Chapter Text
Attraverso le alte vetrate che costeggiavano il corridoio in cui si trovava la sua stanza, oltre ai primi flebili raggi del tramonto, Kim Dokja vide, per puro caso, Yoo Sangah attraversare il cortile esterno e dirigersi verso l'ingresso del complesso industriale ‘Yoo Joonghyuk - Kim Dokja’, ormai considerato sede della Kim Dokja’s company.
La donna era di ritorno da una piccola, estremamente semplice commissione che lui le aveva assegnato: recuperare uno specifico artefatto, utile per il prossimo scenario.
In realtà avrebbe preferito andare direttamente lui a cercarlo e, se non fosse stato per l’enorme quantità di capitoli della nuova versione rivisitata di Ways of Survival da rileggere per poter affrontare al meglio ciò che attendeva loro, lo avrebbe sicuramente fatto. D’altronde avere tempo libero tra uno scenario e l’altro non era qualcosa di frequente e, proprio per questo, la mattina stessa, Kim Dokja aveva lasciato libero il resto della compagnia per quei due giorni disponibili.
In ogni caso, erano rimasti d’accordo che lei gli avrebbe portato l’oggetto nella sua stanza non appena avesse fatto ritorno, così da poter avere alla fine anche lei un po’ di tempo libero.
Ma la sua ex-collega non era da sola, notò il lettore. Shin Yoosung e Lee Gilyoung, la accompagnavano, tenendola per mano. I due giovani sembravano discutere di qualcosa di fortemente interessante, se i gesti che facevano e le loro espressioni concentrate ne erano un’indicazione, mentre la donna li guardava con un leggero sorriso in volto.
Ora che ci penso, ecco perché non li ho più visti in giro oggi, pensò lui, fissando l'attenzione sui due piccoli. Già che ci sono, ormai li raggiungo io giù.
Si diresse verso l'ascensore e, scendendo nell’area usata come ingresso, trovò immediatamente i tre, in quel momento fermi davanti alle porte aperte.
Non appena i bambini lo videro dirigersi verso di loro, lasciarono immediatamente le mani di Yoo Sangah e correndo, gli si catapultarono letteralmente addosso, come erano soliti fare.
“Hyung!” “Ahjussi!” gridarono entusiasti in coro, abbracciandolo e stringendolo da entrambi i lati. Lui sorrise e accarezzò dolcemente le loro teste con le mani. “Ragazzi, ci siamo letteralmente visti questa mattina. Per favore, non stringetemi così forte,” li richiamò lui, sempre però sorridendo.
Poi riportò la sua attenzione sulla donna, la quale, nel frattempo, li aveva con calma raggiunti. Lei continuava a sorridere, anche mentre si ritrovava ad osservare una scena ormai più che familiare.
“Quindi… com’è andata con la ricerca di quell’artefatto, Sangah-ssi? E hai portato anche i ragazzi con te?” le chiese Kim Dokja, con tono calmo. Il lettore era consapevole fin dall'inizio del livello di difficoltà di questa particolare commissione (il quale era relativamente basso, se messo a confronto con tutti gli scenari che finora avevano superato) e dunque, sapere che Yoo Sangah si era portata anche i bambini con sé non lo preoccupava per niente, anzi, poteva solo fargli piacere alla fine.
Lei fece un breve cenno di assenso con la testa. “Si lo abbiamo trovato, Dokja-ssi. Loro…” e per un secondo lo sguardo sereno di lei andò ai due ancora attaccati ai suoi fianchi. “Quando mi hanno vista uscire stamattina, hanno deciso di farmi compagnia.”
A quest’affermazione, Lee Gilyoung con entusiasmo aggiunse, “Sii, hyung. Eravamo nel cortile e abbiamo visto noona andare via da sola. Volevo uscire pure io così l’ho seguita.”
A ciò si unì pure Shin Yoosung. “Anche io, ahjussi. Voglio raccontarti tutto quello che abbiamo visto,” disse lei, prendendo una delle sue mani tra le sue.
Yoo Sangah continuò, “Quello che dovevamo trovare ce l'ho qua nello zaino, però se preferisci, lo lascio nella tua camera come avevamo stabilito.” Ma la sua espressione e il suo tono di voce sembravano aggiungere “e se nel frattempo passassi anche tu un po’ più di tempo con loro, non sarebbe una cattiva idea.”
Kim Dokja, in qualche modo, riuscì a capire le vere intenzioni di lei. Forse Sangah-ssi non ha tutti i torti. Quando è stata l’ultima volta che ho passato un po’ di tempo solo con loro due, al di fuori degli scenari?
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ incoraggia costellazione ‘Demon King of Salvation’ a spendere del tempo con i ragazzi.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ ti ha sponsorizzato 100 monete.]
“Se per te non è un problema, grazie mille Sangah-ssi. Gli darò un’occhiata più tardi.” L’uomo si propose internamente di ignorare per il momento i messaggi di Uriel.
“Di niente Dokja-ssi, ci vediamo dopo.”
”A dopo.”
Mentre lui la guardava allontanarsi verso gli ascensori, Shin Yoosung con esitazione gli strinse leggermente la mano, come a voler richiamare la sua attenzione. “Ahjussi, possiamo rimanere con te per un po’?”
Lee Gilyoung finalmente si staccò dal suo abbraccio per prendergli la sua altra mano libera. “Hyung, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che abbiamo fatto qualcosa di divertente insieme. Possiamo uscire di nuovo?”
“Sii! Usciamo tutti assieme, ahjussi!”
Kim Dokja li guardò entrambi. “Certo che potete rimanere con me. Non ho più niente da fare sopra. Che dite se prima di uscire però passiamo un attimo dalla cucina? Siete stati fuori tutto il giorno, immagino sarete affamati, no?”
I ragazzi annuirono con entusiasmo alle sue parole e così il trio si avviò verso la cucina.
Dopo qualche minuto ritornarono all’ingresso. “Quindi? Dove volete andare adesso? Avete un posto specifico in mente?”
I due ragazzi prima si scambiarono una veloce occhiata, poi si voltarono entrambi verso di lui e così, la sua incarnazione prese timidamente parola. “Mentre tornavamo con Sangah-noona abbiamo trovato un posto molto carino e…”
Il lettore, notando come la piccola avesse difficoltà a continuare la sua richiesta, cercò di tranquillizzarla e allo stesso tempo incoraggiarla, stringendole la mano per un momento. “E..?”
“E ci chiedevamo se oggi hyung volesse andare in campeggio con noi,” concluse impazientemente Lee Gilyoung, guardando con disappunto l’altra, quando lei non riuscì a continuare.
Kim Dokja rimase per un attimo sorpreso dalla loro richiesta. ‘Campeggio’? Non era qualcosa di nuovo, né per loro né per il resto dei loro compagni ovviamente. Ed era proprio questo il problema.
Con tutte le volte che abbiamo dovuto dormire all’aperto durante gli scenari, com’è che vi va di fare una cosa del genere proprio ora? Fu il primo pensiero del lettore. Tuttavia poi cominciò a rifletterci meglio. In realtà però, per loro sono passati più di tre anni da quando Secretive Plotter ha trasportato qui il Complesso Industriale. Potrebbe anche essere che…
Il suo rimuginio venne interrotto da Shin Yoosung. ”Ahjussi, per caso non ti va di accompagnarci?” La piccola lo guardò con occhi carichi di ansia. “Ci dispiace, se sei stanco possiamo fare qualche altra volta...”
Kim Dokja sentì una muta stretta al petto. “No no, non è questo. Semplicemente mi chiedevo come mai questa improvvisa voglia di campeggio. È successo qualcosa durante la vostra commissione con Sangah-ssi?”
"Ehm… no,” si intromise l’altro piccolo. “È stata una mia idea in realtà, hyung.” E nella sua voce si poteva percepire una piccola nota di orgoglio misto ad una leggera malinconia. “L’altro giorno ho sentito una conversazione tra Heewon-unni e Jihye-unni. Parlavano di come da piccole entrambe con le loro famiglie andavano in campeggio o a pescare.” A ciò tirò un leggero sospiro, “Sembravano tanto felici mentre ne parlavano e così mi sono reso conto che io non ho mai fatto una cosa del genere con nessuno. O almeno non in quel senso.”
Anche Shin Yoosung sembrò trovare coraggio. “Nemmeno io ahjussi. Vorrei davvero provare pure io.”
E quindi adesso vogliono provare l’esperienza del campeggio e non il semplice ‘accamparsi per la notte’. Come immaginavo, per loro è passato tanto tempo dall’ultima volta che hanno dormito all’aperto, rifletté tra sé e sé Kim Dokja. In realtà neanche io ho mai fatto una vera e propria esperienza di campeggio. Sarebbe una prima volta per tutti e tre…
“Bene, allora che dite se ci iniziamo a incamminare, prima che faccia buio?” propose alla fine il lettore. “Avete detto che avevate già in mente un posto, giusto?”
[Costellazione ‘Abyssal Black Flame Dragon’ sbadiglia a causa dell’eccessiva noia e per la mancanza di azione.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ è entusiasta di sapere che costellazione ‘Demon King of Salvation’ ha accettato la proposta dei ragazzi.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ ti ha sponsorizzato 1000 monete.]
A queste sue parole, i ragazzi (e probabilmente anche Uriel, se i suoi ultimi messaggi ne erano un’indicazione) lo guardarono come se avesse acceso tutte le stelle e la luna nel cielo. Entrambi annuirono con entusiasmo e determinazione.
"Ahjussi non preoccuparti, ti guidiamo noi. Io ricordo ancora la strada.” La sua incarnazione cominciò a incamminarsi, tenendolo sempre per mano. Lee Gilyoung la seguì immediatamente, non volendo per nulla al mondo rimanerle dietro, anche lui non mollando la sua stretta presa.
Nonostante la distruzione che, ormai da più di tre anni - da quando Ways of Survival era diventata la loro nuova realtà - continuava a sconvolgere e devastare a pieno l’ormai semi-deserta Seoul, Kim Dokja poteva assicurare di essere ancora perfettamente in grado di riconoscere tutti i luoghi e i posti, soprattutto quelli dove, con i suoi compagni, avevano superato molti dei loro precedenti scenari.
E la sua conoscenza non derivava soltanto dalle sue passate esperienze. I ragazzi mi stanno conducendo esattamente per la stessa strada che Ways of Survival descrive come il sentiero che porta alla caverna sotterranea dove stava nascosto quel preciso artefatto, si ritrovò a pensare l’uomo.
Passando attraverso rovine di palazzi ed evitando parti di asfalto distrutto, i tre camminarono per circa venti minuti. Nel frattempo i bambini si alternarono nel raccontargli vivacemente le avventure che avevano passato durante il resto della giornata con Yoo Sangah.
Ad un certo punto, Shin Yoosung interruppe bruscamente il lungo resoconto di Lee Gilyoung, indicando un punto a breve distanza di fronte a loro e spostando l’attenzione del gruppo. “Ahjussi! Eccoci, siamo arrivati. È questo il posto!”
Tra le macerie, si trovarono davanti un alto albero, dal tronco largo e, nonostante il periodo e le condizioni climatiche poco favorevoli, dai rami carichi di verdi foglie. Ai loro piedi, quella che prima dell’apocalisse si sarebbe potuta definire un’ampia distesa di erba, adesso era ridotta a semplici e quasi appassite chiazze sparse.
Ma… Il lettore si stupì. Com’è possibile che esista ancora un posto del genere? Nella novel non viene mai menzionata questa tappa in quel preciso percorso. O forse ricordo male io? Forse dovrei ricontrollare meglio? Sicuro che questo luogo non sia una trappola o un’illusione?
“Hyung! Che ne pensi? Non è perfetto come posto per accendere un falò e montare una tenda?” gli chiese Lee Gilyoung, ignaro del turbinio di preoccupazioni che nel frattempo occupava la mente dell’adulto.
Kim Dokja si guardò intorno per qualche secondo, in cerca di potenziali nemici o mostri in agguato, ma non trovò nulla. Sembrava essere una zona fin troppo pacifica. “Si, hai ragione Gilyoung-ah. È un posto davvero carino. Però…”
I due, percependo a questo punto la sua preoccupazione, lo fissarono con sguardi esitanti e incerti. Sembravano aspettarsi un rifiuto o qualche scusa.
“Gilyoung-ah, Yoosung-ah… posso chiedervi prima di usare le vostre abilità per controllare l’area circostante? Preferirei avere la certezza di essere al sicuro, soprattutto se dobbiamo trascorrere la notte qua.” Giusto per essere sicuri.
I ragazzi a queste sue parole si ripresero immediatamente. “Certo, ahjussi!” “Lascia fare a noi, hyung!”
Entrambi dunque chiusero gli occhi. Attorno a Shin Yoosung cominciò a diffondersi una lieve aura dorata, mentre una molto più scura e pesante circondava Lee Gilyoung. Rimasero così concentrati e in silenzio per qualche minuto.
"Hyung, i miei insetti non hanno visto niente di sospetto nei dintorni. Dovremmo essere apposto. Se dovesse succedere qualcosa, mi avvertiranno immediatamente.”
"Ahjussi io invece non ho percepito nessuna presenza, né mostri né altre creature, soltanto quei suoi brutti e fastidiosi insetti,” rispose la sua incarnazione, con un cipiglio rivolto al suo coetaneo.
“Almeno i miei insetti sono utili a qualcosa, a differenza di qualcun’altra!”
Avendo ricevuto le loro conferme, Kim Dokja decise perciò di prendere parola, interrompendo quindi il loro crescente litigio. "Perfetto. Allora possiamo iniziare con i preparativi. D’accordo?”
I due persero subito interesse l’uno per l’altra e con entusiasmo annuirono.
“Intanto, per prima cosa ci serve della legna per accendere il falò. Che ne dite se mentre io mi occupo della tenda, voi cercate qua in zona qualche ramo o pianta secca. Intorno a quest’albero ci sarà sicuramente qualcosa…”
“Va bene hyung ci penso io!”
“Scommetto che non troverai niente. Non preoccuparti ahjussi, io troverò sicuramente qualcosa.”
“Voglio proprio vedere chi non troverà niente!” A questo punto il duo si allontanò in direzione dell’albero, continuando a litigare.
Rimanendo momentaneamente da solo, Kim Dokja si mise all’opera per montare la tenda.
Prima di montarla però, dovrei trovarla una tenda. Il lettore chiamò così verso l’apparente vuoto, “Biyoo.”
Al sentire il richiamo del suo nome, Biyoo gli apparve immediatamente davanti. Fluttuando verso di lui, lei si poggiò delicatamente sulla sua spalla e le si strusciò sul collo in segno di affetto. “Baat.”
“Era da un po’ che non ci vedevamo, mh?” le rispose lui, accarezzandola dolcemente. “Ti va di rimanere con noi oggi?”
”Baat!” replicò lei, spostandosi verso la sua guancia.
Il lettore decise di prenderlo come un sì. “Potresti aprirmi per un secondo la Dokkaebi Bag per favore? Avrei bisogno di comprare alcune cose.”
Biyoo, con un leggero “Baat,” acconsentì. Non appena lo schermo con la Dokkaebi Bag gli si manifestò davanti, lui non perse tempo e si mise alla ricerca.
Chapter 2
Notes:
Scusate se vi aspettavate una conclusione oggi, ma dopo un po’ di riflessione (non mia ma della mia beta reader) ho deciso di lasciare quello che sarà una sorta di conclusione al prossimo capitolo. Spero che questo però vi piaccia :)
(See the end of the chapter for more notes.)
Chapter Text
Dopo aver lasciato l’artefatto sulla scrivania all’interno della camera del suo collega, Yoo Sangah, aprendo la porta, si trovò inaspettatamente davanti Lee Hyunsung e Jung Heewon.
Lei aveva la mano alzata come sul punto di bussare, lui le stava dietro con fare ansioso.
“Oh. Heewon-ssi, Hyunsung-ssi. Cercavate Dokja-ssi per caso?”
Jung Heewon fu la prima a riprendersi dallo stupore. “Ehm, sì. Volevamo chiedergli se ci fosse qualcosa che potevamo fare per prepararci, oltre ad allenarci.”
Lee Hyunsung aggiunse, “Questa mattina, durante la riunione, mi è sembrato di vedere Dokja-ssi abbastanza pensieroso e quindi, dopo aver finito di allenarci, volevamo…”
“Sapere se c’era qualcosa che potevamo fare per aiutarlo,” concluse per lui Jung Heewon, prendendolo per mano, tuttavia la sua espressione si trasformò momentaneamente in una di perplessità. “Ma cosa ci fai qua Sangah-ssi? Questa non è la stanza di Dokja-ssi?”
Yoo Sangah li osservò per un secondo. “Dokja-ssi mi ha affidato una commissione stamattina. Siamo appena tornati e…” fece un cenno con la mano ad indicare qualcosa alle sue spalle, “Giusto adesso ho lasciato questo sulla sua scrivania, ecco perché mi trovavo qua.”
I due, alle sue parole, diedero una veloce occhiata alle sue spalle. “Ah, capisco. Quindi tu e Dokja-ssi siete andati insieme?”
“No no. Eravamo io e i ragazzi, Gilyoung-ah e Yoosung-ah.” La donna nel frattempo uscì dalla stanza, chiudendo la porta. “Qualche minuto fa ho lasciato i piccoli con Dokja-ssi. Credo proprio che ormai tutti e tre siano di nuovo usciti.”
Ad un certo punto infatti, durante il loro viaggio di ritorno, Shin Yoosung e Lee Gilyoung avevano cominciato a bisbigliare tra loro, come se fossero stati sul punto di complottare una sorta di piano segreto. Nonostante ciò, Yoo Sangah era riuscita ad ascoltare tutto il loro discorso. Per questo lei era a conoscenza dell’intenzione dei ragazzi di andare in campeggio con Kim Dokja e, proprio per questa ragione, alla fine aveva deciso di affidarli a lui.
“Ah, va bene. Grazie per avercelo detto, Sangah-ssi,” la ringraziò Lee Hyunsung, prima di rivolgersi alla sua compagna, “Heewon-ssi che ne dici se-”
Non fece in tempo a continuare, quando dal fondo del corridoio riecheggiò il lieve cigolio di una porta. I tre videro Yoo Joonghyuk uscire dalla sua camera e dirigersi verso l’ascensore, senza che lui li notasse o facesse alcun cenno di averli visti.
Non appena l’uomo sparì dalla loro vista, Jung Heewon si voltò verso gli altri due, con uno sguardo ancora più dubbioso di prima. “Ma… come mai lui sta uscendo a quest’ora?”
“Onestamente… non ne ho idea, Heewon-ssi.”
“Nemmeno io.”
“…”
“…”
“Che dite se scendiamo tutti insieme in cucina? Ho voglia di provare a cucinare qualcosa,” propose, per disperdere la tensione, Yoo Sangah.
Lee Hyunsung annuì. “Ottima idea, Sangah-ssi. Se vuoi posso darti un mano.”
“Va bene anche per me. Andiamo allora.” Jung Heewon, continuando a tenere saldamente per mano il suo compagno, iniziò a incamminarsi portandolo con sé. Ma ad un tratto, si fermò e si girò per un'ultima volta verso la donna alle sue spalle. “Ah. Sangah-ssi, se non ti dispiace, potresti dirci come stanno i ragazzi? Non parliamo con loro da ieri e quindi inizialmente volevamo anche sapere cosa hanno fatto oggi, sai…”
Yoo Sangah sorrise alla sua richiesta. “Certamente. Vi racconterò tutto, non preoccupatevi.”
E così quest’ultima li seguì, rivolgendo alla coppia di fronte a lei un’espressione tranquilla ma comunque leggermente divertita, raccontando loro nel mentre, le avventure e i piani dei ragazzi.
Al loro ritorno, i ragazzi videro una piccola tenda già montata e Kim Dokja con in mano alcune coperte. “Ragazzi, portate la legna qua. In questo modo il falò riuscirà a scaldare sia noi che l’esterno della tenda.”
Il duo si avvicinò e gettò in un mucchio tutti i rami che erano riusciti a raccogliere. Grazie ad un accendino poi, non ci volle molto per riuscire ad accendere la fiamma.
Stesero due coperte sull’erba vicino al tronco dell’albero e ad una certa distanza dal fuoco, il lettore ne occupò una, i due ragazzi l’altra…
“Hyung, come hai fatto a trovare la tenda e le coperte?” gli chiese, dopo essersi seduti, Lee Gilyoung.
“Semplice, ho ricevuto l’aiuto da parte di qualcuno.” A queste parole, Biyoo, che nel frattempo si era nascosta sotto il suo cappotto, decise di fare capolino. Sorridendo, salutò gli altri due piccoli con un raggiante “Baat!”
I ragazzi ricambiarono con lo stesso entusiasmo, “Biyoo!”
Così Biyoo si avvicinò ai due, i quali non esitarono a coccolarla e accarezzarla.
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ si sta commuovendo alla vista dell’entusiasmo dei ragazzi.]
[Costellazione ‘Queen of the Darkest Spring’ è felice di vedere i suoi nipoti tutti assieme.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ ha sponsorizzato a tutti i membri presenti 200 monete.]
“Biyoo, dove sei stata oggi? Come stai?”
“Perché non rimani anche tu con noi?”
“Ba-at. Baat!”
“Biyoo ha già accettato di rimanere con noi questa sera. Credo proprio che anche noi le siamo mancati,” rispose per lei il lettore.
“Biyoo! Ci sei mancata anche tu!” esclamò Shin Yoosung, continuando ad accarezzarle l’area intorno al suo piccolo corno, mentre Lee Gilyoung annuiva a sostegno di ciò che la sua coetanea aveva appena detto.
Per qualche minuto, un piacevole silenzio avvolse la scena. La quiete non pareva più essere oppressiva o minacciosa. Kim Dokja si rese conto che anche questo poteva essere considerato parte dell’esperienza del campeggio.
Sembra proprio che io abbia ancora molto da imparare, nonostante tutto. Sorrise a questo suo pensiero.
Nel modo di voltarsi per sistemare meglio la coperta dove stava seduto, notò una mosca volare in direzione di Lee Gilyoung.
Ronzando nelle vicinanze del ragazzo, l’insetto sembrava voler comunicargli qualcosa.
In un attimo, Lee Gilyoung si rivolse all’uomo con occhi sbarrati e un’espressione sorpresa. “Hyung! I miei insetti hanno visto qualcuno avvicinarsi verso di noi. Pensi che dovremmo andare a controllare?”
Ormai quel poco di luce che li aveva accompagnati durante il tragitto di andata era sparito, lasciando spazio ad una tiepida oscurità che a poco a poco si andava infittendo.
Kim Dokja non fece in tempo a rispondergli o a chiedere chi fosse quel qualcuno che, guardando alle spalle del ragazzo, si accorse subito della figura in lontananza che avanzava nella loro direzione a passo spedito e soprattutto, coprendo con maestria il rumore dei propri passi.
Capelli corti scuri e un lungo cappotto nero, con stivali dello stesso colore. Kim Dokja si irrigidì per un secondo. Avrebbe potuto riconoscere quell’uomo ovunque.
Possibile che stia andando a cercare quell’artefatto? Ma poi perchè proprio a quest’ora? Non poteva aspettare fino a domani mattina? No, ma in effetti nelle sue regressioni passate era andato sempre a cercarlo dopo il tramonto, pensò lui. Forse avrei dovuto prima confrontarlo al riguardo, magari risparmiargli il viaggio. In ogni caso, ormai…
Yoo Joonghyuk si avvicinò rapidamente a loro, rimanendo comunque ad una certa distanza, e il suo sguardo incrociò inevitabilmente quello del lettore. La sua espressione sembrava non mostrare nulla, ma Kim Dokja riuscì a percepire la perplessità nei suoi occhi. Una muta domanda.
Tuttavia, nonostante ciò, l’altro non si fermò, continuando dritto per la sua strada e lasciandosi il trio alle spalle.
“Ahjussi, quello non è Joonghyuk-ssi? Che ci fa anche lui qui?”
“Hyung! Dovremmo fermarlo?”
Kim Dokja si accigliò. “No, non preoccupatevi. Lasciatelo stare.” Visto che non ha avuto la decenza di fermarsi e chiedere cosa ci facessimo qua, non vedo perché quel bastardo adesso non debba farsi un bel viaggio a vuoto.
Dopo qualche secondo di silenzio, inaspettatamente Biyoo decise di dire la sua, “Baat!”
Shin Yoosung cercò di interpretare la risposta della piccola dokkaebi. “Biyoo, sei per caso preoccupata per Joonghyuk-ssi?”
“Baat,” rispose lei con aria un po’ preoccupata. “Ba-at.”
“Biyoo, non penso proprio che tu debba preoccuparti per quel…cretino.” Lee Gilyoung fece una smorfia di disapprovazione al pensiero del regressore.
Kim Dokja sorrise alle parole del ragazzo. Spesso i loro modi di pensare si ritrovavano ad essere spaventosamente simili. Una probabile conseguenza dell’aver passato così tanto tempo assieme, rifletté il lettore. In effetti, era più che normale che i piccoli avessero cominciato ad assimilare atteggiamenti o modi di esprimersi verosimilmente simili ai suoi o a quelli del resto degli adulti della compagnia. Dopotutto erano ancora dei ragazzi nel pieno della loro adolescenza, fortemente influenzati dall’ambiente e dalle persone che li circondavano.
Stranamente la cosa non lo turbava più di tanto. Il lettore sapeva bene che vivere nel bel mezzo di un’apocalisse mondiale non fosse l’ideale per la loro crescita.
Ogni tanto mi dimentico di come Yoosung-ie e Gilyoung-ie siano ormai adolescenti a tutti gli effetti. Sono anche cresciuti un po’ in questi tre anni, anche se caratterialmente sembrano essere rimasti quasi gli stessi. Chissà quante esperienze avranno fatto durante la mia assenza.
Nel frattempo, Kim Dokja si soffermò ad osservarli per un po’. Tutti e tre, in un modo o nell’altro, erano ormai diventati inseparabili. Lampante era l’affetto che i due ragazzi provavano per la piccola dokkaebi. Come se il legame che ognuno di loro avesse con lui, fosse ormai diventata una sorta di inevitabile connessione anche tra loro, dopo tutto quello che avevano passato. Guardando il sorriso di Shin Yoosung e la risata di Lee Gilyoung mentre Biyoo gli faceva il solletico al collo, si ritrovò a pensare, e non per la prima volta durante il corso della serata, a cosa significasse essere un genitore o, per lo meno, cosa significasse vedere crescere qualcuno.
Era consapevole di avere poca, se non addirittura nessuna, esperienza a cui fare riferimento. D’altronde il suo passato ne era prova.
Kim Dokja non era sicuro di cosa facesse o di come si comportasse un padre ideale. Poteva soltanto affidarsi al suo istinto o a ciò che riteneva più opportuno.
D’improvviso, un’immagine o meglio, delle scene gli balenarono in mente.
Una mano calda, delicata, sulla sua schiena e una presenza al suo fianco. Un sorriso gentile e occhi pieni di affetto e speranza rivolti verso di lui. E soprattutto, un libro aperto davanti a sé. Questo era l’importante. “Non sarai mai solo, fintantoché continuerai a leggere.”
Avrebbe voluto veramente crederci. Forse poteva davvero essere così dopotutto.
Ma ad un tratto, la presenza alla sua sinistra cambiò. Non era più quella premurosa e rassicurante di prima.
Poi un rumore di lancette su un orologio rotto.
Una porta chiusa alle sue spalle. Era appena uscito da lì, no?
Vide davanti a sé allungarsi un’ombra. E senza nemmeno rendersene conto, una mano gli stringeva e tirava con violenza il collo della maglietta. Sangue incominciò a macchiare il pavimento e i suoi vestiti. Sentì le urla disperate di un’altra voce. Forse stava chiamando il suo nome?
Lo schianto di una bottiglia al suolo. “Siete sempre stati un peso per me. Perché non morite e vi togliete dalla mia vita?”
Si trovò in ginocchio sui pezzi di vetro sparsi-
[La skill esclusiva ‘Fourth Wall’ si è attivata.]
[‘Fourth Wall’ ha neutralizzato le conseguenze negative dei tuoi ricordi.]
Riuscì a respirare di nuovo. Non si era nemmeno reso conto di avere smesso di farlo. Per un momento rabbrividì.
Sapeva benissimo cosa aveva appena visto. Quei frammenti di ricordi del suo passato, i quali, nonostante tutti gli anni ormai passati, ancora riuscivano a riemergere nella sua mente come foglie secche sulla superficie di un lago.
Tentò di calmarsi e regolare meglio il suo respiro. Il suo sguardo senza volerlo incrociò prima quello allarmato della sua incarnazione e poi quello preoccupato dell’altro piccolo. Biyoo volò tra le sue braccia, anche lei con un’espressione corrucciata.
“Hyung, va tutto bene? Per un po’ ti sei messo a fissare il vuoto. È successo qualcosa?”
Kim Dokja cercò di mostrare loro un sorriso, seppur flebile e poco veritiero, con lo scopo di dare più credibilità alle sue parole. “Tutto apposto, Gilyoung-ah. Scusatemi se vi ho fatto preoccupare, ero soltanto perso tra i miei pensieri. Stavate dicendo qualcosa?”
“Ahjussi,” la sua incarnazione non sembrava molto convinta dalla sua scusa. La piccola si mosse, spostandosi debolmente e con fare ansioso sulla coperta prima di continuare, “Posso darti un abbraccio?”
L’uomo per un attimo si sorprese, ma ci volle poco affinché la sua espressione si rilassasse e il suo sorriso cominciasse ad assumere una sfumatura più sincera. Annuì. “Certo.”
Lei non esitò e in un secondo si sedette al suo fianco sulla sua stessa coperta. Cingendogli i fianchi con le sue braccia e appoggiando una parte del suo peso su di lui, affondò il suo viso tra le pieghe del suo cappotto bianco. Lui la strinse con un braccio ancora più a sé. Perfino Biyoo decise di stringersi ai due.
Lee Gilyoung, osservando la scena con un cipiglio, non sembrò apprezzare l’esclusione. “Hyung, posso unirmi anche io?”
Kim Dokja lo invitò con un gesto della mano.
Il ragazzino seguì l’esempio della sua coetanea, anche lui stringendosi al suo fianco. L’uomo cinse pure lui allo stesso modo.
Nessuno disse niente per qualche minuto, soltanto il crepitio del fuoco che bruciava davanti ai loro occhi occupava la quiete della notte.
Fino a quando qualcuno non pensò bene di cambiare la situazione. “Baat. Ba-at.”
Kim Dokja non poté fare a meno di farsi scappare una leggera risata al tempismo della sua piccola dokkaebi. Con la coda dell’occhio notò che anche i ragazzi tentavano invano di sopprimere a loro volta delle risate.
“Vieni qua Biyoo.” Il lettore prese delicatamente la dokkaebi su una mano e cominciò ad accarezzarle le guance con l’indice dell’altra. Biyoo ridacchiò per il solletico. Non appena lei si calmò, lui la portò sulla sua spalla e la fece appoggiare lì.
Nel frattempo i due ragazzi si erano sciolti dall’abbraccio, avendo comunque prontamente deciso di rimanere seduti al suo fianco e utilizzarlo come supporto. Lui si sistemò, poggiandosi contro il tronco dell’albero alle sue spalle, cercando di disturbare il meno possibile i tre che ormai avevano tacitamente concordato di sfruttare il suo corpo come cuscino.
Kim Dokja, non avendo altro da fare che assecondare i propri pensieri, si ritrovò a soffermarsi su ciò che prima gli era passato per la mente. Sul cosa significasse essere un genitore. La risposta non era cambiata ovviamente: non lo sapeva. Tuttavia in quel momento, tra le sue instabilità e le sue insicurezze, comparve un concetto a lui non tanto sconosciuto, ma piuttosto mai davvero vissuto a pieno. L’essere una famiglia.
Se l’idea di essere un genitore causava nell’animo del lettore incertezze su incertezze, il pensiero di poter avere una famiglia non lo turbava altrettanto. Anzi, per qualche assurdo motivo, l’idea sembrava dargli una strana sensazione di conforto. Forse il confrontarsi con qualcuno al riguardo lo avrebbe potuto aiutare nel tentativo di capire le sue emozioni.
Con Biyoo ormai appisolata comodamente sulla sua spalla, notò con un sorriso, Kim Dokja si rivolse quindi ai suoi ragazzi. “Yoosung-ie, Gilyoung-ie, sto per chiedervi qualcosa che potrà sembrarvi strano o un po’ fuori contesto ma…”
La luce del fuoco riusciva a brillare negli occhi scuri di Lee Gilyoung e a riflettersi nei capelli lisci di Shin Yoosung, dando un che di suggestivo e accentuando l’attenzione che in quel momento i due si trovavano a rivolgere nei suoi confronti. Kim Dokja si ritrovò per un secondo in difficoltà. Tutto ad un tratto le parole parvero sfuggirgli. Distolse lo sguardo, per poggiarlo sulle fiamme di fronte a sé. Passò qualche altro istante.
Poi decise di lanciarsi. “Sapete dirmi cos’è una famiglia? Cosa significa per voi esserlo?”
“Ahjussi…” la sua incarnazione sembrò iniziare nuovamente a preoccuparsi. Nel mentre l’altro appariva soltanto un po’ più incuriosito.
“Hyung…” Lee Gilyoung iniziò, “Forse sarò un po’ di parte ma…credo che una famiglia sia qualcosa che ognuno decide di creare o…aspetta,” il ragazzo sembrò rifletterci un po’ su. “Meglio… è un qualcosa a cui ognuno sceglie di appartenere. Hyung, per me famiglia sono le persone a cui voglio bene e che voglio al mio fianco. E che so che ci saranno per me,” concluse con soddisfazione lui.
“Ahjussi,” lo richiamò Shin Yoosung. “Io penso che dipenda dagli altri… Credo che le altre persone debbano voler stare al mio fianco. Famiglia per me significa voler stare tutti insieme e voler condividere ognuno la propria vita anche con gli altri.”
“Ahjussi…” esitò ancora lei per un secondo. “Per me anche tu sei parte della mia famiglia.”
Kim Dokja dovette ammettere di non essersi aspettato quest’ultima parte, come del resto neanche quella piacevole sensazione di calore che sembrava diffondersi nel suo petto. Quasi per istinto strinse ancora un po’ di più i due, come a volerli ringraziare per le loro parole.
Inaspettatamente, alla sua destra Lee Gilyoung si lasciò sfuggire uno sbadiglio. Kim Dokja non riuscì a fare a meno di sospirare con un misto di affetto e preoccupazione al pensiero di non essersi nemmeno resi conto di quanto ormai fosse tardi.
L’uomo fece per distaccarsi un po’ e nel modo di voltarsi verso Lee Gilyoung, sentì anche alla sua sinistra Shin Yoosung replicare lo sbadiglio dell’altro e stropicciarsi gli occhi col dorso della mano.
A quel punto Kim Dokja decise di rivolgersi ad entrambi. “Che ne dite di provare la tenda? All’interno dovrebbero esserci un grande cuscino e una coperta più pesante che potete condividere,” propose lui.
I due, ormai troppo stanchi per protestare riguardo il dover condividere o il dover andare a dormire, decisero di dargli la buonanotte e infilarsi dentro la tenda, lasciandola leggermente aperta.
Notes:
il prossimo e ultimo capitolo spero di riuscire a finirlo e pubblicarlo a breve (uni permettendo help). Spero di rivedervi presto.
Chapter 3
Notes:
Perdonate la lunga attesa per questo capitolo. La sessione in uni mi ha ucciso e altre venti idee per nuove fanfic hanno preso possesso del mio cervello più del dovuto.
Questo però è definitivamente l’ultimo capitolo (e se posso aggiungere anche il mio preferito da scrivere).
Spero vi piaccia :)
(See the end of the chapter for more notes.)
Chapter Text
In pochissimo tempo i due piccoli riuscirono a prendere sonno. Lui li osservò prima sistemarsi e poi addormentarsi, entrambi rivolti rispettivamente verso lati opposti della tenda, sotto un’unica coperta scura.
Kim Dokja, già dal momento in cui i due gli avevano fatto la proposta del campeggio, si era ormai rassegnato all’idea che per quella notte non avrebbe potuto dormire, in quanto qualcuno avrebbe dovuto fare da guardia. Per questo motivo, per cercare di mantenersi vigile decise di tirare fuori il telefono dalla tasca del suo cappotto con l’intento di continuare con la sua rilettura.
In contemporanea all’apertura del file contenente Ways of Survival, l’uomo si accorse con la coda dell’occhio di come piano piano il fuoco cominciasse a perdere intensità. In un attimo, con la mano libera prese alcuni dei rametti che erano rimasti in disparte e li lanciò con un gesto secco tra le fiamme.
Il lettore si mise a leggere circondato finalmente da un completo silenzio, ritrovandosi così a perdere la cognizione del tempo. Fino a quando, tutto d’un tratto, non sentì un quasi impercettibile rumore provenire dall’interno della tenda. Sollevando lo sguardo, si rese immediatamente conto dell’origine del suono.
Inconsciamente (o chissà, magari non così tanto) i due ragazzi si erano ritrovati a rigirarsi nel sonno, probabilmente nel tentativo di scaldarsi o contendersi la coperta, finendo in questo modo uno rivolto verso l’altra e soprattutto riducendo visibilmente la distanza tra loro. Una delle mani di Shin Yoosung faceva capolino da sotto la coperta e sembrava tendere verso il braccio di lui mentre, invece, la testa di Lee Gilyoung si era inclinata come a voler cercare il supporto della spalla di lei. Qualche centimetro in più e sarebbero finiti involontariamente l’una tra le braccia dell’altro.
Kim Dokja riuscì stranamente a sentirsi allo stesso tempo appagato e contento a quella vista, tanto che lo sguardo rivolto verso i piccoli immediatamente si addolcì.
Tentando di muoversi il meno rumorosamente possibile, Kim Dokja prese Biyoo in una delle sue mani. Evitando il più possibile di disturbarla, utilizzò l’altra mano per posare il cellulare al suo fianco, alzarsi e raccogliere la coperta che i due avevano poco tempo prima usato per sedersi. La scrollò, così da rimuovere gli eventuali fili di erba che sarebbero potuti essere rimasti attaccati sotto e, inchinandosi leggermente di fronte l’apertura della tenda, la stese delicatamente sopra le loro figure addormentate. Cercò dì sistemarla perlopiù sopra Shin Yoosung, in quanto quell’unica coperta che i due fino a quel momento avevano condiviso, per caso, era stata trascinata da Lee Gilyoung verso di sé, lasciando inevitabilmente il lato sinistro dell’altra leggermente scoperto.
Fatto ciò e dopo essersi accertato che non ci fossero altri problemi, rivolse un’ultima, speranzosa e veloce occhiata verso di loro, per poi chiudere definitivamente la zip della tenda e lasciarli così riposare in pace.
Tornando al suo solito posto, seduto sopra la coperta, Kim Dokja risistemò Biyoo nella zona tra la sua spalla e il suo collo per permetterle di condividere un po’ il suo calore e poterne sentire meglio la sua minuta e pelosetta presenza, ma non prima di averle accarezzato un po’ una guancia con l’indice. Lei di tutta risposta aveva inconsciamente mormorato un flebile baat e poi si era stretta ancora di più a lui. La dokkaebi per fortuna sembrava non essersi realmente svegliata del tutto nonostante i suoi movimenti, pensò il lettore, sollevato.
Sistematosi anche lui contro il tronco dell’albero, Kim Dokja prese nuovamente il telefono e, fissandolo per un secondo, decise alla fine di posarlo e continuare a leggere il giorno dopo.
Ritrovandosi a non aver più niente da fare, alzò lo sguardo al cielo stellato oltre la chioma scura di foglie e cominciò a pensare a quanto, quel giorno, fossero state silenziose e più inattive del solito le costellazioni. In particolare da quando lui e i ragazzi erano arrivati e si erano accampati in quel posto, nessuno aveva interagito con loro in alcuna maniera.
L’uomo si trovò a supporre che Uriel avesse probabilmente interferito al riguardo, magari invitando le altre costellazioni a lasciarli stare per poter vedere cosa sarebbe successo senza i loro interventi. Se davvero così fosse stato, Kim Dokja si prese l’appunto mentale di ringraziare l’arcangelo non appena ne avesse avuto l’occasione.
E a proposito di interferenze e costellazioni, socchiudendo gli occhi e sospirando, Kim Dokja non riuscì a fare a meno di rivolgere il proprio pensiero alla persona che involontariamente poco prima aveva finito per disturbare quella loro familiare atmosfera. Yoo Joonghyuk.
Kim Dokja avrebbe potuto aspettarsi che Yoo Joonghyuk prendesse in considerazione l’idea di mettersi alla ricerca dell’artefatto, anzi avrebbe dovuto prevederlo. Magari, quella mattina durante la riunione avrebbe potuto avvertire l’intera compagnia del suo piano, piuttosto che riferirsi privatamente soltanto a Yoo Sangah. Avrebbe potuto evitare tutta questa situazione in qualche modo, rifletté lui.
Inoltre, un fatto che ancora non era capace di spiegarsi era perché il regressore non si fosse semplicemente avvicinato a loro e avesse chiesto informazioni non appena li avesse visti. Possibile che Yoo Joonghyuk non si fosse posto veramente il problema? Kim Dokja era riuscito inizialmente a notare nell’espressione di lui quel minimo accenno di dubbio, abbastanza da fargli credere di aver catturato il suo interesse o, quantomeno, la sua attenzione. Ciò che succedette quell’emozione, Kim Dokja invece non riuscì a comprenderlo. Quel qualcosa nello sguardo dell’altro che lui non riconobbe, per un po’ rimase, seppur vagamente e con un senso di incertezza, al centro dei suoi pensieri.
Fino a quando, il silenzio e il lieve ritmico respiro di Biyoo non riuscirono finalmente ad acquietare il suo animo e a farlo involontariamente sprofondare nel sonno.
Durante il suo viaggio di rientro, il flusso di pensieri di Yoo Joonghyuk venne bruscamente interrotto dalla visione di una scena piuttosto particolare.
Quando, ore prima, si era trovato davanti Kim Dokja accampato assieme a Shin Yoosung e Lee Gilyoung, proprio in un’area principale del percorso che portava alla caverna dove lui stesso era diretto, era riuscito facilmente a dedurre l’intenzione dell’altro. D’altronde il motivo per cui entrambi si trovavano in quel posto era lo stesso, no?
Per questa ragione Yoo Joonghyuk aveva deciso di non fermarsi da loro a chiedere, preferendo invece rivolgere all'uomo un’occhiata significativa, inizialmente, sì interrogatoria ma successivamente decisa. Come a volergli comunicare “Ci penso io, tu e i ragazzi potete tornarvene al complesso se volete”.
Ovviamente, tra tutte le possibilità che la sua mente gli aveva fornito dopo averli superati, era inclusa anche quella di averli potuti ritrovare, al suo ritorno, ancora lì dove li aveva lasciati. E al riguardo aveva inoltre concluso, grazie alla presenza e soprattutto grazie alle dimensioni della tenda, che se proprio sarebbe dovuto accadere, gli unici a dormirci sarebbero stati i ragazzi.
Tuttavia ciò che non si sarebbe mai aspettato era di trovare Kim Dokja a braccia conserte e addormentato contro il tronco di un albero con Biyoo poggiata sulla sua spalla.
Ma è stupido? Come gli è venuto in mente di addormentarsi nel bel mezzo di un posto come questo senza nemmeno fare da guardia? Vuole per caso rischiare di farsi ammazzare?
Yoo Joonghyuk si avvicinò ancora di più a quell’accampamento improvvisato. Il fuoco era ormai spento e ciò che ne rimaneva era soltanto un mucchio di legna bruciata e polvere.
L’uomo cercò di silenziare il più possibile i propri passi. Quando fu abbastanza vicino, riuscì a notare, oltre al cellulare abbandonato sulla coperta stropicciata, l’espressione serena che l'altro aveva mentre riposava, accentuata in particolare dalle ombre che con l’arrivo dell’alba piano piano andavano svanendo.
Non era un qualcosa di frequente vedere i tratti del viso di lui segnati non dal suo solito sorrisetto compiaciuto o dalla sua tipica espressione calcolatoria e seria, pensò Yoo Joonghyuk con un senso di sollievo che appariva ormai fuori luogo tra le sue emozioni.
In qualche modo, sentì che non gli sarebbe dispiaciuto poter vedere più spesso questo suo lato. O per lo meno, poter vedere il volto di lui così rilassato e forse, azzardò il regressore, anche in qualche modo felice.
Yoo Joonghyuk, nel mezzo delle sue riflessioni, non riuscì a fare a meno di accorgersi di come la posizione in cui si trovava Kim Dokja non sembrasse molto comoda per riposare. Pareva, non fosse stata davvero intenzione dell’altro addormentarsi così, senza nemmeno preoccuparsi di coprirsi o ripararsi un po’ per la notte.
Con movimenti rapidi e sicuri, in un instante il regressore si tolse il cappotto nero dalle spalle, stendendolo con delicatezza lungo il corpo di lui a partire da poco sotto il suo petto fino alle sue ginocchia, avendo cura di non disturbare né lui né la piccola dokkaebi appollaiata sulla sua spalla.
Assicuratosi infine che tutto il resto fosse a posto e che i dintorni fossero liberi, il regressore posò per un’ultima volta lo sguardo sul volto della persona che, sia con la mente che con il corpo, aveva ormai imparato a riconoscere come compagno. Come qualcuno di cui potersi fidare e su cui contare, nel bene e nel male.
L’uomo, voltandosi e riprendendo il cammino, pensò che forse, un futuro al di fuori degli scenari che includesse anche lui al suo fianco non sarebbe stato poi così tanto male.
[Costellazione ‘Secretive Plotter’ si chiede perché tu abbia deciso di lasciare il tuo cappotto ad incarnazione ‘Kim Dokja’.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ è caduta giù dal letto per la troppa emozione, dopo essersi svegliata e aver rielaborato le conseguenze del tuo atto di gentilezza.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ ti ha sponsorizzato 15000 monete.]
Yoo Joonghyuk, a questi messaggi, volse lo sguardo al cielo con fare minaccioso. Non sono affari vostri, mormorò stizzito tra sé e sé, quando in verità, neanche egli stesso avrebbe potuto dare una chiara motivazione a quel suo gesto. Era stato qualcosa di spontaneo, qualcosa che per un secondo non era riuscito a trattenere e dunque, dopo averlo fatto, aveva ritenuto che tirarsi indietro sarebbe stato da codardi. Sapeva soltanto di aver pensato che Kim Dokja avrebbe potuto avere freddo e così il suo istinto aveva preso il sopravvento.
E poi, in ogni caso, se non me lo riporterà lui più tardi, me lo verrò a riprendere io con la forza, si convinse il regressore, prima di entrare finalmente nella fortezza del loro complesso industriale, sopprimendo un sospiro e un impercettibile sorriso al pensiero del suo compagno di vita e di morte.
I primi raggi dell’alba ravvivavano i vetri e dipingevano le pareti dell’edificio del complesso. Una pesante stanchezza permeava non solo il fisico ma anche la mente dell’uomo. Alla fine, la ricerca dell'artefatto si era rivelata una perdita di tempo oltre che ad un’anomalia, in quanto non solo non era riuscito a trovare quell’oggetto nel posto dove, per esperienza delle sue precedenti regressioni, sapeva che sarebbe stato possibile trovarlo, ma si era anche ritrovato a dover combattere più mostri di quelli che si sarebbe aspettato. Yoo Joonghyuk già di suo non era qualcuno che si ritenesse di avere la pazienza tale da poter tollerare le anomalie o gli imprevisti e soprattutto se poi questi diventavano anche una perdita di tempo e di energie, le probabilità di ritrovarsi di malumore rischiavano di aumentare esponenzialmente.
Superato l’ingresso, fece per cliccare il tasto di chiamata di uno degli ascensori quando inaspettatamente le porte di quello che aveva di fronte si aprirono lentamente. All’interno comparve l’ultima persona che in quel momento il regressore avrebbe voluto vedere. Han Sooyoung a braccia conserte e illuminata dalle luci artificiali, lo guardò per un secondo sbigottita. Lui ricambiò il suo sguardo con un’espressione apparentemente impassibile ma che in realtà sembrava volesse avvertire di non disturbarlo oltre.
Yoo Joonghyuk si scostò leggermente per poterle permettere di passare. Lei in un momento uscì, tuttavia piuttosto che superarlo e andarsene, considerò una buona idea fermarsi davanti a lui e ostacolargli il passaggio per l’ingresso dell’ascensore.
“Hey. Che ci fai qua a quest’ora? Da dove vieni?” gli chiese inizialmente lei. Poi la donna soffermò la sua attenzione su un dettaglio in particolare. Si avvicinò ancora di più, puntando nel frattempo l'indice contro il suo petto e sfoggiando un accenno di sogghigno. “E che fine ha fatto il tuo cappotto? Non mi dire che sei veramente riuscito a perderlo da qualche parte?”
Yoo Joonghyuk, prima che lei potesse continuare a tormentarlo col suo fastidioso indice, le strinse con forza il polso con una mano. “Non vedo perché dovrebbe interessarti sapere che fine abbia fatto il mio cappotto. E comunque sono appena tornato dalla ricerca di un artefatto,” a queste sue parole, l’uomo la lasciò bruscamente andare prima di concludere, “Adesso togliti di mezzo e lasciami passare.”
Han Sooyoung in realtà si era ritrovata a dover scendere nell’androne per cercare il suo telefono. Dopo essere tornata da uno dei suoi scenari personali (all’interno del quale il tempo era trascorso in maniera diversa rispetto alla realtà) e avere avuto la possibilità di tenere una breve conversazione con Yoo Sangah e Jung Heewon, la donna aveva il presunto sospetto che il suo caro protagonista avesse non solo incontrato Kim Dokja, ma anche lasciatogli il suo cappotto. Ovviamente le mancavano i dettagli e la certezza, però questo non le impedì di immaginarsi l’eventuale scena. Il sorrisetto di presa in giro che graziò il suo volto al pensiero e a ciò che quest’ultimo implicasse, non passò inosservato agli occhi del regressore.
Yoo Joonghyuk, alla vista dell’espressione di lei, non poté a fare a meno di manifestare la sua rabbia, corrucciando la fronte ed estraendo leggermente la sua spada dal fodero con fare minaccioso.
Han Sooyoung, accorgendosi della brutta piega che stava per prendere la situazione, si ritrasse di qualche passo e alzò le mani in un gesto di resa. “Ok ok, ho capito. Stai calmo. Adesso me ne vado.” Dette queste ultime parole, la donna lo superò e se ne andò senza neanche aggiungere un saluto.
L’uomo alle sue spalle però non poté accorgersi dell’imminente soddisfazione che apparve sul viso di lei, non appena lo superò.
Yoo Joonghyuk sospirò di nuovo e, cercando di ricomporre quella poca pazienza che gli era ormai rimasta, mise finalmente piede nell’ascensore.
Nel corso della salita, cominciò a pensare a cosa preparare a Yoo Mia (e, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, inconsciamente incluse pure Kim Dokja) per colazione quella mattina.
“Ba-at!”
Kim Dokja si risvegliò con la mente scombussolata da diversi rumori e un più che evidente dolore alla schiena.
Aprendo gli occhi e tentando a fatica di riprendere cognizione di dove si trovasse e della ragione per cui fosse in quel posto, la prima cosa che vide furono le varie finestre aperte dello Star Stream, oltre alla figura di Biyoo, la quale, dopo averlo visto svegliarsi e muoversi, aveva ripreso a fluttuare con impazienza nello spazio tra lui e la tenda.
Alcune notifiche erano da poco arrivate ed erano ciò che aveva causato quel costante tintinnio nella sua testa, proprio come i messaggi di un cellulare.
Kim Dokja, affaticato ancora dal sonno e da una lentezza derivante da quest’ultimo, si soffermò ad analizzarle una alla volta.
[Costellazioni ‘Queen of the Darkest Spring’ e ‘Father of the Rich Night’ si domandano se forse non sia il caso di aggiungere un nuovo candidato alla lista.]
[Costellazione ‘Prisoner of the Golden Headband’ si rende disponibile per eventuali suggerimenti in ambito sentimentale.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ desidera congratularsi calorosamente con costellazione ‘Demon King of Salvation’ per la nuova svolta nella sua relazione con incarnazione ‘Yoo Joonghyuk’.]
[Costellazione ‘Demon-like Judge of Fire’ ti ha sponsorizzato 15000 monete.]
Dire che Kim Dokja si sorprese dopo aver letto quei messaggi, sarebbe stato troppo riduttivo.
In meno di dieci secondi, tutte le tracce di sonno svanirono definitivamente dal suo corpo. Con uno sguardo mai stato così attento finora, cominciò a guardarsi freneticamente intorno alla ricerca di un qualsiasi oggetto, un qualunque indizio capace di giustificare, o meglio spiegare, il perché di quel tipo di reazione da parte delle costellazioni. Cosa cavolo è successo mentre dormivo??
Kim Dokja impiegò un po’ troppo tempo a cercare attorno a sé, tanto da accorgersi, di sfuggita, di come la tenda fosse chiusa e di conseguenza di come i ragazzi stessero ancora dormendo. Soltanto quando fece per alzarsi, riuscì a rendersi conto di cosa avesse sopra le gambe.
Un cappotto nero? Ma da dove…
La linea di pensiero di Kim Dokja venne interrotta all’improvviso da una più che inaspettata realizzazione. Non è possibile. Chiunque eccetto LUI avrebbe potuto fare una cosa del genere. Non ci posso credere. Non può essere vero…
Yoo Joonghyuk aveva veramente deciso, di sua spontanea volontà, di lasciargli il suo cappotto? E non solo, preoccupandosi anche di coprirlo come se…
Kim Dokja, sconvolto e mortalmente in imbarazzo, si alzò immediatamente come se il terreno e la coperta sotto di lui fossero stati sul punto di esplodere. Nel fare così, il capo di abbigliamento incriminato scivolò via, cadendo ai suoi piedi con un lieve fruscio.
Pensando a cosa sarebbe potuto succedere se, per qualsiasi motivo, avesse restituito il cappotto al legittimo proprietario, a Yoo Joonghyuk, sporco o, peggio ancora, rovinato (e in realtà, il pensiero di dovere essere presente e, soprattutto, cosciente al momento di doverglielo riconsegnare era già di per sé un ottima ragione, a parere del lettore, per sparire prontamente in un’altra dimensione), Kim Dokja si sentì un po’ morire dentro per il panico e la vergogna.
Avendo raccolto in un attimo il cappotto da terra, Kim Dokja concluse che sarebbe stato ideale, per il momento, piegarlo meticolosamente e tenerselo su un braccio fino al loro ritorno al complesso industriale. Giusto per essere certi di non rischiare.
“Baat?”
L’uomo involontariamente sussultò al richiamo preoccupato di Biyoo.
Da quando si era svegliato, preso in pieno come era da quello shock emotivo, non aveva davvero avuto modo di prestare attenzione a cosa stesse facendo Biyoo o di confermare in che stato fossero i ragazzi.
Facendo un respiro profondo, Kim Dokja tentò di calmare i suoi nervi, più tesi di una corda di violino sul punto di rompersi.
Per distrarsi quindi, preferì rivolgersi alla dokkaebi. “Buongiorno Biyoo. Scusa se poco fa ti ho ignorato, non era mia intenzione.”
Lei sembrò capire le sue parole e di conseguenza si riavvicinò a lui. “Baat.”
“Avevi qualcosa in particolare che volevi mostrarmi?” Oltre a quei messaggi imbarazzanti usciti direttamente da un serie romcom, aggiunse inutilmente la sua mente.
Biyoo volò in direzione della tenda, indicandola nel mentre con una delle sue piccole braccia. “Baat!”
“Ah. Li vuoi svegliare adesso?” rispose lui, intuendo dai suoi gesti.
“Ba-at,” la dokkaebi fluttuò su e giù a mo’ di risposta.
“Ok, va bene,” l’uomo fissò per un secondo la tenda. “Ho un’idea. Che ne dici se ti apro la tenda e li svegli direttamente tu? Voglio vedere come la prenderanno.”
Gli occhietti curiosi di Biyoo gli mostrarono esattamente con quanto entusiasmo approvasse la proposta, non considerando anche le scintille che apparvero attorno alla sua figura.
Kim Dokja si lasciò sfuggire un accenno di risata alla sua reazione. Che carina. Sarà la mia rovina, me lo sento. “Ottimo. Aspetta che ci penso io ad aprire,” disse alla fine lui, inginocchiandosi davanti alla tenda.
Con una presa ancora non del tutto ferma, quest’ultimo tirò su la cerniera. I bambini nel corso della notte si erano spostati di nuovo, notò lui con un sorriso. Lee Gilyoung era finito per arrotolarsi con la sua coperta, mentre Shin Yoosung stava a pancia in giù con la coperta sollevata fino al collo.
Fatto ciò, Kim Dokja si risollevò in piedi, spostandosi di lato per permettere il passaggio alla dokkaebi. Stabilì di rimanere lì vicino, in modo tale da poter avere una visuale perfetta sulla scena che di lì a poco si sarebbe svolta.
Biyoo, senza pensarci due volte, entrò all’interno della tenda e si posizionò, fluttuando, al di sopra dei due. Nell’istante in cui lei chiuse gli occhi per prepararsi, Kim Dokja si trovò involontariamente a trattenere il respiro, come se ciò avesse potuto interferire con il piano di lei.
Un secondo di silenzio e poi…
”BAAAT!”
“AAH!”
I due si svegliarono e si sedettero di scatto, urlando per lo spavento, tra una cascata di scintille gentilmente offerta loro da Biyoo. Quest’ultima, che nel frattempo ne aveva approfittato per allontanarsi un po’ da loro, svolazzava felicemente da una parte all’altra della tenda come se non avesse appena rischiato di fare venire un arresto cardiaco precoce ai due ragazzi.
Kim Dokja, da persona matura e responsabile quale era ovviamente, si portò una mano al volto e si girò nel tentativo di sopprimere, o meglio, camuffare quella che per lui sarebbe potuta essere benissimo una tra le migliori risate della sua vita.
“Biyoo! Che è successo?” chiese freneticamente Shin Yoosung.
“Ugh, Biyoo. Che diavolo ti…” si interruppe Lee Gilyoung, massaggiandosi una tempia con la mano.
Non appena Kim Dokja riuscì a riprendersi e a rendersi nuovamente presentabile, decise di intromettersi per salvare Biyoo. “Gilyoung-ah, Yoosung-ah, buongiorno. Spero abbiate dormito bene. Sapete…” per un secondo rivolse il suo sguardo verso la dokkaebi, la quale nel frattempo era volata fuori dalla tenda e si riavvicinava di nuovo a lui, “Biyoo aveva davvero voglia di vedervi, per questo ha voluto svegliarvi.”
Entrambi i ragazzi prima di rispondere, con calma si liberarono dalle coperte e uscirono. “Buongiorno anche a te, ahjussi. Magari la prossima volta Biyoo potrebbe-“
“Biyoo! La prossima volta puoi svegliarci in maniera più delicata! Ah. E buongiorno anche a te, hyung.”
“Baat.”
Kim Dokja rivolse un sorriso sereno ai due. Biyoo si posizionò comodamente sulla sua testa, Shin Yoosung si stropicciò gli occhi col fine di riprendersi dal brusco risveglio mentre Lee Gilyoung spontaneamente si gettò ad occhi chiusi tra le sue braccia.
“Gilyoung-ah, non riaddormentarti per favore. Non possiamo rimanere per sempre in questo posto,” lo riprese l’uomo, rilassandosi lo stesso nonostante il ragazzo, alle sue parole, avesse stretto maggiormente il suo abbraccio.
“Hyung, dobbiamo davvero tornare indietro? Non possiamo continuare a stare fuori per un altro po’?” mormorò lui, alzando la testa dalla sua posizione e rivolgendogli dal basso gli occhioni dolci, nel tentativo di convincerlo.
Kim Dokja, sul punto di replicare, si interruppe quando, da dove si trovava Shin Yoosung provenì un brontolio. La sua incarnazione arrossì leggermente. “Mi dispiace ahjussi. Credo di avere un po’ di fame.”
“Non preoccuparti Yoosung-ah. Gilyoung-ah non pensi sia il caso di ritornare? Non abbiamo da mangiare qui con noi…”
Il ragazzo si allontanò dall’abbraccio, gonfiando le guance e volgendo un’occhiata corrucciata al terreno. “Va bene, hyung. Ma possiamo ritornare qualche altra volta?”
“Se ne avremo il tempo, certamente,” rispose lui, voltandosi in direzione della tenda. “Datemi il tempo di smontare la tenda e raccogliere tutto, così poi possiamo incamminarci.”
“Ahjussi, ti aiutiamo anche noi.”
I due decisero di raccogliere il cuscino e piegare le coperte, invece lui si mise a smontare la tenda.
Mentre lui smontava i sostegni, un’ulteriore notifica risuonò nelle sue orecchie, prima che il familiare schermo apparisse ai suoi occhi.
[L’elemento ‘Midday Tryst’ è stato attivato.]
[Incarnazione 'Han Sooyoung' ti ha inviato dei messaggi.]
- Sei sveglio? A che ora pensi di ritornare?
- Qui c’è qualcuno che aspetta il tuo ritorno con ansia. Sai, questo qualcuno si è anche diligentemente impegnato a prepararti la colazione.
- E seriamente, dobbiamo programmare quello che c’è da fare domani. Quindi muovi il culo e vedi di tornare qua il prima possibile.
Leggendo il testo del primo messaggio, finalmente al lettore passò per la mente di controllare che ore fossero. Prese rapidamente il telefono dalla tasca del suo cappotto e, accendendolo, lo schermo mostrò l’orario. Mmh, in effetti si è fatto tardi. Abbiamo dormito più del previsto.
Passando in rassegna i restanti messaggi, inizialmente l’uomo si trovò perplesso sul chi potesse essere la persona menzionata da Han Soyooung. Possibile che si stesse riferendo a sé stessa? No, morirebbe piuttosto che mettersi a cucinare per me. Yoo Sangah? Diverse opzioni apparvero nella sua mente. Però…
L’unico che avrebbe davvero motivo di aspettarmi sarebbe Yoo Joonghyuk per la questione del cappotto. Ma allora perché prendersi la briga di prepararmi pure la colazione?
Kim Dokja si sentì attraversare da un brivido alla sua ipotesi. Cosa voleva Yoo Joonghyuk da lui?
- Stiamo per tornare. In venti minuti circa dovremmo essere lì.
Alla fine, si trovò a rispondere soltanto alla domanda che lei gli aveva posto, ignorando volontariamente il resto dei messaggi.
Finito di raccogliere le varie parti della tenda, l’uomo si raggruppò con i ragazzi, i quali nel frattempo si erano divisi il carico di coperte da portare e stavano discutendo di qualcosa.
“Hyung, cos’è quella cosa scura che hai in mano?” chiese Lee Gilyoung, rivolgendogli un’espressione perplessa.
“Ahjussi, ma quello non è il cappotto di Joonghyuk-ssi? Come mai è qui?” aggiunse poi la sua incarnazione, finendo senza volerlo per scavare metaforicamente la fossa dove il lettore sarebbe voluto andare a seppellirsi in quel preciso istante.
E adesso cosa dovrei rispondere? Non lo so nemmeno io di preciso che ci fa qui. Ugh. Che se la prenda lui la responsabilità delle sue azioni.
“A dire la verità, non lo so neanche io. Appena arriviamo potete chiedere direttamente a lui il motivo.”
Iniziarono a incamminarsi in silenzio verso il complesso industriale. Dopo qualche minuto, Biyoo scese dalla sua testa, rivolgendosi ai ragazzi al suo fianco. “Ba-at.”
“Dove pensi di andare piccola-” cominciò a inseguirla Lee Gilyoung, dopo che la dokkaebi, avendo scoperto l’intenzione di lui di acchiapparla, era volata via da loro.
“Gilyoung, noo. Aspetta.” li seguì preoccupata Shin Yoosung.
Le loro risate e le loro grida riecheggiarono tra le rovine. Kim Dokja, continuando a camminare sempre con lo stesso passo, rivolse loro soltanto uno sguardo divertito e pieno di affetto, stringendo involontariamente a sé il cappotto nero.
Forse era questa la risposta che cercavo dopotutto.
Notes:
Se siete arrivati fino a questo punto, non posso fare altro che ringraziare immensamente voi per aver letto e soprattutto la mia beta reader Nica, senza la quale tutto questo malloppo non sarebbe venuto alla luce così bene.
Come ho accennato all’inizio, ho intenzione di scrivere altro, in particolare per orv ho un’idea per un modern au flower shop/library (joongdok/yoohankim, sono ancora indecisa sulla ship principale onestamente, send help pls).
Detto questo, vi auguro il meglio. Alla prossima (spero presto).
thebis on Chapter 1 Mon 30 Dec 2024 09:14PM UTC
Comment Actions
martilina on Chapter 1 Mon 30 Dec 2024 09:30PM UTC
Comment Actions