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Era ora del tè, prima che portassero le lampade. La villa era a picco sul mare, il sole, ormai scomparso, aveva lasciato tracce rosate del suo passaggio nel cielo, soffuso d'un polverio d'oro; e il Mediterraneo, senza un'increspatura, senza un brivido, calmo, ancora splendente sotto la luce che andava morendo, sembrava una lastra di metallo levigata ed immensa.
A destra, in lontananza, le montagne frastagliate disegnavano il loro profilo nero sulla porpora scolorita del tramonto.
Parlavano d'amore, di quel vecchio argomento, ripetendo cose già dette, molto spesso. La dolcezza malinconica del crepuscolo illanguidiva le parole, colmava gli animi di tenerezza, e la parola amore, tornando senza posa, ora pronunciata dalla voce roca di Joe, ora da quella dolce e lieve di Steven, sembrava riempire il salotto, volteggiare come un uccello, librarsi come uno spirito.
E' possibile amare per molti anni senza sosta?
"Sì", affermavano alcuni.
"No", sostenevano altri.
Distinguevano i vari casi, fissavano limiti, citavano esempi; e tutti, uomini e donne, preda di ricordi che, improvvisamente vivi e conturbanti, salivano alle labbra senza poterli raccontare, sembravano commossi e parlavano di quella cosa semplice e sovrana, l'armonia tenera e misteriosa di due esseri, con un'emozione profonda e un interesse ardente.
Ma ad un tratto Ronnie, guardando fisso in lontananza, esclamò: "Guardate là, che cos'è?".
Sul mare, all'orizzonte, sorgeva una massa grigia, enorme e confusa.
Lui e Steven si erano alzati e osservavano, senza capire, quella cosa sorprendente, mai vista prima.
Joe disse: "E' la Corsica! La vediamo così due o tre volte all'anno, in condizioni atmosferiche eccezionali, quando l'aria, perfettamente limpida, non la nasconde con quelle nebbie che velano sempre l'orizzonte".
Si distinguevano vagamente le creste montuose, sembrava di scorgere la neve delle cime. Tutti erano sorpresi, turbati e quasi intimoriti da quella improvvisa apparizione d'un mondo, da quel fantasma uscito dal mare. Forse ebbero simili strane visioni coloro che, come Colombo, viaggiarono sugli oceani inesplorati.
Keith, -il più anziano di tutti loro- che fino a quel momento non aveva aperto bocca, disse: "In quell'isola che sta davanti a noi, come per rispondere ai nostri discorsi e riportarmi alla mente un curioso ricordo, ho conosciuto un meraviglioso esempio di amore costante, un amore incredibilmente felice. State a sentire".
Si sedette comodamente su uno dei divanetti del soggiorno, invitando il migliore amico e i due ospiti a fare lo stesso.
"Cinque anni fa feci un viaggio in Corsica. Quest'isola selvaggia è per noi più sconosciuta e più lontana dell'America, sebbene, qualche volta come oggi, la si possa vedere dalle costa della Francia.
"Immaginatevi un mondo ancora nel caos, un turbinio di montagne separate da forre in fondo a cui scorrono torrenti; non pianure ma immense onde di granito e gigantesche ondulazioni della terra, coperte di macchie di vegetazione o di grandi foreste di pini e castagni. E' una terra vergine, incolta, deserta, sebbene ogni tanto si scorga un paese, simile ad un mucchio di pietre sulla cima di un monte. Né cultura, né industrie, né arte. Non ti può capitare di trovare un pezzo di legno lavorato, una pietra scolpita, non c'era traccia del gusto arcaico o raffinato degli antichi per le cose belle e ben fatte. Proprio questo colpisce di più in quel paese splendido e duro: l'indifferenza ereditaria per quella ricerca della bella forma che è l'arte.
"Viaggiavo già da un mese per quell'isola magnifica e avevo la sensazione di essere in capo al mondo. Né alberghi, né osterie, né strade. Attraverso mulattiere si arriva a paesetti aggrappati al fianco delle montagne e dominanti abissi tortuosi, dai quali, la sera, si ode salire il rumorio continuo, la voce cupa e profonda del torrente. Si bussa alle porte, si chiede asilo per la notte e di che vivere fino al giorno seguente. Ci si siede all'umile tavola, si dorme sotto l'umile tetto e la mattina dopo si stringe la mano tesa dell'ospite che ci ha accompagnato fino al limitare del paese.
"Una sera, dopo aver camminato dieci ore, arrivai a una casetta solitaria in fondo a una stretta valle che qualche kilometro dopo si buttava in mare. Le due ripide pareti della montagna, coperte di rovi, di rocce franate e di alberi ad alto fusto, chiudevano come cupe muraglie quella tristissima valletta. Intorno alla casupola, un po' di vigna, un giardinetto, più oltre alcuni grandi castagni, insomma di che vivere, una fortuna per quel paese povero.
"Mi accolse un vecchio austero e ordinato come pochi altri, che a primo impatto mi sembrò una donna dai lunghi capelli castani, scoloriti leggermente a causa dell'elevata età. L'altro uomo -che sembrava comunque un pelo più giovane del castano, nonostante il colore dei capelli tendente al bianco- era seduto su una sedia impagliata, ma poi si alzò per salutarmi e si rimise a sedere senza dir parola. Il suo compagno mi disse: 'Scusatelo, è sordo. Ha settantadue anni'.
"Parlava il francese di Francia. Ne fui sorpreso. Gli domandai: 'Non siete di qui?'.
'No, siamo del continente e abitiamo qui da poco più di cinquant'anni'.
Provai una sensazione di angoscia e di paura pensando ai cinquant'anni trascorsi in quella gola buia, così lontano dalle città in cui vivono gli uomini. Tornò un anziano pastore e ci mettemmo a mangiare l'unico piatto della cena: una zuppa in cui erano stati cotti insieme patate, lardo e cavoli.
"Finito il breve pasto, andai a sedermi davanti all'uscio col cuore stretto dalla malinconia di quel paesaggio severo, oppresso dall'affanno che a volte s'impadronisce del viaggiatore in certe sere tristi, in certi luoghi desolati. Sembra che tutto stia per finire, l'esistenza, l'universo. Ci rendiamo conto allora, all'improvviso, della spaventosa miseria della vita, della solitudine di ognuno, del nulla, della cupezza di un cuore solitario che si culla nell'illusione dei sogni fino alla morte.
"L'anziano castano mi venne vicino e, tormentato da quella curiosità che anima anche gli animi più rassegnati: 'E così venite dalla Francia?', mi domandò.
'Sì, sono in viaggio di piacere', risposi.
'Siete di Parigi?'
'No, di Nancy'.
"Mi sembrò molto turbato. Non so come feci ad accorgermene o, meglio, ad intuirlo.
Ripeté quasi sillabando: 'Siete di Nancy?'
L'altro uomo, coi capelli chiari, comparve sulla porta, impassibile come tutti i sordi.
Egli riprese: 'Non importa, non sente come ben sapete', poi, dopo qualche secondo, aggiunse: 'Allora, conoscete gente a Nancy?'
'Ma certo, quasi tutti', risposi.
'La famiglia dei Townshed?'
'Sì, benissimo; erano amici di mio padre'.
"'Come vi chiamate?'
'Keith Richards', gli risposi. Mi guardò fisso, poi pronunciò, con quella voce che i ricordi traggono nel profondo: 'Sì, sì, ricordo. E gli Hendrix?'
'Sono tutti morti'
'Ah! E i Jagger, li avete conosciuti?'
'Sì, l'ultimo della famiglia è generale'.
"Allora lui, fremente di emozione, di angoscia, di non so qual sentimento confuso, forte e sacro, di non so qual bisogno di confessare, dire tutto, parlare di quelle cose che fino allora aveva tenuto racchiuse in fondo al cuore, di quelle persone il cui nome sembrava sconvolgerlo, disse: 'Sì, Chris Jagger. Lo so, è mio fratello'.
"Sorpreso, alzai gli occhi verso di lui e all'improvviso ricordai.
Quel fatto aveva suscitato un grosso scandalo, un tempo, nella nobile Lorena. Un ragazzo -che in realtà sembrava una ragazza-, bellissimo e ricco, Michael -Mick- Jagger, era stato rapito da un sottufficiale degli ussari del reggimento comandato dal padre di Mick. Il presunto rapitore -David Jones- era un bel ragazzo, figlio di contadini, ma la divisa azzurra gli stava a meraviglia e così riuscì a sedurre Michael, il figlio del suo colonnello. Lo aveva visto, lo aveva notato e amato, guardandolo sfilare con lo squadrone. Ma come aveva fatto a parlargli, come avevano potuto vedersi, intendersi? E Mick come era riuscito fargli capire che lo amava? Nessuno lo seppe mai.
Nessuno si era accorto di niente. Una sera, quando il sottufficiale biondino ebbe finito il suo servizio, scomparve col castano. Li cercarono, senza riuscire a trovarli. Di Michael non si ebbero più notizie e lo considerarono morto.
Ed io lo ritrovavo così, in quella triste valle.
"Ripresi a parlare: 'Sì, ricordo. Siete il signorino Michael'.
Assentì col capo. Dagli occhi gli scendevano delle lacrime. Allora, indicandomi con lo sguardo il vecchio immobile sulla soglia della rustica abitazione, mi disse: 'E' lui, è David Jones'. E compresi che lo amava ancora, che lo vedeva ancora con gli stessi occhi affascinati.
Gli chiesi: 'Almeno, siete stato felice?'.
Con una voce che veniva dal cuore rispose: 'Oh, sì, tanto felice. Mi ha reso tanto contento in questi anni. Non ho mai avuto rimpianti'.
"Lo contemplavo, triste, sorpreso, sbigottito dal potere dell'amore. Un ragazzo ricco aveva seguito quell'uomo, un contadino. E lui stesso lo diventò. Si era adattato alla sua vita senza agi, lusso, raffinatezze e si era piegato alle sue abitudini. E lo amava ancora. Era diventato marito di un uomo semplice, portava un vestito semplice -se non banale- con la parte superiore di quest'ultimo imbottita sul petto per fingersi la moglie di Jones agli occhi della società. Mangiava in un piatto di terracotta una minestra di cavoli, patate e lardo, su un tavolo di legno, seduto su una seggiola impagliata. Dormiva su un pagliericcio, ma vicino a lui.
"Non aveva mai pensato ad altro che a lui. Non aveva rimpianto i gioielli, le stoffe preziose, gli abiti eleganti, le morbide poltrone, il tepore profumato delle camere avvolte dai tendaggi, i soffici letti dove affondare il corpo per riposare. Non aveva avuto bisogno nulla al di fuori di lui; purché ci fosse, non desiderava altro.
"Giovanissimo, aveva abbandonato la vita, il bel mondo, quelli che l'avevano allevato e amato. David era stato tutto per Mick, tutto ciò che un ragazzo innamorato -come lui- desidera, che sogna, che aspetta da sempre, che spera instancabilmente; aveva riempito di felicità la sua vita, dal principio alla fine.
Non avrebbe potuto essere più felice di così.
E per tutta la notte, ascoltando il respiro rauco del vecchio soldato sdraiato accanto all'ex aristocratico che lo aveva seguito così lontano, pensavo a quella strana e semplice avventura, a quella felicità così completa, fatta di poco.
All'alba partii, dopo aver stretto la mano ai due vecchi sposi."
Keith tacque. Steven invece commentò: "Aveva ideali troppo meschini, bisogni troppo modesti, esigenze troppo semplici. Non poteva essere che uno sciocco quel Michael".
Ronnie, lentamente, controbatté: "Che importanza ha!? E' stato felice".
E laggiù, sul limite dell'orizzonte, la Corsica sprofondava nella notte, lentamente si ritirava nel mare, faceva sparire la sua grande ombra, apparsa come se essa stessa avesse voluto raccontare la storia dei due umili amanti rifugiati sulle rive.
