai…hai anche una linea diretta con lei nel caso tu voglia parlarle senza essere intercettato, quindi ora vattene e non tornare, se lo farai ci saranno delle conseguenze!” tuona rabbiosa.
Paddy abbassa lo sguardo e si avvia perso la porta.
“È bellissima, vero?” domanda prima di uscire.
“Lo è!” Jane abbozza un sorriso.
Deve scusarsi con la sua ragazza, è stata dura ma non sopporta che qualcuno invada i suoi spazi.
Maura è nella sua stanza mentre Poppy è in camera sua. Ha paura di ciò che Jane dirà. La manderà via? Le urlerà contro?.
Al solo pensiero le vene da piangere , poco dopo Jane bussa alla sua porta.
“Maura…” si affaccia e vede la sua ragazza seduta sul letto. Entra e si chiude la porta alle spalle.
“Mi dispiace Jane, io…non ho pensato che…” ma la bruna le si avvicina con una strana luce negli occhi.
“Non volevo turbati, ma scoprire che puoi entrare così in casa mia mi manda in bestia! Ho mia figlia qui e la mia famiglia, non è accettabile, striglierò a dovere la security…e tu non devi mai aprire la porta a nessuno, chi ha accesso ha la sua tessera, se fosse successo qualcosa a te o Poppy non me lo sarei mai perdonato!”.
Alla menzione del suo nome Maura s’illumina. Jane è preoccupata per lei, non è arrabbiata, solo preoccupata.
“Scusami amore, non lo farò più…credevo che..” Jane le si avvicina e la bacia dolcemente.
“Ti voglio al sicuro! Soprattutto con quel Fairfield in giro e la storia di Dean…” Maura realizza quanto sia stata superficiale nel suo comportamento.
“Starò più attenta …mi dispiace!” Jane annuisce e la bacia di nuovo.
“Sei preziosa per me…e così sexy…” si fionda sopra di lei e le infila una mano nelle mutandine. Maura può soltanto allargare le gambe per agevolare il compito.
In pochi minuti la sua schiena si spezza in due dal piacere. Adora il modo in cui Jane prende ciò che vuole senza chiedere. Il suo corpo reagisce al suo tocco come acqua che s’increspa ad un refolo di vento.
Jane la possiede, la protegge e la fa sentire amata e desiderata.
Non può più vivere senza. Semplicemente non può. Pensa afflosciandosi esausta mentre la sua ragazza le bacia gli occhi serrati in un limbo di pura beatitudine.

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Jane lascia che Maura dorma tranquillamente e va a vedere di sua figlia. La trova che dorme sul tappeto della sua stanza con il gatto sdraiato accanto. Un sorriso le attraversa il viso, quei due sono così buffi.
La prende tra le braccia e la mette nel suo letto seguita da mister Pomeroy che si raggomitola tra le coperte senza batter ciglio. Quel gatto ama sua figlia come se fosse il suo cucciolo. Lascia la stanza e scende per farsi un buon caffè. La neve ha smesso di scendere.
Tra qualche giorno dovrà tornare a lavoro e Poppy a scuola. Tira fuori il cellulare e legge qualche e-mail. La NewDress che ha acquistato da poco sta fatturano molto bene e anche i suoi numerosi investimenti in borsa si stanno comportando bene.
Mentre beve sfoglia la galleria di foto. Ce ne sono milioni, la maggior parte sono di sua figlia. Ama quelle foto, la fanno sempre stare bene. Poppy è la sua gioia più grande ma anche la sua più grande fragilità. Sa che deve affrontare Dean in qualche modo, fargli capire che non ha speranze di far parte della vita di Poppy, ha rimandato troppo a lungo e questo pensiero la sta logorando.
Chiama Casey dicendogli di rintracciare l’indirizzo di Dean. Questa storia finisce adesso. Qualche attimo dopo riceve un messaggio con tutte le informazioni che gli servono. Chiama la madre perché stia con Poppy. Va in camera e lascia una nota per Maura dove le dice che starà via ma si non preoccuparsi.

Alex l’aspetta in macchina come sempre.
“Dove la porto Miss?” Jane gli sorride dolcemente e gli da l’indirizzo che gli ha fornito Casey. Il viaggio è tranquillo, le strade sono semi deserte per la neve ed il freddo.
Una mezz’ora dopo la macchina si ferma in una stradina di periferia ai margini di Back Bay. Alex scende e apre la portiera della macchina per far scendere Miss Jane.
“Torna a riprendermi tra un’ora e grazie!” dice con voce ferma ma dolce.
"A dopo Miss, sarò nei paraggi…” Jane annuisce. Alex è così protettivo con tutta la sua famiglia in particolar modo con lei.
Dopo che la macchina si allontana, si avvicina al palazzo fatiscente dove dovrebbe abitare Dean. Suona e il portone si apre senza nemmeno domandare chi è. Jane alza gli occhi al cielo che idiota! pensa salendo in ascensore.
Arriva al 5 piano e si ferma. Aperte le porte, Jane si trova davanti ad una porta aperta.
Dean è fermo appoggiato allo stipite, per un attimo la volontà di Jane vacilla, anche se l’ha visto da poco non ricordava fosse così attraente in quel semplice paio di jeans slavati e camicia blu navy. Sul viso quel filo di barba incolta acuisce il suo fascino. Senza accorgersene si ritrova ad arrossire e le torna alla mente perché era finita a letto con lui.
“Jane…sei sempre così meravigliosa!” Dean tira fuori tutto il suo fascino.
Jane è splendida come ricordava. La notte di sesso da cui è nata Poppy è stata tra le più eccitanti. Si erano divertiti molto e quando ha saputo che Jane era rimasta incinta da pazzo l’ha lasciata andare. Solo ora realizza la follia che ha fatto.
Era stata solo una notte e poi più nulla ma l’odore di Jane, la bellezza del suo corpo, il suo sapore gli era rimasto addosso. Dopo che avevano interrotto i rapporti, Dean ha avuto altre avventure ma nessuna donna l’ha più fatto impazzire come quella fredda notte di febbraio. La notte in cui Jane era stata sua, la notte in cui ha concepito sua figlia.
Ha seguito Jane sui giornali per anni, maledicendosi per non aver voluto far parte della vita di Poppy. Ha firmato uno stupido foglio di carta dove rinunciava ai suoi diritti come genitore, ha rinunciato alla felicità. Forse se si fosse impegnato avrebbe potuto trasformare quella singola notte, in altre mille notti.
Allora era convinto fosse solo sesso senza impegno. Jane era così fuori dalla sua portata che quando si è ritrovato con lei nuda e urlante nel suo letto stentava a crederci.
Jane era una donna meravigliosa e poteva avere chiunque e aveva scelto lui. Certo, si erano agganciati in un locale di alto livello.
Lui era lì solo perché stava festeggiando un addio al nubilato di una sua cara amica. Aveva notato Jane da subito.
Era seduta al centro della sala, circondata  da uomini e donne e parlava rilassata di cose di cui lui capiva la metà, almeno per quello che riusciva a sentire dalla sua posizione.
Era bellissima in quel completo pantalone e camicia neri. La camicia era parzialmente sbottonata e permetteva una vista generosa del suo reggiseno. Una piccola cintura di pelle evidenziava la sua vita da vespa ed in testa uno splendido Borsalino di lana nero.
Sembrava cosí potente, sexy e misteriosa. Aveva i capelli sciolti sulle spalle ed un sigaro fumante in mano. I suoi ospiti bevevano dalle sue labbra ogni parola che diceva.
Le donne le miagolavano come gattine e gli uomini le sbavavano addosso. Lei sembrava incurante, parlava e sorrideva come nulla fosse, poi ad un tratto si era alzata e si era avvicinata a lui.
“Ti piace quello che vedi? Mi piacerebbe sapere in quanti modi mi hai scopato nella tua testa…vieni con me!” aveva ordinato senza indugi. Dean si era alzato senza dire una parola e l'aveva seguita. Seguirebbe questa donna ovunque andasse. Era così fottuto.

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“Dean!” il suono del suo nome lo scaraventa fuori dai suoi ricordi.
“Oh…scusami, vuoi entrare?” si scosta timidamente per fare spazio a Jane.
“Questa non è una visita di cortesia Dean, devi stare lontano da me e da mia figlia! Ho una relazione seria e non voglio che niente turbi Poppy…”.
“Sa almeno il mio nome?” domanda stizzito. Jane lo guarda male.
“Sa che ha un padre da qualche parte che non vuole avere nulla a che fare con lei, non le interessa…ha me è la mia famiglia e questo le basta!” Dean si fece piccolo.
“Posso vedere una sua foto?” Jane è riluttante ma alla fine cede.
Tira fuori il cellulare e sfoglia la galleria delle foto. Ne sceglie una in cui Poppy sorride alla fotocamera e passa il cellulare a Dean. L’uomo fissa la foto con occhi lucidi.
“È bellissima! Ha le tue fossette ed i tuoi ricci ma gli occhi sono i miei…” sussurra con voce tremante.
"È molto dolce e sensibile, adora il cioccolato e ama i gatti, la amiamo tutti Dean, è felice perché vuoi turbarla?" Damanda riprendendosi il cellulare.
“Ho lasciato l’FBI…l’ultimo caso riguardava una bambina rapita…è stato così…" dice singhiozzando “Quella piccola aveva l’età di Poppy…era così bella ed è stata uccisa perché io…lei…” Dean comincia a sentirsi male.
Il ricordo di quel suo ultimo caso lo fa sempre impazzire.
“Calmati…Dean respira…” Jane corre al suo fianco per calmarlo.
"Quella bambina mi ha fatto realizzare cosa stavo perdendo…ho tentato il suicidio Jane perché non ho nulla per cui vivere…mentre quella piccola...” continua singhiozzando prima di correre in bagno per vomitare.
Jane rimane di sasso. Sa di Dean perché lo tiene d’occhio, è sempre il padre di sua figlia ma non immaginava fosse messo così male.
Una strana sensazione le si posa addosso ed un dubbio nella sua mente.
Chiama Alex per farsi venire a prendere. Lascia l’appartamento di Dean senza dire nulla, ha bisogno di pensare.
Non torna subito a casa ma si fa lasciare un pó prima, vuole fare due passi. Non c’è traffico. Mille pensieri le affollano la mente e senza pensare si ritrova al bar dell’altro giorno.
Non si è accorta di aver camminato tanto. Sta per entrare quando riceve un messaggio, è Maura che le chiede se va tutto bene perché è via da un pó. Dopo averla rassicurata, entra per bersi un buo caffè.
“Oh…salve Jane!” la bruna viene accolta dalla stessa cameriera dell’altra volta.
"Ciao…ehm…Daisy, giusto?” chiede bleffando. Sa benissimo chi è. Non dimentica mai un viso. “Cosa ti porta così lontano da casa?” Sorride intuendo il bluff della bella mora.
“Avevo bisogno di riflettere…posso avere un buon caffè ed una delle tue brioches?” Daisy annuisce facendola sedere al tavolo.
“Arrivano subito, allora…come sta quella tua Maura?" domanda da dietro il bancone.
Jane sorride prendendo una copia del Boston Journal che si trova su un tavolo vicino.
“Sta bene…è a casa con mia figlia…anzi se mi prepari tutto da portare via, aggiungi un caffè con panna senza zucchero ed un muffin ai mirtilli così le porto qualcosa da mangiare…” Daisy annuisce e prepara il tutto.
Una volta incartato glielo dà con un sorriso. “Quella tua Maura è davvero fortunata…ho letto di voi sul giornale, ti ho riconosciuta subito! Grazie per tutto quello che fai per la nostra città, ho alcuni parenti a Londra che lavorano per la tua azienda…” Jane ricambia il sorriso e fa per pagare ma Daisy la blocca.
“Questo è su di me Miss Rizzoli, buona giornata!” Jane annuisce e ringrazia prima di uscire.
È sempre bello che qualcuno riconosca i tuoi sforzi e lei con la sua azienda ha portato molto lavoro nella sua città e nel mondo. Non le capita spesso di essere orgogliosa di sé stessa ma le parole di Daisy si poggiano sul suo cuore come brodo caldo.
Alex arriva qualche attimo dopo e la riporta al Galatea, Jane deve prendere una decisione, per il suo bene e quello di sua figlia.
Le parole di Dean, l’averlo visto così distrutto le ha stretto il petto in una morsa. Non ama Dean, ha Maura per questo ma sente che deve fare qualcosa. Non gli deve nulla, ma sa anche che nonostante si sia disinteressato di sua figlia da subito, non è una cattiva persona.
Sa tutto di lui e non sarebbe mai stata a letto con una persona di dubbia reputazione ne avrebbe rischiato di farci un figlio.
Qualcosa sta sbocciando nella sua mente ma deve prima discuterne con sua madre, Maura e ovviamente Poppy.

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Una volta a casa trova Poppy seduta con la testa sulle ginocchia di Maura, sono rannicchiate sotto una morbida coperta di Frozen e guardano i cartoni.
“Sono a casa!” Angela si sporge dalla cucina. “Ciao tesoro…spero non siano questioni d’affari a tenerti lontana da casa…” Jane sa che quella voce significa rimprovero, alza gli occhi al cielo e prende fiato. Sarà dura da spiegare.
"Ho bisogno di parlare con tutti…mamma dov’è pops?” Chiede mentre Maura mette in pausa la TV e aiuta Poppy a tirarsi su.
“Siamo nei guai Mammina?” La piccola tende le braccia per farsi sollevare.
Jane la tira su e le dà un bacio sulla testa.
“Nessun guaio pulce ma ho bisogno che tu ascolti bene quello che ti dirò…" Poppy annuisce seria.
“Qualche problema Janie?” Angela abbandona i piatti e si avvicina a sua figlia.
Maura sentendosi di troppo fa per allontanarsi ma Jane la prende per mano.
“Resta Maura…ti prego…” la bionda annuisce incerta.
Jane si mette a sedere sul divano con sua figlia in braccio, Angela e Maura la seguono in attesa. “Mamma puoi riferire a papà quello che dirò ma niente di quello che diremo qui deve uscire, ok?” Poppy guarda sua madre.
“È un segreto mamy?” Jane annuisce e le sorride prima di stringerla a sé.
“Non sono stata del tutto sincera mamma…Maura lo sa, ho visto Dean qualche giorno fa, è venuto qui…” a quel nome Angela quasi salta fuori dalla sua pelle.
“Non ci porterà via Poppy!” tuona prima che Jane possa aggiungere altro.
La bambina al nome di suo padre s’irrigidisce.
“Dean…cioè…il mio papà è venuto qui? Vuole portarmi via?” Domanda con occhi lucidi.
"No amore, nessuno ti porterà via da noi, mai! Non lo permetterei mai…” Poppy si stringe a sua madre più forte.
“Non voglio andare via, farò la brava mamma…." Poi scoppia a piangere. Ecco perché è reticente a parlare di lui. Sconvolge troppo sua figlia. Maura si sente male al pensiero di non vedere più Poppy.
“Sono sicura che se facciamo finire mamma capiremo tutto, va bene tesoro?” Poppy scende dalle ginocchia di Jane e si tuffa tra le braccia di Maura.
Jane si sente spezzare dentro ma vuole risolvere questa cosa.
"Chiariamo subito che nessuno ti porterà da nessuna parte, sei mia figlia e stai con me! Volevo solo sapere se…piccola, saresti contraria a conoscere Dean?” domanda mentre Poppy si stringe a Maura.
Angela è fuori di sé ma non dice nulla per non turbare di più la sua nipotina. Maura guarda Jane con comprensione negli occhi.
“Non devi rispondere subito tesoro, la mamma ti lascia tutto il tempo che vuoi e se mi dirai che non vuoi non ne parleremo mai più, ok?” si alza per avvicinarsi a loro ma Poppy si stringe ancora di più a Maura.
“Sei arrabbiata con me amore?” domanda con voce rotta. Poppy si scosta da Maura e guarda sua madre sull’orlo della lacrime.
“Mammina!” tende le braccia e si fa sollevare. “Io voglio stare con te, nona e Maura…se dico di no tu mi vuoi ancora bene?” singhiozza piano mentre Jane la bacia dolcemente.
“Io ti amerò sempre, sei la mia bambina e se dici di no va bene lo stesso!” Poppy comincia a calmarsi e piano piano si addormenta cullata dalle braccia di sua madre.
Jane la porta nel suo letto.
Ora deve affrontare l’uragano Angela, sa che lei non è d’accordo ma qui conta solo la volontà di Poppy.
Scende al piano inferiore e vede Angela che armeggia con i piatti stizzita mentre Maura è seduta sul divano intenta a giocare nervosa con le mani.
“Sei pazza se ti lascerò turbare quella bambina!” sputa Angela asciugandosi le mani nervosamente. Jane la guarda male.
“Se Poppy vorrà vederlo non lo impedirò e nemmeno tu!” dice puntandole il dito contro. “Ma è piccola, cosa vuoi che sappia…” ma Jane la stoppa subito.
"Poppy sa benissimo cosa vuole, è una bimba dolce e intelligente, c’è un motivo se voglio darle questa possibilità…” sottolinea guardando la  sua ragazza. Maura capisce al volo.
“Jane non vuole che Poppy provi quello che ho provato io, vero?” Jane annuisce prima di avvicinarsi a lei e baciarla.
"Maura è stata adottata mamma e solo di recente ha scoperto chi è suo padre…non voglio che Poppy pensi di essere figlia di nessuno…Dean non è padre dell’anno e non si è mai curata di lei ma so che l'ha fatto anche perché sa che è al sicuro con noi, ha una famiglia ed è molto amata!” Angela assorbe riluttante tutto ciò che sua figlia dice.
“Capisco…so che Poppy è tua figlia e hai il diritto di crescerà come vuoi ma se quell’uomo le fa del male lo farò a pezzi, suona bene?” domanda annacquando parte della sua rabbia.
“Se dovesse succedere lo ucciderò io stessa ma per ora ho bisogno che mi sosteniate anche se non siete d’accordo!” Maura annuisce e le dà un bacio a fior di labbra mentre Angela fa cenno di sì con il capo prima di voltarsi e finire di sistemare i piatti.

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“Jane, odio vederti sconvolta e anche Poppy, cosa posso fare?” Maura la stringe forte tra le braccia. Jane si lascia cullare dalle braccia di Maura.
Sa che sua figlia è al sicuro ma dopo aver visto Dean così sconvolto qualcosa le è entrato sotto pelle. Sarebbe così brutto dargli una possibilità? Lui ha firmato e rinunciato ai suoi diritti su di lei…quindi non ha legalmente alcun diritto…Tutti questi pensieri le fanno venire mal di testa. Angela mette da parte i piatti e si avvicina a sua figlia. Conosce bene quanto sia buona la sua Janie. Sa già che si sta crogiolando per sua figlia e Dean.
“Jane, scusa il mio sfogo, è stato del tutto inappropriato, soprattutto davanti alla bambina…ho solo paura tesoro, ma so che legalmente lui non può fare nulla. Rispetterò qualunque decisione prenderai, io e tutta la famiglia ti sosteniamo!” Jane solleva il viso dal collo di Maura e guarda sua madre con le lacrime agli occhi.
“Oh, mamma…sono così spaventata…se succedesse qualcosa a Poppy morirei…” Maura le prende il viso tra le mani e la bacia dolcemente.
“Non permetterò che accada nulla a quella bambina, mi hai sentito amore? Nulla!” La bruna annuisce con le lacrime agli occhi. Angela guarda con tenerezza la scena.
Sua figlia detesta mostrarsi debole e raramente piange davanti ad altre persone, ma sa bene quanto Poppy sia il suo più grande amore e debolezza.
“Tesoro, vai a riposarti un po’…” Maura annuisce asciugandole gli occhi.
“Angela ha ragione Jane, andiamo a riposare, sembri esausta!” Jane annuisce e si lascia guidare priva di energie.
Maura si mette a letto con lei. Spera che il lavoro sia clemente, vuole davvero stare con Jane in questo momento.
Resta a vegliare su di lei fino a quando la sua bella ragazza crolla esausta. Poi si alza cercando di non svegliarla e va vedere di Poppy. Entra in camera della piccola per vedere come sta ma il letto è vuoto.
Scende in salotto per vedere se per caso gioca con il gatto o guarda la TV.
“Angela…sai dov’è Poppy? Nel suo letto non c’è!” chiede preoccupata.
La donna che si è appisolata davanti alla tv scatta in piedi come una molla.
“Poppy?” chiama la piccola cercando in ogni stanza della casa. “Poppy?” Maura corre frenetica in ogni stanza ma la bambina non si trova.
“Jane!!” Grida entrando di corsa nella stanza della sua ragazza. La bruna si sveglia di soprassalto.
“Cazzo Maur…!”.
“Poppy è sparita…io…lei non c’è!” Jane scoppia a ridere.
“Maura non scherzare, nessuno può uscire senza essere visto!” Risponde in modo pratico. “Abbiamo cercato ovunque e lei…non c’è!” Grida concitata.
La bruna non sembra per nulla sconvolta. Si alza e prende il cellulare. Non è la prima volta che Poppy si allontana perché sconvolta da qualcosa.
Jane è tranquilla, perché sua figlia è sempre seguita. Ha un microchip nelle scarpe e nei vestiti.
“Alex, dov’è?” chiede mettendosi a sedere.
Jane annuisce e chiude la chiamata. Maura la guarda non capendo.
“Ha chiesto ad Alex di portarla a casa di Dean…Dio, quella piccola peste è sveglia!" Maura continua a non capire.
Jane si riveste scrollando la testa all’ intraprendenza di sua figlia. È una degna Rizzoli. “Mia figlia è seguita ovunque tesoro, posso vedere ovunque sia, guarda!" Le porge il cellulare finendo di vestirsi.
Maura lo prende e vede un puntino luminoso muoversi dentro una mappa.
“Ha un microchip su scarpe, zaino e vestiti…è con Alex, a quanto pare vuole conoscere suo padre!” Sbuffa mettendosi le scarpe.
Sua figlia è testarda quanto lei e molto laconica riguardo i sentimenti. Angela raggiunge le ragazze trafelata.
“Janie…Poppy è…” Jane le va incontro per calmarla.
“So tutto, è con Alex, sta bene, a quanto pare ha deciso che conoscere Dean non è una brutta cosa…” la matriarca non capisce.
“Ma…ascolta, devo andare, tesoro puoi pensarci tu?” Si sporge per baciare la sua ragazza.
“Sei sicura che…” domanda preoccupata.
“Sta bene e anche io…vado a riprendere mia figlia e la striglierò a dovere! Sa che deve sempre dirmi dove va, è matura per la sua età ma ha sempre sette anni, questa volta mi sente!” Ringhia scendendo di corsa in salotto.

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La piccola Poppy è sgattaiolata fuori dal suo letto determinata a capire che cosa l’uomo che dice di essere il suo papà cerca dalla sua mamma.
Lei ama tantissimo la sua mamma e deve proteggerla. Si veste bene e scende in salotto  facendo piano per non svegliare la nonna che dorme davanti alla tv. Prende la sua chiave magnetica dallo zainetto di Frozen e scende con l’ascensore al piano terra.
La sicurezza la vede e le sorride affabile.
“Puoi chiamare Alex per favore? Devo uscire…Mammina lo sa ma sta dormendo!” Sputa con faccia birichina.
L’uomo della sicurezza conosce bene la bambina e fa come dice. Ovviamente è stato istruito a dovere ed invia subito un SMS a Miss Rizzoli per metterla al corrente.
“Subito Miss…” chiama Alex che arriva subito. “Ciao Alex…io…voglio fare un giro in macchina, la mamma… è d’accordo…” l’uomo annuisce facendole strada.
“Dove la porto, piccola Miss?” domanda Alex sistemandola sul seggiolone.
“So che ieri la mamma è andata da Dean, portami da lui per favore…” Alex annuisce. “ Molto bene…” l'uomo sale in macchina e porta la piccola davanti alla palazzina dove abita quell’uomo. Poi scende dall’auto e aiuta la piccola a fare lo stesso.
“Vuole che salga con lei?” Poppy scuote la testa.
“No, però mi aspetti qui?” Alex annuisce e si appoggia alla macchina osservando la bambina da lontano.
Poppy suona il citofono e qualcuno le apre senza nemmeno chiedere. Il portone si apre e lei entra con il cuore che le batte a mille.
Jane prende la sua rover e si dirige da Dean. Alex la chiama per dirle che Poppy sta salendo per andare a trovare l’uomo. Poco dopo Jane lo raggiunge, scende dall’auto alterata.
“Alex aspetta qui, vado a riprendere mia figlia e poi riparleremo delle sue uscite senza avvisare!” Il ragazzo la guarda con occhi sbarrati. La piccola ha mentito.
“Mi scusi Miss…credevo che…” si scusa con imbarazzo ma Jane lo rassicura.
“Non hai colpe Alex, mia figlia pagherà per la sua bugia, meglio che torni a casa, Mamma e Maura sono lì e ti voglio nei paraggi!” Alex annuisce e se ne va.
Poppy intanto raggiunge il piano di Dean e trova l’uomo che  aspetta qualcuno sulla porta. Non sa che è stata lei a suonare.
“Poppy?” Chiede con occhi sgranati.
La bambina si avvicina titubante “Sei Dean?” lo guarda curiosa mentre lui annuisce con occhi lucidi “Sei il mio papà, vero?” Incalza avvicinandosi di qualche passo.
Dean fa lo stesso e si abbassa sulle ginocchia per osservarla meglio. È una bambina splendida.
La piccola si sfila lo zaino e lo apre per cercare qualcosa.Tira fuori una vecchia scatola di latta e gliela porge senza dire nulla. Dean la guarda non capendo.
“È un regalo?” la guarda con commozione. Poppy scuote la testa.
“Sono le mie paghette, ho risparmiato dei soldi per il compleanno della mamma…credo ci siano cinquecento dollari, puoi prenderli ma voglio che lasci in pace la mamma e me! Non ti voglio, non mi serve un papà, ho Maura per questo, vai via!!” Grida scoppiando in lacrime.
Dean cerca di toccarla ma la piccola si allontana furiosa.
“Prendi i miei soldi e lascia stare la mia mamma!”.
“Mah…tesoro, io…” Dean la guarda sconvolto.  “Non sono il tuo tesoro, sono il tesoro della mamma e tu sei cattivo!”.
Jane intanto suona a tutti i campanelli finché qualcuno non le apre e corre per le scale trafelata. Sente delle grida e accellera il passo. “Poppy!” Grida con il fiatone.
La piccola si sporge per le scale e vede sua madre che corre verso si lei “Mammina!!” sorride e le va incontro piangendo ma inciampa e cade per una rampa atterrando con un tonfo sordo.
"POPPY!!!" Jane urla vedendo sua figlia immobile sulle scale "Amore...piccola!" Grida in preda al panico.
"Dean chiama un'ambulanza!!" Ordina terrorizzata mentre si precipita verso il corpo immobile della bambina.
Sa che non deve spostarla perché potrebbe peggiorare la situazione ma è terrorizzata.
In attesa dei soccorsi chiama la sua ragazza. È pur sempre un medico.
Qualche attimo dopo anche Maura corre trafelata.
Alex è andato a prenderla per portarla lì, Maura lo aveva chiamato per sapere dove fossero Jane e la piccola.
"Jane!" Chiama vedendo la sua ragazza china per terra "Cosa è successo? Oddio...Poppy!!" Grida vedendo il corpo della piccola steso per terra e Jane sconvolta.
"Mau...mia figlia...lei..." dice tremando di terrore. Maura fa appello al suo sangue freddo ed entra in modalità Dottore.
Non lavora sui vivi per scelta ma ne ha tutte le competenze.
"Ci penso io!" Si china sulla bambina per prestare le prime cure.
Jane la osserva catatonica. Se fosse successo qualcosa alla sua piccola Poppy Grace, si sarebbe uccisa.

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Maura si avvicina alla piccola, si muove piano per non spostarla. Il polso c’è e a prima vista non ci sono traumi esterni o fratture ma può dire poco senza toccarla o senza analisi approfondite.
Dean ha chiamato il 911 ma non riesce a muoversi. È successo tutto così velocemente. “Jane!” Grida cercando di avvicinarsi a lei e alla loro bambina. La bruna lo fulmina con lo sguardo.
“È tutta colpa tua! Se fossi rimasto nell’ombra come hai fatto in questi anni non sarebbe successo…se Poppy starà male te la farò pagare!” Sputa la donna mentre sente l’ascensore salire.
I paramedici prestano i primi soccorsi e mettono la bambina su una barella bloccandole il collo nel caso ci fosse qualche frattura.
Maura e Jane li seguono. Dean si muove verso Jane bloccandola da dietro.
“Ti prego Jane…è anche mia figlia, voglio vederla…” piagnucola trattenendola per un braccio. Jane si scrolla da lui seccata.
“Non hai nessuna figlia! Hai rinunciato a lei anni fa…ora lasciami andare, devo andare da MIA figlia!” Si stacca da lui dandogli una piccola spinta.
“Ma Jane…” Dean la vede allontanarsi ma non può, non vuole cedere.
Così le corre dietro e si aggrappa a lei da dietro, piangendo come un bambino. Jane si blocca, non vuole le sue braccia, non ora, mai.
“Dean lasciami andare! Devo seguire Poppy, prometto che ti darò sue notizie ma devi lasciarmi andare!” Tuona serrando la mascella. “Signor Dean il suo atteggiamento sta rallentando i soccorsi, se tiene davvero a Poppy si farà da parte! Lasci andare Jane…” la voce di Maura è dura e perentoria.
L’uomo annuisce e molla la presa arretrando di qualche passo.
Jane si allontana senza voltarsi e sale sull’ambulanza. Maura la segue ma prima si ferma e si volta verso l’uomo.
“Jane e Poppy sono affar mio Signor Dean, le assicuro che sono curate e amate. Non so cosa le abbia detto la piccola ma ha me e sua madre…la prego di non avvicinarsi oltre!” Poi si volta e raggiunge Jane.
L’ambulanza arriva al Mass General in pochi minuti. Poppy viene portata via per degli esami mentre Jane e Maura restano in attesa.
Poco dopo, Angela chiama sua figlia e rimane sconvolta nel sapere che la sua nipotina è in ospedale. A breve raggiunge le ragazze insieme a Frank e Alex.
"Miss Rizzoli…sono dispiaciuto, se non avessi portato la piccola…” ma Jane lo riassicura.
“Hai fatto il tuo lavoro Alex, non potevi sapere cosa sarebbe successo e sai bene che gli ordini di Poppy valgono quanto i miei…nessuna colpa, le ho dato troppa libertà. È molto sveglia e matura ma è sempre una bambina…” sospira prendendosi la testa tra le mani.
Maura sente la tensione nel corpo di Jane e si stringe al suo fianco.
“Sono sicura che Poppy non voleva disobbedire, è una bambina tesoro, ma penso che capiremo meglio quando le parleremo…” la rassicura con voce calma.
Jane annuisce sorridendo internamente per la capacità che la sua ragazza ha di calmarla solo parlando.
“Rizzoli?” Una voce la scuote dai suoi pensieri. Jane si alza di scatto.
“Come sta mia figlia, posso vederla?” la voce concitata tradisce il suo aspetto di solito calmo e sicuro. Una donna in camice le sorride affabile.
“Siete la mamma della piccola Rizzoli?” Jane annuisce frenetica per avere notizie. La donna sorride dolce da dietro i suoi occhiali.
“La piccola sta bene, è vigile e reattiva. Lo zaino ha attitutito bene il colpo, nessuna frattura e non ha battuto la testa, penso abbia perso i sensi più per lo spavento. Se vuole vederla posso accompagnarla.”
Jane  annuisce con le lacrime agli occhi.
“Si, grazie…” Maura la raggiunge e Jane le stringe la mano sollevata. Poppy sta bene. Trovano la piccola sdraiata su una barella che mangia con gusto un lecca lecca.
“Poppy!” Jane corre verso di lei con le lacrime agli occhi.
“Mammina!” sorride tendendole le braccia per scoppiare a piangere “Mi dispiace tanto Mammina! Volevo solo che ci lasciasse in pace…mi dispiace se ho mentito…” Jane stringe sua figlia nutrendosi del suo calore e del suo odore.
“Mi hai spaventata a morte tesoro, non fare mai più una cosa del genere!” Poppy annuisce tra le lacrime che scendono copiose.
“Mi…d….piace….ma…mina…eri così triste e….io…” singhiozza forte mentre sua madre la stringe più forte. Solo in quel momento Jane realizza quanto sua figlia sia sensibile.
“Ti amo così tanto!” Jane bacia la piccola sul viso coperto di lacrime.
Maura guarda la scena con occhi lucidi, adora vedere Jane e Poppy insieme.
“Maura!” la piccola si stacca dalla braccia di sua madre e guarda la donna con i lacrimoni.
“Oh tesoro!” Maura si avvicina per abbracciarla e Poppy si stringe a lei.
“Mi dispiace…non lo farò più…” singhiozza a testa china mentre Maura la stringe forte baciandole la testa.
Jane si avvicina alla sua ragazza abbracciandola a sua volta e sente tutta la tensione della giornata scivolare via.

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“Se volete potete portare la bambina a casa…” la dottoressa di prima entra nella stanza rompendo la loro piccola bolla.
“Si, voglio tornare a casa! Mi mancano tutti…” dice Poppy abbattuta.
Jane lascia il fianco di Maura e si avvicina alla dottoressa.
“Possiamo parlare un attimo?” Sussurra mentre sua figlia parla con la sua ragazza. La dottoressa annuisce.
“Sono qui fuori…Maur potresti aiutare Poppy a vestirsi?” la bionda annuisce sorridendo.
Una volta fuori, Jane parla con la dottoressa Ruiz per avere maggiori informazioni. Effettivamente la piccola sta più che bene, spavento a parte.
“Grazie mille dottoressa Ruiz…” Jane sorride sollevata.
“Camila…e so esattamente cosa si prova, ho una bambina della stessa età di Poppy…” Sorride affabile.
Non nega che la bellezza mora che ha davanti ha un fascino magnetico.
“Chiamami Jane…” la bruna tira fuori un biglietto da visita e lo dà alla dottoressa “So che avete bisogno di fondi per il nuovo reparto di pronto soccorso pediatrico…sarei felice di contribuire con una generosa donazione a nome di Poppy…” la bella dottoressa sgrana gli occhi alla lettura del biglietto da visita di Jane.
“Quella Rizzoli?” domanda confusa. Jane annuisce sorridendo.
La dottoressa si porta le mani alla bocca e scoppia a piangere “Quando ero piccola e stavo ancora in Guatemala mi sono dovuta operare per un problema ai reni, i miei genitori erano poverissimi. Eravamo in otto e lavorava solo mio padre. Era un minatore ma un giorno ha avuto un incidente ed è morto…” sospira tirando su con il naso “Mia madre ci ha tirato su facendo mille lavori diversi, io ero la più grande e ho dovuto fare da madre ai miei fratelli più piccoli…è stato grazie al fondo Rizzoli&Co dell’ospedale che hanno potuto operarmi…grazie mille!” sputa emozionata trovandosi davanti alla sua benefattrice “Quando sono guarita, ho giurato che sarei diventata dottoressa e avrei aiutato altri bambini come me…è merito vostro se…” abbassa la testa singhiozzando un po’.
Jane rimane di sasso, è consapevole che le sue ingenti donazioni a enti ed ospedali aiutino le persone, ma lo fa perché, chi ha molto dovrebbe condividere la sua fortuna con chi non ne ha, altrimenti che senso ha?.
“Sono felice di poter aiutare e ora lei ha ricambiato il favore prestando soccorso a mia figlia, direi che siamo pari se mai ci fosse qualcosa da pareggiare…” Jane scuote la testa per affermare il punto.
La dottoressa sorride tra le lacrime e lascia con riluttanza le mani di Jane senza essersi accorta di averle prese.
“Oh, mi scusi sono stata inopportuna…” Si allontana da Jane come scottata ma la bruna non si scompone.
“Sono felice che tu stia bene e magari se non lo consideri inopportuno potremmo far giocare insieme le nostre figlie…se ti va…” Camila annuisce felice asciugando le ultime lacrime. “Mi piacerebbe, Annalia sarebbe felice, adora farsi nuovi amici, ecco il mio biglietto!” sorride porgendole il minuscolo pezzo di carta mentre il suo cercapersona si mette a suonare “Oh, devo prenderlo…bene, allora ci sentiamo Miss Rizzoli…cioè Jane, ti prego aggiornami sulle condizioni di quella splendida bambina, ok?” Jane annuisce sorridendo.
Poppy sta bene, solo questo conta.
Maura intanto pettina Poppy che è gia pronta ed eccitata di tornare a casa.
“Allora…si va a casa?” Jane si sporge dalla porta sorridendo. Maura e Poppy annuiscono prendendosi per mano e dirigendosi verso l’uscita.
Alex aspetta davanti alla macchina come sempre.
“Ciao Piccola Miss, sono felice tu stia bene!” Poppy sorride ma abbassa la testa vergognandosi.
“Alex, una volta a casa Poppy migliorerà le sue scuse con tutti. La sua tessera è requisita e starà senza TV per due settimane. Una volta a casa dovresti recuperare la mia Rover." Tuona aiutando sua figlia a salire in macchina. Alex annuisce aiutando Miss Maura a salire.
Maura è d’accordo con Jane. La bravata di Poppy poteva avere conseguenze peggiori.
La bambina non dice nulla e rimane in silenzio durante tutto il tragitto per casa.
Maura cerca di starle accanto ma Jane l’ammonisce dicendole di non consolarla con abbracci o carezze fino quando non ha compreso la gravità del suo errore.
Maura annuisce, capisce che è il modo di Jane di istruire sua figlia. Severa ma giusta.
Una volta a casa, Poppy si siede abbattuta sul divano. È così triste che non risponde nemmeno ai richiami di Mister Pomeroy.
“Domani vado a prendere Claire all’aeroporto mamma!” Jane urla a sua madre che osserva da lontano senza avvicinarsi. Sa come sua figlia vuole crescere la bambina.
“Va bene…sarete stanchi e affamati …” Jane annuisce finendo di togliersi scarpe e soprabito. “Poppy è in punizione per due settimane e più tardi faremo un bel discorsino…ora sono stanca e voglio farmi una doccia, mamma pensa tu a lei per favore!” Angela annuisce e torna in cucina. “Maura, ti va di venire con me?”. “Si tesoro…ciao piccola, fai la brava con nonna, ok?” la bambina annuisce con occhi lucidi sprofondando ancora di più nel divano mentre Mister Pomeroy le si struscia contro la gamba miagolando.

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Qualche giorno dopo…

Maura dorme tra le braccia di Jane. Hanno avuto una serata bollente. Dopo la bravata di Poppy, la sua ragazza è stata molto fisica con lei, sembra alla ricerca di conforto costante.
Sta per andare in bagno quando il suo cellulare la reclama su una scena del crimine.
È presto, troppo. Si alza riluttante cercando di non svegliare la sua ragazza che è tornata molto tardi la sera prima a causa del lavoro. Prima di scendere per la colazione, si ferma per vedere di Poppy. La piccola dorme tranquilla nel suo letto con Mister Pomeroy al suo fianco. Chiude la porta piano e scende cercando di non fare rumore.
“Buongiorno Miss Maura, lavoro anche oggi?” Claire è già sveglia e indaffarata con le faccende di casa.
“Si, Jane e Poppy dormono ancora…puoi dire a Jane che vorrei vederla per pranzo?” la donna più anziana annuisce.
“Jane lavora troppo Miss, ieri è tornata molto tardi, dopo la paura con piccola Miss l’ho vista molto stanca!” Maura la guarda comprensiva mentre la donna le porge una bella tazza di caffè fumante.
“Lo so Claire, ma Jane ama il suo lavoro, non mi metterò mai tra questo, Jane è una donna di successo ed una madre e compagna meravigliosa…posso solo cercare di mantenerla in salute, prometto che la farò mangiare bene e riposare, ok?” Sorride facendole l’occhiolino. Claire sospira annuendo.
“Conto su di lei Miss Maura affinché la mia figlioccia sia felice!”.
“Contaci, ora vado a cambiarmi e al lavoro!”. Claire prende la tazza vuota e ritorna alle sue faccende.
Prima che Maura esca le consegna un piccolo spuntino salutare nel caso le venga fame più tardi. Maura adora avere così tante persone che si occupino di lei.
Esce di casa e prende la sua macchina parcheggiata nei box del Galatea. La sicurezza la saluta cordialmente e lei si allontana sperando di non stare via molto.
La scena a sud di Boston è abbastanza cruda: un giovane uomo con la gola squarciata e intestini esposti.
Maura istruisce tutti in modo da preservare la scena del crimine lottando contro la neve che distrugge ora dopo ora le prove. Fa portare via il corpo e torna al BPD per fare l’autopsia.
La mattina passa veloce, si ferma solo per gustare lo spuntino di Claire ma vuole finire il lavoro per avere tempo da passare con la sua ragazza. È intenta negli ultimi rilievi quando qualcuno bussa alla porta del suo ufficio.. “Avanti!” incita continuando a scrivere al computer. Un agente in divisa attira la sua attenzione.
“Agente Glad ha bisogno di qualcosa?” Guarda l’uomo entrare impacciato.
“Oh…io, c’è una donna bellissima che chiede di lei, non ha voluto entrare e l’aspetta fuori dal distretto!” Maura sorride. È Jane.
Guarda l’ora ed è quasi l’una, non si era accorta fosse così tardi.
“Oh, va bene, la ringrazio, salgo subito.” Ma l’agente non fa un passo per arretrare.
“Scusi dottoressa…lei conosce quella splendida donna? Non è che potrebbe…” domanda rosso in viso.
Maura alza gli occhi al cielo e scuote la testa sapendo dove l’uomo vuole andare a parare.
“Si chiama Jane ed è impegnata in una relazione sentimentale con me, quindi no, non posso darle il suo numero, ora dovrei andare…buona giornata!” Sputa seccata.
L’uomo annuisce tornando sui suoi passi.
Dopo aver chiuso il suo ufficio per andare a pranzo, Maura sale al piano superiore e raggiunge Jane che l’aspetta seduta in macchina.
“Miss Maura, buongiorno!” Alex le apre la portiera.
“Salve!” sorride entrando in macchina.
Jane è splendida: avvolta in una pesante giacca di cashmere color ghiaccio che le arriva fino alle caviglie. Indossa un vestito di lana che le arriva a metà coscia, stiletto nere lucide e capelli raccolti in un elegante chinon.
“Buongiorno amore!” Jane si sporge per baciare la sua ragazza "Claire ha riferito il messaggio, ti va di passare a prendere Poppy a scuola? Oggi ha solo mezza giornata e mamma è via con Pop, ho promesso alla piccola che avremmo pranzato insieme!” Maura annuisce stringendosi al corpo caldo di Jane.
“Sarebbe splendido, ma ho solo un’ora prima di…” Jane le solleva il viso con la mano e la bacia dolcemente.
“Mi basta, anche io devo lavorare…Alex lascerà Poppy con Claire!”.
Arrivati a scuola di Poppy, la piccola aspetta davanti all’ingresso insieme ad una delle sue insegnati.
“Buongiorno Vanessa, grazie per aver badato a Poppy!” dice la bruna una volta scesa dalla macchina. Maura vede le due donne interagire e non può fare a meno di essere un po’ gelosa. Poco dopo, Jane le apre la portiera incitandola ad uscire.
Maura fa come dice e si avvicina alla sua ragazza.
“Vanessa ho bisogno di aggiornare i permessi di uscita di Poppy, lei è Maura, la mia ragazza e voglio che risulti tra le figure che possono venire a ritirare mia figlia e per le emergenze, va bene?” la donna annuisce ma non sembra felice della cosa. È evidente che è attratta da Jane.
“Certo, vado a prendere i moduli, per favore Miss Maura mi segua!”  Sputa seccata.
“Ciao Maura!” Poppy la saluta con entusiasmo mentre dà la mano a sua madre.
“Ciao tesoro, torno subito!” poi si allontana seguendo la donna.
“Mammina, tu e Maura vi sposerete?” domanda cogliendo Jane di sorpresa.
“Non posso promettere nulla Poppy ma mi farebbe piacere. I rapporti tra adulti sono complicati ma le mie intenzioni sono serie con Maura, soddisfatta?” sorride vedendo sua figlia annuire con sguardo birichino “Dai, aspetta in macchina che poi andiamo a mangiare e Alex ti porta a casa."
Alex aiuta Poppy a salire e aspetta seduto in macchina.
Poco dopo, Jane vede Maura tornare con il viso un po’ abbattuto.
“Hey, piccola che c’è?” Maura scuote la testa con occhi lucidi “Se ti hanno fatto qualcosa giuro che…” Maura si aggrappa a Jane piangendo.
“Quell’orribile donna..mi ha fatto sentire a disagio, ha insinuato che stessi con te solo per soldi…che tu meriti di meglio e che io…” racconta con voce rotta.
Jane serra la mascella. Odia che qualcuno ferisca le persona che ama.
“Aspettami qui!” ordina allontanandosi ma Maura la blocca per un braccio.
“Oh, no Jane non  serve che…” ma la donna si avvicina e la bacia con passione.
“Nessuno ferisce la mia famiglia e rimane illeso, aspettami in macchina con Poppy, sarò veloce!” dice allontanandosi stizzita.
Maura conosce quella Jane e prova quasi pena per l’altra donna. Una Jane arrabbiata è una Jane pericolosa, una parte di lei ha paura ma un'altra viene attraversata da un brivido di eccitazione.
Maura ama l’aura di potere che Jane porta sempre con sé.

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Jane entra nella scuola e va subito alla ricerca di Vanessa. La trova davanti alla porta della classe di Poppy intenta a lasciare l’aula. “Vanessa!” Tuona Jane facendola sobbalzare. “Jane, mi hai spaventato, che cosa…” dice civettuola ma Jane la prende per il gomito, a parte loro e gli addetti alle pulizie la scuola è vuota.
La donna la segue con riluttanza, cerca di svincolarsi dalla presa della donna ma senza successo. Una volta fuori, Jane le si para davanti furiosa.
“Ho saputo che hai mancato di rispetto alla mia ragazza, ora…per quale motivo non dovrei rendere la tua vita un inferno?” Sputa puntandole un dito contro.
Vanessa rimane di sasso, quando ha fatto la stronza con Maura sapeva che era sbagliato ma era innamorata di Jane dalla prima volta che l’aveva vista ma sapeva che lei non era interessata ad una storia seria e per questo non ci aveva mai provato.
Vedere che aveva una relazione la fece andare in bestia. Voleva essere lei la sua donna.
“Io…non volevo essere scortese, io…pensavo che…e poi ti ho vista con lei…” farfuglia alimentando solo la rabbia di Jane.
“Voglio che ti scusi con lei o ti giuro che passerai l’inferno, tu…piccola donnetta da due soldi, me ne sono scopata tante come te ma quella donna…” Jane si volta verso la macchina dove si trova Maura “Quella donna è speciale per me! È intelligente, dolce e altre mille cose che tu non sarai mai, non ti vorrei nemmeno gratis!” Le sussurra a due passi dal suo orecchio “Piccola puttana, se osi di nuovo avvicinarti a me o alla mia donna farò in modo che tu non lavori mai più! Sai che ho il potere di farlo.” Vanessa annuisce con occhi lucidi, fa male al suo orgoglio doverlo fare ma essere nelle disgrazie di Jane è molto peggio. Sa della reputazione inflessibile della donna e non vuole davvero avere guai.
Cosa le era passato per la testa?.
Jane va verso la macchina e fa scendere Maura. “Piccola, puoi scendere per me, si?” le parla con tono dolce tendendole la mano per  aiutarla a scendere. Maura annuisce e le prende la mano. “Vanessa ha qualcosa da dirti!” dice secca mentre intreccia le loro mani e si avvicina alla donna imbarazzata. Maura ha quasi pietà per lei.
“Miss Maura…io…sono stata inopportuna, non accadrà più, la prego di accettare le mie scuse!” il suo tono e abbattuto.
Le minacce di Jane l’hanno davvero scossa. Maura sospira pesantemente.
“Accetto le sue scuse e sono certa che non ricapiterà! Ora, amore…muoio di fame andiamo?” Sorride cercando di stemperare la rabbia di Jane.
La bruna annuisce e si allontana con Maura non prima di aver fulminato Vanessa con uno sguardo feroce.
Una volta in macchina si dirigono al Mc Donald perché Poppy vuole un hamburger. Jane non ama molto quel tipo di cibo ma per una volta fa eccezione.
Maura mangia la cosa più salutare del menù  mentre Jane si accontenta di una caffè.
“Jane ho promesso a Claire di farti mangiare bene e un caffè non è certo un pasto!” la rimprovera preoccupata.
“Mamma odia posti come questi…” interviene Poppy addentando il suo panino unto.
Maura annuisce mentre Jane scompiglia i capelli di sua figlia.
“Dirò ad Alex di portarmi qualcosa più tardi, ok?” Sussurra all’orecchio della sua ragazza prima di baciarle la guancia.
“Va bene…ora meglio andare, mi dai uno strappo al BPD?” Maura si alza seguita da Poppy. Jane annuisce e paga il conto.
Alex le aspetta come sempre.
“Alex porta Maura a lavoro, poi Poppy a casa ed infine me alla Rizzoli&Co!”.
“Subito Miss!”. Il viaggio è breve.
Maura osserva Jane in silenzio. La protezione feroce della donna le ha fatto andare in fuoco le viscere, vuole Jane, adesso.
“Alex potresti portare prima a casa Poppy?" L'uomo annuisce e devia verso il Galatea.
Jane aggrotta la fronte non capendo. Dopo aver lasciato la piccola alle cure di Claire, Maura chiede ad Alex di prendere la macchina, porterà lei Jane alla Rizzoli&Co.
L’uomo annuisce sorridendo e si dirige al Galatea.
“Maura…che succede?” domanda vedendo la sua ragazza parcheggiare l’auto accanto ai box. I vetri della macchina sono oscurati e a prova di proiettili.
Maura non dice nulla, entra in macchina e chiude le serrature. La bruna non capisce, sta per parlare ma la bionda le si fionda addosso famelica.
“È da stamane che voglio strapparti questo vestito, non puoi essere così sexy senza che ne approfitti!” la sua voce è roca e dolce.
Jane rimane di sasso nel sentire la sua ragazza sollevarle il vestito e cercare il suo sesso con le mani.
“Maur…” la volontà di Jane è piegata dal desiderio che vede negli occhi di Maura. Non ama molto il sesso in macchina, lo trova scadente e scomodo ma le mani di Maura spezzano ogni resistenza.

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“Mauraa…che cosa ti prende…?” riesce a farfugliare prima che la sua ragazza le sollevi il vestito e le strappi le mutandine che indossa. Maura sembra posseduta da una febbre. Divarica le gambe di Jane e appoggia i talloni sulle sue spalle prendendola per la vita avvicinandola di più alla sua bocca affamata. Jane non ha mai permesso a nessuno di prenderla in quel modo, così scordinato e primordiale ma con Maura è meraviglioso.
La lingua della sua ragazza le fa cose che non ha mai provato. Nessuna donna o uomo l’ha mai scopata come se la sua vita dipendesse da questo.
Maura la sta reclamando, la sta possedendo e lei si sta godendo ogni minuto.
“Hai idea di cosa significhi scopare una donna come te? Puoi avere chiunque, portare alle stelle o gettare nel fango ma eccoti qui, aperta per me, così meravigliosa…così mia!!” Maura la penetra con le dita mentre la sua lingua, come un metronomo scandisce il loro piacere.
Jane si sente esplodere, un’onda di fuoco le attraversa tutto il corpo, si sente andare a fuoco mentre tutto intorno a lei diventa ovattato e sfocato.
Un' ondata di sollievo mista ad eccitazione le rende difficile respirare ed il suo corpo si tende rigido prima di afflosciarsi svuotato.
Maura finisce di leccare i succhi della sua donna e con orgoglio la osserva assopirsi con un sorriso sciocco sulle labbra. L’aiuta a ricomporsi e le siede accanto.
“Sei così squisita mia dolce Jane…sei così mia! Quella piccola troia si pentirà anche di averti solo guardato. Tu sei mia, solo mia!” le sussurra mentre Jane sospira sazia e soddisfatta.
Maura si sfila dolcemente dal corpo di Jane e torna al posto di guida.
Chiama Alex dicendogli di portare Jane al lavoro mentre lei prenderà un taxi.
Una volta al BPD, scende soddisfatta per finire le sue scartoffie.
Angela è Frank sono tornati e si occupano di Poppy. Claire prepara una torta alle noci per cercare di migliorare l’umore di piccola Miss. Alex porta Miss Rizzoli alla Rizzoli&Co e durante il tragitto Jane si sveglia un po’ frastornata. Maura l’ha fatta a pezzi ed è stato fantastico. Ora è molto più rilassata e può tornare alle sue riunioni.
Oggi deve rivedere Dimitri per discutere della NewDress. Si avvia verso il suo ufficio ma trova qualcuno che non si immaginava.
Dean è seduto in sala d’aspetto e si tiene la testa tra le mani.
“Che ci fai qui?” Sputa facendolo sobbalzare. L’uomo si alza dalla sedia e la guarda imbarazzato.
“Come sta nostra figlia?” domanda con voce rotta.
Jane alza gli occhi al cielo. È stanca di questa situazione.
Si avvia verso il suo ufficio e dice alla segretaria di non voler essere disturbata.
Dean la segue come un cagnolino bastonato. “Finiamola Dean! Ora hai riscoperto il tuo istinto paterno? Poppy sta bene, è con la sua famiglia e…”.
“Ma non con suo padre!” Sputa rabbioso e paonazzo.
“Dean…cazzo, puzzi di alcol da far schifo, non permetterò mai a Poppy di vederti in questo stato, devi…” ma in un lampo l’uomo le è sopra e l’afferra con violenza.
“Lasciami! Non toccarmi…cazzo Dean!!” urla mentre l’uomo la butta sulla scrivania e si slaccia pantaloni.
Jane si divincola e cerca di urlare, ma il suo ufficio è insonorizzato. Non ricordava che l’uomo fosse così forte.
“Dean, se non mi lasci ti sparo tra gli occhi!” la donna cerca di allungarsi verso il cassetto e prendere la pistola che ha per le emergenze ma Dean la blocca con il braccio costringendola a stare giù. Le solleva il vestito e senza tante cerimonie comincia a scoparla con forza.
“Oh, cazzo! Non ricordavo fossi così calda e morbida …ti amo Jane…” farfuglia tra una spinta e l’altra.
Jane si divincola con pugni e graffi ma questo alimenta solo la voglia dell'uomo.
“Ti amo…tu e Poppy…mi appartenete Jane!!” urla prima di raggiungere l’orgasmo ma non riesce a goderselo, perché un paio di possenti braccia lo scaraventano contro il muro facendogli perdere i sensi.
“Miss Rizzoli!” è Alex. “Deve aver premuto il suo braccialetto…” dice distogliendo lo sguardo della donna.
Si volta di scatto mentre Jane è ancora sdraiata seminuda sulla sua scrivania.
“Il suo dispositivo antipanico…lei…si…” rimane voltato per non turbare Miss Rizzoli.
Jane si solleva tremando di rabbia.
La sua scrivania è un pasticcio, e anche lei.
Il suo vestito è stropicciato e sporco di sangue e sperma. Si alza sibilando.
Fa un male cane.
“Dammi un attimo..." la voce di Jane non riesce a nascondere il suo tumulto interiore.
Ad alex prudono le mani. Nessuno può ferire Miss Rizzoli.
Quando è entrato nella stanza e ha visto quel maiale sporcare il corpo di Miss Rizzoli avrebbe voluto ammazzarlo a mani nude.
Miss Rizzoli è il suo angelo, da anni la ama, no, la venera in silenzio. Deve tutto a quella donna: la sua reputazione, il suo lavoro.
Lei lo ha salvato dall'inferno. Ha salvato lui e suo fratello, li ha visti quando erano invisibili.
Sa che Miss non ricambia il suo amore e lo ha accettato, gli basta proteggerla da lontano ed è felice che lei abbia trovato l'amore con Miss Maura.
Non ha mai visto Miss Jane così felice.
"Grazie Alex…non farne parola con nessuno, è un ordine!” tuona Jane con faccia scura.
L’uomo annuisce senza voltarsi. Rabbia e vergogna gli attraversano il corpo.
È colpa sua se miss Rizzoli ha subito questo. Promette nel suo cuore che Dean la pagherà.
La galera è un privilegio che non avrà.
Jane si dirige barcollando verso il bagno del suo ufficio. È dolorante, furiosa ma non può crollare non adesso, non Jane Rizzoli.
Dopo essersi ripulita, fa chiamare la polizia e sporge denuncia verso quel lurido bastardo. Ovviamente conta sulla discrezione della polizia.
La cosa non deve assolutamente trapelare.
Non può concedersi il lusso di farsi vedere come una vittima.
Lo avrebbe nascosto a tutti, tranne a Maura. Non a lei, solo a lei, tra tutti, no.

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"Alex, non ho tempo per andare in pronto soccorso, chiama la Dottoressa Knox e dille di darmi un appuntamento prima di subito!” l’uomo annuisce e fa come detto.
Jane si sente frastornata, l’adrenalina le scorre come lava nelle vene ed è in overdrive sensoriale.
È furiosa e si maledice di non essere riuscita a ribellarsi in modo più efficace. Non poteva immaginare che Dean, il padre di sua figlia potesse farle del male.
Rivive l’aggressione in loop alimentando la sua rabbia. Dean è già morto per quello che vale. Non avrebbe mai più rivisto la luce del sole ne tanto meno Poppy.
“ Poppy…” sussurra abbracciandosi.
Come desidera sentire il corpo della sua bambina stretta al petto, le sue mille chiacchiere, la sua vocina allegra. E Maura. Come avrebbe potuto sottoporre Maura a questo?.
La sua ragazza impazzirà appena lo verrà a sapere.
Lei è sconvolta ma non è la prima volta che qualcuno cerca di prendere qualcosa da lei con la forza. Ne è sempre uscita vittoriosa ma con Dean, non poteva immaginare.
“Se vuole posso portarla adesso!” Alex si affaccia dalla porta e vede Miss Rizzoli osservare fuori dalla finestra con aria sconfitta. Jane annuisce e lo segue fino alla macchina. Poco dopo, sono nello studio della Dottoressa. “Janie, piccola...che succede?”.
Christina Knox è stata una vecchia fiamma di Jane al liceo. Erano state insieme tre anni ed erano rimaste in ottimi rapporti; tanto che è stata presente alla nascita di Poppy.
“Ciao Chrissy…” sibila Jane facendo fatica a sedersi.
La donna la guarda con aria perplessa “Ho bisogno che tu mi faccia un kit stupro e segua tutta la procedura burocratica in casi di aggressione sessuale…” la dottoressa sussulta ma fa come detto.
Sa che Jane è molto discreta e non si sarebbe fatta visitare da nessu altro.
Lei è il medico di fiducia dei Rizzoli.
Christina esegue tutta la procedura: scatta foto e campioni di liquido seminale. È molto scrupolosa, deve molto a Jane che ha finanziato molte delle sue ricerche.
“Quando avrò finito, stenderò il mio rapporto e lo consegnerò alla polizia…” Jane annuisce rivestendosi in silenzio “Tesoro…non ti giudicherò se avrai voglia di piangere o urlare…ti conosco bene Janie e so che stai implodendo di rabbia…” la bruna sospira con le lacrime agli occhi.
"Chrissy..." sussurra mentre cerca di riprendere il controllo delle sue mani che tremano senza controllo.
“Lascia che mi occupi di questo…” la dottoressa l’aiuta a vestirsi cercando di essere il più delicata possibile ma senza intaccare il suo orgoglio. Sa quanto Jane sia fiera della sua indipendenza anche nelle cose più insignificanti. "Sei stupenda come ricordavo..." sorride dolcemente cercando di stemperare la situazione.
La bruna sbuffa scuotendo la testa e accennando un piccolo sorriso “Ti do qualcosa per il dolore e una crema lenitiva, vorrei tornassi da me tra due settimane e anche se so che storcerai il naso, ti lascio il numero di un bravo terapeuta…so che sei forte Janie, ma prima o poi sentirai il bisogno di parlarne…”
Jane alza gli occhi al cielo ma prende le ricette ed il numero. Sa che la donna ha ragione.
“Ah…il tempismo fa schifo ma sono felice tu abbia trovato qualcuno…ho visto le foto del Christmas Gift, è una donna bellissima!” Jane sorride per un secondo ripensando a Maura ed un macigno le si posa sul cuore.
“Grazie Chrissy…ci vediamo tra due settimane…” la voce di Jane è cruda e feroce.
Christina la conosce e sa che quella rabbia non è diretta a lei. Sa bene che scatenare una Jane rabbiosa è letale per chiunque osi tanto.
Prova quasi pena, quasi, per chi ha osato prendere qualcosa da lei senza chiedere.
Jane ha un cuore immenso, la maggior parte occupato da Poppy ma sa essere spietata contro chi fa del male a lei o a chi ama.
La dottoressa si mette al lavoro per aiutare Jane nell’aspetto più tecnico e burocratico di quella orribile esperienza.
“Oh…piccola Jane…” sospira mettendosi a sedere dietro la sua scrivania.
Sarebbe stata una giornata lunga per tutti.

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Jane non sa davvero cosa fare. Per la prima volta nella vita, non sa cosa fare.
Manda Alex a prendere il necessario, ma ha bisogno di stare sola. Si fa lasciare da qualche parte. Alex è riluttante, odia non sapere dove sia Miss Jane, ma questi sono gli ordini.
La lascia poco fuori dal centro della città ma le fa promettere di chiamarlo per riportarla a casa. Jane promette senza dire nulla.
Ha la testa piena di pensieri, si sente leggera e pesante allo stesso tempo. Prova vergogna per non essere riuscita a reagire meglio, si sente insicura e lei odia sentirsi vulnerabile. Cammina avvolta in un pesante cappotto.
La città si sta lasciando lentamente alle spalle la leggerezza dei primi giorni del nuovo anno e la routine quotidiana sembra essere tornata.
Ha fame, trema ma non di freddo. È così arrabbiata per essersi fatta sopraffare, lei non è una vittima, non si sente tale, allora perché si sente così?.
Tutti le direbbero che è il minimo per quello che le è successo. È stata stuprata per amore di Dio, ma non è questo a turbarla. Si domanda come mai non abbia lottato di più e meglio.
Perché non ho reagito più forte? Forse perché è il padre di mia figlia? Sono davvero stata violentata? Oddio…che mi sia in qualche modo piaciuto? Se fosse stato un altro gli avrei sparato in fronte, dunque…perché a lui no? Dio, sto pensando troppo!
Jane scuote la testa, è così immersa nei suoi pensieri da esserne quasi intorpidita. Qualche strana forza la continua a portare in quel bar dove si ritrova senza nemmeno accorgersene. “Salve Jane!” l’eco del suo nome nel locale deserto la fa uscire della suo lieve torpore. “Daisy …ciao…” dice sedendosi al tavolo dell’ultima volta.
La giovane cameriera la guarda senza dire nulla. Prepara caffè bollente ed una delle sue brioches.
“Stai bene? Sembri aver passato l’inferno!” Daisy le mette davanti una tazza di caffè e il suo dolce.
Jane scrolla le spalle ma non dice nulla. Prende la tazza fumante e se la porta al naso per gustarne l’odore. Il caldo vapore aromatizzato le scalda pelle e cuore.
Daisy aprofitta del fatto che il locale sia vuoto e si siede di fronte alla bella bruna. Jane gusta il caffè ma è chiaro che qualcosa la turba.
“Se vuoi parlare, sono qui…le devo molto Miss Rizzoli e in me avete un’amica…” la ragazza la guarda rispettando il suo silenzio.
Jane annuisce debolmente ma non stacca gli occhi dalla sua tazza. Si sente priva di energie. Sa che deve andare a casa, lavarsi e parlare con Maura ma qualcosa la trattiene. Sa che Poppy non dovrai mai saperlo. Non potrà mai sapere che suo padre ha violentato la sua mamma. MAI.
Finito il caffè, Jane si alza per andarsene ma Daisy la blocca per un braccio.
“Qualunque cosa la turbi Miss, ero seria…” Jane si volta e la guarda con un timido sorriso.
“Devo andare…mia figlia  e Maura mi aspettano a casa, ciao e grazie…” la ragazza lascia la presa e segue la bruna con lo sguardo fin oltre la porta.
Poi si alza e prende i soldi che Jane ha lasciato sul tavolo. Un bel centone, sorride amaramente mentre porta via la tazza e ripulisce il tavolo. Qualcosa turba la splendida mora e lei non vuole lasciarlo andare.
“Helèna!” urla slacciandosi il grembiule “Esco per un paio d'ore, di a Lauren che è una cosa personale!” la collega che sta sistemando sul retro del locale la saluta prima di vederla sparire via correndo.
Le strade sono poco trafficate, resta solo da capire dove sia andata la donna.
Si avvolge stretta nella giacca e comincia a camminare velocemente, non può essere andata molto lontana a piedi.
Dopo qualche falcata vede in lontananza la sagoma della donna.
“Miss Jane!” Grida correndole incontro. La bruna si volta di scatto e vede Daisy avvicinarsi. “Che succede?” domanda curiosa.
La ragazza si ferma un attimo per prendere fiato.
“Non siete voi Miss, che cosa è successo? So che non sono affari miei…ma oggi siete diversa, qualcosa vi…”. Jane la guarda con un debole sorriso.
“Grazie delle belle parole Daisy, davvero…ma sto tornando a casa, ho bisogno di stare con mia figlia e la mia ragazza, sei una persona speciale e non lo dimenticherò…” un auto intanto sta accostando.
È alex, che non fa in tempo a scendere perché una Maura preoccupata balza fuori dall’auto. “Jane!”  la bionda si fionda tra le braccia della sua ragazza “Non hai risposto ai miei messaggi, mi stavo preoccupando…poi Alex è tornato e io…” Jane stringe Maura tra le braccia e la bacia con passione.
A parte sua figlia è l’unica persona che la calmi e la faccia stare bene.
Daisy assiste allo scambio con una punta d’invidia e si domanda che sapore abbiano quelle labbra e come deve essere bello stare al posto di Maura e poter avere Jane in quel modo. Per un secondo Jane dimentica tutto.
Ama questa donna e sa che deve dirle tutto. Le pesa come un macigno doverle dire cosa è successo, ma sa che Maura non le perdonerebbe il silenzio.
Niente più segreti si sono promesse e Jane mantiene sempre le sue promesse.

Chapter Text

Jane saluta Daisy e sale in macchina con Maura.
La sua ragazza le stringe le mani e lei si crogiola in quel dolce tepore.
Una volta a casa, Jane sa che non può più rimandare la questione. Manda Poppy a giocare dai nonni e da il resto della giornata libera a Claire.
"So che mi nascondi qualcosa Jane, amore, cosa c'è?" Maura la segue silenziosa nella loro stanza.
Jane si sfila scarpe e cappotto e si siede sul letto in cerca delle parole migliori. Maura si siede al suo fianco in attesa.
Il cuore di Jane pompa veloce e le sue mani tremano.
"Dean, mi ha violentata Maura..." sussurra a testa china. La bionda si blocca sul posto.
Ha sentito bene?.
"Che cosa ha fatto?" ringhia alzandosi in piedi per mettersi di fronte a Jane che continua a tenere la testa china.
"Non farmelo ripetere, Maur..." la voce di Jane è spezzata e debole.
"Lo ucciderò, quanto è vero che sono una Doyle!" si allontana da Jane e si dirige verso la porta furiosa come mai prima.
"Maura!" Jane si alza e le corre dietro "Non essere sciocca, fammi spiegare!" ma la donna non si ferma "NON VOGLIO!" Grida tra le lacrime.
Maura si volta e vede la sua splendida ragazza singhiozzare.
"Oh, Jane...amore! Mi dispiace tesoro..." corre verso di lei e la stringe tra le braccia.
Jane crolla a terra e si lascia avvolgere dall'amore di Maura.
"Piccola, ti amo così tanto...non posso far finta di nulla! So che è il padre di Poppy ma non può pensare di passarla liscia...so bene che se Ian o qualcun altro mi avessero fatto questo, sarebbero già sottoterra..." Jane continua a piangere lasciandosi travolgere da tutto quello che è successo.
"Avrei dovuto...ma quando lui...io non potevo...ho cercato, ma..." farfuglia tra i singhiozzi.
Maura la tiene stretta e le sussurra parole dolci ma nel cuore ha piantato il seme della vendetta. Nessuno può fare del male alla sua Jane.
Cerca di far calmare la sua ragazza e quando ci riesce la lascia dormire tranquilla.
Scende in cucina e si versa un bicchiere di whisky. Deve parlare con Paddy.
Manda un messaggio ad Angela per avvisarla che esce e di lasciare che Jane riposi.
Chiama Alex e si fa lasciare in una stradina fuori Boston.
Poco lontano c'è una palazzina che sembra aver visto anni migliori. Si avvolge nel pesante cappotto e si avvia verso l'ingresso.
Un uomo di colore, alto e corpulento ha ordini di lasciarla passare. Maura entra assicurandosi di non essere vista o seguita e sparisce oltre la porta.
Prende l'ascensore e dopo un paio di piani arriva davanti ad una porta rosso scuro. Bussa come le è stato indicato e questa si apre.
"Vieni tesoro!" una voce dal marcato accento irlandese l'accoglie, fendendo la debole luce che avvolge la stanza. Maura entra.
È la seconda volta che si vede con Paddy, lo avrebbe evitato, ma non dopo quello che è successo a Jane.
"So perché sei qui Maura, si tratta di Jane, vero?" Maura annuisce facendosi strada nella piccola stanza.
"So che hai orecchie ovunque, sai cosa è successo, non è vero?" l'uomo esce dalla penombra e le va incontro.
"I miei uomini hanno occhi ovunque, so che quel Dean ha mancato di rispetto alla tua donna...dimmi cosa vuoi che faccia e sarà fatto!" Paddy farebbe qualsiasi cosa per sua figlia.
Per etica non è felice della relazione di sua figlia con Jane Rizzoli ma sa bene che se ostacolasse la cosa, Maura si allontanerebbe e lui non vuole perderla, non dopo averla ritrovata.
Osserva sua figlia dal giorno in cui Jane le ha mostrato la sua foto.
È così bella e simile a Hope, sa che deve rispettare la volontà di Maura di stare con una donna impegnativa come Jane Rizzoli, sa che sua figlia è al sicuro con lei.
"Devo parlarne con Jane, non farei mai nulla per ferirla...non so nemmeno perché sono venuta..." Paddy le si avvicina un attimo ma Maura si allontana.
"Scusa, non amo essere toccata quando sono sconvolta..." Si scusa tirando su con il naso. Paddy annuisce e fa un passo indietro.
"Sei così simile e tua madre, sai che..." ma Maura lo interrompe.
"Non voglio saperlo, non posso...io...preferisco non sapere cosa sto lasciando indietro. Se voglio avere Jane devo lasciare alle spalle il mio passato. Mi concede di vederci e sentirci ma non voglio sfidare la fortuna!" Paddy annuisce guardandola teneramente.
"Per favore, fammi sapere cosa vuoi che faccia e lo farò!" Maura allunga la mano e l'uomo la stringe portandosela alla bocca per baciarla dolcemente.
"Grazie...io...mi farò sentire..." poi si allontana e si avvia verso la porta.
Paddy la vede andare via e sente stringersi il petto.
"Sarà, sempre così?" domanda con voce tremante.
Maura si volta e sorride debolmente aprendo la porta.
"Si, se non voglio perdere Jane...è non è qualcosa che voglio rischiare!" sussurra prima di sparire oltre la porta lasciando suo padre immobile nella penombra.

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Una volta uscita, Maura chiama Alex, non può tornare a casa, non ancora.
È furiosa, Dean ha violentato Jane, la sua Jane e non ha idea di come affrontare la cosa. Non è abbastanza forte da rivedere la sua ragazza in quello stato.
Si fa portare in un locale e decide di affogare rabbia e dolore nell’ alcol. Ordina ad Alex di tornare a riprenderla tra un paio d’ore.
Il locale sembra squallido visto da fuori e dentro non migliora. Meglio, pensa.
Non faranno domande, anche se ho un abito che costa uno stipendio. Cerca un tavolo appartato e si siede.
Ordina del Barboun e si gode il sapore leggermente dolce e speziato che le lascia in bocca. Beve cercando di soffocare la sua rabbia.
Il pensiero del dolore che la sua ragazza deve aver provato le infiamma le viscere. Dopo un paio di bicchieri, è abbastanza ebbra da volersi accoccolare tra le braccia di Jane.
Il tempo è volato e sta calando il sole. Jane si preoccuperà se non torno a casa.
Prende il cellulare dalla tasca e vede 5 chiamate perse da parte di Jane. Sarà così furiosa.
Si avvia un pó barcollante verso la cassa per pagare, quando un bellissimo uomo le si avvicina.
“Hai bisogno di un passaggio, bellezza?” Maura alza gli occhi al cielo senza nemmeno guardarlo. Paga e si avvia verso la porta ma l'uomo non molla l'osso e la prende per un braccio facendola voltare.
“Io, non lo farei…” la voce fredda di Alex blocca le mani dell’uomo a mezz’aria.
“Trovati un'altra bello, questa l'ho vista prima io!” Alex non fa un passo, continua a fissarlo duramente, scostando leggermente il pesante cappotto. Quel tanto da far intravedere la sua pistola. L'uomo indietreggia spaventato.
“Mi dia la mano, Miss!” Sussurra all’orecchio di Maura ancora alticcia.
La donna fa come detto e Alex la conduce alla macchina.
Maura si siede beandosi del lieve tepore della vettura e senza accorgersene si addormenta. Una volta al Galatea, Alex la prende in braccio e la porta fino al letto di Miss Rizzoli.
“Grazie, Alex…”.
“Miss Maura ha bevuto molto, Miss…” Jane annuisce. Sapeva che questa cosa avrebbe turbato molto Maura.
La lascia dormire tranquilla mentre lei cena con la famiglia. Claire lascia nel forno la porzione per Miss Maura e poi va a casa.
Poppy chiede perché Maura non sia con loro a cena.
“Non sta molto bene piccola, ma vedrai che domani starà meglio…” Poppy annuisce e si mette a guardare un cartone con Mister Pomeroy sulle ginocchia.
Angela torna a casa con Frank ma entrambi notano che la loro bambina è strana, assente. Persino Poppy si accorge che la madre, di solito molto interattiva, annuisce a mala pena e parla poco.
“Mammina…” la voce della piccola è assonnata “Sei ancora arrabbiata perché sono andata a trovare Dean?” alla menzione dell' uomo Jane trattiene un sussulto.
Non vuole che sua figlia sappia, mai, ciò che le è successo.
La donna si alza da tavola, siede accanto alla piccola e la prende tra le braccia.
“No tesoro, non sono più arrabbiata, so che hai capito e non rifarai più una cosa del genere,vero?” le bacia la testa stringendola forte.
Poppy annuisce e comincia a sbadigliare.
“A nanna, domani hai scuola…” si alza dal divano trascinando sua figlia con sé. Poppy si accoccola tra le sue braccia.
Mister Pomeroy le segue con lo sguardo e si addormenta sul divano. Una volta messa a letto Poppy, Jane scende in cucina.
Non ha molto sonno, troppi pensieri. Deve decidere come procedere da qui, in avanti.
Sa solo che Dean pagherà il suo errore a caro prezzo.
È preoccupata per Maura, sa che sarebbe stata sconvolta e non sa come questo influirà sul loro rapporto. Ha troppi pensieri e nessuna risposta. È tardi ormai, ma chiama Alex, deve andare in un posto.
Jane avvisa sua madre che va nella stanza degli ospiti nel caso ci sia bisogno per Poppy. La donna non fa domande, sa che la vita di sua figlia è frenetica.
Jane si veste e si fa portare al Granary burying Ground. Sono mesi che non va, le spezza l'anima ogni volta ma ne sente il bisogno.
Alex è l'unico a sapere di questo posto. Nemmeno i Rizzoli ne sanno nulla.
È una cosa di molto tempo fa. Jane è sempre stata una ragazza, ora donna, con la testa sulle spalle ma non esente da errori o dolori. Si stringe nel pesante capotto e si avvia verso una piccola lapide in marmo nero: “Se l'amore, bastasse a salvarti, saresti vissuta in eterno." cita l'epitaffio sulla piccola lapide sormontata dalla statua di un piccolo putto addormentato. Jane si inginocchia e deposita un piccolo peluche ed un mazzo di fiori selvatici.
Passa le dita tramanti sul piccolo nome inciso in rilievo: "Micol Luna Rizzoli".
Una lacrima le solca il viso. Fa ancora un male cane. Jane sa, che questo dolore non andrà mai via del tutto.
“Ciao Micol, sono io, sono la mamma…scusa se non vengo da un pó, ti amo così tanto…” sussurra mentre Alex le si affianca reggendo un grosso ombrello nero.
Piove sempre quando va a trovare sua figlia, sembra che il cielo voglia partecipare al suo dolore mescolandosi con le sua lacrime.
Sono passati dieci anni e fa ancora male.

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“Miss Rizzoli, si sta facendo buio e fa freddo, lasci che la porti a casa…” Alex odia vedere Miss Jane così sofferente.
Lui e suo fratello Michael sono gli unici a sapere cosa sia successo.

☆10 anni prima, a San Francisco

“Mi dispiace molto signorina. Ma la sua bambina, non ce l'ha fatta…" l’infermiera cercò di essere il più delicata possibile. Questa giovane ragazza, poco più che adolescente sembrava assolutamente distrutta.
“Io...l'avrei tenuta…” disse Jane a testa china. Era rimasta incinta durante una notte di bevute. Rick era un suo vecchio amico che aveva lasciato Boston anni prima per studiare in California.
Lei si trovava a San Francisco per un corso di economia aziendale. Si erano ritrovati per caso e avevano legato di nuovo.
Hanno bevuto per festeggiare la partenza di Jane a fine corso.
Tra sesso protetto e bevute, si è ritrovata incinta.
Era al settimo mese ma un distacco di placenta aveva spezzato tutti i suoi sogni.
“L'avrei chiamata Micol…lei…sarei stata buona per lei…” Singhiozzò prima di scoppiare in lacrime.
Mildred, che faceva l’infermiera da vent’anni, sentì stringersi il petto. Quella bella bruna non era molto più grande di sua figlia Rosemary. Cercò di darle conforto in qualche modo e fornirle tutte le informazioni che potevano aiutarla.
Da quel giorno, Jane non tornò più a San Francisco, non rivide più Rick e seppellì quel segreto così in fondo, che a volte le sembrava solo il ricordo sfocato di un sogno.

Fine flashback.

Jane annuisce, si asciuga le lacrime rimettendosi in piedi.
“Prometto che racconterò di te a tua sorella. Si chiama Poppy ed è la mia vita, lo sei anche tu…ho incontrato una persona…è speciale, si chiama Maura ed è una vera manciata…” abbozza un sorriso tra le lacrime.
"Sono un pó triste perché mi è successa una cosa brutta, ma non voglio parlarne…probabilmente sai già tutto, non so cosa puoi vedere da lassù…ma ricorda solo che la mamma ti ama tanto piccola mia…un giorno porterò Poppy e Maura con me e te le presenterò…ciao Micol…”.
Jane manda un bacio con la mano verso la lapide di sua figlia e si allontana, affiancata da Alex.
Il ritorno a casa è breve e silenzioso.
“Miss Jane, odio vederla triste ma sappia che darei la mia vita per lei!” la bruna sospira piangendo, lo sguardo è rivolto verso il finestrino.
“Lo so, mi fido ciecamente di te e Michael, siete due bravi ragazzi!” Alex annuisce mentre parcheggia nel box del Galatea.
Jane scende di corsa dalla macchina per non bagnarsi troppo.
Prende l’ascensore ed entra in casa.
Il camino acceso è una delizia: tutto è ovattato, una piccola abat-jour illumina debolmente le scale che portano al piano superiore.
Prima di andare in camera, passa a controllare sua figlia.
Poppy dorme tranquilla con il gatto appallottolato ai suoi piedi. Si ferma a guardare la piccola dormire, è bellissima.
Micol avrebbe avuto una sorella davvero meravigliosa.
Bacia la piccola sulla fronte, la copre bene e chiude la porta, quel tanto che permetta a Mister Pomeroy di andare dove vuole senza miagolare a orari assurdi.
Si fa una doccia veloce e torna in camera sua. Maura dorme della grossa e non si è mossa da come Jane l'aveva lasciata.
La bruna s' infila sotto le coperte e si stringe al copro caldo della sua ragazza. Odora ancora di alcol e russa leggermente ma Jane non la cambierebbe per nessuna al mondo.
La sua Maura: protettiva, dolce, feroce, ingenua ragazza. Ama questa piccola donna, così sensibile che ha sentito il bisogno di ubriacarsi per sostenere il dolore di entrambe.
Questo le fa realizzare di aver trovato in Maura la donna giusta, una guerriera con cui affrontare le difficoltà della vita.
Il giorno dopo le avrebbe parlato, molto, di tutto ma ora vuole solo godersi il suo calore. Intreccia il suo copro con quello di Maura e si sente completa.

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La mattina dopo, Maura si sveglia in un letto vuoto.
“Dio, ho bevuto troppo…” sibila a denti stretti cercando di sollevarsi, ma la testa le pulsa da morire. Vuole solo farsi una doccia e sprofondare di nuovo sotto le coperte.
Allunga la mano, il lato dalla parte di Jane è tiepido, quindi non si è alzata da molto. Sta per alzarsi ma qualcuno bussa alla porta facendole martellare la testa.
“Avanti!” Sbiascica con voce impastata.
“Miss Jane è andata a lavoro, mi ha detto di svegliarla per le nove o altrimenti avrebbe dormito troppo, sentendosi peggio. Le ho portato: un’aspirina, uova, pancetta e del succo d'arancia. Mangi tutto, sono gli ordini di Miss Rizzoli…” Claire entra con un grosso vassoio d’argento e poggia tutto sul comodino accanto alla bella bionda.
“Mhmm…grazie Claire, Poppy?” Domanda stropicciandosi gli occhi. Non si è nemmeno struccata, deve essere uno zombie.
“Piccola Miss è a scuola, ora mangi tutto, faccia una doccia e poi scenda.”
Maura annuisce, nonostante la testa dolorante, muore di fame. Mangia tutto con gusto, si lava e si cambia. Controlla il cellulare, per fortuna, nessuna chiamata persa dal lavoro.
Scende in cucina, la casa è molto silenziosa senza Poppy e Jane.
Mister Pomeroy dorme davanti al camino del salotto e Claire è affaccendata tra pentole e padelle.
“Miss Jane, l’aspetta per pranzo, Miss Maura, ha dato istruzioni ad Alex su dove portarla all'una precisa!” Maura sorride al pensiero di tanta premura.
Sa che devono parlare, di ieri sera e di tutto quello che è successo a Jane. Non è da lei perdere il controllo, ne tanto meno ubriacarsi come una ragazzina.
“Va bene…” sbuffa buttandosi pigramente sul divano.
Il gatto apre un occhio e poi si rimette a dormire tranquillo.
Claire nota che Miss Maura è molto silenziosa. Solitamente, si sarebbe offerta di aiutarla, riempiendo il silenzio con chiacchiere leggere, ma stamane la donna è fin troppo tranquilla. “Miss Jane è molto forte…so che è successo qualcosa che non mi vuole dire. Conosco Jane dalla nascita e so quando qualcosa la preoccupa. Amo quella testona come fosse una delle mie figlie, le devo molto…vorrei solo si fidasse di me…” sospira guardando Maura con occhi lucidi.
La donna si alza dal divano per andarle incontro, ma Claire sbuffa scuotendo la testa e rimettendosi al lavoro.
“Ehm…su, queste pentole non si lavano da sole…” dice a se stessa, mentre Maura la guarda annuendo prima di ritornare sui suoi passi.
Jane intanto è insieme alla dottoressa Smith, la terapeuta della famiglia Rizzoli. La frequenta spesso, così come tutta la famiglia.
Per Jane vale davvero ero il detto: mens sana in corpore sano.
Sa molto bene che una mente lucida è fondamentale nel suo mondo. Molte vite dipendono da lei, non può concedersi il lusso di andare fuori di testa.
Parla con la dottoressa di tutto quello che le è capitato, anche di Micol e del dolore che porta sul cuore da allora. Sa bene che c’è il segreto professionale e si sente al sicuro, inoltre Eugenia si occupa dei Rizzoli da sempre ed è persona di grossa fiducia.
Dopo la terapia, si ferma in ufficio per sbrigare alcune cose. Casey la tiene sempre aggiornata su Ian e Paddy.
Oggi, ha una sorpresa per la sua ragazza. Sa che devono parlare. Jane non sta ignorando quello che è successo, ma ha questa cosa in serbo da un po' e non vuole rimandare.
Si cambia in ufficio e si dirige al Corinthia, un vecchio locale Old Brithish che appartiene ai Rizzoli da sempre.
Alex aspetta Miss Jane con la macchina accesa e la porta al locale.
“Porta qui Maura all'ora stabilita, non tollero ritardi, Alex!” Dice la bella bruna salendo in macchina.
“Non ne dubiti, Miss!” Alex sa bene che Miss Jane non lo sta davvero avvisando, lui non arriva mai in ritardo. È solo il modo che la donna ha di ribadire che conta su di lui.
Una volta al locale, Jane si siede al suo solito posto e ordina una bottiglia di ottimo *Pappy Van Vinkle. Il Corinthia è vuoto su suo ordine. “Eric, falla entrare!” Ordina Jane al giovane cameriere che la saluta con riverenza.
“Si, Miss…è stato tutto predisposto come da lei richiesto."
Il giovane di origini irlandesi, lavora per il locale da un paio d’anni. Si allontana e poco dopo, compare seguito da una splendida donna: alta quanto Maura, bionda, ancora abbastanza giovane e vestita in modo raffinato. Eric le scosta la sedia per farla sedere.
La donna è molto bella, minuta ma in modo accattivante. Si siede composta e rimane a occhi bassi.
Jane sorride, le piace avere questo effetto sulle persone.
“Salve Dottoressa Martin, sono felice tu abbia accettato il mio invito." La donna alza lo sguardo e sorride debolmente.
“Non è che si possa negarle molto, Miss Rizzoli, sono consapevole che il MEND dipende molto dalle sue donazioni annuali."
Jane apprezza la schiettezza della donna, le renderà le cose più facili.
“Ho voluto incontrarla, per sottoporle una questione delicata che mi sta molto a cuore…” Hope segue la donna sui giornali ma non ha idea di cosa possa volere da lei “Maura, le dice niente questo nome?” chiede Jane prima di bere un altro bicchiere di Barboun.
Hope la guarda scioccata “ Ma…come…” dice portandosi una mano alla bocca per soffocare un sighiozzo “Come conosce quel nome?” La fissa allibita con occhi lucidi.
Jane si passa una mano tra i ricci ribelli prima di alzarsi dalla sedia e avvicinarsi alla donna.
“So di te, Paddy e della creatura che gli hai portato via, volevi proteggerla e l'hai data in adozione, giusto? Ti racconterò tutto, ma sappi, che se farai casino, te la farò pagare e non avrai più un centesimo da me!” Tuona seccata, mentre la donna annuisce scioccata.

*Il Bourbon è un whiskey che prende il nome da una contea dello Stato del Kentucky. Il Pappy Van Vinkle è una famiglia di bourbon
considerata una delle più
pregiate al mondo, con
bottiglie che possono
raggiungere prezzi
astronomici.

Chapter Text

Jane si prende il suo tempo e racconta tutto quello che ha scoperto su Paddy e lei. Le parla di Maura, le fa vedere perfino una sua foto dal cellulare. Hope rimane basita.
Paddy sarebbe sconvolto nel sapere della loro bambina. Hope ha pianto per anni la perdita forzata di quella bambina che ha amato da subito.
“Vuole dire che…la mia bambina sta bene e sto per incontrarla?” la voce della donna esce singhiozzante.
Jane annuisce rimettendosi a sedere.
“Devi sapere, che Maura è anche la mia donna, la amo profondamente e faccio questo perché voglio che sappia del suo passato e possa scegliere. Le ho imposto molti veti, come evitare contatti con Paddy o provare a cercarti, il nome della mia famiglia è cosa di vitale importanza per me! Ma è sempre stata impeccabile, ama me e mia figlia e credo meriti di sapere…” Hope annuisce asciugandosi gli occhi velati di lacrime. “Sappi però, che se la turberai in qualsiasi modo, ne pagherai il fio…sono molto protettiva con le persone che amo, ferire loro equivale a ferire me, non credo che tu voglia scoprire cosa significa, vero?”.
Hope sta per rispondere, quando Eric avanza verso di loro, seguito da una Maura infagottata in un pesante giubbotto di lana.
“Ciao piccola!” Jane si alza per andarle incontro. Maura si getta fra le braccia di Jane in cerca di coccole.
“Ciao amore, mi sei mancata stamane…” le sussurra dolcemente prima di baciarle l'orecchio.
Jane geme piano, adora l’elettricità che si scatena nel suo corpo quando Maura è nei paraggi.
“Eric, porta una cioccolata calda per tutti e qualche stuzzichino!”.
“Subito, Miss.” Il ragazzo si dirige in cucina per far preparare tutto.
Jane prende Maura per mano e se la mette a sedere in grembo. Jane adora avere Maura così vicina e far scorrere le sue dita sulle sue gambe burrose.
“Piccola, vorrei presentarti la dottoressa Hope Martin…” Jane guarda verso la donna che osserva Maura con curiosità.
“Oh, salve Dottoressa Martin, medico anche lei, posso chiederle in quale branca?” Maura sorride affabile, le piace la donna, ha qualcosa che l’affascina.
“Emh…sono un neurochirurgo, ho lavorato per Emergency e ora dirigo il MEND.” Maura sbarra gli occhi.
“Ho fatto del volontariato al MEND ma non vi ho mai incontrato.” Sottolinea eccitata, mentre Jane le bacia la testa con affetto.
“È perché ho vissuto a Londra per anni, sono tornata da poco…” Hope fatica a credere che la splendida donna che ha davanti sia sua figlia.
La fama della Dottoressa Isles è arrivata fino in Europa ma non poteva davvero immaginare chi fosse davvero.
Eric spunta da oltre la porta spingendo un piccolo carrello.
“Ecco il vostro ordine, Miss.” Eric fa un mezzo inchino verso Miss Rizzoli. Jane annuisce mentre Maura si sistema meglio.
Ama quando la sua ragazza la tiene così stretta. Mentre Eric sistema tutto, Jane da una piccola pacca sulla coscia della sua ragazza per farla alzare.
“Mettiti seduta comoda tesoro, arrivo subito.” Jane si sposta e si dirige verso la cucina lasciando Maura e Hope sole.
“Come va il lavoro dottoressa Martin?” Maura la guarda sorridendo curiosa mentre Eric le porge una tazza fumante di cioccolata con la panna. “Oh, Hope, ti prego, il lavoro va bene, spero di poter tornare presto a lavoro, ho delle questioni da risolvere e intendo restare a Boston in modo più stabile." Le due si ritrovano a parlare affabilmente.
Stranamente Maura sente una sorta di connessione con questa donna ma non ne capisce il motivo.
Hope di suo, è completamente affascinata dalla donna, non solo è bellissima ma anche colta e rinomata.
Poco dopo, Jane torna nella sala seguita da una eccitatissima Poppy.
“Maura!” La piccola trotterella felice verso la donna.
“Poppy, ciao cucciola, ma che ci fai qui, non dovresti essere a scuola?” Maura guarda la sua ragazza farle l’occhiolino.
“Ho avuto il permesso della mamma perché oggi devo andare dal dottore e poi, dopo la puntura prendiamo il gelato.” Maura guarda Jane con il panico negli occhi.
“Esami di routine tesoro, Poppy sta benissimo!” Jane vede la donna rilassarsi visibilmente. “Bene bug, ora hai visto Maura, vai in cucina e fatti dare dei biscotti per dopo!” Poppy annuisce prima di correre via.
“Babe, ti lascio sola con la dottoressa, avete molto di cui parlare, quando finisci chiama Alex per farti riportare al Galatea."
Maura guarda la sua ragazza non capendo.
“Ma, il nostro pranzo?” la guarda abbattuta.
Jane le prende il viso tra le mani e la bacia dolcemente.
“Ceneremo insieme stasera, ora fai la brava e chiamami appena sei pronta per tornare.”
Maura ricambia il bacio e annuisce, non ne sa molto, ma si fida di Jane.

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Maura torna sui suoi passi e si rimette a sedere. Pensa di aver capito cosa sta succedendo. Fissa la donna senza far trapelare alcuna emozione.
“Devi essere mia madre, sbaglio?” Domanda lasciandosi i capelli con le dita.
La donna annuisce con occhi lucidi “La mia ragazza non mi avrebbe mai messo in pericolo, ne tanto meno, mi avrebbe fatto stare in compagnia di un’altra donna…non che la tradirei, insomma, hai visto che donna è Jane, chi vorrebbe qualcun altro al posto suo?” Sottolinea con orgoglio.
Hope si sente a disagio ed è oltremodo scioccata. Sua figlia, la sua bambina è qui davanti a lei. Vorrebbe dirle mille cose, piangere, abbracciarla, soprattutto tenerla tra le braccia. Quelle stesse braccia che sembravano pesanti come macigni il giorno in cui l'ha persa.
“Maura…” il nome di sua figlia scivola come miele al sale, dolce ma con un fondo che ti prosciuga anima e corpo.
“Non dire il mio nome come se ti fosse familiare, sei una estranea per me e sinceramente va bene così. Non oso davvero immaginare che tipo di donna tu sia, per aver scelto uno come Paddy…non ti sto biasimando, ho conosciuto mio padre e nonostante i suoi trascorsi, ne riconosco l’intelligenza, tuttavia, non capisco come tu abbia…”.
"Ero giovane…e stupida, avevo diciott’anni e poi sono rimasta incinta…non ero pronta ma ti avrei tenuta se avessi potuto ” dice con voce tremante mentre allunga una mano per sfiorare Maura, ma la donna si ritrae.
“Sai, volevo conoscerti, ad un certo punto, quando ho perso i miei genitori, io…mi sono sentita così sola. Ho fatto un sacco di scelte stupide per sapere le mie origini, ho quasi perso Jane per questo, e col senno di poi, ammetto di essere un po' delusa, Dottoressa Martin…” Maura sente un profondo senso di sconforto. Aveva sognato da sempre come sarebbe stato incontrare i suoi genitori naturali, ora che li ha sconosciuti i suoi sogni di avere una famiglia è andato in frantumi.
Suo padre è un mafioso che avrebbe vissuto ai bordi della sua vita, e sua madre è una donna apparentemente di pregio: bella, intelligente, colta e le somiglia moltissimo.
È come guardarsi in uno specchio opaco.
Maura, sente che avrebbe volentieri scambiato questo momento pur di riavere la sua famiglia.
Il pensiero va a Jane.
Non deve essere stato semplice arrivare a questo punto, deve esserle costato non poco. Un debole sorriso le attraversa il viso ed un senso di inquietudine le attraversa le ossa.
Si alza dalla sedia e tira fuori il cellulare dalla borsa.
“Pensavo che sapere del mio passato mi avrebbe dato conforto, scoprire le mie origini avrebbe dovuto rafforzare le mie radici, invece ho strana sensazione di aver solo pasticciato con la terra. Addio, dottoressa Martin, non ho altro da dirle!” Maura si allontana avviandosi verso la porta.
Hope va nel panico, vedere sua figlia scivolare via è troppo da sopportare.
“Aspetta!” Urla alzandosi per correre dietro. Maura si ferma ma non si volta “Non sapevo…credevo che tu…ho pianto così tanto…mi sei mancata così tanto…per favore…” Si avvicina singhiozzando.
Maura si raddrizza, ama da morire Jane, ma questa non era una sua scelta. Ne avrebbero discusso.
“Vorrei che mia madre fosse qui…” sussurra con voce rotta prima di voltarsi verso la donna in lacrime “ Io, ho già una madre, mi dispiace…io, devo andare!” Si stringe più forte nel cappotto ed esce per chiamare Alex.
È quasi buio. Non si è accorta del tempo che passava.
La Mercedes di Jane è lì ad attenderla.
Alex scende dalla vettura e la fa salire.
Jane è al suo interno con Poppy addormentata sulle ginocchia.
Maura si mette a sedere, vorrebbe piangere, correre via e gridare a Jane che non sono affari suoi, ma poi la vede con la piccola in braccio e il suo cuore si scioglie.
“So che non sono affari miei, ho solo pensato che vietarti di conoscere tua madre, fosse crudele…capisco se sei arrabbiata con me…” Jane sospira guardando verso Maura che osserva fuori dal finestrino senza dire nulla.
"No, non erano affati tuoi…ma, grazie per averci provato. Non credo di essere pronta, non ancora…possiamo andare a casa?” Jane annuisce mentre Maura si avvicina e poggia la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi “Ti amo…” sussurra prima di crollare esausta.

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Una volta a casa, Jane mette Poppy a letto mentre Maura rimane in cucina.
Claire ha lasciato della pasta al forno e lei, muore di fame.
Scalda anche la porzione di Jane e apparecchia per due. Prende una buona bottiglia *Lambrusco. La cantina di Jane è fornitissima dei migliori vini italiani e del mondo. Apre la bottiglia e ne versa due calici per far respirare il vino.
Poco dopo, Jane scende e vede Maura che l’aspetta per la cena.
“Mi devi una cena…” dice porgendole un calice di vino mentre Jane si appresta a sedersi. Ha fame anche lei.
Cominciano a mangiare, il silenzio è leggermente ingombrante.
“Sono così arrabbiata con te Jane, ma non per quello che hai fatto, di quello ti ringrazio, davvero….però non è il momento giusto…insomma,  sei stata aggredita da poco, io voglio occuparmi di te, di tutto questo… Dean, se penso che lui…” Sbotta allontanando il piatto da sé singhiozzando.
Jane rimane con la forchetta a mezz’aria. Sta per alzarsi quando sente una vocina alle sue spalle.
“Mammina…Dean, ti ha fatto male?” Poppy è vicino alle scale con il gatto tra le braccia. È leggermente sudata, deve aver avuto un incubo. “Poppy, che succede?” Jane si alza dalla sedia e le va incontro preoccupata “Piccola, hai avuto un brutto sogno? Dio, sei fradicia, andiamo a farci una doccia e cambiarci, vuoi stare ne mio letto stanotte?”.
Jane prende in braccio sua figlia mentre il gatto schizza via verso il divano. Maura si alza a sua volta, spera che la piccola non stia male.
“Tesoro, stai bene?” Poppy annuisce stringendosi di piu a sua madre “Prenderò la stanza degli ospiti…” dice Maura tornando verso la cucina.
“No…io, voglio anche Mo…” la piccola tende le braccia verso Maura che la stringe forte al petto. Adora questa bambina.
“Molto bene, allora io vado a preparare il bagno e poi tutti a dormire!” Poppy annuisce sbadigliando e si accoccola tra le braccia di Maura.
Dopo il bagno, vanno tutti a letto.
Poppy si sistema tra di loro e si addormenta come un sasso. Maura impiega di più ad addormentarsi ma alla fine si spegne anche lei come una candela.
Jane invece rimane sveglia, ha molte cose su cui riflettere. Il giorno dopo, ha una seduta con la terapeuta che le ha consigliato Christina e deve sistemare la situazione Dean. Casey le ha riferito che Ian è stranamente calmo e non sta facendo stronzate.
Rimane a guardare il soffitto fino alle prime luci dell'alba, poi si alza e lascia Poppy e Maura riposare. Si fa una doccia e si veste per andare a lavoro, dopo pranzo deve vedere la sua terapeuta.
Claire arriva poco dopo e la casa si riscalda di golosi profumi. Dopo aver sfamato il gatto, la donna prepara la colazione.
Sa, che Angela e Frank saliranno presto per preparare Poppy per la scuola e fare colazione. Claire cerca la sua figlioccia ma presume sia già andata a lavoro. Alza gli occhi al cielo, anche stamane non ha fatto colazione, pensa sbuffando e scuotendo la testa.
Poco dopo, Angela entra seguita da Frank.
“Ciao Claire, sento odore di biscotti alla cannella o sbaglio?” la donna sorride, le piace molto mamma Rizzoli.
“Si, piccola Miss li adora e anche Jane, ne ho fatti molti, le verso il caffè mentre lei si occupa di Poppy.”
Angela annuisce mentre sale al piano superiore e va nella stanza della sua nipotina, stranamente il letto è sfatto e vuoto, forse è nel lettone di Jane, pensa sorridendo mentre ripensa alle incursioni che i suoi tre figli facevano quando erano piccoli.
Apre la porta piano e trova la piccola stretta a Maura ma Jane non c’è. Si avvicina piano e sfiora la testa arruffata della piccola con le mani. Poppy si agita un poco ma non si sveglia, anzi, si stringe di più a Maura che dorme tranquilla. Angela si avvicina all'orecchio della piccola.
"Poppy…” sussurra dolcemente “Poppy Grace ….è ora di alzarsi piccola…” la bambina si muove piano e volta la testa verso la voce a lei così familiare.
“Nonnina…” dice sbadigliando.
Angela le fa cenno di stare in silenzio e punta il dito verso Maura.
Poppy capisce e si svincola lentamente dal corpo caldo della donna. Angela prende in braccio la sua nipotina e scendono per fare colazione.
“Buongiorno piccola Miss!” Claire saluta con entusiasmo mentre versa del latte nella tazza preferita di Poppy e mette in un piattino qualche biscotto.
“Giorno a tutti!” Angela la mette a terra e la bambina corre per sedersi sulle ginocchia del nonno.
Adora mangiare così: accoccolata a suo nonno mentre l’uomo legge il giornale e le sfiora i capelli con le dita callose.
“Ciao, piccolo papavero!” di solito Frank la chiama con il suo nome ma in italiano. Parlano spesso in italiano, Jane vuole che le radici di sua figlia siano molto forti, ne avrà bisogno crescendo.

 

Angolo curiosità: )

* Il Lambrusco va servito giovane (va bevuto nella primavera successiva alla vendemmia), si accompagna perfettamente alla cucina tradizionale a base di lasagne al sugo di carne, lessi, zampone, cotechino e salumi. Va servito fresco (16°) e stappato al momento, tenendo la bottiglia leggermente inclinata in avanti.

Il Lambrusco ha origini antichissime e profonde radici nel territorio emiliano-romagnolo.
* Vite selvatica: Si pensa che i primi tentativi di addomesticare la vite selvatica, che ha dato origine al Lambrusco, risalgano addirittura all'età del bronzo.
* Terremare: Sono state ritrovate tracce di semi di vite silvestre proprio nelle zone dove oggi si produce il Lambrusco, le cosiddette "terremare".
* Nome: Il nome "Lambrusco" deriva probabilmente dai termini latini "labrum" (orlo, margine) e "ruscum" (pianta spontanea), a indicare la crescita selvatica di questa vite ai margini dei campi.
In sintesi: Il Lambrusco è uno dei vini più antichi d'Italia, un vero e proprio testimone della storia e della cultura del territorio emiliano-romagnolo.

Io vivo in Emilia Romagna 🤫 e amo il Lambrusco 🍷

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Jane intanto si avvia per incontrare la terapeuta che Christina le ha raccomandato.
Lo studio della Dottoressa è nel centro della città. Ha già parlato con Eugenia, la terapeuta di famiglia, ma voleva affrontare questo percorso con qualcuno di esterno alla famiglia. Si chiama Meredith Baxter. Jane ha fatto le sue ricerche, dal suo curriculum sembra una donna notevole, sulla quarantina, nubile e stupefacente, almeno nel vedere alcune sue foto sui social.
A Jane non piacciono molto o social, non la parte più ludica almeno, come il mondo degli influencer o seguire qualcuno su instagtam e cose varie.
La Rizzoli&Co ha un business account di cui si occupa qualcun altro. Jane ne vigila attendibilità e visibilità ma non è, come dire, attiva.
Tiene troppo alla sua privacy.
Scende dalla macchina e si avvia verso l’imponente palazzo in mattoni rossi. La giornata è grigia e umida.
Non sa quale argomento esplorare per primo, ci sono così tante cose in ballo. Senza nemmeno accorgere fa un profondo respiro.
Ha la nausea e di sente leggermente sbilanciata.
Si ferma un attimo e respira con calma. Tensione e stanchezza sembrano prendersi gioco di lei. Scrolla la testa ed entra, prende l’ascensore fino al 5 piano.
Suona il campanello e poco dopo la porta si apre con un clic.
Jane avanza piano, ad accoglierla c’è una ragazza poco più che ventenne.
“Buongiorno Miss…come posso aiutarla?” domanda con un sorriso affabile.
“Sono Jane Rizzoli, ho appuntamento con la dottoressa Baxter per le nove e mezza…” la giovane ragazza annuisce.
“La chiamo appena finisce la seduta che ha in corso, può sedersi in sala d’aspetto intanto, vuole qualcosa da bere e da sfogliare?” Jane annuisce e sorride mentre scorre velocemente il nome scritto sulla tessera della ragazza appesa alla tasca di un tailleur un po' troppo sformato per il suo fisico minuto.
“Del tè e Business Magazine, se lo avete!” la ragazza annuisce mentre Jane si mette a sedere.
La sala è accogliente: una grossa finestra da uno scorcio su una piccola corte interna. La stanza è luminosa e spaziosa. I sedili sono comodi e alle pareti un tenue color salvia rende il tutto meno angusto e medico. Al centro un tavolo di cristallo è pieno di riviste diligentemente allineate una sorta l'altra.
Non ci sono altre persone oltre a lei e per fortuna, la ragazza, che risponde al nome di Taylor arriva con un bel tè fumante ed un giornale arrotolato sotto il braccio.
“Grazie mille, Taylor!” la ragazza sorride timidamente mentre Jane la saluta con la sua solita baldanza.
“Dovere Miss…” Jane guarda l’orologio, manca qualche minuto al suo appuntamento.
Il tè le scalda piacevolmente le dita, sorride un attimo al pensiero delle sue donne a casa.
L'odore del tè sembra davvero ottimo, ma una nuova ondata di nausea le impedisce di goderselo. Lo mette sul tavolo, preferendo sfogliare il giornale.
Va subito a vedere la pagina economica.
Le azioni della Rizzoli&Co sono in salita, è così fiera della sua azienda.
Sta per leggere qualche altra notizia, quando il suo nome squarcia il silenzio.
“Miss Rizzoli, la dottoressa l’aspetta. Prima porta a sinistra lungo questo corridoio.” Indica Taylor mentre Jane si alza e lascia il giornale sul tavolino davanti a lei. Segue le Indicazioni e bussa prima di entrare.
“Avanti!” Una voce con uno spiccato accento bostoniano la invita ad entrare.
Jane apre la porta e viene accolta da questa donna davvero meravigliosa.
“Salve Jane, posso chiamarla Jane?” offre la donna porgendole la mano.
Jane la squadra da capo a piede.
“Jane andrà benissimo, Dottoressa Baxter!” la bruna ricambia la stretta di mano sorridendo. “Bene, se vuoi accomodarti…” Jane annuisce e si mette a sedere su una poltrona di pelle nera. La dottoressa si siede davanti a lei.
A dividerle solo una scrivania.
Lo studio è altrettanto bello, non ci sono molte cose personali. Niente foto o targhette appese ai muri, è tutto molto ordinato ma in modo accogliente. "
"Molto bene…allora Jane, vorrei sapere cosa ti porta qui…” Jane fa un grosso respiro e racconta degli ultimi eventi.
Le parla di Poppy, Maura e ovviamente di Dean. La dottoressa ascolta e pone alcune domande ma senza spingere troppo. Dopo un'ora la dottoressa interrompe Jane per fare il riassunto di ciò che è stato detto.
“Molto bene Jane, direi che abbiamo affrontato questioni molto spinose per una prima seduta, voglio innanzitutto dire che tutti i dubbi e le domande che mi hai posto sono assolutamente legittime e normali, e riguardo quella questione…io non gli darei molta importanza, non in questa fase iniziale almeno, ci riserverò la possibilità di affrontare questa questione quando i tempi saranno maturi…per ora, sono molto soddisfatta…ci vediamo tra una settimana?” chiede la dottoressa chiudendo il suo taccuino. “Ho preso un impegno e lo porterò a termine, non voglio che tutto questo si ripercuota sul mio lavoro o la mia famiglia…” La dottoressa annuisce, alzandosi dalla sedia per accompagnare Jane alla porta.
“Alla prossima, Jane, buona giornata!”.
“Alla prossima Dottoressa Baxter!” Jane esce e si avvicina alla reception.
“Salve Miss Rizzoli, le manderò via mail il suo appuntamento non appena la dottoressa me lo confermerà!".
“Ciao Taylor, buona giornata!” Saluta sorridendo mentre la ragazza la guarda con occhi innamorati.
Jane scuote la testa divertita e si avvia per tornare alla Rizzoli&Co.

Chapter Text

Quando Maura si alza trova il letto vuoto. Rimane delusa ma poi si ricorda che quella mattina Jane ha la sua prima seduta con la nuova terapeuta.
Prende il telefono per vedere l’ora e comincia a squillare. È il lavoro, riluttante si alza e si veste per uscire. Scende e vede Claire che sistema la cucina.
“Salve Miss Maura, Jane e piccola Miss sono usciti, Frank e con la signora Rizzoli, mangia prima di uscire, ho fatto dei biscotti alla cannella, prendine qualcuno se vedi Jane!” La donna le si avvicina con in mano una piccola scatola di plastica e gliela mette tra le mani “ Ho dovuto lottare per evitare che piccola Miss li mangiasse tutti…” sorride sbuffando prima di tornare alle sue faccende.
Maura ama questa signora. È dolce, premurosa e ha sempre dei buoni consigli per tutti.
“Grazie Claire, non so se vedrò Jane oggi, tra il lavoro ed i suoi impegni, ma cercherò di darglieli. Ora vado e prometto di mangiare qualcosa al lavoro!” Grida Maura allungandosi verso la porta prima che la donna cominci uno dei suoi rimproveri sul fatto che tutti mangino troppo poco e male.
Claire alza gli occhi al cielo “Por Dios!” Sbuffa scuotendo la testa.
Una volta fuori, Maura si dirige verso i box del Galatea per prendere la sua macchina.
Alex è sicuramente con Jane, a volte Maura si domanda che cosa abbia fatto la sua ragazza per meritare la fiducia incrollabile di quel ragazzo.
Finita la seduta, Jane è pronta a tornare al lavoro. Dimitri ha delle buone notizie sulla NewDress e anche Casey sembra rincuorarla nel tenere sott’occhio Garrett.
Alex è al suo posto come sempre, pronto a portarla al lavoro.
“Dove la porto Miss?” Domanda l’uomo aprendole lo sportello della macchina.
“Vorrei andare alla Rizzoli&Co ma prima voglio fare una piccola tappa al porto.” Alex sussulta un attimo.
Il mare, è un po’ il loro posto. È lì che lui e suo fratello hanno conosciuto Miss Rizzoli la prima volta quando avevano poco più di dodici anni. “Qualcosa la turba Miss?” Alex sa che di solito Miss Rizzoli va al mare o sulla tomba di Micol per pensare.
Jane annuisce in silenzio e lui fa come detto.
La porta al mare, per fortuna non c’è troppo vento e non fa freddissimo.
Jane si avvolge nel suo pesante cappotto e affonda i pesanti stivali col pelo sulla sabbia.
“Ricordo come fosse ieri, quando vi ho trovato qui, eravati affamati e spaventati ma non ci avete pensato due volte a cercare di intimidirmi...” Alex le si avvicina e sospira guardando il cielo grigio e cupo.
“Come dimenticare…io e mio fratello eravamo così soli…” sbuffa stringendosi nel suo capotto. Il ricordo del suo passato gli fa sempre venire i brividi.
Non avrebbe avuto molto senza Miss Rizzoli, se lei non si fosse curata di lui e di suo fratello, la strada sarebbe stata l’unica cosa che li attendeva.

Flashback 9 anni prima

Jane era da poco tornata da un viaggio di studi, aveva perso la sua bambina ed era sconvolta. Si sentiva persa, la sua famiglia non poteva immaginare cosa celava nel suo cuore, così decise nonostante la giornata fosse brutta di andare al mare per riflettere sul suo futuro. Vuole ancora seguire le orme di suo padre e dirigere l’azienda ma quello che era successo a San Francisco l’aveva segnata nel profondo. Dopo aver parcheggiato la macchina, si avvia verso la spiaggia, è quasi deserta a parte due ragazzini poco lontano che guardano verso il mare.
Jane si avvicina alla battigia e si sofferma ad osservare il moto delle onde, questo la calma sempre. Pensa a mille cose e non si accorge di qualcuno che le si avvicina di soppiatto.
*“Если ты останешься на месте, моя прекрасная девочка, и не закричишь, ты дойдешь до дома на своих двоих!” Jane si blocca sul posto ma non si fa intimorire, anzi. Per sua fortuna conosce molte lingue, tra cui il russo. Sorride dentro di sé spavalda.
*“Спасибо за комплимент, но не думаю, что сделаю так, как вы говорите!” il ragazzo, convinto di non essere compreso, balza all'indietro con ancora il suo piccolo coltellino in mano.
Jane si volta di scatto e lo colpisce al braccio con un calcio.
Suo padre ha sempre voluto che sapesse difendersi e le ha fatto fare sport di difesa da quando era piccola.
Il giovane cade con un tonfo sordo sulla sabbia mentre suo fratello cerca di aiutarlo.
“Che ci fanno due ragazzini sulla spiaggia, non avete la scuola?" Domanda osservandoli meglio.
Sono due ragazzini alti e smilzi con profondi occhi grigi, hanno capelli corti biondissimi e la pelle talmente bianca da far intravedere le vene verdi sottostanti. Sembrano spaventati e affamati. Indossano abiti logori e scarpe che hanno visto tempi migliori.
“Come vi chiamate?” Jane si avvicina a loro mentre quello che l'ha minacciata si solleva stizzito dalla sabbia.
“Che ti importa…tu donna americana ricca, si vede da tuo vestito…” sbuffa uno di loro.
“Io sono Jane…” la bruna si presenta per nulla turbata da quanto successo.
Questi due ragazzini hanno qualcosa di magnetico che la incuriosisce e vuole scoprire cos’è.
“Aleksandr e Mark…” rispondono a testa china con le spalle ancora rivolte verso il mare.

 

Ps. Non conoscono assolutamente il russo, gli errori sono tutti di Google traslate 😅😬👉👈

* Se rimani lì, mia bellissima ragazza e non urli, tornerai a casa con le tue gambe.

*Grazie per il complimento, ma non credo che farò come dici tu!

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"Avete fame?” Jane si volta verso i due ragazzi che sono ancora intenti a guardare per terra. “Vuoi darci qualche dollaro per mangiare?” Alex è il primo a sfidare lo sguardo della bella ragazza che ha davanti.
Jane rimane incantata dalla bellezza di quegli occhi, grigi come argento. Hanno qualcosa di glaciale e spietato, velato però, di un misto di umanità e candore che la lascia senza parole.
“ Io ho fame! Ma non vi farò l’elemosina, guadagnerete ogni boccone che mangerete. Quello che voglio offrirvi è una possibilità…ma dovrete seguire le mie regole!” dice avvicinandosi a loro mentre anche Mark, ora la guarda curioso.
“Siamo qui da soli…noi…i nostri genitori sono morti un anno fa e…non abbiamo documenti o parenti e non possiamo tornare in Russia…” Mark sbotta con le lacrime agli occhi mentre
il fratello gli dà una gomitata.
“ Rimettiti in sesto, non siamo delle femminucce!” Il ragazzo annuisce tirando su con  il naso.
Alex si fa coraggio e sfida la sua fortuna.
“Non abbiamo paura di sporcarci le mani, se potremo mangiare e avere un posto dove stare, io ci sto!” Jane sorride debolmente al coraggio di questi due ragazzini.
Hanno l'aria di qualcuno che ha scoperto troppo presto le bruttezze del mondo.
“Penserò a tutto io, voglio solo una cosa in cambio.”
Jane vede Alex annuire imitato dal fratello.
“Se ci fate uscire da questo inferno, io prometto mia vita per voi…sempre, vero Mark?” Alex da una spallata al fratello che annuisce vigorosamente.
“ Si, noi siamo Russi e manteniamo sempre promessa, tu aiuta noi e noi tuoi amici per la morte!” Jane sente una strana attrazioni per questi due ragazzini e decide di offrire loro la possibilità di riscattarsi.
Così, mesi dopo, ottiene la loro custodia legale, benedetti soldi.
Fa frequentare loro le migliori scuole e sport e li segue in ogni loro passo.
I ragazzi di loro, si impegnano moltissimo. Hanno volti alti a scuola ed eccellono negli sport. Jane è molto orgogliosa di loro ed una volta diventati maggiorenni, li assume: Mark lavora come capo della sicurezza in una filiale della Rizzoli&Co a L.A mentre Alex ha preferito restare al fianco di Jane per proteggerla da vicino.

Fine flashback.

“ Miss Jane?” Alex si avvicina alla donna che guarda il mare pensierosa.
La donna annuisce senza dire nulla “Io e Mark non dimenticheremo mai quello che avete fatto per noi, sa che moriremmo per lei, vero?”.
"Lo so…siete due ragazzi straordinari e ho visto molto potenziale in voi…sono solo molto angosciata ultimamente. Quello che è successo con Dean…Garrett, Maura…è solo tanto da elaborare e mi sento sovraccarica in questo momento!”.
Alex è ancora più preoccupato adesso, Miss Jane non si apre mai così tanto con nessuno e con lui, lo ha fatto solo quando gli ha parlato di Micol.
Il mare sembra rispecchiare lo stato d’animo di Jane. È rabbioso, e il vento si sta alzando per mettere a dura prova il volo di quei pochi gabbiani che osano sfidare la sua furia.
“Io sono qui per lei, Miss Rizzoli…lei è, insieme a Mark, tutta la famiglia che adoro questo. Mi piace stare con lei e vedere quanto amore ha con la piccola Poppy e Miss Maura…forse non capisco cosa significa essere al suo posto ma so che in me, avrà sempre un amico!”.
Le parole del ragazzo fanno breccia nel cuore di Jane e si ritrova a piangere senza poterlo impedire.
“Forse farò qualcosa che non le piacerà Miss, ma…non importa…” Il ragazzo si avvicina e stringe la donna tra le sue braccia.
È la prima volta. Jane non ha mai permesso tanta confidenza ma sente di averne bisogno, così non si oppone. Si lascia assorbire da quell'abbraccio.
Per la prima volta sente il calore di Alex e quel suo odore caratteristico di zucchero e muschio bianco. Le piace, la fa sentire bene.
Chiude gli occhi e si lascia confortare, sembra che anche Alex ne abbia bisogno. La sua presa è salda ma dolce, non è mai andato così vicino al sole senza bruciarsi .
Il corpo di Miss Rizzoli è caldo e odora di lavanda selvatica. Si stringe alla donna quel tanto che basta per mescolare i loro confini, sa che non può spingersi oltre o la perderebbe, il solo pensiero lo fa stare male.
Ama Miss Rizzoli da sempre, in un modo che non dovrebbe, lo sanno entrambi, ma Jane lo ama come un amico del cuore, quasi un fratello e non ha mai alimentato questo sentimento. Mai. Jane tiene molto ai fratelli Roberts, li ama e li protegge ma senza andare mai oltre.
Ma oggi è diverso, oggi ha bisogno di quell'abbraccio, l'abbraccio sincero di un amico che le vuole bene e non le chiede nulla di quello che non ha.
*“Спасибо…” Sussurra Jane senza lasciare la presa. “
*“Все для нее…Miss Jane…”.

 

*Grazie

* tutto per lei...

Ps. Il russo non è la mia lingua

Chapter Text

Una volta rincuorata, Jane scioglie l'abbraccio. Alex è riluttante ma sa che Miss Jane odia essere trattenuta.
“Andiamo a lavoro, ho delle cose da discutere con Dimitri e Casey…” Sbotta staccandosi dal tepore dell'uomo. Alex annuisce e la scorta fino alla macchina. Jane sta per salire ma si sbilancia e quasi cade per terra.
“Miss Jane!” Alex balza verso di lei per impedirle di cadere “State bene?” la guarda preoccupato. “Si…solo un capogiro, sto bene…non ho mangiato molto, ti prego,  andiamo…” l'uomo annuisce e la porta alla Rizzoli&Co.
Poppy intanto è a scuola. Adora studiare e leggere, hanno fatto un dettato e ha avuto un voto molto alto. La mamma sarà contenta, pensa mentre chiacchiera con la sua amica di banco.
Maura è sulla scena di un crimine, fa freddo e sarebbe rimasta volentieri a casa con la sua ragazza. Dopo aver portato il corpo della giovane vittima all'obitorio, si mette subito al lavoro.
Verso tarda mattina le viene fame e si ricorda di avere ancora con sé i biscotti che le ha dato Claire. Decide di prendersi una pausa, sale al piano superiore e va alla caffetteria, manda un messaggio alla sua ragazza per dirle che le manca e che non vede l'ora di rivederla.
Si sente una ragazzina da quando sta con Jane. Dopo aver ordinato il suo caffè, si siede ad un tavolo e mangia qualche biscotto. Ride al pensiero di come Claire abbia dovuto quasi minacciare Poppy per non farglieli mangiare tutti.
“Mi scusi?” Una giovane ragazza le si avvicina sorridendo.
Le sembra familiare ma non ricorda dove l'ha vista “Sei Maura, giusto? La ragazza di Miss Rizzoli…” Maura annuisce curiosa.
“Come conosci il mio nome? Non credo di…”. “Sono Daisy…la caffetteria…” suggerisce vedendo il suo dubbio. Poi Maura si ricorda.
“Oh, ma certo…sei la ragazza che era con Jane quella mattina!" Daisy annuisce felice di essere stata riconosciuta.
“Non sapevo fossi un poliziotto…” ma Maura scuote la testa.
“Oh, no…sono il medico legale, lavoro qui da un paio d’anni, ma cosa ti porta qui, tutto bene?” domanda non sapendo cosa l’abbia portata al Bpd.
“Niente di serio…sono passata per…” ma viene interrotta dal cellulare di Maura che comincia a squillare.
“Scusami, devo prenderlo!” si alza per allontanarsi un attimo.
La ragazza annuisce e si prende qualche minuto per osservare meglio la bella dottoressa.
Questa Maura è davvero bellissima in quel vestito color verde scuro: ha bellissimi capelli biondo miele, sciolti sulle spalle e due splendidi occhi nocciola, una bocca piccola ma delicata oltre ad un portamento regale. Odora di buono ed ha una voce pacata e gentile.
Daisy riesce a capire cosa Miss Rizzoli ci abbia trovato, ciò non toglie, il fatto che le piacerebbe sapere come ha fatto questa donna a mettere al guinzaglio una come Jane Rizzoli, che ha la fama di essere passionale e molto libertina. “Scusami…il lavoro…” si giustifica Maura facendole un sorriso educato.
Sa benissimo chi era, sa di tutte le donne che sono entrate in contatto con Jane. Non vede come una minaccia questa ragazzina, si, è giovane e molto bella ma Jane non è una donna facile da soddisfare, non solo sotto le lenzuola ma anche nella vita.
Jane ha avuto molte relazioni, questo Maura lo sa bene, ma la sua ragazza le ha anche assicurato che quando fa sul serio è leale e assolutamente fedele.
Maura ha visto in Daisy dell'interesse verso Jane, come potrebbe essere altrimenti, ma si fida della sua ragazza, lo sente nei suoi baci e nei loro tocchi.
“Beh, spero tu possa risolvere il tuo problema allora…abbi cura di te!” Maura la saluta e si allontana senza nemmeno aspettare una risposta.
Daisy rimane con il suo saluto a mezz’aria, sorride e scrolla le spalle. Jane ha ragione. Questa Maura è davvero qualcosa! Pensa prima di dirigersi verso la sezione furti.

Chapter Text

Jane passa la giornata tra aggiornamenti con Dimitri e Casey. Ha molte cose in ballo.
A giorni deve rivedere Christina per la sua visita di controllo. Ha dovuto spostarla perché ha avuto molto da fare e non si sentiva pronta. Oltre a quello, deve rivedere anche la dottoressa Baxter per la terapia.
È oltre la stanchezza e lo stress ma non può permettersi di crollare. Troppe cose dipendono da lei. Poppy e Maura le danno molta forza ma ha bisogno di parlare con la sua ragazza.
Non vuole segreti tra loro e pensa che Maura sia quella giusta. Ha ancora un po' di nausea e l'idea del cibo le fa storcere il naso.
Ha mandato Susan a prendere il pranzo per entrambe ma non è riuscita a mangiarlo.
Dopo aver finito con l'ultima riunione decide di tornare al Galatea.
Poppy starà facendo i compiti con i nonni e forse Maura sarà con loro se il lavoro sarà clemente, pensa passandosi una mano tra i capelli.
Prende giacca e borsa e si dirige verso l'uscita dove Alex l'attende con la macchina.
"Tutto bene Miss?" Domanda aprendole la portiera. Jane annuisce stanca.
"Portami a casa..." la voce di Jane è flebile e svuotata.
Alex la guarda dallo specchietto retrovisore e vede la donna chiudere gli occhi avvolgendosi meglio nel cappotto. Di solito Miss Jane lo fa quando è molto stanca e stressata.
"Mark dovrebbe venire la prossima settimana Miss...siete dei nostri?" La domanda scuote un attimo la donna che si riprende leggermente dal suo torpore.
"Si...certo che ci sarò, ora fai la strada più veloce...sono davvero stanca..." Alex annuisce ed in meno di un quarto d'ora sono al Galatea. L'uomo scende falla macchina e si accorge che Miss Rizzoli si è addormentata.
Non vuole svegliarla, così la prende in braccio delicatamente e la porta in casa.
Poppy salta giù dalla sedia appena sente la porta d'ingresso sbloccarsi.
"Mam..." sta per urlare ma si blocca vedendo Alex con in braccio la sua mamma.
Angela si alza dalla sedia preoccupata.
"Che succede?" sua figlia non è mai tornata a casa in questo modo.
"Penso sia solo molto stanca Signora Rizzoli, la porto nella sua stanza..." Angela annuisce prima di ordinare a Poppy di tornare a fare i compiti. Lascia la piccola con Frank perché Miss Murray è a cena con una sua amica; dato che Jane le ha dato la serata libera.
Decide di seguire Alex e vedere come sta sua figlia.
L'uomo mette la donna sul letto e poi la lascia alle cure di sua madre.
Angela si siede sul bordo del letto. Sono anni che non vede sua figlia dormire così, di solito Jane non permette a nessuno, eccetto Poppy e ora Maura di vederla così dimessa e vulnerabile. "So che qualcosa ti preoccupa bambina..." Angela si fa piccola e sussurra sfiorandole i ricci ribelli con le dita come quando era bambina.
La sua Jane, così forte e coraggiosa.
Angela è orgogliosa di tutta la sua famiglia ma Janie ha un angolino speciale nel suo cuore.
Era nata prematura e sembrava destinata a non farcela, ma la forza del suo pianto alla nascita ha subito fatto capire ad Angela che quella piccola guerriera sarebbe stata speciale; per questo l'ha chiamata Jane, nome di origine ebraica variante di Giovanna che significa: Dio è misericordioso.
Solo Angela sa quante lacrime ha versato quando le è stato detto che la sua bambina aveva poche possibilità di farcela.
Lei ha innalzato le sue suppliche ed il suo pianto al Signore e lui ha avuto misericordia del suo dolore.
Perché Dio tiene conto di ogni lacrima che versiamo, aveva letto da qualche parte. La mente l'aveva portata lì mentre stringeva sua figlia al cuore per la prima volta.

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Jane continua a dormire mentre Angela e Poppy finiscono i compiti.
Frank prepara qualcosa per la cena, ama cucinare ma non lo fa spesso, non con una cuoca come Angela o Claire in giro.
È preoccupato anche lui per la sua bambina. Conosce Janie da quando l'hanno messa tra le sue braccia appena nata, sa che la sua bambina è forte e inarrestabile ma da padre non ouo non preoccuparsi del benessere suo e della sua famiglia.
Ha cercato di carpire qualche informazione in più dalla sua nipotina e da Alex ma questi è assolutamente muto su tutto ciò che riguarda Miss Jane.
Decide di preparare degli spaghetti con le polpette, tutta la sua famiglia li adora.
Poco dopo, anche Maura torna stanca dal lavoro.
L'aria di casa è satura di odori golosi che le fanno venire l’acquolina in bocca.
“Ciao Maura!” Poppy le va incontro sorridendo. “Ciao tesoro! La mamma?” la donna si china per darle un bacio.
“Mamma dorme e io ho finito i compiti…il nonno sta cucinando gli spaghetti con le polpette e…” dice a raffica.
“Piccola, lasciamo respirare Maura, dai, vai a portare lo zaino nella tua stanza e poi vai a giocare!” Angela cerca si salvare la donna dalla palla di energia che è sua nipote.
“Key…” la piccola prende il suo zaino e si dirige in camera sua seguita da Mister Pomeroy.
“Ciao Angela, grazie…” sbuffa togliendosi giacca e scarpe.
“Stai bene cara?” il viso di Maura sembra stanco. La donna annuisce.
“Jane sta bene? Non è solita dormire a quest’ora…” Angela le fa segno con la resta di seguirla.
“Qualcosa la preoccupa, conosco mia figlia…tu ne sai nulla?” sussurra per non fa sentire a suo marito.
Maura sa cosa potrebbe essere ma non può parlarne con Angela. Nessuno deve saperlo. “Io…non so…forse il lavoro, non credo che…” si agita leggermente non sapendo cosa dire. “Hey…” la voce fumosa e assonnata di Jane si fa strada nella stanza.
“Janie…stai bene tesoro?” Angela va incontro a sua figlia e le appoggia le labbra sulla fronte come quando era bambina e stava male “Febbre non è…” Jane si svincola dalla presa di sua madre e va a salutare la sua ragazza.
“Ciao amore…” Maura bacia quelle labbra che adora e per un attimo dimentica tutto.
“Ciao Jane…spero tu stia un po' meglio, sono tornata adesso. Poppy è in camera sua e tuo padre sta cucinando qualcosa con un odore fantastico!” Maura cerca di deviare su altro, sa che ci sarà modo di parlare con Jane.
“Papà…questo… è odore di spaghetti con le polpette?! Sono secoli che non ne mangio e muoio di fame!” Frank sorride all’entusiasmo di sua figlia.
“Dato che Claire è fuori e tua madre seguiva Poppy con i compiti, ho pensato di mettere su qualcosa di buono. Tra mezz’ora sarà tutto pronto!”.
Angela è rimasta stupita della risposta quasi diplomatica di Maura, sa per certo che Jane si confida con lei, vorrebbe solo che sua figlia si confidasse anche con lei. Scrolla le spalle e cerca di soffocare la sua curiosità.
Sa bene quanto Jane odi che le si faccia pressioni per parlare, questo l'ha sempre fatta scappare da lei, anche da bambina.
“Maura…andiamo a vedere cosa fa Poppy…” Jane prende la sua ragazza per mano e quasi la trascina al piano superiore. Maura rimane un attimo di sasso ma la segue senza obbiettare. Salgono le scale e Jane le porta nella loro stanza.
Poppy è nella sua stanza e quindi dovranno fare piano. Jane apre la porta della camera e una volta dentro, sbatte letteralmente Maura contro di essa.
“Ja…” sta per dire ma la bruna le tappa la bocca con la mano.
“Shss….Poppy è sveglia e a poche porte di distanza. Ora, tu fai la brava per me e ti fai scopare senza fare rumore, si?” Ordina avvicinando la mano al seno della sua ragazza. Maura può solo annuire eccitata. Non potrebbe mai negarsi a Jane, nemmeno volendo. La mano della sua ragazza si muove esperta, ridisegnando i confini del suo corpo.
Jane sa come infiammarla con un tocco, sa come farle parlare lingue sconosciute, sa come amarla e tenerla incatenata alla sua volontà. Maura, sa che non amerà mai nessuno come ama Jane.
Sa che hanno bisogno di parlare, hanno molta cose in ballo, ma in cuor suo sa che non può, non vuole sottrarsi a ciò che Jane le sta facendo, perché Jane è sua quanto lei.
Jane la possiede e nonostante questo non la fai sentire imprigionata, anzi Maura stessa ha eretto i cancelli della sua stessa prigione, proprio lì, tra il cuore e l'anima di Jane.

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Maura trema tra le braccia di Jane. Le sue mani, la sua bocca le scavano nella pelle.
È febbricitante, ama e desidera il tocco di Jane come l'aria. La sua mente si svuota, tutto scompare per lasciare il posto a carne e sangue.
Potrebbe essere disordinato e animalesco ma non è mai stata più viva. Lì, attaccata a quella porta con le dita di Jane che le scavano la carne calda.
“Jane…” il nome della sua ragazza ha la stessa intensità di una boccata d'aria dopo mesi di asfissia.
Jane lo sa, sa esattamente cosa Maura desidera. Ha bisogno di questo, di averla prima che tutto quello che dovrà dirle prenderà spazio tra loro.
Ama questa donna in modo brutale, ha scopato molte persone ma nessuno le è entrata sotto pelle come questa piccola donna, che ora trema e si aggrappa alle sue spalle per non andare in pezzi.
Jane adora portarla sul bordo del piacere solo per vederla chianare la testa all’indietro ed esporre quei piccoli nei sul suo collo. Sono due piccoli puntini scuri, così vicini che sembrano l’impronta di un piccolo morso. La vena, che pulsa calda accanto a loro è come droga per un tossico.
Jane adora quel piccolo lembo di pelle indifeso e ne saggia la resistenza con la punta della lingua. Questo fa tremare Maura, facendola supplicare per averne di più, per far sì che Jane, mai si fermi.
Oltre a quei due puntini, adora la piccola impronta che ha sulla guancia sinistra. A volte, quando la sua ragazza sorride, Jane ci passa il dito sopra e Maura sorride più forte, arrossendo come una bambina.
“Le cose che mi fai Maur…” Sibila Jane prima che Maura le venga forte sulla mano. Vederla andare in pezzi la fa bagnare così tanto.
Maura lo sa, vorrebbe ricambiare ma Jane si allontana fa lei portandosi le dita alla bocca per assaggiare il dolce nettare della sua ragazza.
La fa sempre gemere di piacere. Ora però deve tornare in sé.
“Ci sarà tempo per questo…Maura ho bisogno di parlarti, vestiti ed usciamo!” Ordina prima di andar in bagno per ricomporsi.
Maura rimane basita, è ancora accaldata e fatica a stare in piedi ma cerca di rimettersi in piedi. Si dirige traballante verso il letto e si siede cercando di calmare i battiti del suo cuore. Vorrebbe solo ranicchiarsi nel letto con Jane e godersi la scarica di piacere ma Jane ha bisogno di lei, di loro.
Si sfila le mutandine ormai rovinate ed indossa abiti più comodi. Poco dopo, Jane esce dal bagno facendo bagnare di nuovo Maura. Non ha mai visto Jane in tuta ed è meravigliosa. Di solito, Jane indossa abiti eleganti anche in casa. “Wow…sei…” dice facendo arrossire Jane.
“Non ti ci abituare, sono funzionali a dove dobbiamo andare…” precisa uscendo dalla stanza.
Una volta giù, dice ad Angela che esce con Maura e di stare con Poppy. La donna non chiede nulla, ha Maura con lei e questo la fa stare un po' più tranquilla.
Jane chiama Alex e si fa portare sulla tomba di Micol. È arrivato il momento di condividere quella parte della sua vita con la sua ragazza. Fa freddo ed entrambe si stringono nei loro caldi cappotti. Maura non sa cosa sta succedendo ma si fida di Jane.
Alex prende la torcia e le conduce sulla tomba della piccola. Di solito il cimitero è chiuso la notte, ma le ingenti donazioni di Jane le fanno avere un pass speciale. Sostanzialmente può vistare la tomba di sua figlia quando lo desidera. Jane prende Maura per mano.
Il silenzio è confortante, si sente solo il rumore dei loro passi sulla ghiaia. Alex si ferma a pochi passi da loro mentre Jane si blocca davanti ad una lapide.
Maura non vede molto perché è notte ma Jane prende la torcia da Alex e punta la luce verso la lapide. Maura ancora non capisce ma legge il nome, di certo un parente.
“Chi è?” Domanda stringendosi alla sua ragazza. “Maura…volevo presentarti Micol…Micol Luna Rizzoli, mi figlia.” Dice lei con voce tremante mentre dal cielo cominciano a cadere le prime gocce di pioggia.

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Micol?” Maura guarda Jane annuire tirando su con il naso.
“Non sei costretta…” continua Maura guardando Jane con occhi dolci mentre nella sua testa sta unendo i puntini “Hai il diritto, come tutti di avere i tuoi segreti, non è che non sapere tutto del tuo passato possa cambiare quello che abbiamo…”.
Alex si avvicina alle due donne per coprirle con l'ombrello. Odia andare là, perché ogni volta, Miss Jane se ne torna a casa a pezzi.
Jane sorride debolmente alla delicatezza di Maura.
“Ti parlo di lei perché è un pezzo importante della mia vita che mi ha portato a questo momento qui, con te…” Maura si avvicina un altro po' alla sua ragazza e la prende per il braccio.
“Non voglio tu riviva quel dolore per raccontarmi cosa è successo, odio vederti soffrire!”.
Jane capisce che ha davvero trovato la donna giusta per lei. Annuisce e tira fuori dalla borsa una busta bianca un po' ingiallita e la da a Maura.
La donna la prende e la apre curiosa, ne tira fuori il contenuto e a stento trattiene un singhiozzo. È la vecchia ecografia di un bambino. Alza gli occhi ormai traboccanti di lacrime e vede Jane annuire tra le lacrime. “Quella è la mia bambina…prima che…” dice con voce spezzata.
Maura la prende tra le braccia e piange insieme a lei “Piccola…mi dispiace tanto Jane, qualunque cosa sia successa, deve essere stato terribile!”.
Jane stringe la presa sulla sua ragazza e si lascia cullare dalle sue braccia.
Oltre a Poppy, Maura ha il potere quasi taumaturgico di calmarla.
Alex assiste alla scena con il cuore dolorante. Odia non poter essere di conforto a Miss Rizzoli; soprattutto dopo tutto quello che la donna ha fatto e continua a fare per lui e Mark.
“Miss…si sta facendo freddo, la prego, si faccia portare a casa…” Alex spera di scuotere la donna. Si sta facendo molto buio e fa davvero freddo.
“Si, amore andiamo a casa, parleremo con calma davanti ad una cioccolata calda, ok?” Anche Maura comincia ad avere freddo.
Jane scioglie l’abbraccio e annuisce asciugandosi le lacrime ma prima deve dirle un’altra cosa in privato.
“Alex, precedici in macchina, saremo lì a breve…” Jane prende l’ombrello dall' uomo e prende Maura sottobraccio.
Alex fa come detto e si avvia verso la macchina. “Jane, dovresti davvero…” Maura è sulle spine ma Jane la blocca mettendole una mano sulla bocca.
“Credo…io…” Jane non sa come dirlo, non sa cosa resterà di loro, una volta rovesciato quel vaso.
“Jane, ora mi stai davvero preoccupando…” Maura fissa la sua ragazza che scioglie la presa dal suo braccio e si abbassa per sfiorare con le dita della mano il nome di sua figlia inciso nel marmo.
“Credo...di essere incinta…” sussurra così piano che Maura a stento coglie le sue parole.
“Che cosa?” Sbotta avvicinandosi a Jane che non osa guardarla. Le sue dita tremano per via del freddo e della pioggia.
Jane si volta verso la sua ragazza cercando nel suo volto qualcosa che non trova.
“Hai…detto…incinta?” ripete scandendo ogni parola. Jane annuisce stringendosi nel cappotto ormai fradicio.
Maura si avvicina alla sua ragazza e la prende per il gomito facendola voltare. Jane si volta ma abbassa lo sguardo.
Maura le prende il viso con le mani e si fa guardare.
“Non so che reazione ti aspetti da me Jane, so solo che ti amo e ti sosterrò qualunque decisione tu prenderai. Ma dimmi…tu come stai?” Jane non si aspettava una reazione così calma e non ci ha davvero pensato.
“Io…non so, non ci ho davvero pensato. È successo tutto così…io…credo che…” Maura sorride debolmente e le sfiora il viso con la mano.
“Hey, non dobbiamo decidere adesso, hai tutto il tempo che desideri e io starò con te, qualunque decisione prenderai, senza giudizi di sorta…voglio solo che tu sia felice, possibilmente insieme a me!” Sbotta la donna dandole un buffetto sulla guancia.
Jane sorride alzando gli occhi al cielo.
“Maura Isles…ma che devo fare con te?” La bruna la prende in giro prima di tirarla in un abbraccio. “Grazie, Maura…” sussurra Jane baciandole la guancia.
“Sempre…” Maura si stringe più forte alla sua ragazza, consapevole delle molte cose che devono essere elaborate ma è certa che se la cosa fosse vera, lei starebbe con Jane. Ama già Poppy come fosse sua, un altro bambino sarebbe stato solo più amore da dare.
“Andiamo a casa e poi parleremo di tutto ciò che vuoi, ora ho davvero voglia di quella cioccolata!” Jane prende Maura sottobraccio ma prima si volta e saluta la sua bambina.
“Ciao Micol, la mamma torna presto…” Maura le si avvicina.
“Ciao tesoro, stai tranquilla, mi prenderò cura della mamma e di Poppy, alla prossima!” dice prima che Jane la prenda per mano e la trascini via.
Salgono in macchina che sono fradicie ma non importa. Jane si mette a cavalcioni su Maura e comincia a riempirle il viso di baci.
“Jane…”.

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NSFW!!

“Baby, adoro quello che fai, però …” Maura cerca di svincolarsi dalla presa di Jane.
La ragazza annuisce e si sposta a sedere al suo fianco.
“Si, dobbiamo parlare. Ho la testa zeppa di pensieri, non so cosa fare ed è qualcosa che non capita spesso…” Jane sospira pesantemente. Incinta.
Deve averne la conferma ma se fosse vero, come lo avrebbe spiegato alla sua famiglia?. Come lo avrebbe detto a Poppy? La sua relazione con Maura ne avrebbe risentito? E soprattutto, Dean, fottuto Gabriel!. È così stanca che vuole solo fare sesso e dimenticare tutto. “Voglio solo un bagno caldo e la tua testa tra le mie cosce, Maura. Non ho la forza di affrontare tutto, non  stasera…” sbuffa passandosi una mano tra i capelli ancora gocciolanti di pioggia. Maura cerca di ricomporsi, il suo corpo trema per il desiderio della sua ragazza ma la sua mente le dice di dare la priorità ad altro.
Cosa non facile, avendo accanto una bellezza fradicia, non solo di pioggia.
Maura alza gli occhi al cielo e sospira nervosamente.
“Fanculo!!” Sbotta mettendosi a cavalcioni su Jane strappandole la giacca fradicia di dosso. Il completo sotto, anch’esso bagnato, fa intravedere la carne sotto.
Maura si passa la lingua sulle labbra affamata. Il reggiseno nero di pizzo mette in evidenza quelle forme succulente. Maura si struscia su Jane e le strappa di dosso la camicia. Qualche goccia d’acqua le colpisce il viso mentre qualche bottone si infrange sul vetro del finestrino appannato.
Alex aziona il pannello oscurante che separa il guidatore dal passeggero e accende la radio per dare le donne un po’ di privacy.
È felice che Miss Jane abbia trovato la felicità con Miss Maura. “Volevo essere brava e assertiva Jane ma tu mi fotti il cervello! Come faccio a resistere? Sei così calda e sexy bagnata di pioggia…sei bagnata anche per me, Jane?” Maura infila una mano nei pantaloni della sua ragazza.
Jane sibila per il contatto improvviso tra la sua carne calda e umida e la mano gelata di Maura “Sei così fradicia e non solo di pioggia, è per me?” Maura le lecca il lobo dell’orecchio mentre Jane geme sotto le sue cure.
“Ti voglio così tanto Maura, prometto che parleremo di tutto quello che vuoi. Ma ora, per favore…fammi impazzire!” supplica la bruna con voce roca.
Maura annuisce aumentando le sue cure. Dita umide si fanno strada con movimenti sicuri. Jane si solleva un attimo per togliere i pantaloni bagnati restando senza mutandine.
Si solleva in ginocchio dando le spalle alla sua ragazza sporgendo il sedere verso l'esterno, dando a Maura una bella visione del suo fondoschiena.
Maura gli sferra una pacca giocosa mentre con l'altra mano le martella la fica calda e scivolosa. “Oh…si…così” Grida Jane cavalcando  le dita della sua ragazza. Anche Maura si sente fradicia e non solo per la pioggia.
La carne calda di Jane è così deliziosa che non ne ha mai abbastanza.
“Oh, Jane! Ti amo, sei bellissima!” Le sussurra nell’orecchio mentre sente la fica della sua ragazza stringerle le dita ritmicamente.
La pelle di Jane va a fuoco. Sente un'ondata di calore che dal viso le attraversa tutto il corpo per depositarsi tra le sue gambe. Si sente impazzire, ha fatto molto sesso nella sua vita ma questo è qualcos’altro.
Il leggero attrito dato dalla pelle bagnata è un contrasto che adora.
I vetri della macchina si sono appannati e qualche rivolo di pioggia segue il suo percorso sulla superficie liscia e scivolosa. È così che si sente Jane, come quella goccia di pioggia, totalmente in balia degli eventi.
“Stai godendo, vero? La tua bella fica sembra volermi inghiottire la mano e io ti scopo più forte!” così facendo, Maura spinge Jane sul sedile con il sedere in aria e mentre le martella la fica con le mani, si fa strada con la lingua nel suo bocciolo increspato.
Jane non ha mai permesso a nessuno dei suoi amanti di avere il più sacro dei suoi luoghi, ma Maura la possiede e può averla come desidera. “Mauraa…sto per venire!” Grida Jane mentre Maura la mangia con la lingua e le trapassa il corpo con le mani.
Un ultima contrazione e tutto scompare, un fiotto di liquido caldo esplode dal corpo di Jane e innonda la mano di Maura che rimane piacevolmente eccitata. Nessuna delle sue partner aveva mai squirtato con lei. Anche per Maura è la prima volta. Non ha mai amato nessuno così, ne tanto meno ha mai avuto un orgasmo di riflesso senza nemmeno essere toccata.
Poco dopo, la macchina si ferma, segno che sono arrivati al Galatea.
Alex mette l'auto nel garage, prende una coperta dal bagagliaio e la passa a Maura. Sa bene cosa è successo ma non sono affari suoi.
Maura avvolge Jane nella coperta. È crollata esausta, tanto che non si accorge di nulla.
Alex la prende tra le braccia e la porta nella sua stanza.
In casa tutto tace a parte il camino acceso. Maura passa da Poppy prima di andare a fare un bagno. La piccola dorme con Mister Pomeroy tra le braccia.
Tutto è tranquillo. Angela deve essere nella stanza degli ospiti.
“Si faccia una bagno caldo Miss Maura e se riesce, asciughi un po’ i capelli di Miss Rizzoli o prenderà freddo!”.
Maura annuisce e si ferma ad osservare Jane che dorme profondamente, sdraiata su una chaise longue davanti al camino acceso nella stanza. Almeno sta al caldo mentre Maura si lava.
Una volta lavata e asciutta, la donna va a vedere di Jane.
Dorme ancora e sembra così serena.
La luce scoppiettante del camino le dà un’aura quasi surreale, come se fosse un segreto, qualcosa di celato al mondo.
Maura le sistema una piccola ciocca di capelli umida dietro l’orecchio e sorride d’amore e terrore.

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Mentre Jane dorme, Maura ripensa a tutto quello che è successo.
Pensava in questi pochi mesi di sapere molto sulla sua ragazza, invece scopre che ha perso un figlio quando era poco più che una ragazzina e ora potrebbe essere di nuovo incinta del padre di sua figlia. Questo pone molte cose in discussione.
Come cambierà il loro rapporto? e Poppy? Sarà uno scandalo? Jane vuole avere il bambino? Mille domande le impediscono di prendere sonno, così si alza per andare a leggere qualcosa.
Va in salotto e porta con sé il portatile, magari aggiornare le scartoffie le libererà la mente. "Micol…Luna…" mastica nel suo cervello, è un nome davvero bellissimo.
Se Jane avesse voluto tenere il bambino chissà che nome gli avrebbero dato.
"Frena i cavalli, Isles non sai nemmeno se Jane vuole fare quel passo con te." Pensa ad alta voce e scrolla la testa cercando di concentrarsi sul lavoro.
“Non voglio farlo senza di te…” una voce fumosa alle sue spalle la fa trasalire.
“Jane…” Maura solleva gli occhi dal PC e vede Jane avvolta in una coperta.
“Voglio che cresciamo insieme questo bambino… dopo quello che è successo a Micol…io…non potrei…” Maura si alza e va ad abbracciare la sua ragazza.
Jane sta tremando e sembra sull'orlo delle lacrime.
Odia farsi vedere fragile ma non vuole nascondersi, non da Maura.
“Ne sarei onorata, Jane! Sono con te e sarò felice di crescere il tuo bambino.”
“Nostro, questo bambino è nostro Maur e voglio che tu abbia parola su tutto, quando nascerà voglio che tu sia registrata come sua madre!".
E in un attimo Jane fa qualcosa che non si aspettava, prende la mano di Maura e la poggia sul suo ventre ancora piatto, intreccia le loro dita e sorride con occhi lucidi.
“Vuoi essere...mia...per sempre?” Domanda con voce carica di emozione.
Maura la guarda non capendo bene cosa intenda “Vuoi sposarmi, Maura Isles e crescere nostro figlio e Poppy insieme?” la bionda la fissa a bocca aperta.
Jane vuole sposarsi, cioè vuole sposarsi con lei? È una specie di sogno?.
Il silenzio, rende la cosa un po' imbarazzante e Jane comincia a pensare di aver frainteso e rovinato tutto, finché la sua ragazza esce dal torpore e quasi le salta tra le braccia per baciarla.
“È un si?” Sbuffa Jane alzando un sopracciglio. “Si, si…mille volte si!!” Maura le tempesta il viso di baci sciatti e concitati.
“Ok…ok…” Jane si allontana sorridendo imbarazzata “So che sembra precipitoso, ma credimi se ti dico che pondero sempre le mie scelte, non potrei mai farlo con leggerezza, non solo per Poppy ma ora, anche per lui…” Jane si sfiora il ventre per far il punto della situazione.
È certa che Maura sia quella giusta, di solito non da ascolto alle sue emozioni o non sarebbe la donna di successo che è ma Maura si è rivelata una donna meravigliosa.
Quando aveva scoperto che Maura faceva il doppiogioco, il suo scopo era schiacciarla come un insetto.
È stato proprio grazie alla sua pazienza e intelligenza che ha preferito andare fino in fondo senza farsi guidare dalla rabbia e dalla vendetta. La sua mente fredda è stata la migliore delle sue guide e l'ha resa la donna di spicco che è. Non è stato facile far finta di nulla ma doveva proteggere Poppy e la sua attività; per fortuna, Maura si è rivelata una donna migliore di quanto potesse sognare ed ora eccole lì che si tengono per mano e pianificano qualcosa per cui nessuna delle due sapeva di essere già pronta. Maura è così felice, incredula e sopraffatta e senza accorgersene comincia a a piangere. “Scusa…io…” farfuglia avvicinadosi alla sua ragazza.
“Hey…”Jane le sfiora il viso con la mano e sorride “So che sono difficile da gestire ma se piangi adesso…non ho ancora fatto un pasticcio…” Sorride cercando di alleggerire il momento.
“Oh Jane! Ti amo così tanto, prometto di essere una moglie impeccabile e di…amare questo piccolino. Dio, Poppy impazzirà dalla gioia!” ride tra le lacrime facendo ridere anche Jane.
“Non farmici pensare!” la bruna alza gli occhi al cielo, sua figlia la tormenta da anni per un fratellino o sorellina.
Sarà divertente, pensa mentre prende Maura tra le braccia e la trascina in un bacio appassionato.

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Dopo essersi coccolate, Maura viene chiamata per lavoro, non vuole lasciare Jane ma non ha scelta.
La sua fidanzata, la parola la fa arrossire di emozione, deve incontrarsi con Christina e mettere nero su carta riguardo la sua eventuale gravidanza. Jane ne è certa avendo già avuto Poppy ma è sempre meglio verificare.
Dopo che Maura si alza per andare a lavoro, Jane si fa una doccia e scende in salotto.
Poppy sta mangiando latte e biscotti in attesa che la nonna la porti a scuola.
“Ciao Mammina!” Grida la piccola con la bocca piena. Jane le sorride e le dà un bacio tra i riccioli ribelli.
“Ciao tesoro, oggi pomeriggio non vai a basket perché dobbiamo parlare.”
La piccola la guarda preoccupata “Non sei nei guai, ma è importante, quindi dopo la scuola nonna ti porta a casa e mangerete insieme mentre io vi raggiungo dopo, ok?” Poppy annuisce finendo la sua colazione.
“Sei pronta, Poppy Grace?” un'allegra Angela entra dalla porta.
“Ciao mamma, stavo giusto dicendo a Poppy che dopo pranzo non andrà a basket perché ho bisogno di fare una riunione di famiglia!”.
“Va tutto benen Janie?” la bruna annuisce mentre si versa un po di caffè.
“Voglio che ci sia anche tu, Claire…” la donna che è intenta a lavare i piatti si volta curiosa. “Io? Miss Jane…che cosa…” domanda curiosa. Non ha mai partecipato alle riunioni della famiglia Rizzoli.
Sa che Jane la considera di famiglia ma non sa che aspettarsi.
“Ho cose molto importanti di cui discutere e voglio tutte le persone a cui tengo, anche Alex e Michael saranno presenti.”
Alex andava a prendere suo fratello al Logan quella mattina.
Dopo aver lasciato casa, Jane va da Christina per fare una visita di controllo e verificare se è davvero incinta.
“Ciao Chrissy!” Saluta Jane entrando nel suo studio.
“Ciao Janie, come stai?” la donna le va incontro per abbracciarla.
“Ho molte cose in ballo…ma sono qui per una cosa specifica…” Christina annuisce e torna al suo posto mentre Jane le si siede di fronte. “Ricordi il mio incidente…beh…credo…di essere incinta…” la dottoressa sussulta leggermente. “Quel bastardo! “ sbotta saltando su dalla sedia “Ho mandato tutto alla polizia e credimi se ti dico che brucerà in galera a vita, ti giuro che se…” continua concitata perdendosi il velo di imbarazzo che attraversa gli occhi di Jane. “Vuoi tenerlo, vero?” Sussurra fermando la suavrabbia a mezz’aria.
Jane annuisce a testa bassa incapace di parlare. Un nodo alla gola le rende faticoso anche respirare.
“È per Micol?” Sonda cautamente avvicinandosi alla bruna.
Jane annuisce lievemente e trema cercando di trattenere le lacrime mentre prova ad ingoiare indolore che le gratta la gola come vetro caldo. “Molto bene, faremo una visita accurata e gli esami del sangue…sai che ti voglio bene, vero?” ribadisce inginocchiandosi per guardarla negli occhi.
Jane la guarda con occhi annebbiati di lacrime. “Si, anche io…” gracchia voce stanca “Devo solo dirlo alla mia famiglia, Maura lo sa già e ha ribadito che ama già questo bambino…” sottolinea con un debole sorriso.
“Ah…quella tua Maura, deve avere qualcosa di speciale se riesce a sopportarti la mattina appena sveglia…” sbuffa ridendo.
“Hey…non sono così male…” piagnucola mentre Christina sorride sottolinea baffi.
“Si, lo so…ora sdraiati sul lettino e fammi confermare se il mondo sarà pronto per un altro Rizzoli!” Jane alza gli occhi al cielo divertita. Christina è riuscita a farla stare meglio con la sua vena sarcastica.
“Divertente!” Sbuffa cominciando a spogliarsi “Non è uno spogliarello quindi…” ride facendo la lingua a Christina.
“Io non mi lamento!” La dottoressa le fa l’occhiolino prima di cominciare la visita .

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Intanto a San Francisco…

Un’energica ragazzina di quasi undici anni cerca di far pace con la sua logora felpa dei warriors. “Papà, sei sicuro che non stiamo correndo troppo? Le faremo venire un colpo a presentarci così…dopo tutto, pensa che io sia morta!” Micol Luna Jameson è una bellissima ragazzina, suo padre Rick l'ha cresciuta al meglio.
Lei sa tutto di Jane Rizzoli, sua madre.
La segue sui giornali da quando, due anni prima, suo padre le aveva raccontato di come per colpa di suo nonno Noah, lei fosse stata fatta passare per morta e cresciuta da suo padre.
Il vecchio Jameson non vedeva di buon occhio la giovane Rizzoli e così aveva pagato una somma astronomica all’ospedale affinché prendessero la piccola e dicessero alla madre che era morta.
L'uomo non voleva che suo figlio Rick si distruggesse la carriera. Così lo aveva convinto a prendersene cura non facendole mancare nulla ma non voleva mischiarsi con i Rizzoli. Quando Micol ha scoperto che sua madre, in realtà era più che viva, ha pianto per giorni. Non usciva più di casa e non voleva sapere nulla né di suo padre né del nonno.
Ora il vecchio Jameson è morto e Micol si sente pronta ad affrontare questa situazione.
È una piccola copia carbone della madre: alta per la sua età, pelle olivastra, capelli neri, ricci e ribelli lunghi fino al sedere, due fossette birichine, un viso affilato e due occhi azzurri curiosi che aveva ereditato dal papà.
“Non ho più visto tua madre da quella sera in ospedale, tuo nonno mi aveva minacciato di farti adottare se non avesse fatto come voleva lui…mi dispiace tanto, tesoro….io e tua madre eravamo giovani e stupidi ma sono certo che Jane ti voleva con tutto il cuore.” Micol ascolta sua padre mentre sfoglia un giornale logoro di Boston.
In prima pagina ci sono le foto del Christmas Gift: sua madre è in mezzo ad altre persone e tiene per mano una bellissima bambina ed è affiancata da una bionda sorridente.
“Dici che mi vorrà vedere? Dopo tutto, ha già una figlia…e sembra felice…” Rick si avvicina a sua figlia che passa le dita sul viso di sua madre e sorride con le lacrime agli occhi.
“Che cosa ti ripeto da anni?” Micol alza lo sguardo mentre grosse lacrime le solcano le guance.
“La mamma mi amava e se avesse potuto mi avrebbe tenuto con sé!” sottolinea con voce tremante.
“Esatto! Tua madre ti voleva così tanto…ti ho raccontato tutto, di come ci siamo ritrovati e di quella famosa notte che ci ha portato te…sai come la penso.”
Rick ama sua figlia più di qualsiasi cosa, crescerla con un nonno come suo padre non è stato facile, ma appena la bambina ha cominciato a capire le ha parlato di sua madre, del fatto che l’amasse molto e che non avrebbe mai voluto lasciarla.
Micol è cresciuta amando sua madre e non vede l'ora di poterla vedere di persona.
“Spero solo che la mamma non mi mandi via…” sussurra allacciandosi le scarpe.
Rick si abbassa per guardarla meglio.
“Non lo farà! Sarà spaventata, scioccata e arrabbiata ma non potrà mai rifiutarti, Micol…sei sua figlia, mi credi?” la bambina annuisce alzandosi dal letto.
“Si, papà...ti credo…” poi si butta tra le sue braccia in cerca di affetto.
L'uomo è così fiero della sua bambina.
Micol Luna è: intelligente, dolce, appassionata e bellissima, una piccola Jane Rizzoli in miniatura. Spera solo di fare la cosa giusta, non potrebbe sopportare di vedere sua figlia con il cuore spezzato.
“Allora pulce, hai finito i bagagli?” Micol sbuffa sorridendo.
“Hey, sono quasi alta come te, papà!” lo prende in giro mentre si lega i folti ricci in una coda alta. Rick rivede così tanto di Jane in Micol.
Tenere il segreto è stato durissimo, tante volte è stato tentato di cercarla, chiamarla ma il vecchio Jameson lo ha sempre ostacolato, ora che non c’è più sente che è giunto il momento per Micol di conoscere le sue radici.
“Bene, ora andiamo al Lax e dopo esserci sistemati a Boston, staremo lì qualche giorno e vediamo come va!”.
“Non vedo l'ora di arrivare e…grazie papà, ti voglio bene!”.
La ragazza corre tra le braccia di suo padre e si stringe a lui con forza.
Non lo dice per non farlo preoccupare ma anche lei è terrorizzata, se sua madre dovesse rifiutarla non sa come reagirebbe, ma almeno sa che avrà sempre il suo amato papà.

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A Boston

Finita la visita, Christina può solo confermare lo stato di Jane. È incinta da circa due settimane. “E non ci sono errori?” Sbotta Jane rivestendosi mentre Christina la guarda alzando gli occhi al cielo “Certo che no…sei eccellente nel tuo lavoro. Beh…ok, ora devo solo parlarne con la mia famiglia e vedere come questo mi esploderà in faccia…” sottolinea frenetica mentre si riveste.
“Janie…se non te la senti…” ma la bruna scuote la testa. “
A lui non rinuncio, non ha colpe per come è stato concepito e sai bene che sono contraria…” Christina annuisce, sa bene come la pensa Jane ma da dottore deve essere sempre franca ed esporre tutte le possibili soluzioni.
“Ok, direi che ti prenoto una visita ginecologica tra due settimane per vedere come va. So che sai come funziona avendo avuto Poppy, quindi niente stress o sforzi fisici eccessivi, mangia, dormi e prendi le tue vitamine!”.
Jane annuisce, non sa bene cosa provare. Quando ha avuto Poppy era inaspettato ma non poteva essere più felice.
In questo momento non sa che provare, non è più una ragazzina e ha i mezzi per prendersi cura di tutti figli che vorrà avere.
Sente un misto di sollievo, gioia e paura, sa che la sua famiglia non avrà da obbiettare, Maura ha accettato la cosa e Poppy farà i salti di gioia; in quanto a lei è ancora molto confusa ma d'istinto si porta una mano al ventre e abbozza un sorriso.
Sa già che amerà questo bambino, perché è figlio suo e di Maura.
Dean non avrà mai a che fare con lui o Poppy. Questo le riporta alla mente che deve definire bene la questione riguardo a lui. Sa che Maura se n’è occupata tramite Paddy ma lo vuole dietro le sbarre. Lontano da lei e dalla sua famiglia.
Dopo essersi rivestita, saluta Christina che le ha prenotato la visita ginecologica con una sua collega.
Una volta fuori, Alex l’attende come sempre. “Dove la porto, Miss?” Sonda con cautela.
Jane sospira rilassandosi sul sedile della macchina.
L’uomo la vede socchiudere gli occhi e mettere le mani in grembo sorridendo.
“Michael non vede l'ora di rivederla Miss, sta al Galatea come da lei ordinato.” Jane annuisce. “Come sta?”.
“Molto bene, si è fidanzato e credo voglia invitarla al matrimonio, è rimasto sul vago…” Spiega Alex avviando la macchina.
Poco dopo arrivano al Galatea.
La mattinata è volata e Jane muore di fame.
Sa che dovrà parlare con tutta la famiglia, ora più che mai.
Sale all'utimo piano e apre la porta salutando tutti.
La sua famiglia ha già mangiato ma lei muore di fame.
“Ho fatto le lasagne, Miss Jane!” Claire le va incontro con la sua solita allegria “Non credere che non abbia visto che sei uscita senza fare colazione!” La stuzzica mentre un'ondata di nausea investe la bruna togliendole il respiro. “Maura?” devia per non dover discutere sul cibo. “È andata a lavoro presto, ma ha garantito che sarebbe arrivata per questa improvvisa riunione!” Frank che è seduto sul divano a leggere il giornale si alza per salutarla.
“Tutto bene, tesoro?” L’uomo abbraccia sua figlia cercando di capire cosa la turba.
“Ho solo molte cose in ballo pop, ma appena avremo parlato capirete…ora vado un attimo a lavarmi le mani…” Jane si allontana per prendere tempo e allontanarsi dal cibo.
Non ha più fame ma sa bene che appena sua madre saprà che è di nuovo incinta le starà addosso come un falco.
Poco dopo, esce dal bagno e trova la sua ragazza che apre la porta in quel momento. “Sono a casa!” Urla Maura mentre Poppy le corre incontro allegra.
“Ciao Maura, mamma è arrivata da poco…hai fame?” Maura le dà un bacio sulla testa.
“Muoio di fame!” Sbotta andando verso la sua ragazza per salutarla con un bacio.
“Ciao, amore mio…” dice in modo che solo Jane possa sentire.
“Bene, ora che anche Miss Maura è arrivata magari lei ti farà mangiare!” La rimprovera Claire.
Maura guarda la sua ragazza preoccupata.
“Sei ancora a digiuno? Ma se fossi…” bisbiglia cercando di non farsi sentire.
Jane annuisce silenziosa, le prende la mano e la poggia sul suo ventre sorridendo.
“Nostro figlio, è già qui…” sottolinea con un filo di voce che fa tremare il cuore di entrambe.

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“Papà, quando arriviamo?” una Micol più che arzilla scalpita eccitata accanto a su padre che cerca di dormire ancora un po'.
“Dato che è un volo diretto…ci abbiamo impiegato meno…credo manchino due ore pulce, dai…cerca di dormire un pochino.”
L’uomo si avvolge nella coperta cercando di tornare a dormire.
Micol è stata sovraeccitata da subito e ha dormito solo un paio d'ore. Non vede l'ora di incontrare sua madre ma è anche spaventata. Cerca di distrarsi ascoltando un po’ di musica e leggendo.
Adora leggere, giocare a basket, ascoltare musica e dipingere. È molto creativa ed ha una vena artistica non indifferente. È più intelligente della media delle sue coetanee e spera davvero di poter avere un buon rapporto con sua madre. Mentre suo padre dorme, prende il suo zaino e tira fuori un diario dove ha raccolto negli anni tanti articoli di giornale, tutti che parlano di sua madre.
Accanto ad ogni foto ci sono frasi, pensieri e cuoricini. Intorno al nome Jane Rizzoli, Micol ha scritto con penne colorate e glitter la parola Mamma.
Sfoglia il suo libro come se fosse un tesoro raro. Lo ha decorato con fiori colorati e oltre alle immagini di sua madre, tra le pagine ha inserito foto e cartoline e le ha inserite in una sezione speciale chiamata:Tutti i posti che voglio vedere con la mamma!.
Sfoglia tutto il suo piccolo album e sospira guardando fuori dall' oblò dell'aereo.
Era prevista pioggia a Boston e febbraio si stava affacciando timido.
“Ti amerà, Micol! Tua madre potrà impazzire ma sono sicuro che quando le avremo raccontato tutto, capirà e dovrò letteralmente strapparti dalle sue braccia.” Rick decide di svegliarsi e placare le ansie della sua bambina.
Micol chiude il suo diario e lo rimette nello zaino.
“Ma staremo a Boston, giusto? Non voglio lasciare la mamma, so che mi mancherà San Francisco e la nostra vita lì…però…” Rick sa bene che per sua figlia non era solo un viaggio temporaneo, la piccola aveva chiarito da subito che se sua madre l'avesse accettata, non sarebbe più tornata a San Francisco.
Per fortuna, Rick lavora per una importante azienda di software e con un PC può letteralmente lavorare ovunque.
“Ho preso casa tesoro, spero ti piaccia, è in un bel quartiere. Grazie al mio lavoro e alla grossa eredità che ci ha lasciato tuo nonno, non avremo problemi…sei nervosa?" Domanda vedendo sua figlia che gioca con una ciocca di capelli.
Micol annuisce, ha molte aspettative su questo viaggio, ha messo in conto tutto, anche un probabile rifiuto ma non vuole pensarci.
Vuole solo essere tra le braccia di sua madre e vederla sorridere come nelle foto in cui sorride amorevolmente alla sua sorellina.
Due ore dopo, l'aereo atterra al Logan in perfetto orario. Sono le quattro del pomeriggio e come da meteo, sta piovendo.
“Purtroppo Boston somiglia come clima più a Londra che a San Francisco, tesoro…” Micol segue suo padre al ritiro bagagli.
“Se la mamma vive qui, lo faccio anche io, il clima non mi disturba…” sottolinea mentre suo padre la prende per mano avviandosi verso la zona dei taxi.
Mezz’ora dopo, si fermano davanti ad una bella villetta di mattoni rossi.
“Che bella casa!” Micol rimane affascinata.
Le case qui, sono così diverse da San Francisco.
“Questa zona dovrebbe essere Beacon Hill…” Micol rimane stupita. Da quando ha saputo di sua madre, ha letto tutto su Boston e la Rizzoli&Co.
“Sicuro che possiamo stare qui?...sembra un posti per ricchi...” Sbotta scettica caricando la sua valigia dal taxi mentre suo padre paga la corsa.
“Non dovresti pensare a queste cose, hai dieci anni e…”.
“Quasi undici!” gracchia la piccola avviandosi verso la casa.
Per Micol, l'unica cosa che conta in quel momento è che si trova nella stessa città di sua madre, sotto lo stesso cielo grigio.
Rick alza gli occhi al cielo. Dio, quella piccola somiglia così tanto a sua madre.

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Maura guarda la sua ragazza e annuisce in silenzio, prima di sciogliere le loro mani.
Jane si fa coraggio e si volta verso la sua famiglia in attesa.
“Io…devo dirvi alcune cose…non so come la prenderete…” farfuglia mentre la sua fidanzata le prende la mano e si mette al suo fianco per darle coraggio “Ho chiesto a Maura di sposarmi e lei…ha detto di sì…e…” tutti si zittiscono e c'è silenzio generale, poi tutti scoppiarono a gridare.
“Dios mi…mi hija se va a casar!” Sbotta Claire allibita.
Angela salta su dalla sedia, rischiando di far cadere Poppy che è seduta sulle sue ginocchia e Frank sorride con occhi lucidi.
“Maura sarà la mia altra mamma?” Domanda Poppy correndo verso di loro per saltare in grembo a sua madre.
“Sei felice? Però…ho anche un'altra cosa…io…” Jane mette sua figlia tra le braccia di Maura in cerca di coraggio.
Angela non dice nulla, guarda Jane con un misto di ansia e preoccupazione, sia chiaro, ama Maura e la relazione che ha con sua figlia ma pensa che si conoscano da troppo poco per fare quel passo.
“Mamma…ti prego di qualcosa o non avrò il coraggio di continuare…” Jane guarda sua madre stranamente a corto di parole, non è da lei, di solito non promette bene.
“Sono felice per voi…ma Janie, non è molto che state insieme…mi sembra un po' frettoloso, so che sei adulta e non serve che…” farfuglia nervosa.
Jane guarda Maura “Non so se ci riesco…” sussurra al suo orecchio.
“Vuoi che io…” ma la bruna scuote la testa con occhi lucidi.
“Sono incinta!” Sputa fuori come se le parole avessero un brutto sapore.
La stanza si blocca e tutti la guardano con occhi sbarrati. Jane cerca una reazione, anche negativa ma il tempo sembra aver abbandonato la stanza.
Maura le stringe il braccio facendole sentire la sua vicinanza.
È Poppy, con la leggerezza dei suoi sette anni a spezzare il silenzio.
“Avrò un fratellino o una sorellina? È vero Mamma?” scalcia per farsi mettere a terra e Maura la lascia andare.
La piccola saltella felice intorno a sua madre. “Che bello! Avrò qualcuno con cui giocare! Quando vi sposate? Quando sarò una sorella maggiore? Posso scegliere il suo nome? Avrò ancora la mia stanza e Mister Pomeroy sarà…” la piccola chiede a raffica aspettandosi una risposta a tutto ma Jane non sa che dirle.
La sua famiglia è ancora basita e non sa cosa pensare. Frank viene in suo aiuto.
“È stupendo, piccola mia, sono felice di diventare di nuovo nonno e che sposerai una donna in gamba come Maura!” L’uomo si avvicina a sua figlia e l’abbraccia forte.
Jane si spezza quasi in quel abbraccio, si fa stringere e cerca sua madre con lo sguardo. Angela è semplicemente pietrificata, troppe informazioni e non sa come reagire.
“Che bello, un matrimonio e un altro piccolo Rizzoli, sono felice per te Miss Jane!” Claire le sorride e le fa l’occhiolino.
“Mamma…allora?” Jane stuzzica sua madre per vedere cosa ne pensa, ma Angela non sa che dire.
“Io…sono felice per te Jane, ho solo bisogno di un attimo…” la donna si allontana ed esce per tornare nel suo appartamento.
Jane rimane con il cuore in frantumi, non sa perché sua madre reagisca così, quando ha avuto Poppy era felice, quindi cosa la sconvolge? La gravidanza o il matrimonio con Maura?.
“Mammina …” la vocina di Poppy la fa sorridere dentro “Chi ha messo il semino nella tua pancia? È stato papà…cioè Dean?” la domanda fa gelare il sangue di Jane.
Come ne sarebbe uscita adesso?.
“Tesoro, adesso mamma ha delle cose da discutere con tua nonna, perché non vai a giocare nella tua cameretta in attesa della cena?” la bambina annuisce e corre via canticchiando.
“Maura…” la voce di Jane è ancora più roca e spenta “Non posso farcela…cosa dico a nostra figlia, cosa dico a mia madre?” balbetta in preda al panico.
“Io…vado da piccola Miss…” Claire si allontana per lasciare a Miss Jane un po' di privacy.
“Non preoccuparti Janie, tua madre è solo preoccupata per te, sono sicuro che quando si sarà calmata, ti abbraccerà come sempre…” Jane annuisce mentre suo padre si allontana per andare a parlare con Angela.
“Dio…ho paura Maura, mi sembra di non riuscire a respirare…”.
“Shss…tranquilla tesoro, respira…dai, siediti un attimo sul divano con me.”
Maura prende la sua fidanzata sotto braccio e la fa sdraiare un po'.
“Mamma mi odia, non so cosa le passa per la testa, credevo che fosse felice per noi, so che con la storia del bambino…io…ma a lui non rinuncio!” Sbotta con le lacrime agli occhi. Maura non sa che dire, non conosce Angela così bene da capire cosa ne pesa, sa solo che sosterrà Jane in ogni modo possibile.
“Vedrai che si sistemerà tutto tesoro, abbiamo così tanto di cui gioire: ci sposiamo e avremo in bambino! “ Jane sorride tra le lacrime, la sua Maura.
“Non lasciarmi Maur…non posso farcela senza di te…” per la prima volta da anni, la famosa donna d’affari Jane Rizzoli si mostra vulnerabile ma davanti a sé non ha qualcuno che la compatisce o la giudica, ha Maura: una donna straordinaria che le ha rubato il cuore.
"E come potrei...ricordi quando ti ho chiesto cosa dovevo fare per essere tua?” Jane annuisce abbozzato un sorriso.
“Si, eri piuttosto insistente…” la stuzzica la donna asciugandosi gli occhi con le mani.
Maura sorride al ricordo.
“Ora ho la risposta a quella domanda…non devo fare altro che restare! Ti amo Jane, te e nostro figlio!” Maura si abbassa per baciare la sua ragazza sulle labbra.
La bruna si lascia consolare. Non sa come andranno le cose ma sarà freddo all’inferno, prima che Jane Rizzoli si lasci spezzare da qualcosa.

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“Ma…questa casa è davvero enorme!” Micol apre la porta di ingresso e rimane basita.
È tutto già arredato con mobili di pregio, quadri, foto di famiglia e un mega televisore che domina sull’imponente salotto.
La cucina a vista è spaziosa e luminosa e dalla finestra della cucina si può vedere il giardino nella corte interna.
“Abbiamo un giardino? In città? Che fico!” la ragazza si affaccia dalla finestra per osservare meglio ma piove e fa freddo.
“Chiudi la finestra, piccola o ti ammalerai!” Rick è felice di vedere la sua bambina così entusiasta.
“Voglio vedere la mia camera!” Micol butta lo zaino per terra e corre al piano superiore. Suo padre invece sistema le valigie vicino all’ingresso.
È stanco per il viaggio ma questa prima settimana la sfrutterà per dare modo a sua figlia di ambientarsi; hanno molto di cui parlare, devono decidere come approcciare Jane senza farla scappare, poi c’è la scuola e il basket.
“Ho il bagno in camera!” la voce eccitata di Micol arriva fino in salotto.
Rick è soddisfatto, grazie a Dio, suo padre Noah gli ha lasciato abbastanza per vivere senza pensiero più di qualche vita.
L'ora della merenda è passata ma muore di fame, per cena ordineranno la pizza e domani si vedrà.
Micol adora la sua stanza, suo padre ha fatto tutto alla perfezione e ha fatto bene a spedire gioni prima le loro cose e assumere un'agenzia per occuparsi di sistemare tutto.
La vista dalla sua finestra è bellissima, da sul giardino. Adora che le sue cose siano già al loro posto: i suoi libri, la sua musica, i poster ma la cosa più importante svetta lì, sul comodino accanto al suo letto: la foto di sua madre ritagliata dal Boston Magazine.
Micol si siede sul letto e prende la foto tra le mani “Sono a casa, mamma…ti voglio bene e spero di conoscerti presto…” sussurra portandosi la foto al petto.
Poco dopo, suo padre bussa alla porta.
“Tutto bene, pulce?” Rick si affaccia e Micol gli sorride annuendo “Pizza, per cena?” propone l’uomo notando che la piccola stringe la foto di Jane tra le mani.
Di solito lo fa quando ha paura di qualcosa e cerca conforto.
“Più tardi dobbiamo decidere come approcciare tua madre, sai che ne sarà sconvolta e potrebbe non reagire bene, lo sai questo, vero?” Micol rimette la foto sul comodino e si alza dal letto per raggiungere suo padre.
“Hai fatto tutto bene papà, sei il padre migliore del mondo e se con la mamma non dovesse andare, io ho sempre te, nessuno mi porterà mai via da te!”.
Rick si avvicina alla piccola con occhi lucidi. “Non voglio che tu soffra tesoro, non lo sopporterei, ma posso garantire che tua madre non ti volterà le spalle. Quando mi ha detto di te era decisa a tenerti, ti amava così tanto! Lei ha scelto il tuo il tuo nome e anche se eravamo troppo giovani, non ha mai dubitato, ha detto che ti avrebbe cresciuta da sola se fosse servito e sarebbe stata una buona madre per te…per questo non ho dubbi che ti amerà fin da subito.” Rick spera davvero che le sue parole siano profetiche. Ha un bellissimo ricordo di Jane, matura e ambiziosa e prega davvero che lei possa perdonarlo per averle spezzato il cuore portandole via la possibilita di vedere crescere la loro bambina.
“Lo so, ma voglio davvero conoscere la mamma e Poppy, voglio sapere della mia famiglia…so che anche tu sei la mia famiglia e ti amo per questo…ma voglio…” la voce della piccola si spezza e le lacrime le riempiono gli occhi “Voglio che la mamma mi voglia bene, voglio che mi sorrida come fa con Poppy…voglio…” continua singhiozzando più forte “Voglio essere sua figlia papà e che siamo una famiglia!” Micol si getta tra le braccia del padre che la stringe forte.
Sa quanto la sua bambina abbia sofferto per la mancanza di sua madre, ha sofferto più di quanto una bambina dovrebbe fare.
“Sai che lei ama un'altra persona, vero? E non credo che…” Micol annuisce tirando su con il naso.
“Si ama quella signora bionda…Maura, però... può amare anche noi, giusto? Perché noi siamo parte di lei….” Sussurra mentre suo padre la tiene più stretta al cuore.
La sua piccola Micol, così piccola e già così forte.
“Si, sei parte di lei tesoro…la parte migliore!”.

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"Angela, ma cosa ti prende?” Frank entra in casa loro come una furia. Sua moglie si sta comportando come una sciocca.
La donna è seduta in cucina e sorseggia qualcosa, assorta nei suoi pensieri.
La voce di suo marito la fa sussultare.
“Non urlare Frank, non sono sorda!” Sbotta guardandolo male.
"Sciocca, è questo che sei! Spiegami perché hai trattato Janie in quel modo, non ti credevo così bigotta! È per il matrimonio o per il bambino?” Angela alza gli occhi al cielo e sbatte la tazza ormai vuota sul tavolo.
“Ma ti ascolti? Come fai ad essere così tranquillo? Si conoscono da nemmeno tre mesi…matrimoni e poi il bambino, sul serio? Chi è il padre e cosa ne sarà della reputazione della famiglia?” Frank guarda sua moglie come se non la riconoscesse.
“La reputazione della famiglia è solida, ti voglio ricordare che io, ho fondato la Rizzoli&Co ed è merito di nostra figlia se fai la bella vita che tanto ti piace! Le cose di Janie sono affar suo, in quanto sua madre hai il dovere di amarla e sostenerla! Ci ha dato tante soddisfazioni, è una donna di successo e fa del bene in modi che nemmeno immagini. Quindi, ora tu ti ripigli e vai da nostra figlia e le mostri il dovuto rispetto o puoi uscire da quella porta e non tornare!” Angela sussulta alle parole forte di suo marito. Frank non le ha mai parlato così.
Certo, Jane ha dato loro molte soddisfazioni e anche se è rimasta incinta da giovane si è sempre assunta le sue responsabilità.
Angela ama Maura e sa bene che è la persona gusta per la sua bambina, è solo dura accettare che Jane non sposerà un uomo, ma dopotutto Jane non si è mai adeguata ai canoni .
Fin da piccola sapeva cosa voleva e ha fatto di tutto per otternelo.
“Ma chi è il padre di questa creatura? Jane non è quel tipo di donna e…” Frank si avvicina a sua moglie e la guarda dritta negli occhi.
“Nemmeno tu sei una santa Angela ma io ti amo lo stesso, mi hai dato tre figli di cui sono fiero e sei il mio cuore, ma se osi voltare le spalle a nostra figlia, se osi giudicare senza sapere, beh…ne pagherai il prezzo! Sono sicuro che c’è una spiegazione e Janie ce lo dirà quando sarà pronta. Ora, sciacquati la bocca e migliora il tuo atteggiamento, ti aspetto di sopra!” così Frank esce dall’appartamento con la stessa furia con cui era entrato.
Angela rimane di sasso, le parole di suo marito pesano come macigni ma sa che ha ragione. Jane è il loro orgoglio, la loro bambina che ha cresciuto Poppy in modo splendido, conciliando maternità, lavoro e studio.
Jane ha seguito le orme del padre ma lo ha fatto a modo suo, con il suo passo e ha raggiunto traguardi ambiziosi.
Angela sente vacillare il suo cuore, è stata ingiusta ed egoista con la sua bambina, non le ha dato il sostegno che merita nel momento del bisogno.
Che madre è? Si vergogna.
Pensandoci bene, quando ha saputo di Poppy ne era felice anche se Jane aveva chiarito che un padre non sarebbe stato presente.
Quindi cos’è cambiato? Forse è solo un po' gelosa della sua bambina, che si sposa e sta allargando la sua famiglia e forse non avrebbe più avuto tanto bisogno di lei.
Un nodo le si forma in gola, è stata davvero una stupida. Si alza per andare da Jane e scusarsi ma dei colpi alla porta sembrano precederla.
È Jane che bussa, come se ce ne fosse mai stato bisogno.
Angela corre ad aprire e si butta letteralmente tra le braccia di sua figlia.
“Oh Jane, perdona questa mamma sciocca, mi dispiace tesoro…sono felice per te, Maura e il bambino…avevo paura che…” dice tremando. “Avrò sempre bisogno di te mamma, sempre…ti voglio bene!” Jane si lascia abbracciare e si abbandona a quel contatto, odia piangere davanti a sua madre ma ha avuto davvero paura.
“Ti amo Janie…mio nipote sarà così fortunato ad averti!” Jane stringe sua madre più forte e annuisce tra le lacrime.
“Mamma…” sussurra con voce tremante mentre sua madre le bacia la testa come quando era bambina.

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Dopo aver mangiato la pizza, Micol e suo padre guardano un po’ di tv. Il silenzio è piacevole e poco dopo la piccola di addormenta come un sasso.
Rick spegne la TV e prende sua figlia in braccio per metterla a letto. Scende poi in salotto per lavorare un po'. Vuole organizzare tutto nel migliore dei modi per facilitare l’incontro tra Jane e la loro piccola, non si perdonerebbe mai di vedere la sua bambina soffrire.
Ha fatto molte ricerche e pensa che forse dovrebbe sondare un po' le cose prima di farla incontrare con Micol. Preferirebbe aspettare ma la piccola è molto impaziente.
Decide così di prendere tempo e vedere come va. Vuole visitare la città in modo da potersi ambientare, sa che sua figlia sbufferà ma non vuole rischiare.
La mattina dopo per fortuna non piove.
Rick sveglia Micol per andare a fare colazione. Non conosce Boston ma ha visto su internet qualche locale interessante.
“Copriti bene e andiamo!” Rick urla perché sua figlia la senta dal piano superiore. Non deve aspettare tanto, prima che Micol scenda le scale correndo entusiasta.
Ovviamente porta con sé il suo amato zaino con le sue cose.
Il locale non è lontano e tutte due amano molto camminare, così mano nella mano si avviano verso il Boston Joe.
“Chissà se i pancake sono buoni anche qui…” Domanda Micol osservando tutto con curiosità. “E il caffè…” Aggiunge l'uomo pregustando un buona colazione.
Poco dopo, arrivano davanti al locale ma Micol viene attirata da qualcosa: un piccolo gattino nero è in mezzo alla strada.
“Oh!" Sbotta prima di lasciare la mano di suo padre e correre via; di solito Micol non è avventata, anzi è molto matura per la sua età ma è pur sempre una ragazzina.
Rick non fa in tempo a bloccarla che la piccola è già in mezzo alla strada.
Proprio in quel momento, la macchina di Jane Rizzoli diretta alla Rizzoli&Co sta percorrendo la strada.
“Micol!” Urla Rick terrorizzato mentre vede la grossa macchina nera inchiodare a due passi da sua figlia.
Micol rimane di sasso mentre il gattino corre via.
“Papà!” Grida la bambina coprendosi gli occhi con le mani.
Per fortuna Alex ha i riflessi sempre pronti e inchioda senza sfiorarla.
“Alex, per l'amor di Dio!” Jane viene quasi sballottata in avanti ma la cintura l'ha tenuta ferma “Sai che sono incinta, stai attento!” grugnisce portandosi le mani al grembo.
Dopo quello che era successo a sua figlia Micol, Jane è tremendamente protettiva con il suo bambino.
“Mi scusi, Miss, ma una strana ragazzina era ferma in mezzo alla strada!”.
“Dio santo, lei sta bene?” Jane si slaccia la cintura e scende dalla macchina: davanti alla vettura c’è una ragazzina che si copre il viso e piange. “Micol!” Rick si precipita ad abbracciare sua figlia “Tesoro, stai bene? Ma cosa ti è venuto in mente, potevi morire!” Urla terrorizzato stringendo forte la piccola.
Nessuno dei due sembra aver realizzato la presenza della donna.
Jane rimane senza parole, sentire il nome Micol le spezza qualcosa dentro, inoltre quest’uomo sembra avere qualcosa di familiare.
“Stai bene, piccola?” la voce roca e preoccupata di Jane sembra fermare il tempo. Micol si vede apparire davanti sua madre. È più bella che nelle foto e ha una voce così calda e dolce. Sa che è una donna di classe e bellissima ma essere nel suo campo visivo, con quegli occhi che la guardano preoccupati.
Il cuore di Micol perde un battito “Mamma…” sussurra tra i denti cercando di imprimere nei suoi occhi l’immagine di sua madre.
Rick si volta e sbianca.
“Jane…” la bruna lo guarda per un istante e poi realizza.
“Rick…Rick Jameson, sei tu?” chiede allibita. Sono anni, da quando la loro bambina è morta che non ha sue notizie.
Jane viene attraversata da un brivido caldo. Ricordava benissimo Rick ed i suoi occhi, ma erano poco più che adolescenti. Ora ha davanti a sé un uomo fatto e deve ammettere che è davvero bellissimo.
Rick annuisce preoccupato. Non è certo così che voleva farle incontrare.
“Dio…mi dispiace tanto, stai bene tesoro?” Jane si avvicina alla ragazzina e invade il suo spazio personale per vedere se ha qualche graffio.
Le prende il viso tra le mani e le sfiora i capelli. Jane deve ammettere che questa ragazzina è davvero meravigliosa, le ricorda un po’ se stessa alla sua età.
Per qualche strano motivo si sente ipnotizzata da quella piccola creatura. Sono soprattutto gli occhi azzurri della ragazzina che la fanno vacillare. Gli occhi di Rick e capisce.
“Oddio…è tua figlia e stavamo per investirla!” dice con orrore.
“Mi dispiace tanto Miss…è apparsa all’improvviso…” Alex scende dalla macchina per vedere se va tutto bene.
“Sta bene, non preoccuparti…meglio andare, io…” ma Micol non vuole lasciarsi scappare questa occasione.
“Papà aspetta, io…” Jane osserva la ragazzina che per certi versi sembra somigliarle molto. Le si ferma il cuore a pensare a come sarebbe stata la loro bambina se non fosse morta. “Micol…” sussurra cercando di capire perché il suo ex abbia dato a sua figlia il nome che volevano dare alla loro bambina. Le sembra di cattivo gusto.
“Per favore…permettete che vi porti dove volete, io stavo andando a lavoro ma non ho ancora fatto colazione, avete fame?” Sonda, curiosa di capire il perché di questo assurdo incontro.
“Si, stavamo per entrare qui per mangiare i pancake!” Micol indica con il dito il locale alle loro spalle.
“Boston Joe? Ottima scelta, a volte vengo qui con mia figlia…” alla menzione di Poppy, Micol s’irrigidisce un po’ ma non vuole essere scortese.
Rick non sa che fare, Jane è davanti a sua figlia e non lo sa.
Cosa succederà quando le avrà spiegato tutto?. A questo punto inutile rimandare, tanto vale togliersi il dente e vedere come va.

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“Non so…che ne dici, tesoro?” Rick guarda sua figlia in attesa , vuole che sia lei a decidere. “Ok…” dice la piccola timidamente. Jane sospira sollevata.
“Alex, torna al Galatea, prenderò un taxi…” l’uomo annuisce e si allontana.
Entrano nel locale e si siedono per ordinare. Sembra surreale. Jane si sente stranamente bene, è come se fosse dove dovrebbe essere.
“Allora, come stai Rick…cosa ti porta a Boston?” Jane non può far a meno di notare che se la loro bambina non fosse morta questa potrebbe essere una scena di vita.
Non sa nemmeno se avrebbe avuto Poppy ma stare qui con Richard e questa ragazzina sembra semplice giusto.
“In realtà, sono venuto per te…c’è una cosa molto importante di cui devo parlarti!” Jane lo guarda stranita cosa potrai mai essere, sono anni che non si vedono.
“So che sei nel settore informatico Rick, credo che la Rizzoli&Co abbia qualche azione della FeltonMath…” Rick non si stupisce, ricorda quanto Jane sia intelligente e scaltra.
“Papà, vado in bagno!” Micol sente il bisogno di allontanarsi, avere sua madre così vicino e non poterla abbracciare la sta uccidendo.
“È bellissima!” dice Jane vedendola andare via. “È bella come sua madre…” poi si blocca rendendosi conto di aver parlato troppo.
“Sei sposato?” Jane ricorda bene i loro progetti. “No, Micol assorbe tutto il mio tempo…ero giovane e non è stato facile crescerla senza sua madre.” Jane pensa che forse la madre della piccola sua morta.
“Mi dispiace, non volevo…” ma Rick scuote la testa.
“Non è morta…è complicato…” l’uomo non sa davvero come intavolare questo discorso “Senti Jane…ho bisogno davvero di parlarti, c’è un posto privato dove possiamo andare?” Jane non capisce davvero cosa possa essere.
Se non per lavoro cosa sarà?.
“Possiamo andare alla Rizzoli&Co, avevo una riunione ma posso spostarla.” Rick annuisce mentre Micol rientra dal bagno.
“Ho detto a tuo padre che sei davvero bellissima.” Jane sorride vedendo la ragazzina arrossire.
“Grazie, anche tu sei molto bella!” Jane sorride e si alza per andare a pagare.
"Ho paura…” sussurra Micol avvicinandosi a suo padre.
“Anch’io, ma sappi che comunque vada, io non ti lascerò mai!” l'uomo si alza dalla sedia per abbracciare la piccola.
Jane che sta pagando, li osserva con discrezione. Sono davvero bellissimi insieme, ed il pensiero di aver perso la sua bambina ora le fa ancora più male.
Si passa una mano sul ventre e sospira, niente pensieri tristi, ha molto per cui gioire: il bambino, Poppy, Maura, la sua famiglia e il lavoro. “Andiamo?” Micol trascina per il braccio suo padre e deve mordersi la lingua per non cercare di riflesso la mano di sua madre.
Poco dopo un taxi li lascia davanti alla Rizzoli&Co. Micol rimane affascinata. Il palazzo è enorme.
Dopo essere entrati, Jane va a parlare con Susan per far spostare i suoi impegni.
Rick rimane indietro per parlare con sua figlia. “O la va o la spacca, spero che vada tutto bene…”.
“Ti voglio bene papà!” Micol sorride timorosa e si fa abbracciare.
“Vuoi un tablet o qualcosa per distrarti?” chiede Jane non sapendo quanto tempo avrebbe richiesto questo incontro.
Micol fa cenno di no e tira fuori dal suo zaino un album da disegno.
“Grazie ma preferisco disegnare o leggere!” Jane annuisce sorridendo.
“Per qualunque cosa chiedi a Susan, ok?” Micol annuisce mettendosi comoda.
Rick segue Jane nel suo ufficio. Non si aspettava niente di meno da una donna come Jane. Tutto trasuda potere, ricchezza e successo.
“Allora…di cosa mi devi parlare?” in quanto donna d’affari Jane è abituata ad andar subito al sodo.
Rick non sa da che parte cominciare, prende dalla borsa che ha con sé alcuni fogli. Essendo Jane una donna pratica saprà sicuramente come interpretare il tutto.
“Credo che tu debba leggere questi…” Jane prende i fogli senza capire. Li sfoglia con attenzione, non crede a ciò che legge. Ha tra le mani un certificato di nascita con i dati di Micol e dove lei è indica come madre, poi un test che attesta che Micol Luna Jameson è sua figlia biologica ed una busta bianca ancora sigillata. “È una specie scherzo? Perché non è divertente, Rick!” Sbotta allontanando i fogli da sé.
“Leggi la busta…capirai.” Jane apre la busta con mani tremanti. C’è la confessione di tutti gli intrighi di Noah Jameson, di come abbia pagato l’ospedale e ricattato Rick. È tutto nero su bianco.
Jane alza gli occhi incredula, non può essere vero, è solo uno stupido scherzo.
“Devi essere impazzito, come puoi pensare che…cosa cerchi, soldi? Vuoi ricattarmi per qualcosa che…” sibila rabbiosa.
“È nostra figlia!” Sbotta l'uomo alzandosi dalla sedia “Sono stato costretto, ho dovuto o l’avrebbe portata via, non ho mai voluto questo! È stato difficile da morire, vederla crescere senza di te, ma Micol ti ama tanto, l'ho cresciuta dicendole quanto tu l'amassi e volessi tenerla ma non potevi! Quando ha scoperto che non eri morta ma viva è quasi impazzita!” Grida tremando per la rabbia, sapeva che non sarebbe stato facile ma fa male lo stesso.
Jane si rimette a sedere per non svenire. Rilegge le carte in modo frenetico senza riuscire a capire come sia possibile. Micol, la sua piccola Micol Luna è viva, sua figlia è viva.
Sente i polmoni restringersi e fatica a respirare. Rick capisce che qualcosa non va e scatta dalla sedia per aiutarla.
“Respira…Jane, respira…” le dice prendendole le mani.
Jane trema come una foglia, si sente inghiottire ma deve calmarsi, per il bambino.
“Rick…aiutami a sdraiarmi un attimo.”
L’uomo la prende in braccio e la fa sdraiare su un piccolo divano presente nella stanza.

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Jane si sdraia e cerca di riprendersi.
Davvero quella bambina era la sua Micol? La bambina che credeva morta e che ha pianto per tutti questi anni?.
“Non mi stai prendendo in giro, vero Rick? Sarebbe crudele e non lo merito. So che eravamo giovani e non ti ho lasciato molta scelta quando sono tornata a Boston, però…”. “Non scherzerei mai su una cosa del genere. Non sai quante volte avrei voluto chiamarti, dirti di lei ma mio padre mi ha sempre ostacolato. È stato un buon nonno per Micol ma quando nostra figlia…” Jane comincia a singhiozzare.
“Oddio…Micol, la mia bambina è viva!” Jane piange più forte. Quante lacrime sprecate, quanto dolore inutile.
Le sembra di impazzire.
Troppe cose insieme: il bambino, il matrimonio e ora questo. Non sa se avrebbe avuto la forza di affrontare anche questo nel suo stato.
“Ma perché…perché, tuo padre ci ha fatto questo?” chiede mettendosi a sedere mentre Rick la sostiene con le braccia.
“Mio padre era uno stronzo e ha reso la mia vita un inferno, l'ho accettato solo perché era buono con Micol, ma dopo che lei ha scoperto cosa ha fatto, non ha più voluto vederlo, credo che questo lo abbia ucciso più di qualunque altra cosa.” Jane deve ingoiare la sua rabbia.
Quel maledetto vecchio di Noah Jameson, le ha portato via la sua bambina.
“Rick, c’è una cosa che devi sapere…” Jane si alza dalla poltrona cercando di non crollare.“Sto per sposarmi e aspetto un bambino, non credo che noi…” ma l’uomo sa dove la donna vuole andare a parare.
“Non sono venuto in cerca di qualcosa che non c’è più Jane, sono qui per Micol!” Jane guarda Rick con le lacrime agli occhi, ancora incredula, ancora terrorizzata.
“È...davvero nostra figlia?” Domanda con voce rotta.
“Si, è la nostra bambina, vuoi conoscerla?” Jane trattiene un singhiozzo e Rick pensa che non sia pronta.
“Si…ti prego…si!” ripete cercando di calmarsi. L’uomo annuisce e va a cercare la bambina. Micol è intenta a disegnare qualcosa quando suo padre la chiama.
“Micol, tesoro…tua madre vuole vederti!” La bambina sbarra gli occhi e con la velocità di un fulmine butta tutto nel suo zaino e corre verso di lui.
Rick prende sua figlia per mano e la conduce dentro l’ufficio di Jane. Sua madre è di spalle e sembra piangere.
“Mamma…” Micol avanza titubante. “Mamma, sono io, Micol Luna...tua figlia…” la voce della piccola spezza le ultime resistenze di Jane che si volta con le lacrime agli occhi e le corre incontro.
“Micol! La mia bambina…sei viva!” singhiozza prendendola in braccio.
“Mammina!” ora, anche Micol inizia a piangere. “Ti amo, Mammina!” la piccola si fa assorbire dall'abbraccio di sua madre.
Jane le riempie il viso di baci mescolando le sue lacrime con quelle di sua figlia.
“Oh, piccola mia, la mia bambina…ti amo così tanto!” Jane stringe sua figlia tra le braccia, credeva di sapere cosa fosse l’amore materno, dato che ha Poppy, ma abbracciare Micol, sentire il corpo della bambina che credeva morta non ha paragoni.
È come se il cuore stesso si fosse espanso diventando più grande.
Sua figlia, la sua Micol è tra le sue braccia.
“Oh, angelo mio, la mamma voleva…credevo che…” dice tremando non volendola lasciare andare. Micol si stacca un attimo per guardarla meglio.
“So tutto Mamma, papà mi ha spiegato ogni cosa, è un bravo papà!” La ragazzina cerca suo padre con lo sguardo e fa per sciogliere l’abbraccio ma Jane si oppone.
“No, non lasciarmi…non posso lasciarti ora che so che sei viva!” Micol sorride.
Suo padre aveva ragione quando ha detto che avrebbe dovuto strapparla dalle braccia di sua madre.
Rimangono abbracciate finché Micol non comincia a dare segni di impazienza.
“Mamma, non respiro…” Jane lascia la presa riluttante.
“So che abbiamo ancora molto da dire Jane, ma io e Micol ci siamo trasferiti a Boston e avrete tutto il tempo del mondo per conoscervi!” Jane annuisce tra le lacrime senza lasciare la mano di sua figlia.
“Posso restare ancora un po’ con la mamma?” chiede la piccola con occhi da cucciola.
“Sai che ha la sua vita, ricordi cosa abbiamo detto prima di venire?” Micol annuisce e lascia la mano di sua madre per allontanarsi ma Jane la trattatiene.
“Avrò sempre tempo per mia figlia, ti va di fare una passeggiata per parlare un po’, da mamma a figlia?” propone Jane non riuscendo a lasciarla andare.
“Si! Per favoreee!" Piagnucola verso suo padre. L’uomo può solo annuire, non potrebbe mai vincere contro due Rizzoli.
“Va bene, ma comportati bene! Jane…questo è il mio numero di cellulare, per qualunque cosa, chiamami!” Jane annuisce prendendo il biglietto dalla mani di Rick.
“Tesoro, la mamma arriva subito, di a Susan di chiamare Alex, lei capirà!” Micol fa come detto e li lascia soli.
Jane si avvicina a Rick e lo bacia sulle labbra. Non è un bacio romantico o sessuale.
“Grazie Rick! Per avermi riportato Micol, scusa...ma dovevo farlo!” arrossisce allontanandosi.
“Come ho già detto, so che hai la tua vita, a proposito auguri per il bambino! A me basta sapere che vuoi Micol nella tua vita.” Jane annuisce stringendosi a lui.
“Si, la voglio, con tutto il cuore!”.

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Rick annuisce serio.
“Quella bambina, è il mio mondo, Jane…se le farai del male, ti farò a pezzi!” sibila a due passi dal suo viso.
“È anche mia figlia, non potrei mai, te lo giuro Rick, voglio davvero conoscerla ed è al sicuro con me!” Jane lo rassicura. Non lo biasima, lei farebbe lo stesso per Poppy.
“Dai, se è una Rizzoli come penso, la pazienza non è il suo forte!” Sbuffa la bruna sforzando un sorriso mentre escono dal suo ufficio.
Micol è seduta su una sedia in attesa.
“Alex sarà qui subito, Miss Rizzoli!” Susan sorride affabile da dietro la sua postazione. Jane annuisce e raggiunge sua figlia.
“Micol, tesoro vieni qui!” Jane chiama sua figlia e le tende la mano. La piccola scatta su come una molla e la raggiunge. “Ti andrebbe di fare un giro per vedere la Rizzoli&Co?”.
“Davvero?” la guarda entusiasta.
Micol farebbe qualsiasi cosa per far parte del mondo di sua madre.
“Susan, voglio presentarti Micol…mia figlia!” La donna rimane di sasso. Non sapeva che Miss Rizzoli avesse altri figli, oltre alla piccola Poppy. “Oh…ciao tesoro, io sono Susan Green e lavoro da molto tempo con la tua mamma, ma...guardati, chi ti ha regalato questi occhi?” la donna è rimasta molto sorpresa.
La ragazza è davvero bellissima e ha la stessa bellezza cruda di sua madre.
“Papà mi ha regalato questi occhi, ma i riccioli e le fossette, quelle sono della mia bellissima mamma!” Micol guarda sua madre che le sorride con orgoglio.
Jane si sente sciogliere, le sembra di camminare a mezz’aria, è tutto così corroborante e sfiancante allo stesso tempo. Non ha la minima idea di come raccontare tutto alla sua famiglia.
I Rizzoli impazziranno ma in questo momento, l'unica cosa che vuole adesso è Micol e le viene una idea; non è insolito per lei fare dei viaggi d'affari che la tengono lontana da casa per giorni, quindi, se si assentasse per un po' non ci sarebbe nulla di strano.
La donna ha bisogno di stare con sua figlia, creare un legame ma non può farlo con l'esuberanza di Poppy o la sua caotica famiglia.
Sente di doversi dedicare totalmente a Micol. “Senti Rick, devo parlarti di una cosa…Susan, potresti guardare nostra figlia per un attimo?” la donna annuisce e fa cenno alla ragazzina di seguirla.
Micol è titubante ma Jane le sorride dolcemente per rassicurarla, poi Jane si allontana un attimo con Rick.
“Senti, sono ancora in overdrive per tutto e non so come la prenderai…ci sono dei problemi se passo qualche giorno con nostra figlia? Per conoscerla senza la mia pazza famiglia. Niente di strambo, solo qualche giorno fuori città, ti terrò aggiornato su tutto…” l'uomo è un po' titubante, non è mai stato separato da sua figlia per due giorni di seguito.
“Io…non so, se mi terrai informato non ho nulla in contrario ma sarà lei a decidere!”.
“Va bene, mi sembra giusto…eh, Rick…mi hai fatto un regalo inestimabile e devo dire che l’hai cresciuta molto bene!” Jane deve ammettere che per quello che ha visto, Micol sembra essere molto sveglia e intelligente.
“Grazie, lo apprezzo molto!”.
Finito di parlare, padre e figlia si salutano per vedersi più tardi.
“Mamma?” Jane perde un battito nel sentire sua figlia chiamarla così.
“Si amore, dimmi…” Il cuore di Micol sembra esplodere nel petto.
Aveva immaginato milioni di volte questo momento ma trovarsi a viverlo in modo così vivido le fa venire voglia di piangere ed è quello che fa.
La piccola scoppia a piangere sopraffatta da tutta la situazione.
Jane la prende in braccio nonostante sia poco più bassa di lei e la lascia sfogare.
La stringe forte a sé e la culla con parole dolci. “Shss…la mamma è qui tesoro, sono qui e non ti lascerò mai più!” Ma queste parole fanno solo piangere più forte Micol che singhiozza tremando, si aggrappa al corpo di sua madre come se la sua vita dipendesse da questo e Jane la lascia fare.
Sente un misto di amore, paura rabbia e dolore, e come se stesse partorendo Micol una seconda volta e la bambina piangesse per avvisare il mondo della sua presenza.
Susan, che osserva tutto in disparte, ha le lacrime agli occhi, non ci ha capito molto ma sorride vedendo la dolcezza di quel momento così intimo.
Alex arriva poco dopo e trova Miss Rizzoli con in braccio la strana ragazzina di prima.
“Alex, prima di qualunque cosa voglio presentarti una persona…” Jane mette Micol per terra e le bacia il viso bagnato di lacrime “Questa…” indica la ragazzina che le è incollata addosso “Questa è la mia piccola Micol…” l'uomo la guarda stranito.
Che lui sappia c’è solo una Micol ed è al cimitero.
“Non capisco…” dice guardando prima Miss Rizzoli e poi la bambina.
“È mia figlia, Alex conto sulla tua discrezione. Non farne parola con nessuno e riservale lo stesso rispetto e trattamento che hai verso Poppy, ti dirò tutto a tempo debito!” Alex annuisce senza fare domande e si presenta proprio come ha fatto a suo tempo con piccola Miss.
“Miss Micol, è un onore fare la vostra conoscenza! Lavoro da anni per Miss Rizzoli e sono a vostra completa disposizione!” Spiega facendo un mezzo inchino.
Micol sorride a tanta galanteria ma l'uomo le piace.
“Grazie, ma chiamami Micol!” Alex annuisce serio.
“Ok…ora che ne dici di andare da qualche parte e poi ti mostro l’azienda?” Jane è eccitata ma anche nervosa e spera di non fare casini con la piccola.
“In realtà…” Micol si sfila lo zaino e tira fuori il suo album .“Voglio farti vedere una cosa…” dice timidamente. “Ma non qui, possiamo andare in un posto tranquillo?” Jane sorride alla timidezza di sua figlia.
“Ma certo, Alex portarci al Grey House e di loro che non voglio nessuno.” Alex annuisce e si allontana per chiamare il locale.

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Arrivate al Grey House, Jane porta sua figlia in una sala appartata.
“Tesoro, vuoi mangiare qualcosa? Qui fanno della cioccolata calda ottima!”. Micol annuisce mettendosi a sedere.
“Mi piace la cioccolata ma senza panna, troppo dolce!” Sottolinea con una lieve smorfia.
“Hai davvero ragione, nemmeno a me piace!” Sorride facendole l’occhiolino.
Poco dopo lo stesso cameriere dell’altra volta prende le loro ordinazioni e sparisce in cucina. “Che cos’è?” Jane indica il libro che sua figlia stringe al petto.
Micol glielo porge timidamente. In quelle pagine ci sono tutti i suoi segreti ed i suoi sogni. “Posso?” Jane preferisce chiedere.
La piccola annuisce. Come lo apre rimane a bocca aperta. Ci sono: ritagli di giornali, dediche, poesie, disegni e cartoline. Jane sente un nodo crescerle in gola.
“Quando papà ha detto che eri viva, ho voluto sapere tutto di te…” Jane alza lo sguardo e sorride dolcemente alla sua bambina, è così dolce.
“Wow…è bellissimo!” Jane si sofferma su una pagina dove il suo nome e quello di Micol sono pieni di cuori rossi.
“Oh, tesoro…non oso immaginare quanto tu abbia sofferto, se avessi saputo…” Jane sente le lacrime salirle agli occhi.
Per colpa del padre di Rick la sua vita era cambiata per sempre. È così ingiusto.
Poi la bruna si sofferma su una pagina che la fa sorridere tra le lacrime e ne traccia la scritta che Micol ha ben messo in evidenza con tanti colori. “Tutti…i posti…che voglio vedere con la mamma…” sussurra con voce tremante mentre qualche lacrima cade sul foglio ingiallito.
Ci sono posti fantasiosi ma anche cose normali come: biblioteche, parchi, cinema.
“Hai fatto tutto questo…per me?” Micol annuisce mentre le loro cioccolate arrivano. Jane è oltre lo shock ma sa cosa deve fare.
Chiude un attimo il quaderno e si concentra su Micol che sorseggia piano la sua cioccolata.
“Ti andrebbe di fare un viaggio? Solo noi due…” la bambina rimane con il cucchiaio a mezz’aria. “Solo noi? Senza papà, solo io e te?” domanda confusa ma eccitata.
“Solo se ti va, puoi scegliere qualunque posto tu voglia ma se credi che…”.
"Si…si!” Micol scatta su dalla sedia e si butta tra le braccia di sua madre.
“Oh, d’accordo…ho già parlato con papà e vuole che sia tu a decidere. Allora…dove ti piacerebbe andare?” Jane è felice che sua figlia sia così entusiasta.
“Al mare, adoro il mare ma in un posto caldo, magari in Europa, per favoreee!” Supplica saltellando.
“Va bene, va bene…ora finisci la tua cioccolata, so già dove andare ma sarà una sorpresa, ok?”. “Va bene, vedremo i pesci e mangeremo il gelato, mi piace il pistacchio e prenderemo il sole e poi…” dice a raffica mentre Jane fatica a seguirla.
In questo somiglia così tanto a Poppy. La piccola impazzirà per Micol, ha sempre voluto una sorella maggiore.
“Bene, ecco cosa faremo: ora io vado a lavoro e Alex ti riporta da tuo padre, e domani ti chiamo per farti sapere tutti i dettagli del viaggio, va bene?” Micol annuisce felice.
Finito la cioccolata, Alex passa a prenderle. Porta prima Miss Rizzoli a lavoro e Micol da suo padre.
“Ok tesoro mio, ci sentiamo domani, ti amo!” Jane saluta sua figlia prima di scendere dalla macchina.
“Posso chiamarti...se mi manchi?” sussurra Micol un po’ abbattuta, non ha proprio voglia di separarsi da sua madre.
“Non devi nemmeno chiederlo, tuo padre ha il mio numero di cellulare. Discuterò con lui se sia il caso di prenderti un cellulare, sei più grande di Poppy e confido ne faresti buon uso!”.
“Si, ho quasi undici anni e faccio gli anni a…”.
“A Marzo…si, lo so, come dimenticare…” Jane sente il cuore come in una morsa. Micol si avvicina a lei e l’abbraccia forte.
“Non devi più essere triste mamma, io sono qui, e sto bene!” Jane stringe sua figlia più forte e fatica a lasciarla andare ma ha mille cose da sistemare prima di partire.
Deve innanzitutto raccontare tutto a Maura e poi alla sua famiglia ma questo lo farà al suo ritorno.
Ora deve solo pensare a Micol.

Chapter Text

Dopo aver salutato sua figlia, Jane chiama Alex dicendogli di far portare Maura alla Rizzoli&Co se la donna è libera.
Ora che ci pensa, la sua ragazza non è mai stata sul suo posto di lavoro. Ha scelto il suo ufficio per parlare di Micol perché non vuole distrazioni.
Poco dopo, Maura viene fatta accomodare nell’ufficio di Jane. Come vorrebbe poter bere un buon whisky in questo momento, ma essendo incinta, non può.
“Jane?!” Maura entra sorridendo. “Sei via da ore, tutto bene?” chiede preoccupata.
Dopo quella strana riunione di famiglia e le goffe scuse di Angela, Maura non ha più sentito la sua ragazza.
“Si, sto bene amore, devo solo…” dice ma viene interrotta da una chiamata al cellulare.
È Rick e si allarma pensando sia successo qualcosa a Micol. “Scusa Maura, torno subito!” Jane si allontana un attimo e va nell’ anticamera accanto.
“Rick, tutto bene? Si…certo…amore, dimmi…oh, va bene…ok! A domani, ti amo! Maura sente la conversazione, Jane non è stata molto discreta a riguardo.
“Che succede…e chi diavolo è Rick? Ma che cazzo, mi stai tradendo?!” Urla sconvolta spalancano la porta della stanza facendo sobbalzare Jane.
“Cosa? No! Non lo fari mai! Se ti siedi e mi ascolti, capirai…”.
“Cosa dovrei capire? L’hai chiamato amore!” La bruna rimette in tasca il cellulare ed esce dalla stanza seccata.
“Prima di tutto, non è di classe ascoltare le telefonate altrui, secondo, per favore calmati e terzo, se ti siedi e mi fai spiegare capirai, ok?” Sbotta rimettendosi a sedere.
Capisce la situazione ma non ha davvero voglia di una scenata alla Maura Isles.
La bionda annuisce e si siede davanti a Jane cercando di calmarsi. Jane le racconta tutto nel minimi dettagli.
“…Quindi mi stai dicendo che la bambina che credevi morta, invece è viva e ti è stata sottratta quando hai avuto quell’incidente al settimo mese? Deve aver passato molto tempo in ospedale se è nata prematura. E tu, eri all'oscuro di tutto? Ma…non ti hanno nemmeno fatto vedere il suo corpicino?”. Jane fa cenno di non con la testa e sente un groppo alla gola a ripensare a quei giorni.
“Ero sedata, Maura, ed ero così sconvolta che non ho nemmeno pensato di vedere il suo corpo senza vita…”.
Solo ora Jane capisce quanto sia stata forse superficiale ma chi avrebbe mai pensato che l’ospedale fosse in combutta con quel maledetto di Noah. Anche per Maura sembra tutto così assurdo.
Sicura che lui non voglia qualcosa da te? Magari soldi o…”.
“Ho parlato a lungo con Rick, mi ha mostrato le prove che Micol è biologicamente mia figlia. Non sono un’ingenua, se voleva fregarmi lo avrei capito.”
Jane capisce bene i dubbi di Maura.
“Dovresti vederla Maur…è bellissima! Ha questi occhi azzurri meravigliosi che ha preso da Rick, ma ha le mie fossette ed i miei capelli ribelli e poi…è così dolce…” Jane sente il cuore pompare più forte mentre parla di sua figlia.
Maura ha mille pensieri che le affollano la mente, alcuni belli, altri non tanto ma se Jane è sicura, lei la sostiene.
“Comunque…per questo volevo parlare prima con te. La mia famiglia salterà per aria appena saprà tutto; quindi volevo avvisare che mi prenderò due settimane per stare sola con Micol. La porterò alle Canarie, adora il mare. Ho bisogno di passare del tempo sola con lei e conoscerci…”. Maura si avvicina di più alla sua ragazza e le prende le mani.
“Sono così felice per te amore, fa ciò che devi, e quando tornerai spiegheremo tutto alla tua famiglia. Dio…Poppy sta già contando i giorni per quando arriverà nostro figlio, appena saprà che ha anche una sorella maggiore, andrà fuori di testa!” dice ridendo mentre Jane l’attira a sé per un bacio.
“Vorrei fartela conoscere prima di partire, ti andrebbe?”.
Maura annuisce tra le braccia della sua donna.
“Se è bella la metà di te e ha il tuo carattere focoso, sarà divertente!” Maura sbuffa in modo giocoso mentre la sua fidanzata le fa scorrere una mano sotto la gonna.
“Jane?!”.
Maura sussulta a quel contatto improvviso ma Jane la stringe a sé baciandole il collo.
“Shss…sta buona! Sono incinta del tuo bambino, il che mi da un bonus per scoparti quando mi va!”. Maura ride divertita.
“Come se tu ne avessi bisogno…sarò un bravo papà!” sussurra prima che Jane le baco l'orecchio e sfiori la sua carne calda con dita agili bagnando le sue mutandine.

Chapter Text

Dopo aver scopato Maura ed aver raggiunto insieme l’orgasmo, Jane porta la sua fidanzata a conoscere Micol.
Arrivano a casa di Rick a tardo pomeriggio.
La loro casa è poco lontana da quella di Maura. Suonano alla porta ed una saltellante Micol le accoglie allegra.
“Mammina, sei arrivata!” La piccola le salta in grembo.
“Fa piano tesoro, aspetto un bambino!” Micol sgrana gli occhi e sorride radiosa.
“Sarò due volte sorella maggiore? Vuoi dire che… oltre a Poppy, avrò un altro fratellino o sorellina?” Jane annuisce e l’abbraccia dandole un bacio sulla guancia.
Maura guarda la ragazzina e vede molto di Jane in lei: gli stessi capelli indomabili e le fossette birichine.
“Ciao…” Micol saluta Maura tendendole la mano. “Come sai il mio nome?”.
La donna le stringe la mano e guarda Jane che scrolla le spalle.
“Appena ho saputo della mamma ho fatto delle ricerche e ti ho riconosciuto dalla foto del Christmas Gift, sei davvero molto bella ma non come la mia mamma!” sottolinea orgogliosa. “Oh…Wow, piacere mio, Micol sono davvero felice di conoscerti!”.
“Papà è uscito a prendere il gelato, siamo ancora d’accordo per domani?” la ragazza si sposta per farle entrare.
Jane prende la sua fidanzata per mano e segue sua figlia.
“Si, va benissimo. Vuoi che scelga io il locale?”. Micol aveva chiamato Jane perché voleva cenare con lei.
“Si, ma niente roba verde, papà è fissato con il cibo sano e roba simile…” fa una smorfia ricordando le scelte molto salutari di suo padre. Jane scoppia a ridere e anche Maura.
“Dio Jane, è proprio tua figlia!”.
Rick entra in quel momento.
“Micol, sono a casa, è già arrivata J…?” Grida mentre è ancora concentrato sul cellulare.
“Ciao, Rick…” Jane saluta l'uomo che sorride imbarazzato.
“Oh, ciao Jane! E tu…devi essere Maura…” le sorride mettendo il cellulare nella tasca e concentrandosi sulla bella bionda.
“Si, sono Maura Isles, la fidanzata di Jane…hai una casa bellissima e anche la piccola è…bellissima!” Maura sente il bisogno viscerale di evidenziare subito il suo ruolo nella vita e nel cuore di Jane. Non si sa mai.
“Piacere mio Maura e grazie per i complimenti!”. “Papà, la mamma ha detto che aspetta un bambino, non è fico? Hai preso la liquirizia?” Dice a raffica mentre corre verso la cucina. “Dio…Jane, nostra figlia ha un’energia inesauribile!” Sottolinea Rick seguendo la bambina in cucina.
Maura sente un morso di fastidio quando l'uomo evidenzia il fatto di essere legato a Jane tramite Micol, ma non è davvero qualcosa per cui potersi arrabbiare.
Meglio concentrarsi sul fatto che anche lei e Jane stanno per avere un bambino.
Jane scruta il viso di Maura cogliendo il velo di disagio che le attraversa gli occhi alle parole di Rick, ma Maura si volta verso di lei sorridendo e stringendole piano la mano.
Va tutto bene.
Jane torna a respirare. Deve riuscire a gestire il suo legame con Rick, avendo una figlia insieme, poi c’è Poppy che è di Dean ed ora questo figlio, che hanno stabilito essere suo e di Maura.
Non sarà facile gestire il tutto e dividersi tra le esigenze del bambino, conoscere Micol e intrecciare le loro vite con quella della piccola Poppy.
“Mamma, domani sera possiamo andare a mangiare la pizza? È troppo buona!” Micol si avvicina a sua madre che annuisce baciandole la testa.
Ogni tocco, sorriso di Jane sono un dono per Micol. Sapeva che Jane le avrebbe voluto bene, suo padre non ha fatto altro che ripeterglielo da quando era piccola, ma sentirlo sulla propria pelle è qualcosa che ancora le desincronizza il cuore, lasciandola senza parole.
Stanno per sedersi e condividere il gelato, quando una piccola vertigine fa sbilanciare Jane.
“Oh…” si blocca prendendosi la testa tra le mani. Maura, sempre attenta, la vede vacillare e si fionda su di lei e per sostenerla.
“È tutto ok…ci sono io…” Jane si aggrappa alla voce dolce di Maura, fa un respiro piano cercando di riprendersi per non spaventare sua figlia che la guarda preoccupata.
“Sto bene Micol, è solo la gravidanza ma con il tempo andrà meglio…ora voglio proprio quel gelato! Spero che papà abbia preso la nocciola…”’ sbuffa mettendosi a sedere.
“Non ti conoscessi!” ribatte lui ridendo.
“Sai Micol, tua madre mangiava chili questa roba quando era incinta di te e faceva certi miscugli…che schifo! Una volta ha messo le patatine alla paprika sul gelato, bleah!”.
“Che schifo, mamma!” Micol fa una smorfia mentre mangia il suo gelato con gusto.
“Hey pulce! Era colpa tua se avevo certe voglie, avevi sempre fame!” Sbuffa Jane ridendo facendo ridere anche Rick e la bambina.
Maura però, si sente leggermente fuori asse; a pensarci bene, se Jane non fosse stata ingannata dal nonno di Micol, questa potrebbe essere uno spaccato della sua vita. Probabilmente, Jane non avrebbe sposato Rick e forse non avrebbe nemmeno Poppy e lei?. Maura ci sarebbe? Starebbero insieme?
Milioni di domande rimangono in sospeso tra le risate mentre lei si sente spettatrice di una vita non sua.
Jane lo sente, Jane sente sempre quando qualcosa cambia in Maura anche se in modo impercettibile.
“Quando ero incinta di Poppy invece, mangiavo molto salato e piccante, ma ora…” Sorride guardando la sua ragazza “Ora che aspetto il bambino di Maura mangerei solo miele e spezie….” Sottolinea la donna con un sorriso da lupo. Maura sa cosa significano quelle parole.
Miele e spezie erano le parole che Jane aveva usato in una notte di passione, quando Maura le aveva chiesto di descrivere il suo odore e sapore intimo.
Queste parole significano: è te che amo, è te che desidero, solo tu.
Maura sente il cuore vibrarle nel petto ed il fuoco colarle tra le gambe.
Così Maura le sorride, e Jane si rilassa un altro po'.

Chapter Text

Finito il gelato, è quasi ora di cena.
Micol fatica a lasciare andare sua madre ma Jane le ha promesso che la sera dopo avrebbero passato una serata speciale.
Solo così Micol lascia andare sua madre.
“Ciao tesoro, ci vediamo domani e non fare impazzire papà, ok?” Micol annuisce mentre Rick libera il tavolo per la cena.
“Buonanotte mamma, ciao Maura!” la piccola abbraccia le due donne e corre in camera sua. “Notte Rick, passo a prendere Micol per le sette di sera, va bene?” dice sporgendosi per dagli un bacio sulla guancia.
“Certo, notte ragazze…” Maura annuisce e segue Jane fuori di casa.
Il ritorno a casa è tranquillo. Alex va a prendere le due donne e le riporta al Galatea.
Jane è decisamente stanca, tra l'altalena di emozioni e la gravidanza.
“Mammina!” Poppy corre incontro a sua madre con la bocca sporca di sugo.
“Poppy Grace Rizzoli! Non sporcherai gli abiti della mamma, sai quanta fatica a togliere il sugo dalle sue camicie di seta?” Claire rimprovera la piccola che si blocca a metà strada.
"Oh!” Poppy torna sui suoi passi e prende dalle mani di Claire il fazzoletto bianco che la donna le porge con pazienza.
La piccola si pulisce per bene e si getta tra le braccia di sua madre.
“Amore piccolo, ciao!” Jane stringe sua figlia tra le braccia. Le sembra di non vederla da giorni. “Ciao Maura, nonno ha fatto gli spaghetti al sugo!” racconta scalpitando in braccio a Jane. “Muoio di fame!” la donna prende Poppy dalle mani della sua fidanzata, non vuole che si stanchi nelle sue condizioni.
“Piccola Miss, ha già fatto i compiti Miss Jane e Miss Rizzoli è tornata a casa con Mister Rizzoli!” spiega Claire mentre la piccola viene rimessa a terra e si rimette a sedere a tavola.
“Tieni la cena in caldo Claire, ho bisogno di una doccia…poi chiama mia madre per mettere a letto Poppy !” La donna annuisce mentre Jane sale al piano superiore seguita da Maura.
Una volta in bagno, sia Jane che Maura sentono il bisogno di lavare via quella giornata così densa di emozioni.
“Quando partirai?” Maura cerca di non far trasparire la tristezza al pensiero di stare due settimane senza Jane.
Da quando erano tornate insieme, non erano mai state separate per più di qualche ora.
“A inizio Marzo…se non avessi avuto quell'incidente al settimo mese, Micol sarebbe nata a Marzo. Voglio organizzare una bella vacanza ma mi pesa lasciare te e Poppy …” Jane chiude gli occhi e si stringe di più alla sua ragazza.
“Staremo bene, anche tu mi mancherai da morire, ma è giusto che tu e Micol abbiate tempo per legare tra voi. Promettimi che starai attenta…” dice a bassa voce passando la mano sul ventre di Jane.
“Te lo prometto, proteggerò nostro figlio e mangerò bene!” Sorride dando un bacio alla sua bionda preferita.
La situazione si scalda in fretta ma sanno già che se dovessero fare troppo tardi per la cena, Miss Murray si lamenterebbe a non finire.
Dopo aver mangiato, Jane si infila esausta nel letto mentre Maura, purtroppo viene chiamata per un caso.
Le scoccia dover lasciare il suo nido caldo accanto a Jane ma non può fare diversamente. È quasi mezzanotte e l'aria è davvero pungente ma non umida.
Maura si avvolge nel suo cappotto ed esce verso il parcheggio del Galatea. Una volta sulla scena del crimine saluta i suoi colleghi.
“Salve Korsak, cosa abbiamo?” il detective annuisce in risposta.
“Perché la gente non si uccide in orari normali?” Sbuffa un po' irritato.
“Condivido quel pensiero…stavo per andare a letto con la mia fidanzata e invece…” sospira la donna osservando la scena del crimine brutale come sempre.
Dopo i rilievi e aver disposto il tutto per l'autopsia, si avvia verso la macchina pronta a passare un'altra notte insonne.
Prima di conoscere Jane non le pesava, ora detesta queste notti solitarie che la tengono lontana dalla sua ragazza.
Arrivata al Bpd si prepara per l'autopsia, quando qualcuno bussa alla porta del suo ufficio.
Chi può essere?.
“Avanti!” Tuona con voce stanca.
Poco dopo, la porta si apre ed una bellissima donna in uniforme si palesa timidamente. “Buonasera Dottoressa Isles, sono la detective Alexandra Nichols, non ho avuto occasione di presentarmi. Vengo da Philadelpia e sono onorata di fare la sua conoscenza, la sua fama è arrivata fino a lì…” Maura rimane un attimo basita.
Si era dimenticata che era stato assunto un detective da fuori.
La donna è davvero meravigliosa: alta, magra, capelli biondi e lisci fino alle scapole e occhi verde nocciola. Molto attraente ma scompare miseramente, davanti a Jane.
“È un piacere conoscerla, detective Nichols, spero si trovi bene qui al Bpd e che la nostra collaborazione sia fruttuosa!” sottolinea Maura cordialmente.
“Alex, la prego….posso assistere all’ autopsia?” la donna sorride affabile.
“Ma certo…vado un attimo a cambiarmi e cominciamo!”.
Maura si allontana un attimo mentre la detective osserva l’ufficio del medico legale. È bizzarro ma in modo curioso e spera davvero che le voci su di lei siano false, che non sia una donna dal cuore di ghiaccio.
Sta per uscire dall’ufficio, quando qualcosa attira la sua attenzione: sulla scrivania della dottoressa c’è una bellissima foto della donna insieme ad una bellissima mora.
“Jane?” Sussurra con un filo di voce.
La donna che ha ossessionato i suoi sogni da anni. Ne aveva perso le tracce dopo aver concluso l’università ma non aveva mai dimenticato la bellezza corvina.
Alexandra aveva sempre amato Jane in segreto, la seguiva sui tabloid ed era persino stata a qualche evento mondano come cordone di sicurezza ma non aveva mai osato avvicinarla, lei è una semplice detective operaia che non avrebbe mai avuto accesso al mondo di una donna come Jane Rizzoli.
“Quella, è la mia fidanzata!” Maura rientra in ufficio e nota che la detective osserva la cornice che ha sulla scrivania: una foto di lei e Jane dopo il Christmas Gift.
Alexandra sussulta per lo spavento “Mi scusi…non volevo..." ma Maura sorride soddisfatta. Jane fa sempre quell’effetto.
“È bellissima, vero? Stiamo per sposarci e abbiamo già due figlie ed uno in arrivo…”.
Maura si sente stranamente territoriale. Jane sarebbe fiera di lei.
La bruna ama quando Maura parla di lei in questo modo, come sei lei, Poppy, Micol ed il loro bambino fossero sue da sempre.

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"Sono molto fortunata, Jane è una creatura meravigliosa…beh, allora, cominciamo l’autopsia, spero non sia debole di stomaco…” suggerisce sorridendo.
“Sono poche le cose che mi fanno ribrezzo e non è il primo cadavere che vedo!” Maura percepisce una linea di tensione nella voce del detective ma non ci fa caso più di tanto.
Dopo aver risolto l’omicidio, Maura ha dovuto ammettere che la nuova detective è davvero molto competente. È acuta, scrupolosa e per certi versi meticolosa quanto lei stessa.
Le piace il suo modo di pensare e approcciarsi ai casi, lo trova stimolante.
Finito il suo rapporto, è quasi ora di pranzo, prende il cellulare e legge un messaggio di Jane.

Maura alza gli occhi al cielo, la sua Jane così forte e di successo e poi a volte ha queste uscite da birichina. Maura sa che Jane lo fa perché ama essere coccolata da lei.
Chiude il suo ufficio e poi sale al piano superiore, per cercare la sua fidanzata.
Esce dell’ascensore e vede il nuovo detective parlare con Jane. È tutta sorrisi timidi e occhi dolci ma Jane è assolutamente impassibile.
È cordiale e annuisce con la testa ma Maura sa leggerne la postura: Jane è infastidita.
“Ciao, tesoro!” Maura avanza sorridendo attirando l’attenzione della sua ragazza.
“Ciao amore…fame?” Jane si alza dalla sedia e le va incontro per darle un bacio molto casto sulle labbra.
“Si, ho molta fame! Come state?” Maura passa una mano sul ventre leggermente gonfio di Jane.
“Affamati e un po’ stanchi. Se stasera non lavori, potresti venire con me e Micol per cena…”.
“Ma…è il tempo per voi due, non vorrei…” ma Jane le sfiora il viso con le dita.
“È stata Micol a suggerirlo, mi ha chiamata stamattina, dice che sei cool e che tanto vale conoscerti, visto che diventerai la sua altra mamma!” Maura sussulta a quelle parole e guarda Jane come a chiederle se fosse vero. Jane annuisce e la stringe forte a sé.
Alexandra assiste alla scena con sguardo di ghiaccio. Jane è davvero innamorata della dottoressa. Sbuffa alzando gli occhi al cielo e si allontana seccata.
“Quella tipa è strana Maur, mi si è avvicinata come una gattina in calore, devo decidermi a comprare degli anelli di fidanzamento, non voglio che qualcuno pensi di avere una chance con me, mia bella dottoressa!” Jane bacia Maura tra i capelli.
L'odore di Maura è l'unica cosa che non le fa venire la nausea. Maura sorride divertita.
“Dai, ti porto a mangiare prima che nostro figlio decida di rovinarti la festa con la nausea.” Jane prende Maura per mano e la conduce in un locale poco lontano.
Poppy intanto disegna qualcosa per la mamma. È felice e ha raccontato alla sua amica di banco che presto la sua mamma le darà un fratellino o una sorellina. Non vede l'ora.
Dopo pranzo, Jane torna alla Rizzoli&Co e Maura in ufficio per sbrigare le ultime cose.
È felice che Micol la voglia includere. Quando Jane ha detto che pensava già a lei come alla sua seconda mamma, le è quasi scoppiato il cuore.
Alex intanto sta organizzando qualcosa con Michael per quando Miss Jane tornerà dalle Canarie.
Ha avuto l’ordine di occuparsi dell’organizzazione del viaggio, trovare alberghi, guide e tutto quello che potesse servire per rendere speciale la prima vacanza di Jane con Micol.
Alex prende molto sul serio il suo lavoro, tanto che Miss Jane lo vuole come autista e guardia del corpo nell’intero viaggio.
È fiero che Miss Jane lo voglia con sé e lavora sempre al meglio per meritare la sua fiducia. Mentre è intento al PC, Miss Jane gli ordina di andare a prendere Poppy a scuola perché Angela e Frank sono impegnati con la casa. L’uomo obbedisce e all'una in punto è davanti alla scuola di piccola Miss.
Non gli piace attirare l'attenzione ma riceve più di qualche occhiata dalle mamme in attesa. Poppy gli corre incontro e Alex si fa abbracciare. “Salve, piccola Miss, i nonni erano impegnati, posso invitarla per un hamburger e patatine?” Domanda aiutandola con lo zaino.
“Davvero?” Poppy sgrana gli occhi; di solito la mamma non le fa mangiare cibo spazzatura .
“È stata Miss Jane a suggerire l’idea, perché siete molto brava a scuola e vi comportate a modo…” Poppy si sente gonfia di orgoglio.
“Va bene, ma li mangi anche tu?”.
“Come desidera, piccola Miss!” Alex adora la piccola, è una versione in miniatura di Jane. Finito al Bpd, Maura si avvia verso casa.
Vuole prepararsi per la cena con Jane e Micol. Si avvia verso la macchina quando quasi si scontra con la bella detective.
“Oh, mi scusi detective!” La donna la prende per i gomiti per evitare che la dottoressa cada all’indietro.
“Nessun problema, sta bene?” Domanda lasciando la presa.
“Si, a volte sono così goffa…” sbuffa Maura superandola per andare in macchina.
“Come avete fatto?” Tuona la detective facendola voltare.
“Fatto cosa?” Maura si blocca sul posto avendo una mezza idea di dove la detective voglia andare a parare “Se intende come ho fatto a far capitolare una donna come Jane Rizzoli, nota per essere, diciamo libertina…mi sono fatta conoscere per quella che sono…e a quanto pare le è piaciuto! Detective, la prego non metta alla prova la mia gelosia, so come guarda Jane, conosco quello sguardo, lo avevo anche io. Lasci stare o si farà male…” Maura vuole mettere in chiaro che non permetterà a nessuno di mettersi tra lei e Jane.
La detective sorride sorniona e si avvicina di qualche passo, sfidandola con la sguardo.
“Mi sta minacciando, dottoressa?” Sputa senza abbassare lo sguardo.
“Sono stata troppo sottile? Allora lasci che parli apertamente, se ti avvicini alla mia fidanzata, renderò il tuo lavoro qui, un inferno! La nostra collaborazione è essenziale e non vorrei davvero che qualcuno venisse riassegnato perché non è professionale con il medico legale, capisce le implicazioni?” l'aria sembra elettrica.
Maura Isles e futura signora Rizzoli sta rivendicando ciò che è suo.
La detective prende una boccata di sicurezza e la sfida ulteriormente.
“Amo Jane da molto prima di lei e sono sicura che prima o poi si accorgerà di me…” abbaia con voce tremante.
Maura sorride, l'ha fatta cadere nel suo tranello facendole svelare le sue vere intenzioni. “Fallirà!” dice prima di allontanarsi e tornare dalla sua famiglia.

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“Papà!” un urlo dal piano superiore fa balzare Rick dal divano. Stava facendo un pisolino dopo pranzo.
Micol è stata agitata per tutta la mattinata, lamentandosi che non aveva nulla da indossare per la cena con sua madre. L’uomo si alza e va a vedere il perché di tanto trambusto.
Micol è immersa con la testa nel suo armadio alla ricerca del vestito viola che suo padre le ha regalato a Natale.
“Tesoro, che succede?” chiede l'uomo entrando nella stanza.
“Sicuro che abbiamo portato via tutto da San Francisco? Non trovo il vestito viola che mi hai regalato. Non posso incontrare la mamma in jeans e felpa!” Sbuffa la piccola contrariata.
“Sai che alla mamma piaci come sei, non bada a queste cose…” Rick cerca di rassicurarla ma guadagnandosi solo uno sguardo sgembo.
“Ho visto le foto, è sempre così elegante e anche Poppy…non voglio che si vergogno di me…” sussurra la piccola sull'orlo delle lacrime.
Questo pezza il cuore di Rick.
La sua bellissima figlia è in preda al panico. Si avvicina a lei e le prende le mani guardandola negli occhi “Tesoro, tua madre ti ama così come sei, non potresti mai deluderla! Hai visto come ti guarda? Come se fossi la cosa più bella del mondo…” Micol annuisce poco convinta.
Rick conosce la sua bambina e sa cosa fare. “Senti, sai cosa facciamo? Faccio venire qualcuno a casa per sistemarti i capelli, e vestito è nella scatola in altro del tuo armadio, la prendo io…ora tu vai a farti una doccia e poi ci prepariamo con calma, va bene?” Micol annuisce e si getta tra le braccia del suo papà. “Grazie papà, ti voglio bene!” Rick ricambia l’abbraccio mentre si dà da fare per organizzare il tutto.
Il pomeriggio vola tra lacca, abiti e lacrime. Alle sette di sera in punto, Jane e Maura suonano alla porta si casa Jameson.
Rick si avvia per aprire la porta.
“Ciao ragazze, Micol scende tra poco!” Le due donne ricambiano il saluto ed entrano in casa per aspettare la piccola.
“Vuoi che passi a prenderla io?” Domanda Rick emozionato.
“Non serve, anzi…posso presentarti Alex ? È uomo di massima fiducia, spesso si occupa di Poppy e se avessi bisogno di qualcosa e tu o io siamo impossibilitati puoi chiedere a lui.” Jane fa cenno ad Alex di avvicinarsi.
Rick rimane colpito dalla giovane età del ragazzo poco più che ventenne.
Ha un’aria gelida e quegli occhi color ghiaccio sono quasi privi di emozione.
“Buonsera, Mister Jameson, sono Alex e mi occupo di tutto ciò che Miss Rizzoli può aver bisogno, la prego di accettare il mio numero personale, sono disponibile per ogni esigenza di Miss Micol o vostra, ma solo se questo non mi sottrae ai miei doveri verso Miss Rizzoli!” sottolinea lui in tono formale porgendogli il suo biglietto personale.
“Grazie…” Rick non sa se essere spaventato ma sa bene che se l'uomo ha la fiducia di una come Jane che è altamente selettiva con le persone che lavorano per lei, significa che il ragazzo è persona di fiducia.
“Mamma!” Micol scende le scale con grazia ed un sorriso splendente. Jane rimane e di sasso. Sua figlia indossa un bellissimo abito viola ed ha i capelli raccolti, sembra una vera principessa.
“Wow, sei bellissima tesoro! Vero Maur?” Sorride la bruna andando verso sua figlia per abbracciarla.
“Si, sei davvero un sogno Micol, ma perché stupirsi, dopotutto sei figlia della mia splendida fidanzata!” Sottolinea sorridendoa anche lei
Micol si sente più leggera, ha impiegato ore per decidere cosa indossare e tutto i resto ma a vedere gli sguardi di tutti, sembra aver fatto un ottimo lavoro.
“Bene, allora…buon divertimento e tu signoria, fai la brava!” dice Rick emozionato.
Micol alza gli occhi al cielo sorridendo e Jane trattiene una risata.
Questa piccola le somiglia fin troppo. Micol tende la mano a sua madre che si china per darle un bacio.
"Sei davvero bellissima, mi sei mancata tanto...appena torneremo dal nostro viaggio voglio presentarti tutta la nostra famiglia e se tu e papà sarete d'accordo, mi piacerebbe che veniste a stare al Galatea..." dice Jane visibilmente emozionata.
"Vuoi che venga a vivere con te?" Micol non avrebbe potuto desiderare di meglio che stare con sua madre, ma il pensiero di stare senza suo padre la rende triste.
Una volta in macchina, il tragitto è breve
ma Jane nota che la piccola sembra pensierosa. "Tesoro, non ti sto dicendo di scegliere, Rick è il tuo papà e questo niente lo cambierà. Potete scegliere a che piano stare e tu avrai libero accesso all'attico dove vivo con Poppy e Maura, puoi avere una stanza tutta tua se lo desideri o dormire con papà...capisci cosa intendo? " Jane non vuole assolutamente che sua figlia si senta corstretta a fare nulla che non voglia.
La rassicurazione di Jane sembra aver fatto centro e Micol si sposta per sedere sulle ginocchia di sua madre.
"Ti amo mamma, grazie!" Sussurra assorbendo il calore delle braccia della sua adorata mamma.
"Ti amo anch'io tesoro e voglio che tu sia felice, faremo a modo tuo, ok?" Le sussurra all'orecchio baciandole la testa.
Il profumo di Micol è inebriante come quello di Poppy.
Maura osserva tutto con un sorriso dolce, pensando già alle marachelle che le sue due figlie avrebbero combinato una volta insieme.

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Arrivate al ristorante, trascorrono una serata splendida tra risate e programmi per il viaggio. Micol si è divertita tantissimo, adora Maura e sua madre. Ora però, esausta si è addormentata in macchina con la testa ciondolante sul petto di sua madre. Jane sfiora con le dita la testa della sua bambina, le sembra ancora un sogno averla così vicina, viva.
“È meravigliosa Jane…è così bella e ha una parlantina degna di sua madre…sono così felice che tu l'abbia ritrovata…” Maura parla pano per non svegliare Micol.
Jane annuisce con occhi lucidi. Micol, la sua bambina dorme serena tra le sue braccia. Il pensiero le fa tremare ancora il cuore.
“Non posso perderla, Maura, sono quasi impazzita quando l'ho persa…io…la amo così tanto e non vedo l'ora di farle conoscere tutti!” Sbuffa sorridendo tra le lacrime.
“Poppy impazzirà, già mi chiede del bambino ogni singolo giorno. A proposito di nostro figlio…Jane, promettimi che starai attenta!” Jane alza gli occhi da sua figlia e guarda Maura seria come poche volte.
“Te lo prometto! Non potrei mettere a rischio il nostro bambino, ti fidi di me?” Maura annuisce tendendole la mano. Jane la stringe portandosela alla bocca per suggellare la promessa.
Poco dopo, Alex si ferma a casa Jameson. Scende dalla macchina per aiutare Miss Rizzoli con la bambina.
“Fai attenzione a non svegliarla!” dice Jane a voce bassa mettendo sua figlia tra le braccia dell’uomo. Alex annuisce e prende la piccola con delicatezza.
“Aspettami qui amore, saluto Rick e torniamo a casa.” Maura annuisce assonnata.
Jane bussa piano alla porta e Rick apre quasi subito.
“È esausta!” Sussurra la bruna entrando piano seguita da Alex.
“Piano superiore, seconda porta a destra!” Indica l'uomo ad Alex che sale le scale lentamente per non svegliare Miss Micol.
“Vi siete divertite?” Rick guarda Jane con occhi dolci. Deve ammettere che Jane è una donna davvero splendida.
“Molto…ma sono certa vorrà raccontarti tutto domani…” Rick annuisce sollevato.
“Io…Rick…non potrò mai ringraziarti abbastanza per avermela riportata. È meravigliosa e tu sei un padre eccellente! Ascolta...ho chiesto a Micol che se lo desidera può venire a stare al Galatea, con noi…potete scegliere il piano che preferite e lei potrà accedere al mio appartamento, vorrei averla vicina ma sia chiaro, che lei è tua quanto mia, non voglio portartela via, ok?” Sputa la bruna un po' imbarazzata.
Rick cerca di capire cosa questo comporti. “Ma…noi abbiamo già una casa, è posso prendermi cura di lei…” risponde agitandosi un po'.
Rick sapeva che Jane avrebbe voluto essere nella vita della piccola, era ovvio ma non è pronto a non averla intorno. Jane sente l’ansia dell'uomo e si avvicina cercando di calmarlo. “Rick…Rick, Hey….tesoro, guardami!” gli ordina prendendogli le mani e guardandolo dritto meglio occhi “Quella splendida ragazzina e nostra figlia, ok? Nostra, niente potrà cambiare questo, voglio che Micol faccia a modo suo, voglio che sappia che la voglio nella mia vita, non la forzerò a fare nulla, ok?” Jane sorride e stringe Rick tra le braccia. L'uomo si lascia stringere senza opporsi.
“Quella bambina, è tutta la mia vita Jane e io…” dice tremando.
“Lo so Rick, lo so, per questo ne sto parlando con te, non voglio segreti e bugie tra di noi, non se riguardano Micol!” Jane non si sarebbe mai intromesso tra Rick e Micol.
“Miss Micol dorme nel suo letto.” Alex parla a bassa voce ma interrompendo la scena senza volerlo.
Jane è Rick si staccano e si salutano.
Maura nel frattempo è crollata dal sonno e si è addormentata sul sedile della macchina e non si sveglia nemmeno all'arrivoal Galatea.
Alex la prende tra le braccia e la conduce in camera da letto seguita da Jane che va a vedere prima di Poppy.
La piccola dorme nel suo letto con accanto mister Pomeroy.
Jane sorride a quella vista. Non vede l'ora che le sue due figlie s'incontrino per la prima volta.

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Marzo è arrivato e così anche il giorno della partenza.
Poppy è triste, perché la mamma starà lontana per un po' ma non è la prima volta. La sera prima del viaggio ha voluto dormire nel lettone con lei e Maura. Jane ovviamente se lo aspettava, non le piace mentire a sua figlia e nemmeno starle lontano, ma serve per quello che verrà dopo.
Ha bisogno di stare con Micol e dedicarle del tempo.
Salutare tutti non è stato facile per Jane, non questa volta, troppe persone da lasciare.
Maura, di suo, è triste ed eccitata allo stesso tempo, stare senza Jane sarebbe stata dura, ma sa che i Rizzoli e soprattutto Poppy non le avrebbero lasciato molto tempo per deprimersi. Sul lavoro, Maura tiene sempre sott'occhio la nuova detective. Non ha dimenticato le sue mire su Jane ma può gestirlo; la sua fidanzata è una donna troppo intelligente e leale per cadere tra le braccia di quella donna. Nonostante questo però, ci tiene a dimostrare a Jane quanto la ami, come dice quel detto, se costruisci una gabbia per il tuo uccellino lascia lo sportello aperto e dagli motivi per restare.
Non serve altro, non che Maura pensi a Jane in questo termini, sa bene che la sua fidanzata è troppo indipendente per lasciarsi ingabbiare. È una gabbia ipotetica.
Le braccia di Maura sono una piacevole prigione ed i suoi baci una tortura deliziosa. Conosce i gusti di Jane, quanto sia passionale e disinibita, fare l'amore, non è mai solo sesso, questo le dice Jane mentre la bacia e la possiede ogni notte. Maura può solo arrendersi e lasciarsi amare e dio, se lo adora.
L'arrivo della nuova detective è stato solo un incentivo a non dare per scontato questa relazione. C’è troppo in ballo per permettere ad una donnetta di portarle via la sua Jane.
Questo è il mantra che Maura scolpisce tra cuore e labbra mentre Jane la reclama anche la notte prima del suo viaggio.
Angela è felice di avere Poppy tutta per sé. Raccomada a Jane di stare attenta per via della gravidanza e di chiamare ogni tanto.
Dopo aver salutato tutti, Jane va a casa di Rick a prendere Micol.
La piccola è stata agitata per tutta la notte.
“Dici che ci divertiremo? Voglio fare il bagno insieme alla mamma e giocare sulla spiaggia…” Micol è eccitata alla sorpresa del viaggio. Sua madre non ha voluto svelare dove erano dirette e questo la rende ancora più agitata.
“Calmati tesoro o salterai per aria! La valigia è pronta con tutto e ti divertirai da matti, chiama quando puoi e porta un souvenir al tuo vecchio!” Sbuffa Rick prendendo la valigia enorme della figlia “Ma quanta roba hai messo?” chiede sorridendo.
Micol alza gli occhi al cielo abbozzando un sorrido timido.
Poco dopo, una sorridente Jane compare alla porta. Rick le ha dato le chiavi per ogni evenienza.
“Una bambina di nome Micol è richiesta dalla sua mamma…sei pronta a partire?” scherza Jane vedendo Rick con una grossa valigia scendere a fatica scale.
“Mammina!!” Micol corre giù per le scale e salta letteralmente in braccio a sua madre.
“Ciao amore, siamo pronti?” La bacia sulla guancia stringendola forte. Micol annuisce radiosa.
“È sveglia dalle quattro e se non la porti via subito, credo potrebbe saltare per aria…” Rick scuote la testa vedendo l’entusiasmo di sua figlia.
Alex intanto entra e prende la valigia di Miss Micol.
“Penso io alle valigie, Mister Jameson!” l'uomo si fa da parte sempre un po' a disagio dalla professionalità e distacco del giovane ragazzo. “Ciao Alex, sai dove andiamo?” chiede Micol con faccia da poker. Jane sorride a sua volta.
“Bel tentativo pulce, ma Alex ha ordini precisi e non svelare i miei piani è tra questi!" La bruna prende tra le dita la guancia di sua figlia e le fa un buffetto.
“Oh…ma non è giusto….” Sbuffa la piccola con aria drammatica. Jane scuote la testa divertita. “Tu e tua sorella pensate sempre di farmela ma…non una possibilità! Dai, andiamo, vai in macchina, io arrivo subito!” Micol le fa la lingua divertita e segue Alex.
Rimasta sola Jane parla con Rick.
“Chiama quando vuoi ma ricorda della differenza tra qui e le Canarie. Nostra figlia è al sicuro, ok?” dice seria cercando di tranquillizzare l'uomo.
“Conto su questo, falla divertire, se lo merita.” Jane annuisce, lo abbraccia e si allontana chiudendosi la porta alle spalle.

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Il viaggio si rivela una vera avventura. La piccola Micol ancora non crede di essere su un jet privato con la sua mamma dirette in Europa. “Wow, questo è davvero…il tuo jet?” chiede la ragazzina guardando fuori dal suo oblò.
Jane rivede lo stesso entusiasmo di Poppy, in quei bellissimi pezzi di cielo che sono gli occhi di sua figlia.
“Si tesoro, è il jet dei Rizzoli, quindi anche tuo. Ho una sorpresa per te. So che domani sarebbe il tuo compleanno tesoro mio e …” Jane si sente un po’ intimorita.
Sono poche le cose che posso far vacillare Jane Rizzoli ma aver a che fare con Micol la rende apprensiva. Non potrebbe sopravvivere se la perdesse di nuovo e cerca di essere sempre un'ottima madre.
“Un regalo…per me?” l’entusiasmo iniziale di Micol si spegne per un secondo e Jane pensa di aver fatto qualcosa di sbagliato “È…il primo compleanno…senza…papà…” sottolinea sgonfiandosi un po'.
Jane deve trattenere un sorriso. Sa che Micol avrebbe sentito la nostalgia di Rick, è suo padre e le è sempre stata accanto, quindi ha organizzato una festa a sorpresa per la loro bambina:ha prenotato tutta Disneyland a Parigi. Con un altro Jet ha fatto andare a prendere Rick per portarlo a Parigi.
L'uomo è partito due ore dopo di loro e le aspetta all'hotel de Paris per passare con Jane e Micol il compleanno della loro bambina.
“Puoi chiamare papà quando lo desideri amore, e so che ti senti triste, se vuoi possiamo tornare a casa e rimandare questo viaggio, non voglio che nulla…” dice la bruna un po' preoccupata. Se Micol voleva tornare avrebbe rinunciato ai suoi piani, il pensiero di vederla triste le spezza il cuore.
“No, va bene così mamma, voglio fare questo viaggio con te, sono stata con papà per 10 compleanni, ora tocca a te!” Ride sedendosi sulle ginocchia di Jane.
“Oh…piccola, ti amo tanto! Ci divertiremo un mondo e quando torneremo a casa sistemeremo tutto: avrai anche il mio cognome e ti presenterò tutta la famiglia, tua sorella impazzirà quando saprà di te, mi tormenta per un fratellino da anni…e anche il bambino che porto dentro ora, ti amerà!” Jane stringe sua figlia tra le braccia godendosi il momento. Hanno così tanto da recuperare.
Maura è felice che la sua fidanzata sia riuscita a ritagliarsi un momento per sé e per la piccola. Non è particolarmente felice che con loro ci sia anche Rick ma si fida di Jane; certo Rick è un uomo bellissimo e se non fosse persa per Jane lo troverebbe molto sexy nel suo letto ma spera di potersi fidare di lui e che si comporti bene; dopotutto Jane porta in grembo il loro figlio e stanno per sposarsi quindi è meglio per lui che non faccia cazzate nel vano tentativo di recuperare qualcosa morto da tempo.
Il legame che hanno attraverso Micol è indissolubile e questo non le crea problemi, se lui tiene le mani lontane da Jane.
Il viaggio prosegue molto bene. Micol è un turbine di domande, è allegra e racconta a sua madre tutto della sua vita a San Francisco: il basket che adora, gli amici e tutte le cose più o meno banali che la interessano.
Jane assorbe tutto con occhi lucidi e cuore tremante, ancora non ci crede che la splendida ragazzina che le parla concitata del basket sia la sua creatura che credeva morta.
Dopo tanta eccitazione ed una porzione extra di patatine, Micol è crollata nel loro letto.
Jane osserva la sua splendida bambina che dorme serena e pregusta già in bocca tutte le sorprese che ha organizzato per il suo compleanno. Guarda l’orologio mancano solo due ore per arrivare a Parigi.
Rick le ha mandato un messaggio dicendole che sarebbe arrivato poco dopo di loro e che le avrebbe aspettate in hotel, mentre Micol dorme, Jane fa una video chiamata con Poppy e Maura. Stanno tutti bene e la salutano.
La sua fidanzata raccomanda di fare attenzione e di prendersi cura del loro bambino. Jane si sfiora con la mano il ventre leggermente arrotondato e sospira leggera.
È tutto perfetto: è innamorata di una donna speciale, ha due figlie sane e bellissime e un altro in arrivo. Ha così tante benedizioni nella sua vita che a stento ricorda quanto abbia sofferto per essere lì.