Chapter 1: I. Deserto
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Cinque baci segreti ed uno che non lo fu
I. Deserto
Edgar aveva incontrato Setzer molto tempo prima di quel fatidico spettacolo al Teatro dell’Opera: ma in quella situazione gli eventi erano stati così frenetici e Celes era stata così determinata a requisire l’aeronave del giocatore d’azzardo, che i due uomini, benché si fossero riconosciuti, avevano deciso con un tacito scambio di sguardi di fingersi completi estranei; dopotutto, durante il loro primo, lontano incontro non avrebbero mai immaginato che il destino li avrebbe fatti riunire.
Era accaduto undici anni prima, quando entrambi erano sedicenni e quasi privi di preoccupazioni; il “quasi” era dato dal fatto che Edgar era pur sempre il principe ereditario di un regno finito nel mirino dell’Impero di Vector, e Setzer era un ragazzo che tentava di costruire e far volare l’aeronave più veloce al mondo, cosa che lo portava ad affrontare frequenti “incidenti di percorso”… come quello che lo aveva appena visto precipitare come una meteora a poca distanza dal Castello di Figaro, e solo la relativamente soffice sabbia del deserto aveva impedito che gli si spezzassero le ossa quando era stato scaraventato fuoribordo dall’impatto col suolo.
“Lady Fortuna non mi ha ancora abbandonato, a quanto pare; speriamo resti al mio fianco ancora un po’, almeno prima di finire disseccato sotto il sole” pensò dolorante il giovane albino, prima di perdere i sensi.
Quando riaprì gli occhi, il suo primo pensiero fu che nemmeno il cielo limpido del deserto poteva essere così meravigliosamente azzurro; ma si rese conto che quelle erano le iridi di un ragazzo biondo che lo sosteneva tra le braccia cercando di fargli bere dell’acqua da una borraccia.
“Per fortuna hai ripreso conoscenza!” esclamò il suo salvatore, mostrando un sorriso candido sulla pelle dolcemente abbronzata. “Quando ho visto l’aeronave precipitare sono subito corso qui con la mia cassetta degli attrezzi e quella del pronto soccorso; per fortuna né tu né lei sembrate aver riportato gravi danni” continuò, sfiorando la benda che aveva avvolto attorno alla testa del giovane pilota “però temo che sulla fronte ti resterà una cicatrice.”
Setzer scrollò le spalle con leggerezza: “Questo non è il mio primo atterraggio di fortuna, e neppure la mia prima cicatrice a dimostrarlo. Ciò che conta è che la mia aeronave sia ancora tutta intera.”
Edgar confermò, scrutando con aria estremamente interessata il velivolo arenato: “Sono sicuro di poterti aiutare a ripararla in un battibaleno! Che tipo di motore ha? E che combustibile usa? E che…”
Setzer mise una mano sulla bocca del suo benintenzionato salvatore; va bene la gratitudine, ma non aveva intenzione di rivelare i frutti delle proprie ricerche tecnologiche al primo venuto! “Sono tutte informazioni riservate che non posso divulgare agli sconosciuti. Inoltre, dubito che qualcuno oltre Daryl potrebbe capirle.”
Il biondo gli lanciò un’occhiata di sfida: “Non sottovalutarmi: sarò anche giovane, ma in tutto il regno di Figaro sono già considerato il miglior ingegnere mai vissuto! E sappi che anche io ho un grosso progetto top secret a cui sto lavorando!” concluse con voce che emanava orgoglio.
“Mh, certo” mugugnò l’altro con un sorrisetto ironico “ma non ti farò comunque mettere le mani nel motore del MIO Blackjack!”
“Però a questa Daryl lo permetteresti? È la tua ragazza?”
Gli occhi color ametista di Setzer si spalancarono per lo shock e un attimo dopo scoppiò a ridere: “Non farti sentire da lei se non vuoi essere ucciso! No, lei è la mia migliore amica, nonché rivale: abbiamo fatto una scommessa su chi riuscirà a costruire l’aeronave più veloce!”
“Dev’essere bello avere qualcuno che condivide le tue passioni! Io ho un fratello gemello, ma per quanto gli voglia bene i nostri interessi non potrebbero essere più diversi.” Concluse il principe di Figaro, con una punta di malinconia nella voce.
Setzer provò un groppo in gola a vedere quei limpidi occhi cerulei incupirsi, così fece qualcosa che stupì lui stesso per primo: “Se mi dici il tuo nome non sarai più uno sconosciuto, e potrei permetterti di darmi una mano a fare le riparazioni.”
Il viso del biondo sembrò diventare più luminoso del sole allo zenith: “Mi chiamo Edgar! Sono il primo principe del Regno di Figaro!”
“Un reale, nientemeno!” fischiò “Io sono Setzer Gabbiani; ricordati il mio nome, perché ho intenzione di diventare il pilota di aeronavi più veloce del mondo; e anche il più ricco!”
“Piacere di conoscerti!” esclamò Edgar stringendogli con entusiasmo la mano.
Fedele alla sua promessa, Setzer permise al suo nuovo amico di aiutarlo con il ripristino del Blackjack; fortunatamente, come Edgar aveva già intuito, i danni non erano gravi e nel giro di poche ore di lavoro l’aeronave avrebbe già potuto riprendere a volare.
Durante il lavoro, Setzer poté rendersi conto che quelle del principe non erano parole vuote: la sua abilità con i complessi meccanismi parlava di una lunga esperienza, e non si tirava indietro all’idea di sporcarsi le mani con l’olio per motori. Tanta dedizione non poteva che ammorbidire ancora di più l’atteggiamento sospettoso del giovane albino verso quell’inaspettato “collega” ingegnere; per di più la sua abilità gli rendeva ancora più intrigante il fatto che fosse anche un bellissimo ragazzo.
L’interesse di Setzer ebbe un’improvvisa impennata quando si accorse che anche Edgar lanciava spesso lunghe occhiate quasi languide verso di lui, e quando si passavano gli attrezzi il giovane dagli occhi di zaffiro cercava di far sfiorare sempre più spesso le loro dita. L’animo da giocatore d’azzardo dell’albino gli impose di non perdere quella preziosa occasione; era ben conscio di avere un debole per i bei biondini (anche se per motivi di riservatezza il genere a cui appartenevano era un’informazione nota solo a Daryl), quindi decise di giocare in apertura:
“Dato che ho ammesso di non avere una fidanzata, che mi dici di te? Sei un principe, le ragazze dovrebbero cadere ai tuoi piedi anche solo se respiri nella loro direzione” ironizzò.
Le guance di Edgar si tinsero di un rossore che non aveva niente a che fare con il calore del deserto: “Ah, temo in verità di avere ben poca fortuna su quel fronte; forse le mie profferte romantiche risultano eccessive per la sensibilità delle delicate fanciulle a cui le rivolgo…” confessò impacciato.
“O forse quelle fanciulle sono abbastanza intuitive da capire quando una dichiarazione d’amore è forzata, una maschera imposta dalle aspettative sociali altrui senza un autentico sentimento a sostenerla” insinuò con tono mellifluo, ben consapevole degli obblighi imposti a un principe che avrebbe dovuto ereditare un regno e generare un erede.
Edgar lo guardò con occhi spalancati come un cervo di fronte all’arco del cacciatore: in essi si leggeva il terrore di vedere così facilmente scoperto il suo più oscuro segreto, che aveva rivelato solo al proprio gemello, sapendo che Sabin se lo sarebbe portato nella tomba.
Setzer ebbe compassione di lui e la sua voce divenne calda e confortante: “Ti capisco, sai? Anch’io so quanto è difficile doversi conformare a ciò che la società si aspetta da persone che vogliono farsi strada nel mondo. Ma sappi che non sei solo. Anche io sono come te.”
Negli occhi di Edgar si leggeva chiaramente la lotta fra la paura che lo spingeva a negare e il desiderio di lasciarsi andare di fronte ad un’anima così affine alla propria; Setzer decise di facilitargli la scelta: gli prese il viso tra le mani, lo chinò verso il proprio, e posò un casto bacio su quelle labbra tremanti. Quel gesto riuscì a sciogliere il nodo della paura nel cuore del principe, che ricambiò dolcemente il gesto.
Non ci furono altri baci quel giorno, né giuramenti d’amore eterno; ma entrambi erano consapevoli che un seme era stato piantato; quali frutti esso avrebbe dato, era qualcosa che solo il futuro (e Lady Fortuna, aggiunse Setzer) poteva rivelare.
Chapter 2: II. Moneta
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II. Moneta
La stessa notte in cui Setzer fu convinto da Celes con l’imbroglio a entrare a far parte dei Returners fu anche l’occasione della riunione tra il giocatore d’azzardo e il Re di Figaro.
Quando seppe che la moneta truccata a doppia faccia, con cui l’ex generalessa imperiale l’aveva ingannato per ottenere la sua collaborazione e la sua aeronave, apparteneva al biondo sovrano che aveva incontrato tanti anni prima, ritenne imperativo riallacciare i rapporti con quel tipo così intrigante. Da bravo baro, era sicuro che dietro quella moneta ci fosse una storia che valeva la pena ascoltare: sentiva che Edgar stava per diventare un individuo persino più interessante di quanto non fosse già.
Quando il padrone del Blackjack salì sul ponte dell’aeronave alla sua ricerca, vide che l’uomo che voleva era in compagnia del suo gemello, Sabin; i due sembravano immersi in una conversazione molto seria, così decise di attenderne la conclusione senza intromettersi. Alla fine il giovane artista marziale si accomiatò dal fratello, ma i visi di entrambi portavano i segni di un profondo turbamento.
Edgar continuava a stringere in mano la moneta a doppia faccia: quell’oggetto era quanto di più prezioso avesse, perché esso rappresentava non solo il legame con la sua famiglia, ma anche il peso dell’intero Regno di Figaro che gravava sulle sue spalle. A volte, come quella sera, tale peso sembrava insostenibile e si sentiva schiacciare dall’immensa responsabilità che comportava; solo in pochi momenti della sua vita era riuscito a sentirsi libero da quel fardello, e l’episodio più memorabile vedeva protagonista proprio l’affascinante uomo dai capelli candidi che in quel momento si stava avvicinando a lui.
Setzer si portò al suo fianco, fissando il panorama oltre il parapetto del ponte, in silenzio: voleva rispettare i sentimenti del proprio ospite senza forzarlo a parlare se si fosse sentito troppo vulnerabile; ma era anche un giocatore d’azzardo incredibilmente curioso, specialmente verso quel giovane re così singolare, così mostrò la sua metaforica mano di carte per primo: “Quella moneta ha una storia interessante, immagino.”
Edgar inspirò profondamente: non era certo di voler rivangare il proprio passato; Sabin era il suo gemello, e protagonista di quella vicenda tanto quanto lui, quindi con lui era facile aprire il proprio cuore. Tuttavia c’era qualcosa di speciale nel temerario pilota d’aeronave, una libertà di pensiero e d’anima che lo aveva conquistato fin dal loro primo incontro, e che anche in quel momento lo spinse a raccontare quella storia che avrebbe tenuto nascosta a chiunque altro:
“La moneta è l’ultimo regalo che mi fece mio padre prima di morire; anche se pubblicamente fu dichiarata morte per malattia, la realtà è che venne avvelenato dall’Impero.”
Setzer ricordava vagamente la notizia della morte del precedente Re di Figaro, che aveva scosso il mondo; ma all’epoca non era in condizione di pensare alla politica globale: pochi giorni prima Daryl era partita per un volo di collaudo della sua nuova aeronave, e non era più tornata. Aveva passato i mesi successivi a cercarla, finché non aveva ritrovato il relitto del Falcon, e con esso la fine di ogni speranza di rivedere la propria “anima gemella”. Costruire una tomba per lei e per l’aeronave, che aveva riparato in sua memoria, aveva richiesto tutte le sue energie fisiche e mentali; immerso nel proprio lutto, non aveva avuto modo di preoccuparsi di cosa stava cambiando nel mondo. Ora però si concentrò sul racconto di Edgar: non solo perché quegli eventi avevano un’importanza assoluta per il giovane sovrano, ma anche perché sentiva che stava per mostrarsi a lui in una luce completamente nuova.
“Sulle due facce della moneta siamo rappresentati io e Sabin; per nostro padre stava a significare che avremmo dovuto sempre collaborare per il bene del regno. Ma dopo la sua morte, sapendo che l’Impero non aspettava altro che una lotta per la successione per annettere Figaro, proposi a Sabin di decidere chi sarebbe salito al trono lanciando una moneta. *Questa* moneta.” E come quella fatidica notte, lanciò il piccolo disco d’oro che scintillò alla luce della luna.
Setzer rimase senza fiato immaginando la scena: neppure lui, giocatore d’azzardo navigato, avrebbe mai avuto l’audacia di scommettere un intero regno… e di truccare la scommessa.
“Hai barato per far perdere il trono a tuo fratello?”
“Ho barato per fargli vincere la sua libertà.” fu la sofferta confessione. “Sabin ama solamente le arti marziali, il suo sogno era girare il mondo per allenarsi col maestro Duncan; dopo ciò che l’Impero aveva fatto a nostro padre, come potevo chiedergli di rinunciare alla propria identità, forse alla propria vita, per diventare una marionetta nelle mani di Vector pur di far sopravvivere Figaro?” a quelle parole colme di amarezza e rabbia, le mani di Edgar si serrarono spasmodicamente, tanto che i bordi della moneta rischiarono di incidergli la carne.
Essendo un uomo che amava la propria libertà più di qualunque altra cosa, quella rivelazione mostrò a Setzer tutta l’enormità del sacrificio di Edgar: per amore di suo fratello si era condannato a un’esistenza di finzione e inganni pur di garantire l’esistenza del proprio regno. La sua ammirazione e il suo rispetto per lui erano cresciuti al punto che ci volle tutto il suo autocontrollo per non stringerlo tra le braccia e baciarlo, come aveva fatto tanti anni prima.
“Basta con le storie deprimenti. Parlami di Maria.”
“Maria?” Spiazzato dal brusco cambio di tono del suo interlocutore, Setzer lì per lì non ricordava neppure chi fosse la cantante d’opera che aveva promesso di rapire per sposarla; poi però un sorrisetto astuto gli incurvò le pallide labbra sottili: “Cosa vorresti sapere di lei?”
“Beh, hai rischiato grosso per averla, deve essere una donna davvero speciale.” Commentò con affettata spensieratezza il giovane biondo, ma Setzer ormai riusciva a vedere bene oltre quella maschera da dongiovanni che lui stesso utilizzava spesso nei suoi rapporti con l’alta società che frequentava il proprio casinò volante.
“È semplicemente una brava cantante, certo migliore di Celes; la storia del rapimento in realtà era solo una trovata per diffondere ulteriormente la mia già famigerata reputazione: da sovrano, sicuramente sai quanto siano importanti le relazioni col pubblico” ironizzò, ma poi i suoi occhi viola s’illuminarono di una luce calda nel confessare: “L’unica cosa speciale in Maria è che ha lunghi capelli biondi e li porta in una coda legata da due nastri blu.”
L’allusione alla propria tipica acconciatura fece arrossire Edgar, che inconsciamente portò la mano a sfiorare i nastri che stringevano la propria lunga coda di capelli biondi. Fu però preceduto da Setzer, che portò la folta chioma alle proprie labbra e vi posò un bacio che ebbe il potere di scuotere Edgar fin nell’anima.
“Non preferiresti baciare la mia bocca, invece?” sussurrò accorato, quasi spaventato da quell’atto, proibito al Re di Figaro, che stava suggerendo.
Setzer incatenò il proprio sguardo d’ametista a quello di zaffiro di Edgar e il suo sorriso si tinse di un sentimento nuovo e segreto per il giocatore d’azzardo:
“Come Vostra Maestà desidera.”
Chapter 3: III. Blackjack
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III. Blackjack
Edgar era abituato a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo della sua vita da quando si era alleato con i Returners contro l’Impero, ma dal momento in cui aveva incontrato per la prima volta Terra si erano susseguiti così tanti eventi sconvolgenti che non riusciva quasi a tenerne il conto. Tuttavia in quel momento, mentre dal ponte del Blackjack fissava il continente che si era sollevato sopra la superficie terrestre, evocato dall’Imperatore Gestahl e dal suo squilibrato cavaliere magico Kefka allo scopo di risvegliare oscure divinità che incombevano sul mondo come incubi minacciosi, paradossalmente la sua più grande angoscia gli veniva dal presentimento orribile che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio sulla nave di Setzer.
Nelle ultime settimane il rapporto senza nome che lo legava al giocatore d’azzardo era divenuto più forte: avevano imparato a conoscersi meglio, condividendo battaglie contro terribili nemici ma anche momenti di vita quotidiana tra le cabine e le passerelle della lussuosa aeronave. Con la maggiore vicinanza si era rafforzata anche la chimica innegabile che c’era tra di loro, basata su interessi comuni – e sul *quel* segreto che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire.
(Eccetto Sabin. Il suo gemello lo conosceva fin troppo bene, nonostante fossero rimasti separati per dieci anni; si era sicuramente accorto della tensione tra lui e l’affascinante albino, e più volte Edgar l’aveva visto inventare scuse poco credibili per lasciarli soli nel salotto comune o nella sala da pranzo: ci mancava soltanto che Sabin “distrattamente” lo spingesse tra le sue braccia, e in tal caso Edgar avrebbe davvero dovuto erigere un monumento in onore a suo fratello, una volta tornati a Figaro)
Proprio la necessità di dover mantenere il segreto col resto del loro eterogeneo e numeroso gruppo però aveva messo un freno alle esternazioni d’affetto tra i due: in pubblico Edgar continuava, come aveva sempre fatto, a fare il cascamorto con le donne in modo così volutamente esagerato e grossolano da spingerle a scaricarlo all’istante; sentiva di dover mantenere a tutti i costi la sua maschera di “normalità”, anche se consapevole del sogghigno palese che Setzer nascondeva sotto i baffi quando assisteva a simili scenette. Una volta non appena i due si erano ritrovati da soli, il giocatore d’azzardo aveva imitato istrionicamente le goffe avance del re di Figaro, e quest’ultimo decise di stare al gioco e recitò la parte della fanciulla ritrosa; non resistettero nemmeno un minuto prima di scoppiare a sganasciarsi entrambi così forte che Shadow dovette entrare nella stanza a rimproverarli perché le loro risate sguaiate infastidivano il suo cane Interceptor (e il ninja stesso, ma quello non lo avrebbe mai ammesso).
Altri momenti invece erano più tranquilli e intimi, quasi teneri; ogni tanto i due si scambiavano aneddoti sulla loro infanzia, o sulle loro vite quotidiane di sovrano di un regno nel deserto e padrone dell’unica aeronave che dominava i cieli. Altre volte discutevano di meccanica, o degli altri interessi che avevano scoperto di avere in comune: i vestiti eleganti (Edgar *doveva* farsi fare un cappotto come quello di Setzer, magari nei toni del blu), i cibi e gli alcolici più raffinati, la musica (“Un giorno dovrai venire all’Opera con me”, “Ti immagini che scandalo vedere noi due nello stesso palco della galleria?”, “È proprio questo che lo rende divertente!”) e mille altre sciocchezze che gli scaldavano il cuore.
Eppure Edgar sentiva che a ogni ora che passava la fine del loro viaggio insieme si avvicinava, incombente come quell’orribile massa di terra che sfidava la gravità e la ragione, e la sua angoscia cresceva di pari passo: non perché temesse lo scontro finale con Gestahl e Kefka, anzi dopo aver passato tutta la sua vita da adulto a odiarli non vedeva l’ora di dare loro la lezione che meritavano. Il momento a cui non voleva pensare era quello *dopo* la battaglia finale, quando tutti loro si sarebbero divisi e allontanati per tornare alle loro vite di prima; una volta tornato a rinchiudersi tra le mura del Castello di Figaro, incatenato ai suoi doveri di re, quale concreta possibilità avrebbe avuto di rivedere l’uomo la cui casa era il cielo e che viveva libero come il vento? Avrebbe dovuto trascorrere il resto della sua vita rimpiangendo ciò che non si era mai potuto realizzare tra loro?
A quest’ultimo pensiero il suo cuore sembrò fermarsi, stretto in una gelida morsa, per poi ricominciare a battere all’impazzata, veloce come i suoi passi lungo la scala che portava ai piani inferiori del Blackjack; trovò Setzer nel salotto, chino su delle rozze mappe raffiguranti il profilo del continente sospeso che il pilota aveva tracciato, impegnato in una discussione con Strago, Cyan e Locke sul punto migliore per approdare.
“Possiamo parlare? Da soli.” Ansimò Edgar.
Vedendo le condizioni in cui versava il biondo, Setzer si congedò immediatamente dagli altri e lo guidò fino alla porta di quella che doveva essere la propria cabina. Una volta dentro, prima di lasciarlo parlare, gli mise tra le mani un calice di cristallo decorato e lo riempì con del vino di ottima annata preso dalla sua riserva personale.
“Bevi, hai l’aria di averne bisogno.”
“Preferirei essere lucido per affrontare questo discorso, se non ti dispiace.” Declinò l’offerta cominciando a camminare nervosamente per la stanza, gli occhi che si muovevano da un elegante pezzo d’arredamento all’altro senza vedere nulla.
Setzer si massaggiò la fronte, casualmente proprio sulla cicatrice che si era fatto in occasione del loro primo incontro, e sollevò il calice: “Allora bevo io; ho la sensazione che non vorrò essere troppo sobrio, alla fine.”
Voleva essere una battuta, ma il nervosismo aveva reso Edgar teso come una molla, ed essa scattò riversando convulsamente all’esterno tutti i pensieri, timori e preoccupazioni che affollavano la mente del giovane sovrano: la fine dell’avventura, il ritorno a una soffocante vita passata a nascondere il vero sé stesso, e soprattutto… “Promettimi che ci rivedremo, promettimi che andremo all’Opera, dovunque tu voglia, ma non lasciarmi solo con me stesso e le mie maschere e le mie bugie, ti prego.”
A quel punto tremava così tanto da riuscire a stento a reggersi in piedi, e Setzer interruppe quel delirio febbricitante nell’unico modo possibile: lo spinse di peso a stendersi sul letto, sedendosi a cavalcioni sul suo stomaco e imprigionando la sua testa fra le braccia, in modo che quelle frenetiche iridi cerulee potessero fissarsi unicamente nelle proprie d’ametista.
“Verrò da te, anche se dovessi atterrare col Blackjack sulla terrazza del tuo castello e rapirti sotto il naso delle tue guardie. Ormai tu sei mio quanto io sono tuo, e non sono tipo da rinunciare a ciò che voglio, Re di Figaro.”
Di fronte a tanta sfacciata sicurezza degna di un vero pirata dei cieli, Edgar non riuscì a trattenere una risatina, mentre i suoi occhi limpidi come la volta celeste del deserto si inumidivano di lacrime di gioia: “Mi piace l’idea. Di essere tuo, intendo.”
“Attento, mio bellissimo biondo. Non sono più un ragazzino, non credo che riuscirei a trattenermi.” Fu il sussurro rovente sulle sue labbra dischiuse.
“Non voglio che tu ti trattenga.”
Chapter 4: IV. Falcon
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IV. Falcon
Il Falcon era molto diverso dal Blackjack: era una nave costruita unicamente per la velocità, non per lo sfarzo, e dato che l’unica cabina, quella del capitano, era stata requisita da Celes, i tre uomini suoi compagni di viaggio dovettero accontentarsi di accamparsi alla bell’e meglio nella stiva. Fortunatamente c’era una doccia funzionante, cosa di cui tutti sentivano il disperato bisogno dopo aver attraversato la tetra tomba sotterranea di Daryl per recuperare l’unica aeronave rimasta al mondo.
In particolare ne sentiva il bisogno Setzer, dopo un intero anno passato ad affogarsi dentro a una bottiglia per la disperazione di aver perduto in un colpo solo la propria aeronave, i propri amici, il mondo intero e la persona che aveva capito di amare. Guardandosi allo specchio per la prima volta dopo mesi non riusciva a credere che i suoi compagni l’avessero riconosciuto in quella bettola a Kohlingen: la sua carnagione pallida era divenuta quasi grigiastra, i suoi lunghi capelli candidi erano unti e aggrovigliati, gli occhi viola iniettati di sangue e contornati da profonde occhiaie; i suoi vestiti, un tempo appariscenti ed eleganti, erano ridotti a stracci impregnati dalla puzza di alcool. Gli venne un conato di nausea al pensiero di essersi mostrato a Edgar in quelle miserevoli condizioni.
Si lavò meticolosamente ma si rese conto che gli unici vestiti di cui disponeva erano quelli che portava indosso prima; tuttavia, l’idea di toccare quella massa fetente senza una scrupolosa decontaminazione nelle caldaie dell’aeronave era fuori discussione.
Il suo angelo salvatore fu ancora una volta Edgar, che bussò alla porta del minuscolo bagno senza aprirla, chiedendo: “Per caso ti serve un cambio d’abito pulito? Se lo gradisci posso prestarti qualcosa di mio, abbiamo pressappoco la stessa taglia.”
Era una mezza bugia, Edgar era alcuni centimetri più alto di Setzer, ma pur di poter indossare i vestiti del proprio amato il giocatore d’azzardo era disposto addirittura all’indegnità di farsi i risvoltini ai pantaloni. Non che gli sarebbe dispiaciuto mostrarsi a lui come Natura lo aveva fatto; ma dopo un anno di separazione non aveva la certezza che le cose tra loro non fossero cambiate… e poi c’era anche Sabin, e voleva evitare di aggiungere alla sua lista di vergogne pure l’esibizionismo di fronte al fratello dell’uomo che intendeva riconquistare ad ogni costo.
Dopo la sua risposta affermativa, Edgar socchiuse la porta quanto bastava per passargli attraverso lo spiraglio una camicia e dei pantaloni di lino grezzo, semplici ma puliti, scusandosi per la scarsa qualità del tessuto. In effetti Setzer non aveva mai visto il re di Figaro vestito in modo tanto dimesso, ma ripensando al racconto di Sabin sul ritrovamento del suo gemello nei panni del capo bandito Gerad, la cosa diventava più comprensibile.
Uscendo dal bagno, si paralizzò sulla soglia: appoggiato al muro di fronte c’era proprio Edgar, che gli rivolse un sorriso dolce e radioso come la prima volta che lo aveva visto.
“Sono felice di rivederti, Setzer. Volevo dirtelo. E anche che… mi dispiace.”
Un blocco di ghiaccio si materializzò nelle viscere del giocatore d’azzardo: gli dispiaceva? Di cosa? Non lo amava più? Aveva trovato un altro? Di COSA si stava scusando? Dopo un istante lungo un’agonia, ebbe la sua risposta:
“Scusa se ti abbiamo costretto a profanare la tomba della tua amica Daryl per recuperare il Falcon; ci è indispensabile, ma questo non giustifica il modo in cui abbiamo sicuramente ferito i tuoi sentimenti e…” il discorso di Edgar fu interrotto dalla mano di Setzer che sbatté con forza contro il muro accanto alla testa del re di Figaro.
“Scusarti? Dopo che in un colpo solo mi avete restituito le ali, la speranza e l’uomo che amo, di cosa vorresti scusarti? Tu… sciocco, impossibile, meraviglioso biondo dei miei sogni!”
Avrebbe potuto continuare a lungo a sgridarlo mischiando insulti e parole d’amore; ma Edgar glielo impedì posando con passione le proprie labbra contro le sue, facendo capire a Setzer, anche senza parole, come il loro legame fosse divenuto ancora più forte nonostante l’accaduto, o forse proprio perché erano sopravvissuti alla sofferenza indescrivibile di quel lungo, terribile anno di separazione.
Chapter 5: V. Kefka's Tower
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NdA: Oggi è il 16 agosto, il compleanno dei gemelli Edgar Roni Figaro e Sabin René Figaro! Tanti auguri a loro <3 e per festeggiare, oggi doppio aggiornamento: stasera stessa pubblicherò l’ultimo capitolo di questa storia 😉
V. Kefka’s Tower
Una persona più poetica di Edgar avrebbe potuto definire quella torre mostruosa “l’incubo della fine del mondo”; ma il mondo era già finito un anno prima, e da allora gli incubi erano l’unica realtà in cui la gente era costretta a vivere: come altro definire un’esistenza in cui un pazzo divenuto Dio poteva annientare qualsiasi cosa a capriccio con la sua Luce del Giudizio?
Eppure il gruppo di valorosi avventurieri aveva sfidato l’ira divina sulle ali del Falcon ed era giunto nel cuore del covo di Kefka.
Per esplorare quello sterminato labirinto avevano dovuto dividersi: troppi i mostri da sconfiggere e le trappole da superare per una singola squadra d’assalto. Il Re di Figaro cominciò a sospettare che il resto dei suoi compagni avesse intuito qualcosa sulla natura del legame che lo univa al giocatore d’azzardo, dato che nel momento della formazione dei gruppi tutti avevano dato praticamente per scontato che lui e Setzer sarebbero stati nella stessa squadra; stranamente, il pensiero non lo spaventò come avrebbe potuto fare un anno prima: la sua fiducia nei propri amici era cresciuta attraverso le innumerevoli prove del fuoco che avevano superato insieme, proprio com’era accaduto al suo amore per lo splendido albino dagli occhi d’ametista. Ormai non temeva più di affidare a loro persino il suo più intimo segreto: ma la rivelazione ufficiale avrebbe dovuto attendere.
Alla loro squadra si era unito (ovviamente) anche Sabin e un entusiasta Gau: il ragazzino selvaggio del Veldt sembrava essersi affezionato all’artista marziale, e quest’ultimo l’aveva praticamente “adottato” come fratellino minore dopo aver scoperto la tragica storia della sua famiglia. Insieme formavano un duo combattente particolarmente affiatato, due forze della natura che condividevano i capelli a mullet, l’allergia alle maniche e sporadici comportamenti animali, come in quel momento: accampatisi dopo una lunga giornata di cammino, i due avevano sbranato le loro razioni di cibo e ora dormivano della grossa accoccolati uno accanto all’altro come un orso e il suo cucciolo. Se non avessero russato così forte, la scenetta avrebbe potuto essere persino tenera.
“Vorresti averne uno anche tu?” gli sussurrò all’orecchio Setzer.
“Intendi uno scaldino più rumoroso della mia motosega? Passo, grazie.” La risatina divertita però gli morì sulle labbra nel vedere l’espressione insolitamente seria sul volto del pilota d’aeronavi.
“Intendo un figlio, Edgar. Un marmocchio sangue del tuo sangue di cui prenderti cura per farne il prossimo Re di Figaro.”
La spada di Damocle che pendeva sulla loro felicità era finalmente stata snudata: entrambi erano ben consapevoli degli obblighi di Edgar per la successione regale, ma nessuno dei due aveva mai voluto ammetterlo a parole, fino ad allora. Così il biondo sovrano decise di essere altrettanto sincero, con l’uomo che amava e con sé stesso:
“Sarei una persona orribile se dicessi di no? Che non voglio figli, che non me la sento di essere genitore oltre che Re, che non intendo assumermi questo ulteriore fardello?”
Esitante sollevò lo sguardo in quello di Setzer, pensando che il giocatore d’azzardo non potesse odiarlo più di quanto Edgar odiava sé stesso, ma nelle pozze violette lesse unicamente un tale amore e comprensione che fecero sciogliere anche quell’ultimo grumo di oscurità rimasto nel suo animo.
“Ti amo e per me sarai sempre l’uomo più meraviglioso del mondo, Edgar. Niente potrà mai farmi cambiare idea.”
Le parole più sincere che avesse mai pronunciato uscirono dalla bocca di Setzer con una spontaneità così semplice da spiazzare lui per primo; così cercò di sopperire a quell’inedita franchezza con una battuta improvvisata: “Beh, tuo fratello potrebbe sempre adottare Gau e farne il vostro erede…”
“E trasformare Figaro in uno zoo popolato da bodybuilder? Perché finirebbe così, ne sono sicuro!” il biondo soffocò il suo scoppio di risa nel morbido cappotto di pelle nera dell’altro, per non svegliare l’orso e il gattino addormentati.
“Allora quale sarebbe la tua proposta, sentiamo!” lo sfidò.
Edgar, più sereno di quanto non si fosse mai sentito prima, per tutta risposta si strinse al proprio amante e dichiarò: “Troverò un modo. Dopotutto, sono il geniale Re di Figaro: se sono riuscito nell’impresa di catturare il cuore inafferrabile del Sovrano del Cielo, posso fare qualsiasi cosa con lui al mio fianco.”
“Sovrano del Cielo, eh? Questo titolo nobiliare mi dà il diritto di aspirare alla tua mano, Sovrano del Deserto?”
Nonostante il tono leggero della domanda, a entrambi fu chiaro che l’intento non poteva essere più serio. I loro sguardi si incontrarono di nuovo, più intensamente che mai, e le loro labbra si unirono, più saldamente che mai.
Chapter 6: VI. Futuro
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NdA: Eccoci arrivati al gran finale! Grazie a tutti per aver letto questa storia! E di nuovo buon compleanno ai gemelli Figaro <3
VI. Futuro
Il Dio pazzo non c’era più e il mondo cominciava a guarire. La magia era scomparsa, ma con essa anche la terribile energia magitek. Cominciava l’era di una nuova scienza tecnologica.
C’erano stati molti festeggiamenti per gli eroi che avevano liberato il pianeta, ma quello che aveva trasformato in un alveare di preparativi il Castello di Figaro, risorto dalle sabbie, era speciale: si allestiva in pompa magna il matrimonio di Re Edgar.
I sudditi di Figaro ancora non conoscevano l’identità della futura regina, e si era creato un formidabile giro di scommesse per indovinare chi fosse la principessa, nobildonna o semplice popolana tanto disperata – cioè, *onorata*, da accasarsi con quell’impenitente farfallone. Le ipotesi si sprecavano, ma se persino il Re delle Scommesse mondiale, il famigerato giocatore d’azzardo Setzer, non aveva messo la sua posta in gioco, voleva dire che nessuno ne aveva davvero idea.
Per questo motivo, giunto il giorno delle nozze, uno straordinario numero di presenze affollava la sala dei ricevimenti del Castello. Davanti ai troni gemelli era stato posizionato un tavolo a sostenere lo storico volume in cui venivano registrati i matrimoni della famiglia reale, e la cerimonia sarebbe stata officiata da Strago Magus, il più anziano e venerabile (sua nipote Relm era scoppiata a ridere quando aveva letto questa definizione sul proclama) degli eroi salvatori del mondo.
A un lato del tavolo attendevano i testimoni dello sposo: il principe Sabin Renè Figaro (talmente a disagio con il proprio vestito di gala che aveva preteso che fossero eliminate almeno le maniche per poterlo indossare senza mettersi a urlare), il nobile samurai Cyan Garamonde in rappresentanza dell’alleato Regno di Doma, e Terra Branford, la leggendaria figlia di un Esper, intimidita da tutta quella gente ma entusiasta per il lieto evento.
Infine apparve il Re di Figaro: i suoi sudditi, che non l’avevano mai visto indossare abiti che non fossero del suo amato colore blu, rimasero non poco sorpresi dall’elegante abito da cerimonia bianco puro; ma tutti ammisero che s’intonava perfettamente con il sorriso luminoso di un uomo che stava vivendo il giorno più bello della sua vita.
La gioia che provava si comunicò a tutti quando, prima di dare inizio alla cerimonia, si voltò verso le facce colme d’aspettativa dei convenuti e annunciò:
“Miei amati sudditi, sono felice che tutti voi siate qui per condividere con me questo momento meraviglioso. Fino ad oggi ho fatto il possibile per essere all’altezza delle vostre aspettative. Ma gli eventi di quest’ultimo anno mi hanno fatto capire che posso fare di meglio: voglio essere sincero, con voi e con me stesso, per poter guidare questa nazione nel modo più giusto.”
Fece una pausa, per caricare ancor più di significato le parole senza precedenti che stava per pronunciare:
“In questo fausto giorno, per l’autorità conferitami in qualità di Re di Figaro, io Edgar Roni Figaro proclamo per legge che il sovrano di questo regno possa sposare chiunque desideri, e il futuro erede al trono verrà scelto tra i candidati più qualificati provenienti da tutto il Paese.”
Questa inaspettata dichiarazione generò un brusio sorpreso, che però fu coperto da tre squilli di tromba, e le porte sul fondo della sala si aprirono.
Setzer Gabbiani avanzò tra le ali di folla, i lunghi capelli candidi che ondeggiavano a ogni passo deciso come le falde del suo elegantissimo cappotto nero intarsiato d’oro e gioielli. Sul suo volto si apriva un sorrisetto malizioso, ma la gioia che si leggeva nei suoi occhi viola non era diversa da quella rispecchiata in quelli azzurri di Edgar; e quando si fermò accanto a quest’ultimo di fronte al Libro, tutti compresero la verità: il chiacchiericcio che ne derivò eclissò completamente, oltre a spiegarlo anche ai più lenti di comprendonio, il precedente proclama reale.
Dietro a Setzer si posizionarono in qualità di testimoni il ninja Shadow (il cui inseparabile cane Interceptor era rimasto al fianco di Relm, in prima fila insieme a Gau, Gogo, Mog e Umaro), il “cacciatore di tesori” Locke Cole e Celes Chere: l’ex generalessa imperiale lanciò un’occhiata glaciale agli astanti più indignati, tenendo bene in vista la mano posata sulla propria sciabola cerimoniale, a far capire che non avrebbe tollerato insubordinazioni; messaggio lanciato ancor più chiaramente dal deciso scrocchiare di nocche del Principe Sabin e dalle espressioni minacciose del resto degli eroi riuniti, pronti a far fare la fine di Kefka a chiunque volesse rovinare il giorno speciale tanto atteso dai loro carissimi amici.
Nulla di tutto questo riuscì a scalfire la bolla di perfetta felicità dei due sposi, persi l’uno nell’altro, mentre si scambiavano solennemente gli anelli.
“Setzer, so che le nostre vite non potrebbero essere più diverse, io appartengo al deserto e tu al cielo; ma ti amo e voglio vivere il resto dei miei giorni sapendo di essere tuo: anche quando non potremo essere fisicamente insieme, i nostri cuori e le nostre anime si apparterranno sempre.”
“Edgar, noi due ci siamo trovati, riconosciuti e innamorati; se Lady Fortuna ha voluto così, nessuno, né umano né mostro né Dio, potrà mai separarci: ti amerò in questa vita e nelle prossime, se ci saranno, e qualsiasi strada percorreremo d’ora in avanti lo faremo fianco a fianco.”
E il bacio che si scambiarono rivelò finalmente il loro amore a tutto il mondo.