Chapter 1
Summary:
Beomgyu: 15 anni
È uno studente eccellente, dedica molto tempo allo studio, ma ancor più tempo alla danza, partita come valvola di sfogo per tutto ciò che normalmente non riesce a tirare fuori, e per i problemi che gli riservano la vita quotidiana. La danza è l'unica cosa che riesce a fargli vedere il bello della vita.
È figlio unico, ha pochi amici su cui contare e con cui è riuscito ad aprirsi sulla propria sessualità.Yeonjun: 16 anni
Proviene da una famiglia che lo supporta nella sua passione, la danza, ma non quando la famiglia scopre che va male a scuola. È uno dei ballerini più dediti della scuola di danza che frequenta. Tutti lo conoscono, tutti aspirano ad arrivare al suo livello.
È figlio unico ma ha molti amici intorno a sé, ma non quel tipo di amici con cui potersi confrontare, parlare di cose profonde, della vita, del futuro.
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I brani che troverete ad inizio capitolo saranno brani che immagino possano ballate i ballerini, o canzoni legate alle vicende narrate.
Questa fanfiction è frutto della mia immaginazione. (bmjnisland on w4ttp4d)
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Brano: FACT - PSY, G. DRAGON
"Non m'interessa se siete stanchi, siete arrivati in ritardo e dobbiamo recuperare il tempo perso. Alzatevi!"
Gli specchi che ricoprivano le pareti della sala di danza erano ormai diventati opachi per il calore che si era creato durante le prove.
Molti studenti erano arrivati in ritardo, e dovendo provare una coreografia di gruppo, l'insegnante aveva aspettato che fossero tutti presenti per far ripetere ad ognuno la propria parte e accertarsi che la coreografia riuscisse bene.
La Sonagi Dance Accademy¹ non era una scuola di danza prestigiosa, ma l'assunzione di nuovi insegnanti aveva portato a migliori risultati nelle gare nazionali. Inoltre molti idol erano usciti da quella scuola, rendendola così più popolare di molte altre scuole del quartiere.
Le gambe di Beomgyu tremavano per la stanchezza. Sarebbe andato avanti per altri 10 minuti, ma temeva di non riuscire a tornare a casa autonomamente dopo quella lezione. L'allenamento di quel pomeriggio era stato davvero faticoso, per tutti.
Dopo l'ennesimo sollecito dell'insegnante, si lasciò scappare un sospiro contrario e si alzò in piedi. Si mise in postazione per riprovare la coreografia, guardando l'ombra opaca della sua figura riflessa nello specchio appannato, cercando di capire se stesse andando bene oppure no.
Alla fine della lezione tutti i ballerini si lasciarono cadere a terra, sfiniti, sotto lo sguardo incredulo del professore.
"Wow, se a 15 anni avete questa resistenza siamo messi bene... ci vediamo la prossima settimana."
L'insegnante uscì dalla sala, e una serie di sbuffi e sospiri generali. Certo, avevano 15 anni, e la loro resistenza dovrebbe essere decisamente migliore di quella di un qualsiasi quarantenne, ma 2 ore di danza senza pause sarebbero state faticose per chiunque.
"Io non so se ci è o ci fa. 2 ore così non le reggo."
"No, neanche io. Non ce la faccio più. Beom, portami a casa in braccio..." si lamentò Soobin, appoggiandosi con la schiena allo specchio e bevendo un po' d'acqua dalla sua borraccia.
Beomgyu, steso a terra con le braccia e le gambe aperte, si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato. "Sei serio? Hyung, sei il doppio di me, casomai mi porti tu in braccio a casa." Ridacchiò, mettendosi a sedere accanto a lui, allungando il braccio per prendere l'asciugamano e asciugarsi il sudore dalla fronte.
"Dai, ti prego, ti supplico, non mi sento le gambe.." Lo pregò Soobin, unendo le mani a mo' di preghiera e chinando la testa leggermente di lato.
Beomgyu ridacchiò e gli tirò un pugnetto scherzoso sulla spalla, per poi alzarsi in piedi, con fatica, e allungare una mano verso l'amico per aiutarlo ad alzarsi.
"Aspetta, sono stan-"
"Muoviti prima che ti lascio qui."
Soobin ridacchiò, gli prese la mano e si tirò su.
I due uscirono dalla sala, andarono a farsi una doccia e poi a cambiarsi negli spogliatoi, chiacchierando su come avrebbero passato la serata.
Mentre i due parlarono, il cigolare della porta catturò l'attenzione di Beomgyu. Alzò lo sguardo e vide entrare nello spogliatoio uno degli studenti più popolari della Sonagi, Choi Yeonjun.
Tutti gli insegnanti parlavano di lui, tutti gli studenti lo invidiavano per la sua bravura. Tutti erano convinti che il suo fosse puro talento, e forse c'era un po' di verità in questo pensiero comune. Certo era che senza la costanza e il duro lavoro del ragazzo, tutta quella popolarità non si sarebbe diffusa dal nulla. Certo, era anche un bel ragazzo, ma la bellezza non bastava a rendere qualsiasi ragazzo coreano famoso.
Tutti si aspettavano di vederlo presto in televisione, ad ascoltare la sua voce e a vederlo ballare. Anche Beomgyu ne era sicuro.
Il suo viso stregava chiunque lo vedesse passare. Quella di Yeonjun era una bellezza unica del suo genere. La forma dei suoi occhi ricordava quelli di una volpe, e i suoi zigomi risaltavano agli occhi di tutti. Un viso come quello rendeva un semplice ragazzino affascinante e dolce allo stesso tempo.
Beomgyu, come molti, ne era certamente catturato. Lo guardò per almeno 30 secondi, prima di essere ripreso da Soobin con una gomitata scherzosa. Beomgyu si girò a guardare l'amico, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa, finendo di cambiarsi e sistemando le ultime cose nel suo zaino giallo.
Si lasciò scappare un ultimo sguardo rivolto a Yeonjun, intento a sistemare il cappuccio della felpa sul suo capo davanti lo specchio. Il ragazzo notò lo sguardo del ragazzo, ma Beomgyu fu più rapido di lui, e tornò a guardare l'amico.
"Andiamo?"
Soobin annuì, e i due ragazzi uscirono dallo spogliatoio per tornare a casa.
Si incamminarono verso la fermata dell'autobus, e Soobin, una volta lontano dalla scuola di danza, iniziò a punzecchiare come suo solito il ragazzo.
"Ma... un ragazzo come Yeonjun, per esempio, potrebbe essere il tuo tipo?"
Beomgyu sospirò e iniziò a guardarsi intorno, per assicurarsi che nessuno intorno a loro li avesse sentiti. Mise le mani nelle tasche della giacca.
"Hyung, ti prego, non ricominciamo. E abbassa la voce, prima che qualcuno ti senta."
"Ma se non mi dai mai una risposta concreta è ovvio che continuerò a chiederlo!"
Beomgyu sospirò e si sistemò meglio lo zaino sulle spalle, per poi incrociare le braccia al petto.
"No, sul serio, voglio sapere che genere di ragazzo ti piace."
Beomgyu si voltò a guardarlo, e si lasciò scappare un sorriso.
"Okay, sì, non mi dispiace. Ma tutti pensano che sia un bel ragazzo, non solo io perché sono gay.
E non ho un "genere di ragazzo" che potrebbe piacermi" fece il gesto delle virgolette, "per quanto sono disperato, mi andrebbe bene comunque."
Fece una breve pausa e continuò.
"E comunque, Yeonjun è oggettivamente un bel ragazzo, sai quante ragazze gli andranno dietro?"
"Già, questo è vero. Yeonjun è sexy."
Beomgyu scoppiò a ridere, guardando l'amico con stupore.
"Sexy? Che c'è, ti sto per caso facendo passare al lato oscuro?"
Soobin gli fa un occhiolino con fare scherzoso, scuotendo poi la testa.
"No. Sexy nel senso che il suo viso è attraente, ed è ciò che cercano le agenzie in un idol. Sicuramente Yeonjun sarà il prossimo a fare successo, proprio come Wooyoung, Yeosang e tutti gli altri."
Beomgyu lo osservò attentamente, e annuì. Il pensiero fisso di Soobin era quello di riuscire a diventare un idol. Amava cantare, ballare, e anche la bellezza non gli mancava, anche se non sempre riusciva ad apprezzarsi ogni volta che si guardava allo specchio. Infatti evitava di ballare davanti ad esso, ballava sperando di eseguire bene ogni movimento, nascondendosi un po' dietro gli altri ragazzi per non confrontarsi con la sua immagine da vicino.
Il fatto di avere una persona come lui nella scuola di ballo a volte lo faceva sentire inferiore, pensava di avere meno possibilità di lui di diventare un idol.
"Soobin hyung, magari Yeonjun sarà il prossimo, ne siamo tutti convinti. Però questo non vuol dire che non toccherà anche a te." Sorrise, passando una mano dietro la schiena del ragazzo, accarezzandola dolcemente.
Soobin abbassò lo sguardo per guardarlo, e ricambiò il sorriso con un po' di insicurezza.
Quelle sue paranoie a volte gli impedivano di viversi il suo sogno con speranza e frenesia; fortunatamente, la compagnia di Beomgyu gli permetteva di rimanere con i piedi a terra, di non perdere la concentrazione, di lasciar perdere il fattore "bellezza", di ricordarsi che anche lui era arrivato primo in molte valutazioni della scuola, e che quindi le possibilità che Soobin venisse scoperto o consigliato per qualche casa di produzione erano molto alte.
Beomgyu era proprio quella persona che riusciva a far sentire a proprio agio le persone, una volta che queste si aprivano con lui. Faceva di tutto per cercare di capire il punto di vista delle altre persone.
Nel suo caso, molte volte si era ritrovato in situazioni in cui non si era sentito libero di esprimersi, in cui non si era sentito capito, ed essendo Soobin uno dei pochi con cui aveva la libertà di esprimere veramente sé stesso, per nulla al mondo avrebbe smesso di fare lo stesso con lui. Entrambi sapevano che sarebbero stati l'uno la spalla dell'altro, sia nei momenti di forza che in quelli di debolezza.
"Per me resterai sempre l'idol numero uno, lo sai." Sorrise dolcemente al ragazzo più grande, al che Soobin gli sorrise ancora di più, scompigliandogli la scura capigliatura già abbastanza sfatta a causa delle due ore di prove.
"Come farei senza di te, beom?"
"Non faresti."
Notes:
¹: La Sonagi Dance Accademy non esiste realmente, è frutto della mia invenzione. Sonagi (소나기) è una parola coreana che significa "pioggia improvvisa", immagine che evoca la passione e l'intensità della danza.
Ehilà, ecco a voi il primo capitolo della storia.
Non scrivo da anni, e non sono per niente allenata, ma spero comunque che vi piaccia.
Mettete una stellina e lasciate un commento per farmi sapere che ne pensate <3
-daisymp
Chapter Text
Song: Wonder, Adoy
L'inverno coreano stava iniziando a farsi sentire. Uscire di casa senza giacca era diventato impossibile, così come uscire senza ombrello.
Qualche goccia di pioggia cadeva sulla chioma castana di Beomgyu, distratto dalle note della sua canzone preferita proveniente dalle sue amate Marshall.
Le mani in tasca, il passo lento, le note di Wonder, di ADOY, risuonavano nelle sue orecchie. Ogni tanto mimava le parole della canzone in inglese, conoscendola ormai a memoria.
"If this time is the last drive out in the haze,
Take me in for the last time into your eyes."
Il castano si fermò davanti ad un semaforo, e ne approfittò per chiudere gli occhi e godersi le ultime note della canzone.
Si era chiesto tante volte come sarebbe stato innamorarsi di qualcuno.
Cosa significa? Cosa si sente davvero? Cosa sono quelle "farfalle nello stomaco" di cui tutti parlano?
Che succede se si capisce di amare davvero qualcuno? E se l'altra persona non ricambiasse?
Questi pensieri occupavano spesso la mente di Beomgyu, dando vita a paranoie che lo rendevano nervoso, gli impedivano di vivere la sua quotidianità, i suoi giovani 15 anni.
Riaprì gli occhi, e allo scatto del verde attraversò la strada, ritrovandosi davanti la Sonagi.
Spense le cuffie, ritornò a contatto con la realtà e sentì un tuono provenire dall'alto, al che il ragazzo sobbalzò, stupito, rendendosi conto che una lieve pioggerellina gli aveva leggermente bagnato i capelli.
Si affrettò ad entrare nella scuola, cercando di tamponarsi i capelli leggermente bagnati con la manica della felpa. Poco dopo, la pioggia si fece più fitta, una pioggia improvvisa che catturò l'attenzione di tutti coloro che si trovavano all'ingresso della scuola.
Il ragazzo sorrise e fece un lieve inchino alle persone presenti, e si diresse in fondo al corridoio, verso le scale.
La Sonagi era una scuola di danza composta da sale di danza distribuite sul piano terra e sul primo piano, con spogliatoi e bagni comuni.
Al seminterrato vi erano altre sale di danza, non più agibili e quindi non utilizzate per i corsi. Non erano ancora state rinnovate, molte di esse venivano utilizzate come sgabuzzino per tenere vecchie sedie e altre cose che non venivano più utilizzate ma di cui la scuola non voleva ancora liberarsi.
Alcuni studenti utilizzavano queste sale per allenarsi autonomamente, all'insaputa (o almeno così gli studenti credevano) degli insegnanti. Chiaramente tutti erano a conoscenza dell'uso di queste sale, ma molti degli insegnanti chiudevano un occhio in questo caso.
Anche Beomgyu, dopo le lunghe giornate passate a scuola, il pomeriggio o la sera passava diverse ore in quelle sale maltenute, per distrarsi e fare quello che più amava al mondo, ballare.
Lui non era mai stato quel genere di persona che si apriva facilmente con gli altri. A volte le parole gli mancavano, a volte non bastavano.
Poche erano le persone con cui riusciva ad esprimersi.
La danza era l'unica arte che gli permetteva di parlare senza emettere un singolo suono, attraverso il suo corpo.
Scese le scale che portavano al seminterrato, e controllò le varie sale per vedere se ce ne fosse qualcuna libera. L'ultima, la più piccola, era quasi sempre inutilizzata. Era l'unica stanza che non veniva mai pulita per bene, il pavimento era sempre coperto da un lieve strato di polvere, e ogni volta che tornava, trovava sempre più sedie impilate una sull'altra. Perciò, ogni volta che Beomgyu vi tornava passava almeno 15 minuti a sistemare e pulire la stanza.
Dopo essersi fatto spazio, si guardò qualche secondo allo specchio per sistemarsi i capelli diventati un po' mossi a causa della pioggia, per poi posizionarsi in mezzo alla sala e iniziare a fare un po' di stretching.
In un'ora provò molte coreografie, liberandosi di tutta la pressione che aveva accumulato durante la giornata.
Grondante di sudore, si sedette a terra a gambe incrociate. Si passò l'asciugamano sulla fronte e dietro al collo, per poi lasciarlo cadere sulla propria spalla. Appoggiò entrambe le mani a terra, chiudendo gli occhi e chinando la testa leggermente all'indietro. Respirò lentamente per riprendere fiato, lasciando che il corpo si rilassasse un po', con la musica in sottofondo che continuava a risuonare dal suo telefono.
Ad un certo punto Beomgyu sentì la porta cigolare, al che si spaventò, aprendo gli occhi e fermando subito la musica dal telefono.
Non era la prima volta che qualcuno entrava nella sala per dirgli di andare via. Quella stanza non poteva essere usata per provare, ma Beomgyu vi andava spesso per non essere disturbato da nessuno.
Si alzò in piedi, recuperando velocemente l'asciugamano, il telefono e la felpa che aveva buttato a terra quando era arrivato, sapendo che come molte altre volte lo avrebbero cacciato dalla sala.
"Mi scusi, davvero, vado subito via. Le altre sale erano piene, perciò ero venuto qui, ma vad-"
"Oh no, tranquillo. Anzi, non volevo disturbarti." rispose una voce giovane, nitida, diversa da quella che poteva essere una voce di un insegnante sui 30 o i 40 anni.
Beomgyu sospirò sollevato, e si voltò verso la porta, irrigidendosi appena si ritrovò davanti Yeonjun.
I suoi capelli corvini, perfettamente lisci, gli coprivano la fronte, ma lasciavano scoperti i suoi occhi leggermente allungati agli angoli come quelli di una volpe. I suoi zigomi risaltavano sotto la fioca luce della stanza, come se attirassero quel poco di luminosità che c'era.
Il ragazzo indossava una felpa grigia e una giacca di pelle nera. Sulla spalla teneva un borsone blu.
Il suo lieve sorriso fece arrossire il più piccolo, il quale ne approfittò per inchinarsi come suo solito e salutare, seguito poi dall'altro ragazzo.
"Non preoccuparti.. avevo appena finito, mi stavo un attimo riposando." rispose beomgyu, indossando la felpa e distogliendo lo sguardo per cercare di non fargli notare il leggero rossore che si era formato sulle sue guance.
Yeonjun sorrise al fare impacciato dell'altro, entrando nella sala e chiudendosi dietro la porta, lasciando il borsone a terra.
"Sei sicuro? Se vuoi continuare posso aspettare, non ci sono problemi. Altrimenti metto le cuffie, e tu puoi continuare con le tue coreografie nel mentre."
Nel frattempo Beomgyu aveva infilato anche la giacca e sistemato le sue cose nello zaino, per poi metterlo sulle spalle.
Si girò verso il ragazzo e scosse leggermente la testa, rivolgendogli un timido sorriso.
"Oh, tranquillo.. tanto ho lezione. Ti lascio provare da solo."
Yeonjun allora annuì e gli sorrise ancora una volta, inchinandosi lui questa volta per ringraziarlo.
"Grazie, davvero."
Beomgyu ricambiò l'inchino e si diresse poi verso la porta.
"Aspetta... come ti chiami?"
Beomgyu rimase sorpreso dalla sua domanda, infatti ci mise qualche secondo in più a rispondere, rispetto a una persona normale, come se non riuscisse a ricordare subito il suo nome. Si voltò un'ultima volta verso il ragazzo corvino.
"Uhm... Beomgyu. Mi chiamo Beomgyu."
"Piacere Beomgyu, io sono Yeonjun. Ci vediamo in giro!"
Beomgyu annuì al ragazzo e gli rivolse un ultimo timido sorriso, uscendo poi dalla stanza.
Yeonjun ridacchiò, addolcito dalla timidezza del ragazzo, portando poi le braccia in alto, iniziando a riscaldarsi un po'.
Nel frattempo Beomgyu si diresse verso le scale, alzandosi il cappuccio della felpa sulla testa e infilando le mani in tasca, come d'abitudine.
Quella breve conversazione lo aveva imbarazzato, non poco.
Beomgyu era sempre stato un ragazzo timido, ma forse quell'imbarazzo non era dovuto alla sua timidezza. Forse, semplicemente, la bellezza e la gentilezza di Yeonjun l'avevano colpito a pieno, e lui aveva risposto con l'imbarazzo, perché non sapeva come comportarti in una situazione del genere, davanti ad uno dei ballerini più bravi della scuola, a cui tutti gli altri studenti aspiravano.
Il ragazzo salì fino al primo piano, andando dritto agli spogliatoi.
Si tolse di nuovo giacca e felpa, posò lo zaino e si sedette su una panca, in attesa di Soobin, che arrivò poco dopo.
"Hi sweetie, sei già qui?" disse il ragazzo, avvicinandosi a Beomgyu, scombinandogli un po' i capelli e iniziando a cambiarsi.
Beomgyu si risistemò i capelli ancora una volta, dandogli una lieve gomitata.
"Lascia stare i miei capelli, che oggi sono un casino. Comunque sì, sono venuto un po' prima per allenarmi."
Soobin annuì, dandogli un'altra occhiata fuggitiva, sorridendo poi leggermente.
"Mi devi dire qualcosa, Beom?"
Beomgyu sbarrò gli occhi, alzandosi in piedi. "Ma è possibile che ogni volta che succede qualcosa tu lo capisci subito?"
"Beom, non è che lo capisco subito, è che sei trasparente. E sei rosso in viso" rispose l'altro, ridendo di gusto. "Forza, cos'è successo?"
Beomgyu scosse la testa e si appoggiò agli armadietti, per poi parlare.
"Nulla. Sono andato a provare un po' giù, e... quando ormai avevo finito, Yeonjun è entrato nella sala."
"Yeonjun? Oh... aspetta, tutto qui? È entrato e...?"
"Sì, cioè.. voleva provare anche lui, ma io avevo finito, quindi gli ho lasciato la sala. E mi ha chiesto come mi chiamassi." borbottò il più piccolo.
Soobin lo guardò tutto il tempo con un sorriso divertito, mentre finiva di cambiarsi, sedendosi poi sulla panca dove era seduto poco prima l'altro ragazzo.
"Mhh... vedo che il fascino di Yeonjun ha colpito anche te."
Beomgyu divenne ancora più rosso e alzò leggermente le spalle, guardandosi intorno.
"Non lo so. No. Sì, forse, non so. È un bel ragazzo, comunque... Vabbè, chiudiamo il discorso. Andiamo di là." si lasciò scappare una risata imbarazzata, sventolandosi poi una mano davanti al viso con l'intento di far passare il rossore. Soobin lo seguì, divertito da quel racconto.
"Beh, non è un buon segno che ti abbia chiesto il nome?"
Beomgyu alzò un sopracciglioa quella domanda retorica. "Hyung, mi ha chiesto il nome, non l'instagram. E poi è etero, super etero. Basta guardare come guarda le ragazze intorno a lui, andiamo."
"Non lo puoi sapere, magari è bis- Ahi!" Beomgyu diede un lieve pugno all'amico sulla spalla, il quale si massaggiò leggermente la zona colpita.
"Non mettere in giro certe voci, scemo. Comunque è etero. Stop."
Disse Beomgyu come ultima cosa prima di entrare nella sala dove si sarebbe tenuta la lezione.
Beomgyu ne era convinto. Chiaramente non era interessato ai ragazzi, e ad ogni modo, aspirando a diventare un idol, anche se lo fosse stato non l'avrebbe di certo fatto sapere in giro. L'omosessualità non era per niente ben vista nella società coreana, ancor meno sotto l'occhio pubblico.
Yeonjun non avrebbe mai fatto uno sbaglio simile.
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Song: Rhythm Ta - Ikon
Era incredibile come una passione comune potesse creare un'atmosfera intensa, carica di gioia, fatica, speranza. A volte un semplice allenamento poteva rallegrare la giornata a qualcuno.
Ogni singolo ballerino all'interno della stanza aveva le sue ragioni per essere lì.
C'era chi era preoccupato per le verifiche a scuola, chi per gli esami d'ingresso per l'università. Qualcuno aveva problemi in famiglia, qualcun'altro in amore, o aveva appena litigato con un amico.
Qualcuno scappava dalla propria quotidianità e si rifugiava in quelle sale di danza. Qualcuno aspirava a diventare un ballerino professionista. Qualcuno portava semplicemente avanti una passione che aveva sempre avuto.
Quei respiri affannati, quei sospiri di sollievo, quegli sguardi concentrati, nascondevano in realtà dolore, incertezze, preoccupazioni, sogni. Erano tutti così diversi l'uno dall'altro, eppure tutti così simili.
La coreografia di quel freddo giovedì pomeriggio era molto movimentata, abbastanza da far riscaldare i ragazzi. Era Rhythm Ta degli Ikon, una vecchia canzone del 2015, "vecchia" per le nuove generazioni.
Lo stesso testo parlava di seguire il ritmo e divertirsi, in quella fredda giornata di pioggia inaspettata, improvvisa, che sembrava rappresentare lo stato d'animo degli studenti appena entrati in sala.
Così come la pioggia smise di bagnare le strade di Seoul, le preoccupazioni degli studenti scivolarono via dai loro corpi e dalla loro anima grazie alla danza, sostituendosi a risate e sospiri di soddisfazione.
Alla fine della lezione, Beomgyu rimase un po' più di tempo nella sala, aspettando che Soobin finisse di parlare con l'insegnante. L'amico aveva finalmente preso coraggio per chiedere dei consigli su dei provini che voleva fare per alcune agenzie.
Forse non credeva a pieno in sé stesso, pensava che ci fossero tanti ballerini molto più bravi di lui, ma voleva provarci a tutti i costi. Almeno avrebbe dovuto provare.
Beomgyu lo supportava molto in questo. Quando gli mancava un po' di fiducia in sé stesso, era subito pronto a ricaricarlo di autostima, a ricordargli quanto fosse bravo, quante possibilità avesse di diventare un ballerino e un cantante professionista, e quanto gli stessi insegnanti credessero in lui.
Al contrario di Soobin, a Beomgyu non interessava diventare un personaggio pubblico. Non aveva un "lavoro dei sogni", non si sentiva più portato in un campo piuttosto che in un altro. Amava ballare, suonava la chitarra e non era neanche stonato, ma non avrebbe mai provato a diventare un idol.
L'unica cosa a cui aspirava per il suo futuro era di essere felice, e di poter continuare a ballare per molto tempo. Oh, e di poter andare ai concerti del suo migliore amico, tra qualche anno.
"Okay, possiamo andare." disse Soobin, avvicinandosi a Beomgyu e facendogli un cenno con la testa verso la porta.
Beomgyu annuì e si alzò in piedi, prendendo le sue cose e seguendolo fuori dalla stanza.
"Mi accompagni al convenience store?"
Beomgyu annuì alla richiesta di Soobin, chiudendosi per bene la giacca prima di uscire dalla scuola.
Rabbrividì per lo sbaldo termico, inserì le mani nelle tasche e seguì il ragazzo.
"Dio, che freddo... muoviamoci, hyung."
"Mhmh." annuì Soobin, entrando velocemente nel convenience store.
I due ragazzi rilassarono leggermente i muscoli appena entrarono nel minimarket.
Soobin fece un giro del negozio, seguito da Beomgyu, e prese un onigiri al tonno.
"Perché non quello con il salmone?" chiese Beomgyu all'amico, sapendo quanto l'altro lo adorasse.
"Perché-"
"Beomgyu, hey! Come va?"
Una voce familiare interruppe la breve conversazione che era appena iniziata. Beomgyu si voltò, e si trovò davanti il sorriso sornione di Yeonjun.
"oh.. hey! Tutto bene, tu?" risposte Beomgyu con un po' di insicurezza.
Yeonjun, proprio Yeonjun, dopo la breve conversazione che aveva avuto con lui qualche giorno prima, gli stava parlando. Per qualche strano motivo sentiva un pizzico di felicità in quella considerazione. Avrebbe potuto far finta di non vederlo, o semplicemente di salutarlo e basta. Invece no.
"Tutto bene, sto andando a lezione, ma avevo fame e volevo prendere qualcosa da mangiare." ridacchiò il ragazzo, spostando poi lo sguardo dal ragazzo all'amico.
"Oh, penso che non ci conosciamo. Sono Yeonjun!"
"Piacere, Soobin! So chi sei, ormai tutta la Sonagi ti conosce. Sappi che sei una grande ispirazione per me." Sorrise Soobin al ragazzo, approfittando delle presentazioni per scambiare qualche parola con lui. Soobin era decisamente di più parole rispetto a Beomgyu.
"Oh, andiamo... cioè, ti ringrazio, ma non è che sia più bravo di altri ragazzi." Ridacchia con un leggero imbarazzo Yeonjun, passandosi una mano dietro la nuca.
Beomgyu fece qualche passo all'indietro, lasciando un po' di spazio per far avvicinare Soobin. Si limitò a guardare i due ragazzi chiacchierare, incrociando ogni tanto lo sguardo con Yeonjun, rivolgendogli un dolce sorriso ogni volta che succedeva.
Ad ogni sguardo del più grande, il cuore di Beomgyu accelerava il battito, iniziando quasi a sentire caldo, nonostante la bassa temperatura della stagione.
"Allora vi saluto, ci vediamo la prossima settimana!! È stato un piacere conoscerti, Soobin."
"Anche per me! A presto!" Sorrise il più grande al ragazzo, per poi rivolgere uno sguardo all'amico.
"Ciao Beomgyu!" aggiunse dopo un po' Yeonjun, rivolgendo al ragazzo un sorriso decisamente più prolungato di quello che risolve al ragazzo più alto. Beomgyu ricambiò il sorriso e fece un lieve inchino, aspettando poi che uscisse dal luogo, per poi girarsi verso Soobin, che non aspettò un secondo in più per commentare quell'incontro.
"Posso parlare?"
Beomgyu annuì, superando il ragazzo e avvicinandosi ai frigoriferi per prendere una bottiglietta d'acqua. Sapeva che se ne sarebbe uscito con qualche commento riferito al ragazzo. "Vai."
"Il sorriso che Yeonjun ha rivolto a me e quello che ha rivolto a te erano diversi. Gyu, secondo me non gli dispiaci."
"Hyung, andiamo..." sbuffò il ragazzo, scuotendo la testa e cercando di evitare il suo sguardo.
"Gyu, seriamente, ascolta." Soobin si avvicinò all'amico, prendendo il tanto desiderato banana milk e rivolgendosi poi a lui, guardandolo negli occhi.
"Non so quale sia la sua sessualità, ma secondo me è almeno un po' attratto da te. Ti ha chiesto il nome, ti ha salutato oggi, e ripeto, il sorriso che ha rivolto a me non era lo stesso di quello che ha rivolto a te." Ripeté ancora una volta, per sottolineare l'accaduto.
Beomgyu si arrese alla sua insistenza, e lo ascoltò attentamente fino alla fine.
"Non sottovalutare la cosa. Parlaci, scambiaci qualche parola in più quando lo vedi, fidati di me."
"Soob, non lo so. Non ne sono così convinto. Insomma, anche se fosse, non riesco a prendere così in fretta confidenza con le persone. Ti ricordi quanto c'ho messo per aprirmi con te?"
Soobin sorrise al ricordo di un piccolo Beomgyu appena dodicenne che non parlava con nessuno, che se ne stava lontano dal gruppo col terrore di dover socializzare con gli altri ragazzi del corso di danza. "Lo so, c'hai messo un po', ma eri anche più piccolo. Però davvero, provaci. Okay? Non sai cosa potrebbe succedere." Alzò leggermente le spalle, per poi avvicinarsi alla cassa, pagando i suoi snack.
Soobin era molto legato a Beomgyu, e volle spronarlo a cercare di rilassarsi un po' di più in presenza di Yeonjun.
Leggeva negli occhi del più piccolo la voglia di avvicinarsi a lui, di parlargli, ma il suo essere così timido gli rendeva difficile il compito. Perciò, se c'era una piccola possibilità di poterlo aiutare, per potergli permettere di costruire un'altra amicizia, o un qualcosa in più, l'avrebbe sicuramente fatto.
I due ragazzi pagarono ed uscirono dal convenience store, e dopo una lunga pausa silenziosa, Beomgyu rispose alla sua domanda.
"Ci penserò."
Erano solo due parole, ma queste fecero sorridere il più grande, il quale bevve un sorso della sua bibita, andando poi ad aspettare l'autobus insieme all'amico.
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"Mamma, sono a casa!" esclamò Beomgyu appena varcò la soglia della porta.
"Sono in cucina!" rispose la madre, intenta a preparare la cena.
Il ragazzo si tolse le scarpe e la giacca, lasciando lo zaino vicino al divano e raggiungendo la madre in cucina. Si avvicinò a lei e le stampò un bacio affettuoso sulla guancia, provocando un sorriso sul viso della madre.
"Com'è andata oggi, amore?"
"Benissimo! A danza stiamo provando una nuova coreografia, penso che la porteremo anche al saggio finale di quest'anno! Sarà-"
"Okay, e la scuola invece?" la madre lo interruppe, senza guardarlo, concentrata a pelare le patate per non tagliarsi.
Il ragazzo rimase qualche secondo in silenzio, un po' interdetto.
"Oh, sì... tutto okay, insomma, solite cose." alzò le spalle con fare distratto, avvicinandosi al frigorifero per cercare qualcosa da mangiare prima di cena, avendo fame.
"Tutto okay? Mh... ho aperto il registro scolastico e ho visto che domani avresti una verifica. Hai già studiato o vai a studiare ora?"
Beomgyu spalancò gli occhi alla sua domanda, nascondendo il viso nell'anta del frigorifero. Chiaramente se l'era dimenticato. Come ogni sera, quando aveva le lezioni di danza, apriva il registro e si rendeva conto di dover fare alcuni compiti, però riusciva ogni volta a recuperare tutto ciò che doveva fare. La scuola non era mai stata un peso per lui, era un normale studente che studiava il necessario per poter prendere buoni voti. Quella sera però si era dimenticato che il giorno dopo avrebbe avuto la verifica di storia. Qualcosa ricordava, ma avrebbe dovuto organizzarsi meglio.
"Uhm... sì, mamma, ho già studiato." Disse dopo un po', mentendole. Odiava mentire alla madre, ma sapeva che entrambi i genitori tenessero molto al suo andamento scolastico.
La madre lasciò il pelapatate nel lavandino, voltandosi verso suo figlio.
"Beomgyu."
Il ragazzo sospirò, lasciando perdere il brontolio continuo che proveniva dal suo stomaco per la fame e richiuse il frigorifero, decidendo di affrontare lo sguardo fulmineo della donna.
"Mamma davvero, non preoccuparti. Adesso vado a ripassare."
"Oh, certo, perché l'importante è andare a ballare, non pensare allo studio, giusto?"
"Ma che c'entra ora?" chiese il ragazzo corrugando la fronte.
"Beomgyu, è da un po' che io e tuo padre ne parliamo. Dovresti ridurre le ore di danza a settimana."
Beomgyu spalancò la bocca, incredulo alle sue parole. La madre sapeva quanto la danza fosse importante per lui.
"Ma mamma! A scuola vado bene, non ho problemi, lo sapete entrambi! Non puoi chiedermi di non andare a danza."
"Tesoro, non ti sto chiedendo di lasciare il corso, ma di diminuire le ore. Una volta a settimana basta e avanza."
Beomgyu scosse la testa, uscendo dalla cucina, non volendo continuare il discorso. Era folle pensare che potesse andare solo una volta a settimana a danza.
Non gli interessava togliere ore allo studio, dato che a scuola riusciva sempre a prendere ottimi voti. Non pensava neanche che fosse un problema per lui, ballare quasi tutti i giorni. Era una sua scelta, e riusciva a gestire i due impegni, a parte qualche dimenticanza. Qual'era il problema?
"Hey, ascoltami quando ti parlo!"
"No, perché tu non ascolti me."
"Ma ti sto ascoltando! Dovresti dedicare più tempo allo studio, e meno alla danza. È solo un hobby, vedrai che ti abituerai."
"E invece no, non mi abituerò. Lo sai bene che ho bisogno di ballare!"
"Lo so, ma so anche che hai bisogno di iniziare a pensare un po' anche al tuo futuro. Come farai a studiare per gli esami d'ingresso all'università? Come farai quando dovrai studiare medicina, o giurisprudenza? Non penserai mica di continuare a ballare per il resto della tua vita!"
"Ah-ah!" il ragazzo si voltò finalmente verso la madre, avendo finalmente capito il punto focale di quella conversazione. "Quindi è questo che ti preoccupa, che io continui a ballare e che non faccia ciò che voi vi aspettate da me!"
"Non ho detto questo."
"Però lo pensavi. Ammettilo." disse con sguardo serio il ragazzo alla madre. Era terribilmente furioso in quel momento. La danza era l'argomento intoccabile per lui, nessuno poteva mettere voce sulla sua passione, se non lui.
Dopo molti secondi di silenzio, il ragazzo scosse la testa con delusione. Si sentì incompreso, non si sarebbe mai immaginato di avere quel tipo di conversazione con la madre.
Beomgyu non aveva mai pensato di dedicarsi totalmente alla danza dopo il diploma, ma non l'avrebbe mai lasciata. Da una persona comprensiva e aperta come sua madre, non capiva come avesse potuto dire certe cose.
"Vado a dormire da Soobin, a domani." sbuffò il ragazzo, riprendendo lo zaino, indossando la giacca e le scarpe tolte poco prima, uscendo poi di casa.
Chapter Text
Song: Dream - Keshi
Le mani fredde si stringevano intorno alla cucitura interna delle tasche della sua giacca nera. Erano leggermente secche e rosse, ricoperte da qualche piccola ferita dovute al freddo. Inoltre il dorso delle mani di Beomgyu diventavano una valvola di sfogo quando era nervoso, perciò lo stress di quella serata aveva avuto la meglio su quelle mani delicate.
Continuava a camminare, pensieroso, impegnato a capire cosa fare, dove andare, come lasciar passare la sua rabbia. Digrignava i denti, proprio come aveva fin da piccolo quando era arrabbiato.
Una soluzione c'era: chiamare Soobin. Aveva usato il ragazzo come scusa per uscire di casa, ma effettivamente poteva chiamarlo e chiedergli un appoggio per quella notte.
Tolse una mano dalla giacca, prese il telefono tra le mani e provò a chiamare il ragazzo.
Dopo due tentativi andati male, capì che il ragazzo fosse impegnato, perciò decise di lasciarlo in pace.
Beomgyu continuò a vagare per il quartiere, guardandosi intorno non con fare spaventato, ma con interrogazione, e frustrazione. Dove poteva andare a quell'ora?
Non era certo che ci fossero ancora degli internet cafè aperti. I genitori della zona li avevano fatti chiudere, dopo aver notato i figli passare troppe ore davanti ai computer. Beomgyu aveva odiato quella notizia. Spesso si era fermato in un internet café a giocare con Soobin a qualche videogioco, e perfino quello svago gli era stato tolto.
Figuriamoci andare alla scuola di danza una volta a settimana. Non avrebbe avuto senso.
Però la scuola di danza spesso rimaneva aperta fino a tardi. Molti ballerini professionisti e insegnanti vi si recavano per allenarsi e creare nuove coreografie quando le sale non erano adibite alle lezioni. Perciò, anche le sale del seminterrato erano libere a quell'ora. Sarebbe andato lì.
Accelerò un po' il passo, e dopo circa 20 minuti si ritrovò davanti l'insegna luminosa della Sonagi. Beomgyu si sentì sollevato a vedere quell'insegna così familiare.
Entrò nella scuola, e si diresse verso le scale quasi a punta di piedi, per non attirare l'attenzione di nessuno.
Nessuno gli avrebbe detto nulla al vederlo lì, specialmente gli altri ballerini, ma voleva evitare di trovarsi davanti qualche insegnante che avrebbe potuto riconoscerlo e chiamare a casa. Di certo, dopo la litigata avvenuta poco prima con la madre, quella fuga alla scuola sarebbe stato il colpo decisivo per farlo allontanare una volta per tutte da quel mondo.
Raggiunse le sale del seminterrato, fortunatamente tutte vuote, ed entrò in una di quelle più grandi, accendendo la luce.
Iniziò a togliersi la giacca, quando si rese conto di non essere solo.
Notò un'ombra scura con la coda dell'occhio, e si girò verso di essa sbarrando gli occhi, pensando di aver disturbato qualcuno.
Invece, ciò che vide lo colpì.
Era Yeonjun.
Indossava dei vestiti scuri, come suo solito, ed era seduto a terra con le ginocchia strette al petto.
Solo quando il viso del ragazzo si volse verso di lui, incrociando lo sguardo del più piccolo, Beomgyu notò le sue guance umide, e gli occhi lucidi.
Beomgyu rimase immobile per un attimo. La visione del ragazzo in quello stato, con il viso bagnato dal pianto, gli occhi rossi, il corpo rannicchiato contro una parete come se volesse in qualche modo sparire, gli fece male. Il suo cuore batteva come se stesse per esplodere. Non aveva mai visto il ragazzo in quello stato. Lo aveva sempre visto allegro, sereno, ma forse quella era solo l'apparenza di uno stato d'animo che, come lui, non mostrava facilmente agli altri. E forse, proprio per questo motivo, Beomgyu rilassò le spalle, riconoscendosi in quello sguardo spento, e decise di farsi avanti.
"Yeonjun?" chiese a bassa voce. Finì di togliersi la giacca e la buttò a terra non curante della polvere presente, per poi fare qualche passo nella sua direzione.
"Oh, scusami." Il ragazzo a terra si asciugò velocemente le ultime lacrime rimaste sulle sue guance, tirando su col naso e iniziando ad alzarsi. "Vado subito via."
"No, tranquillo. Non c'è bisogno."
Disse il ragazzo per rassicurarlo, rimanendo a guardarlo per qualche istante per poi avvicinarsi con cautela a lui, fino a sedersi davanti a lui, mantenendo la giusta distanza per non farlo sentire a disagio.
"Stai bene?"
"Sì... è stata solo una brutta serata." Rispose a bassa voce il ragazzo, risedendosi a terra, questa volta incrociando le gambe e passandosi una mano sul braccio opposto.
Beomgyu annuì leggermente, senza distogliere lo sguardo.
"Ne vuoi parlare?" propose a bassa voce, per non farlo sentire in obbligo a parlare, ma allo stesso tempo per dargli modo di farlo se avesse voluto. I due erano a malapena dei conoscenti, non si potevano definire amici, perciò Yeonjun avrebbe avuto tutte le ragioni per tenere al sicuro le proprie fragilità, i propri problemi.
Yeonjun lo osservò con i suoi occhi cupi, che in quel momento racchiudevano dolore, delusione, tristezza. Annuì leggermente al ragazzo, e senza pensarci una seconda volta, iniziò a parlare.
"Non è successo nulla di che. Semplicemente... non vado molto bene a scuola, e passo quasi tutto il mio tempo libero a ballare, e questa cosa non piace ai miei." Fece una pausa.
"Stasera hanno visto alcuni voti che ho preso nelle ultime settimane e si sono arrabbiati. Dicono che devo concentrarmi sullo studio, che dovrei lasciar perdere il mio sogno, e tutto il resto."
Il ragazzo buttò tutto fuori con un sospiro finale, come se si fosse appena liberato da un macigno che gli opprimeva il petto.
Beomgyu lo ascoltò attentamente, osservando i lineamenti del suo viso ad ogni piccolo movimento, i segni lasciati dalle sue lacrime e il suo sguardo turbato.
Appena il ragazzo finì di spiegare rimase un po' in silenzio, per pensare alle parole giuste da usare per confortarlo, quando poi Yeonjun proseguì.
"Hanno ragione, dovrei studiare un po' di più. Però loro non capiscono che la danza è veramente importante per me. Io voglio diventare un Idol, e loro non mi prendono seriamente. Pensano sia solo un capriccio." Fece una smorfia mentre finì il discorso, abbassando lo sguardo sul pavimento.
Beomgyu si ritrovava molto nelle parole del ragazzo. Lui andava bene a scuola, al contrario di Yeonjun, ma il problema era lo stesso: i genitori pensavano che dovessero passare meno tempo in quel posto.
Si prese del tempo per pensare ad una risposta concreta, ma consigli non ne aveva, ritrovandosi nella sua stessa situazione, perciò si limitò a mostrare la sua comprensione.
"Sai... ti capisco. Anche io ho appena litigato con i miei, per lo stesso motivo. I miei genitori pensano che io dedichi troppo tempo alla danza. E odio questa cosa, che non capiscano quanto sia importante per me. Per noi."
Quella era probabilmente la prima volta in cui Beomgyu riusciva ad aprirsi con qualcuno che aveva conosciuto da poco tempo. Forse era perché Yeonjun si trovava nella stessa situazione. O forse perché in fondo Yeonjun, in quel momento, sembrava molto fragile, sensibile, e in quella veste si era sentito più sicuro ad aprirsi con lui.
Yeonjun lo ascoltò in silenzio, rialzando lo sguardo sul ragazzo, puntando i suoi occhi rossi e stanchi in quelli del ragazzo.
"Non è proprio la stessa cosa, in verità. Non so se lavorerò con la danza, probabilmente no, ma è una mia grande passione, e anche io passo tanto tempo qui dentro. Quindi posso capire come ti senti. Anche io ho paura di non poter più venire."
Il ragazzo più piccolo lo guardò negli occhi, e un piccolo sorriso apparve sul suo viso.
Il cuore di Yeonjun iniziò a farsi più leggero, a seguito della comprensione del ragazzo. Al sorriso di Beomgyu, anche lui gli rivolse un dolce sorriso.
"Grazie, Beomgyu." disse il ragazzo con sincerità.
"Non ringraziarmi, non ho fatto nulla." Il ragazzo sorrise e alzò leggermente le spalle, giocando con i lacci delle proprie scarpe.
"Oh no, mi hai ascoltato, e hai anche assistere ad una scena pietosa." Yeonjun ridacchiò, tirando su col naso, per poi alzarsi da terra. "Quindi ti ringrazio davvero, sei stato gentile." aggiunse poi, allungando una mano verso il ragazzo ancora seduto a terra, per aiutarlo ad alzarsi.
Beomgyu prese la mano del ragazzo e si alzò, sistemandosi poi leggermente la felpa.
"Figurati." Aggiunse poi, sorridendo al ragazzo e chinando la testa leggermente di lato.
Yeonjun rimase incantato da quel sorriso. In quelle poche volte che i due ragazzi si erano incrociati, Beomgyu si era sempre mostrato nella sua più totale timidezza, e nel suo imbarazzo. Quel sorriso invece era pieno di serenità e dolcezza.
E a Yeonjun quel sorriso piacque tanto, dal rimanerne catturato per qualche minuto.
Beomgyu si accorse che il ragazzo fosse concentrato sul suo sorriso, e arrossì leggermente, tornando a mostrare quella sua fragilità, spostando poi lo sguardo verso la sala.
"Uhm... ti sei già allenato?"
Chiese, per cambiare discorso.
"Oh? Ah... sì, mi sono già allenato. Ti lascio allenare." Yeonjun si allungò a prendere la giacca e il borsone, per poi sorridere al ragazzo.
"Va bene, ti ringrazio. Allora ci vediamo."
Disse Beomgyu, tornando a posare lo sguardo su di lui.
Yeonjun annuì, avviandosi poi verso la porta della sala. Avvicinò la mano alla maniglia, aprendo la porta e osservando il ragazzo un'ultima volta, con fare pensieroso, un po' incerto.
"Beomgyu?"
"Sì?"
"Posso chiederti il numero di telefono? Così magari, quando vuoi... possiamo farci un giro."
Beomgyu rimase interdetto a quella richiesta. Yeonjun gli stava chiedendo il numero?
Di certo non se l'aspettava. Ma non si sarebbe tirato indietro.
"Certo, aspetta." disse, prendendo il telefono dalla tasca dei pantaloni. Aprì la tastiera della rubrica, e porse il telefono al ragazzo, il quale lo prese, digitò il numero e porse di nuovo il telefono al ragazzo.
"Ecco, mandami un messaggio, così salvo il numero." Disse il ragazzo, con un sorriso soddisfatto sul volto.
Beomgyu sorrise a sua volta e annuì, salvando il numero del ragazzo con il nome "Yeonjun".
"A presto!" disse Yeonjun, uscendo dalla sala ancora prima che Beomgyu potesse incrociare un'ultima volta il suo sguardo.
Beomgyu finalmente potè rilassare i muscoli, e sorrise con dolcezza, al pensiero di quel momento che avevano appena passato insieme.
Abbassò lo sguardo sul telefono e inviò un messaggio al ragazzo, scrivendogli un semplice "Hey, sono Beomgyu".
Bloccò poi il telefono e lo lasciò sul borsone a terra, passandosi poi una mano tra i capelli.
Iniziò a riscaldarsi, per poi iniziare a ballare, senza mai smettere di pensare a Yeonjun.
Chapter Text
Song: The Story - Conan Gray
Nelle due settimane successive, Beomgyu e Yeonjun avevano preso l'abitudine di scriversi ogni giorno.
Yeonjun aveva iniziato a dare il buongiorno al ragazzo, o a volte dei semplici "hey! come va?" o dei più comuni "oggi ci sei alla Sonagi?", per poi iniziare a svilupparsi in conversazioni più lunghe, a volte iniziate dallo stesso Beomgyu.
Parlavano di svariate cose: gli ultimi trend, la danza, artisti musicali, cinema, videogiochi. I momenti morti dei due ragazzi si erano riempiti di messaggi che provocavano una maggior attenzione e numerosi sorrisi da parte di entrambi i ragazzi.
Chiaramente queste interazioni avvenivano anche all'interno della scuola di danza, ogni volta che i due riuscivano ad incrociarsi, anche solo per due minuti. Si sorridevano, si salutavano, a volte si davano un pugnetto amichevole.
Soobin chiaramente non era rimasto ignaro, era chiaramente interessato a quell'amicizia che era nata quasi per caso. Quasi come se i due ragazzi avessero atteso ognuno l'altra persona.
Un pomeriggio, Yeonjun aveva chiesto a Beomgyu di uscire, e lui non aveva esitato ad accettare.
Si erano organizzati per vedersi all'uscita della scuola di danza, una volta che Beomgyu avrebbe finito la sua lezione, e così fu.
Dopo la lezione, Beomgyu tornò in spogliatoio, si fece una doccia e si cambiò, sistemandosi al meglio i capelli per sembrare almeno presentabile agli occhi del ragazzo.
Si guardò allo specchio qualche minuto in più, sorridendo tra sé e sé per l'emozione.
La sua gioia era infinita, era elettrizzato di uscire con il suo nuovo amico.
Prese allora lo zaino, se lo mise in spalla e si avviò verso l'uscita della scuola.
Sorrise non appena trovò il ragazzo appoggiato al muro accanto all'ingresso, impegnato a guardare qualcosa sul telefono. Beomgyu mise le mani in tasca e si avvicinò a lui. "Eccomi!"
Yeonjun alzò lo sguardo e sorrise all'altro, riponendo il telefono in tasca.
"Hey! Oh, per caso vuoi lasciare lo zaino a casa? Se vuoi ti accompagno e poi andiamo insieme all'internet café."
"Tranquillo, non mi dà fastidio. Possiamo andare." Lo rassicurò, e i due ragazzi si avviarono verso l'internet café.
Quel luogo buio e illuminato solo dagli schermi dei computer, era ricco di persone, adolescenti e adulti che si riunivano lì per passare un paio d'ore a giocare ai loro videogiochi preferiti, davanti ad un buon piatto di ramen coreano.
Yeonjun, amante del ramen, scelse il Buldak alla carbonara, mentre Beomgyu scelte il più comune Shin Ramyun, entrambi prendendosi il loro tempo per mandare giù tutto quel piccante che assumevano quasi ogni giorno, al quale però non si erano mai abituati.
Dopo circa 2 ore, quando ormai entrambi avevano iniziato a sentire gli occhi affaticati per la lunga giornata e le ore di gioco, decisero di uscire dal posto.
Yeonjun si offrí di accompagnare Beomgyu a casa, e il ragazzo, dopo qualche protesta iniziale, decise di accettare.
I primi 5 minuti li passarono in silenzio, un silenzio che non fu imbarazzante, bensì confortevole.
Fu Beomgyu, però, il primo a rompere quel silenzio.
"Comunque non ci credo che non avevi mai giocato a Seven Scissors* prima d'ora, hai anche vinto la prima partita. Non me lo spiego."
"Eh... sai, quando uno è bravo con i videogiochi, lo è anche con quelli che non conosce."
"Sì sì, va bene, come dici tu." Rise leggermente, scuotendo la testa e proseguendo a camminare.
Yeonjun proseguì per un po' in silenzio, per poi riprendere la parola: "Posso farti una domanda?"
Beomgyu si voltò a guardarlo ed annuì leggermente, curioso di sapere cosa avesse da chiedergli.
"Quando qualche settimana fa mi hai visto piangere in sala, mi hai detto che anche tu avevi litigato con i tuoi per la scuola di danza, ma che non vuoi lavorare con il ballo. Puoi spiegarmi meglio?"
Beomgyu annuì leggermente alla sua domanda, fermandosi davanti ad un semaforo rosso, pensando un po' a come spiegare ciò che gli passava per la testa.
"È un po' complicato. Io amo la danza, è la mia vita. Però l'idea di fare qualcosa legato al mondo dello spettacolo mi spaventa un po'. Non lo so, non mi piacerebbe attirare l'attenzione delle persone.
E poi, io ballo per me stesso. Non ballo per gli altri. Ballo perché ho bisogno di liberarmi delle preoccupazioni di tutti i giorni, delle mie insicurezze, e per esprimere ciò che spesso faccio fatica a dire ad alta voce. Ho paura che far diventare tutto questo un lavoro possa un po'... come dire, inibire l'effetto ristoratore che ha la danza su di me. Ecco."
Yeonjun rimase ad ascoltare il ragazzo con attenzione. Nonostante la sua fosse una visione ben diversa dalla propria, condivideva il suo pensiero. Era rimasto incantato da quella sua confessione, stava man mano scoprendo un lato più profondo di Beomgyu, e la cosa gli piaceva.
"Quando parli della danza ti si illuminano gli occhi, lo sai?"
Beomgyu sbarrò gli occhi a quell'affermazione, e senza neanche accorgersi, sorrise. Sorrise di imbarazzo, ma anche di soddisfazione. E chiaramente, arrossì un po', ma il buio della notte riuscì a coprire il rossore.
"Davvero, non lo dico tanto per. Non sono molte le persone che parlano delle loro passioni in questo modo."
Beomgyu sorrise dolcemente al ragazzo, guardandolo negli occhi, e si girò completamente verso di lui, ignorando totalmente la luce verde scattata nel semaforo.
"Sono contento che qualcuno lo capisca." confessò.
"Come ti ho detto, e come anche tu mi hai confermato, non sempre i genitori capiscono quanto sia importante per noi. Non lavorerò con la danza, ma sicuramente smetterò di ballare solo quando le mie ginocchia non reggeranno più."
Yeonjun annuì, completamente incantato dal suo sorriso, da quello sguardo dolce, da quel viso stanco ma bello, pieno di passione.
"Anche io. Non voglio smettere di ballare fino a quando qualcuno mi dirà di andare in pensione." Ridacchiò, contagiando anche l'altro ragazzo, che si rigirò e iniziò ad attraversare la strada, controllando che non passassero macchine.
Yeonjun rimase dietro di lui, sorridendo alla figura del ragazzo, più basso di lui.
Attraversò anche lui, ritornando al suo fianco.
Beomgyu allora tornò a guardarlo, con un sorriso stampato sulle sue labbra.
"Tu invece, come hai deciso di voler seguire la carriera da idol?"
chiese con curiosità.
"La risposta più banale, che è quella che do a tutti, è che amo ballare e cantare. E.. tutti mi dicono che ho il viso da idol, e questo chiaramente nel mondo dello spettacolo facilita un po' le cose. Però non lo dico per vantar-"
"-Oh no, certo che no." lo interruppe Beomgyu, lasciandosi scappare una risata divertita, stringendo con le mani le stringhe dello zaino.
"Sono serio!! Comunque, la risposta più completa invece sarebbe: perché attraverso la musica voglio trasmettere qualcosa. Mi piace l'idea di condividere qualcosa con le altre persone: pensieri, emozioni, storie. Non devono essere per forza esperienze personali, immagini della mia vita. Alcune sì, certo, ma vorrei raccontare anche storie di altre persone. Vorrei dare voce a temi e persone che in qualche modo non sempre riescono a farsi sentire."
Le parole del ragazzo risuonavano nella testa del più piccolo. Vorrei dare voce a persone che non riescono a farsi sentire.
Beomgyu si rispecchiava in quelle parole. Era uno dei motivi per cui amava la danza: il suo potere nel comunicare qualcosa.
Stette per commentare quel suo racconto, quando Yeonjun lo precedette:
"Tu invece hai detto che ballare è il tuo modo di parlare. Hai mai provato a scrivere qualcosa, invece? A fare della musica?"
Beomgyu si strinse nelle spalle per una folata di vento improvvisa, per poi annuire leggermente.
"In realtà... sì, c'ho provato. Però anche quelle sono cose che scrivo per me, non le ho mai condivise con nessuno."
Yeonjun assunse uno sguardo di finta delusione, sbuffando leggermente e facendo finta di calciare un sasso inesistente sull'asfalto.
"Cavolo, e io che stavo giusto per chiederti se potessi leggere qualcosa, o ascoltarti cantare."
Beomgyu rise di gusto al tono giocoso del ragazzo, per poi aggiungere "Vedremo, non so se canterò, ma magari prima o poi ti farò leggere qualcosa."
"Davvero?!" chiese stupito Yeonjun, sorridendo contento per quella piccola promessa. "Ti prego, sì!!" Iniziò a saltellare con gioia, facendo ridere ancora di più l'altro ragazzo.
"Tu invece? Hai mai scritto qualcosa?"
"Sì, anche io ho scritto qualcosa, ma non è granché. Mi piace cantare, ma ho anche scritto dei pezzi rap, e non so quanto possano essere buoni." Ridacchiò, cercando di darsi poi una calmata per non attirare troppo l'attenzione delle persone, tornando a camminare.
Beomgyu si fermò davanti ad un piccolo edificio indipendente, separato da loro da un cancello blu.
"Oh, andiamo, secondo me ti stai sottovalutando. Anche io voglio sentire qualcosa!" Disse il ragazzo, incrociando le braccia al petto.
Yeonjun sorrise con aria di sfida, e si fermò anche lui.
"Facciamo così, quando tu mi farai sentire qualcosa di tuo, io ti farò sentire qualcosa di mio. Va bene?"
Allungò la mano verso il ragazzo, con un sopracciglio alzato.
Beomgyu ridacchiò e strinse la mano del ragazzo, annuendo leggermente.
"D'accordo, affare fatto. Comunque sono arrivato."
Disse, facendo cenno al cancello, guardando il ragazzo.
Yeonjun diede un'occhiata alla casa del ragazzo e annuì leggermente, per poi tornare anche lui a guardarlo, sorridendo.
I due ragazzi rimasero qualche secondo in silenzio, nonostante avessero parlato tutto il pomeriggio dei più svariati argomenti.
"Allora... ti lascio entrare. Grazie per il pomeriggio, è stato bello."
"Anche per me, grazie a te per avermi accompagnato fino a qui, spero che casa tua non sia troppo lontana."
"Oh no, non molto in realtà, forse solo 20 minuti a piedi. Qualche volta infatti potresti venire a casa mia! Ho molti videogiochi."
"Fantastico! Mi allenerò e ti batterò a Seven Scissors."
I due ragazzi risero all'unisono, per poi terminare entrambi con un sorriso.
"Allora... ciao." Disse Yeonjun, sorridendo al ragazzo, indietreggiando leggermente e salutando con la mano destra.
Beomgyu ricambiò il saluto con la mano, sorridendo e voltandosi, aprendo il cancello ed entrando nel vialetto di casa sua.
Notes:
*Seven Scissors: nome inventato per un gioco, non conosco molti videogiochi così ho deciso di inserirne uno fittizio :)
Chapter Text
Song: The night we met - Lord Huron
Quel pomeriggio aveva un sapore diverso.
Beomgyu era abituato a passare i pomeriggi a casa di Soobin. I genitori lo conoscevano da anni, era diventato di famiglia per loro, era "quell'amichetto molto dolce con cui Soobin andava a scuola e a danza". I pomeriggi passati a giocare ai videogiochi, a guardare serie tv, e a volte a studiare, erano stati numerosi.
Ma quel pomeriggio Beomgyu era diretto a casa di Yeonjun. Nessuno dei due voleva ammetterlo, ma la linea che separava l'amicizia dall'innamoramento si stava assottigliando sempre di più. Si era creata una certa chimica tra i due, qualcosa che entrambi cercavano di nascondere, a sé stessi e agli altri, per paura. Paura di farsi avanti, paura di sporgersi un po' troppo in quella linea di sicurezza ed uscire dalla loro comfort zone. Però era chiaro dall'esterno, alcune persone nella scuola di danza avevano notato questa chimica, e Soobin chiaramente, ne era certo.
Beomgyu era tremendamente nervoso. Camminava avanti e indietro davanti la porta di casa del ragazzo, quasi non riusciva a prendere il coraggio di suonare il campanello. Gli si era seccata la gola, avrebbe bevuto un litro d'acqua se l'avesse avuta a portata di mano.
Aveva un pacco di biscotti che aveva comprato ad un 7/eleven poco prima, per condividerlo con l'amico.
Dopo circa 10 minuti passati a studiare l'ingresso della casa del ragazzo, prese un respiro profondo e suonò il campanello con la mano tremolante, passandosi poi velocemente una mano tra i capelli, specchiandosi - per quanto potesse - sulla maniglia della porta, sperando di apparire "carino" agli occhi del ragazzo.
"Arrivo!" sentì urlare da dentro con una voce ovattata, per poi, qualche secondo dopo, ritrovarsi davanti un Yeonjun nella sua più totale bellezza, con il suo solito sorriso smagliante.
"Eccoti! Pensavo che ti fossi perso" ridacchiò. "Entra pure."
Si fece da parte per far entrare il ragazzo in casa.
"Ciao."
Beomgyu sorrise ed entrò in casa, togliendosi subito le scarpe e indossando le pantofole per gli ospiti che il ragazzo gli aveva passato, per poi porgergli la giacca sotto la sua richiesta.
Alzò gli occhi e osservò il salone con attenzione. Era un salone ampio, composto da un arredamento moderno ma non esagerato. Beomgyu osservò per qualche minuto la stanza, per poi tornare a guardare il ragazzo, non potendo evitare di guardarlo ancora una volta. Era proprio bello. Gli sorrise di nuovo, davvero contento di vederlo, nonostante l'ansia che lo aveva quasi mangiato vivo prima di arrivare lì.
"Jun, questi sono per te." Disse al ragazzo più alto, allungando le mani per porgergli i biscotti.
Yeonjun sorrise ancora di più.
"Oh, Beom... grazie! In teoria sono a dieta, ma non ce la faccio più, avevo proprio bisogno di mangiare qualcosa di dolce. Grazie." Fece un'occhiolino al ragazzo, prendendo i biscotti e incamminandosi verso il divano.
"Vuoi qualcosa da bere? Un bicchiere d'acqua, coca cola?"
"Uhm... magari un bicchiere d'acqua, grazie." Annuì, sorridendo al ragazzo, guardandolo poi sparire in cucina.
Ne approfittò per girare un po' per il salone, osservando l'arredamento da vicino, in particolare le foto di famiglia e quelle di Yeonjun da piccolo. Sapeva che fosse figlio unico, ma si sorprese un po' a non vederlo in compagnia di altri bambini, come amici delle elementari o cugini.
Si soffermò in particolare su una foto di Yeonjun da bambino in cui sorrideva, faceva il segno della pace con le mani e i suoi occhi erano nascoste da due piccole linee.
"Ma che carino" disse tra sé e sé a bassa voce, sorridendo.
Quando tornò Yeonjun si girò a guardarlo e lo aiutò a prendere i bicchieri che aveva portato.
"Ecco qui, adesso abbiamo tutto. Sappi che se hai portato i biscotti per comprarmi e cercare di vincere a Seven Scissors, ti sbagli di grosso."
"Cavolo... allora ridammi i biscotti" disse scherzando Beomgyu, cercando di afferrarli, ma venne superato da Yeonjun che, ridendo, si sedette a gambe incrociate sul divano e aprì i biscotti, iniziando a mangiarne uno.
"Tanto ti batto comunque" aggiunse poi, alzando leggermente le spalle e sorridendo, sedendosi accanto a lui e prendendo un biscotto anche lui.
Yeonjun prese i joystick della playstation e i due iniziarono a giocare al gioco di cui avevano tanto parlato, mangiando i biscotti che Beomgyu aveva portato - arrivando a mangiarne metà pacco - e scherzando continuamente tra di loro.
Sia Beomgyu che Yeonjun si sentivano a loro agio in quel momento. Beomgyu si sentiva decisamente più rilassato in quell'ambiente non familiare, perché la figura familiare accanto a lui gli stava trasmettendo un forte senso di sicurezza.
Continuarono così per due buone orette, per poi decidere di fare una pausa.
Beomgyu si stiracchiò leggermente, alzando le braccia e tirandole in alto, allungando un po' la schiena, per poi riappoggiarsi allo schienale del divano, portando le gambe al petto e passando con un gesto un po' automatico le mani sulle proprie gambe, sentendo un po' freddo.
Yeonjun, che nel frattempo aveva preso il telecomando e aperto spotify sulla televisione, selezionando una playlist con musica rilassante, si voltò di nuovo verso Beomgyu, notando che stesse sentendo freddo.
Si alzò, andò in camera sua e prese una coperta dall'armadio, per poi tornare nel salone e sedersi sul divano, aprendo la coperta e stendendola sulle gambe di entrambi.
Beomgyu rimase sorpreso da quel gesto, ma sorrise per la sua premura, incrociando il suo sguardo e stringendosi nella sua porzione di coperta, avvicinandosi - forse - involontariamente al ragazzo.
"Non dovevi, ma grazie" gli disse, sollevato dal calore della coperta.
"Figurati, non posso mica farti morire di freddo" sorrise a sua volta al ragazzo, sistemando leggermente la coperta e buttando la testa all'indietro, appoggiando anch'essa sullo schienale del divano e chiudendo gli occhi.
Beomgyu sorrise ancora di più al suo commento, approfittando dei suoi occhi chiusi per osservarlo. Aveva un viso veramente bello, il suo sguardo da volpe era un incanto per lui. Gli davano quell'aria misteriosa che però non gli si addiceva, dato che Yeonjun non era per niente quel tipo di persona, il ragazzo che si fingeva misterioso per attirare le persone.
Anzi, nonostante la sua notorietà tra i ballerini della scuola di danza, non si circondava mai di tante persone. Adorava questa cosa di lui. Era una persona molto modesta. Era bravo, ma non sfoggiava questo suo dono per farsi vedere.
I ragazzi rimasero un po' in silenzio, Yeonjun ad occhi chiusi, Beomgyu ad occhi aperti, solo la musica gli faceva compagnia in quel momento.
Su spotify partì The Night We Met, una delle canzoni preferite di Beomgyu. L'atmosfera era molto intima, e Beomgyu si sentiva a suo agio, perciò senza neanche rifletterci su iniziò a cantare a bassa voce la canzone.
Il suo inglese non era perfetto, si sentiva un po' l'accento coreano, ma conosceva alla perfezione quella canzone, e la cantò senza alcuna vergogna, guardando lo schermo del televisore in cui era proiettato il titolo della canzone.
Yeonjun rimase sorpreso dalla voce del ragazzo, tanto che aprì gli occhi e lo guardò con sguardo incredulo.
Non aveva ancora mai visto un Beomgyu così sicuro di sé, cosí sereno, come se si trovasse in un ambiente a lui familiare, in una situazione familiare. Alzò perfino il capo, per osservarlo meglio.
Beomgyu continuò a cantare la canzone, allacciando le braccia intorno alle gambe, senza mai distogliere lo sguardo dal televisore.
"I had all and then most of you,
Some and now none of you,
Take me back to the night we met.
I don't know what I'm supposed to do,
Haunted by the ghost of you.
Oh, take me back to the night we met"
Yeonjun sorrise dolcemente a quella vista, a quel ragazzo dai lineamenti dolci, quasi femminili, affascinato dalla sua bellezza e dalla sua voce. Lo ascoltò attentamente, avvicinandosi anche lui un po' al ragazzo, fino a sfiorare il suo braccio. Beomgyu sentì la sua vicinanza a lui, e non si spostò, come molte altre volte aveva fatto quando si era sentito molto insicuro, non riuscendo a mantenere quel minimo di contatto tra i due.
Notando che il ragazzo non si fosse spostato, osservò la mano che si trovava a una distanza molto breve dalla propria, e decise di rischiare, avvicinando la propria alla sua, per poi unirle e incrociare le dita alle sue.
Beomgyu rimase un po' sorpreso da quel gesto, ma non smise di cantare. Era come se si trovasse in una bolla speciale, in cui si sentiva rilassato, in cui credeva di poter essere sé stesso, senza nascondersi per la paura che qualcosa, qualsiasi cosa, potessere succedere. Beomgyu si sentiva davvero bene in quel momento, perciò strinse la sua mano e continuò a cantare fino alla fine della canzone.
Yeonjun continuò ad ascoltarlo, alternando lo sguardo tra il suo viso e le loro mani intrecciate tra loro. Gli accarezzò il dorso con il pollice, con delicatezza, quasi come se stesse accarezzando una mano di porcellana.
Al termine della canzone Beomgyu si fece coraggio, e decise anche lui di fare un piccolo gesto per far capire al ragazzo che anche da parte sua c'era il desiderio di avvicinarsi di più a lui, e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Yeonjun appoggiò a sua volta la propria testa alla sua, e i due ragazzi rimasero in silenzio per qualche minuto, in quella piccola bolla di complicità, di tranquillità, di loro.
"Gyu... la tua voce è meravigliosa. É davvero un peccato che tu non voglia diventare un cantante."
Il ragazzo parlò a bassa voce per non rovinate il momento, portando poi anche l'altra mano ad accarezzare quella del ragazzo.
"Lo pensi davvero?" chiese a bassa voce l'altro, alzando poi leggermente lo sguardo sul suo.
Yeonjun annuì leggermente e gli sorrise, facendo così sorridere anche l'altro ragazzo, che tornò a osservare le loro mani unite, o meglio, le mani del ragazzo che studiavano quella di Beomgyu.
"Grazie, Jun." sussurrò, per poi aggiungere subito dopo "Adesso però anche tu devi cantarmi qualcosa."
Yeonjun si lasciò scappare una leggera risata, per poi scuotere leggermente la testa.
"Sarà per un'altra volta, Gyu. Voglio ripensare ancora un po' alla tua voce."
Quella frase fece sciogliere dalla dolcezza il più piccolo, il quale, imbarazzato ma allo stesso tempo fiero di sé, ridacchiò leggermente e cercò di coprirsi il viso con la mano libera.
La risata contagiò l'altro ragazzo, che scosse leggermente la testa e, con delicatezza, prese con una mano quella con cui il ragazzo si stava coprendo per spostarla dal suo viso, e lo guardò negli occhi.
I due ragazzi si osservarono intensamente. Lo sguardo dell'uno era fisso in quello dell'altro, i loro cuori battevano più velocemente, e la musica di sottofondo non era più importante per loro, lasciando spazio ad un pensiero comune tra i due ragazzi.
Yeonjun non era sicuro di volerlo fare, non voleva spaventare l'altro ragazzo, non voleva allontanarlo, ma la voglia di baciarlo era talmente forte, e se non l'avesse fatto in quel preciso momento se ne sarebbe pentito.
Lasciò le mani del ragazzo, portandole sul suo viso, continuando a guardarlo negli occhi. Avvicinò lentamente il proprio viso al suo, socchiudendo poi gli occhi e posando le labbra su quelle del ragazzo.
Beomgyu non si aspettava quel gesto. L'aveva sognato, l'aveva immaginato tante volte, ma non ricambiò subito il bacio. Per qualche secondo rimase immobile, allora Yeonjun si staccò subito dalle sue labbra, per paura di averlo spaventato.
"Scusa, pensavo che..." sussurrò aprendo gli occhi, pensando di aver rovinato tutto, ma non riuscì a concludere la frase che Beomgyu, dopo aver preso tanto di quel coraggio che neanche lui sapeva da dove provenisse, avvicinò di nuovo il viso al ragazzo, baciandolo lui questa volta, posando delicatamente una mano sulla sua guancia.