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Quanto tempo c’era voluto affinché Rumi finalmente si accettasse. Era stata cresciuta con l’idea che ciò che era fosse sbagliato, una vergogna da nascondere e di cui non parlare con nessuno, nemmeno con le sue migliori amiche, con le sue colleghe e compagne di vita, le Huntrix. Celine le aveva detto, più e più volte, che i segni sul suo corpo erano una macchia da celare, sapendo che sarebbero cresciuti con lei, come smagliature, come un morbo che si diffonde colonizzando ogni centimetro, ogni organo, ogni arto.
Lei non era un demone, ma ne aveva ereditato le caratteristiche che però aveva ben represso, in modo da ingannare tutti e mentire anche a se stessa. Gli occhi gialli, i segni sulle braccia, la rabbia, erano tutte caratteristiche che aveva rinchiuso, ma che sentiva addosso come una seconda pelle.
Aveva dovuto attraversare il dolore per poter andare oltre, ammettere ciò che era sfruttando il suo essere in parte demone per diventare più potente e sconfiggere Gwi-Ma. Era riuscita in tutto questo da sola, perché da sola aveva trovato la forza di non mollare, nonostante tutti le avessero voltato le spalle, in primis Mira e Zoey. Le capiva in parte; lei aveva mentito loro per anni, anche se le sue motivazioni erano più che valide. Il suo errore era stato non fidarsi abbastanza delle sue amiche per condividere un fardello che era diventato più pesante, perché portato senza una mano.
Anche se la decisione di combattere contro il capo dei demoni era partita da lei, le sue compagne si erano unite e avevano compreso che l’amicizia e la sopravvivenza dell’umanità erano molto più importanti di una bugia.
Erano passati mesi da quella battaglia finale e Rumi si sentiva sollevata ora che ogni cosa era tornata alla normalità e cosa più importante, l’Honmoon era salvo.
Combattevano ancora i demoni, non più controllati da Gwi-Ma, ma molti ancora malvagi, spiriti erranti alla ricerca di anime che le Huntrix non potevano ignorare.
Le giornate trascorrevano abbastanza tranquille, tra composizione di nuovi brani, divertimento e uccisione di nemici.
Una sera, per festeggiare il compleanno di Rumi, le ragazze decisero di andare fuori a bere qualcosa e poi di continuare i festeggiamenti a casa. Avevano un enorme appartamento, degno delle più grandi idol, proprio sull’attico che si affacciava sul colle Namsan a Seul, una rigogliosa chiazza verde smeraldo in mezzo a grattacieli di acciaio e vetro. Era moderno e comodo, dotato di ogni necessità.
“Ragazze, non ci credo che non avevate mai assaggiato il soju!” Disse Rumi aprendo la porta. Le altre entrarono a ruota, portando dei sacchetti della spesa per il pranzo del giorno seguente.
“Lo so Rumi, ma ricordati che sono la più piccola di voi, e fino all’anno scorso non potevo toccare alcol,” rispose Zoey.
La ragazza dalla treccia viola la guardò quasi come a dire: “Okay, sei perdonata.” Poi si rivolse a Mira: “E qual’è la tua scusa?” Le sorrise divertita, ma Mira le tirò un pugnetto sulla spalla e replicò con: “E’ colpa tua Rumi, non ci hai mai portate fuori a bere.” Intanto tirò fuori dalle buste della spesa il riso e le verdure, mentre Rumi metteva in frigo la pancetta e le uova.
“Hey Zoey, puoi darci una mano con queste?” Chiese Rumi.
“Certo, arrivo subito,” la più piccola si tolse le scarpe in entrata e poi andò nella cucina. Misero tutti gli ingredienti a posto e poi a turno andarono a farsi la doccia.
L’ultima fu Rumi. Aveva bisogno di rilassarsi perché anche una giornata piena di divertimento poteva essere stancante. Si lavò i capelli e li lasciò sciolti dopo averli sgocciolati per bene, si mise poi un asciugamano lungo dal seno fino alle ginocchia e iniziò a pettinarsi.
“Toc toc.” Era Zoey.
Rumi aprì di poco la porta e Zoey le chiese il telefono che aveva dimenticato in bagno. La guardò con gli occhi a cuoricino e le disse: “Wow, stai proprio bene con i capelli sciolti Rumi! Dovresti tenerli così più spesso.” Rumi arrossì e la ringraziò. Non capitava di vederla spesso con i capelli non legati.
Rumi continuò a prepararsi fino a quando non si ricordò di aver dimenticato il pigiama e l’intimo nell’altra stanza. Di nuovo aprì leggermente la porta e chiamò Mira.
“Hey Mira, scusami, sono proprio sbadata, potresti per favore portarmi il cambio per la notte? L’ho scordato. E’ nel primo cassetto dell’armadio.”
Mira, senza alcun problema, prese il pigiama dalla camera da letto e anche l’intimo.
Era da anni che stava insieme alle Huntrix, ma mai le era capitato di toccare le mutandine di Rumi.
Fece per portargliele ma si fermò un attimo. Le osservò: erano rosa chiaro, con il pizzo sul bordo. Le toccò, erano morbide e profumavano di pulito. Provò imbarazzo nel sapere che quella stoffa avrebbe toccato le parti intime di Rumi.
“Mira, ti sei persa?” Le chiese dal bagno.
“Arrivo scusami, non trovavo il pigiama,” mentì.
Quando Rumi le aprì la porta, Mira la guardò negli occhi. Era così bella, i lunghi capelli viola sembravano una albero di glicine sbocciato a maggio. Il suo sguardo cadde sull’asciugamano che le copriva il seno, e che era sceso di pochi centimetri. Arrossì sentendosi colpevole e pervertita.
“Tutto okay? Sei diventata tutta rossa in viso…” le disse ingenuamente.
“E’ colpa del vapore che hai fatto! Senti che caldo!” Gridò Mira offesa; le chiuse la porta intimandole di sbrigarsi che era ora di dormire. Rumi, perplessa, non si fece domande e si cambiò. Andò a letto contenta di quella giornata e di aver passato il miglior compleanno di sempre.
Si svegliò nel cuore della notte dopo aver sognato di baciare sia Mira che Zoey, contemporaneamente. Perché aveva fatto un sogno così sconcio e inappropriato? Dopo tutto, loro erano amiche, non c’era altro tra loro. Certo, entrambe erano molto attraenti, Mira con il suo fascino misterioso e Zoey con il viso dolce e la sua simpatia, ma immaginarle mentre la baciavano era strano. Eppure non riuscì a riprendere sonno, perché quell’immagine indelebile era sembrata talmente tanto reale da fissarsi nella sua mente. “Chissà se le loro labbra sono morbide anche nella realtà,” pensò. Si mise seduta sul letto, stando attenta a non fare rumore. Lei dormiva sempre in mezzo tra le due. Guardò Mira alla sua destra e Zoey alla sua sinistra. Entrambe dormivano profondamente. La t-shirt della prima era leggermente spostata e lasciava intravedere il seno, complice lo scollo a V pronunciato. Rumi sbirciò: era così sodo, liscio e perfetto, privo di imperfezioni. Il suo a confronto era più piccolo e pieno di segni argentei ereditati da suo padre. “Mira è davvero sexy,” pensò. Si sentì accaldata e si disse: “Che sto facendo?” Si girò dall’altra parte e vide Zoey dormire come un angioletto. Rumi avvicinò la sua mano alla maglietta della ragazza e la tirò su di qualche centimetro. Guardò la sua pancia piatta e il piccolo ombelico. Anche Zoey aveva un fisico mozzafiato. Con l’allenamento che facevano ogni giorno era impossibile non mantenersi in forma. Nonostante avesse visto la forma del seno di Mira più volte al mare e alla spa negli ultimi mesi, e la pancia di Zoey nelle stesse occasioni, quella notte era diverso. Sentiva di aver varcato un certo limite, di aver spiato parti del corpo che in quel momento dovevano rimanere private, ma la sua curiosità e l’interesse stavano crescendo ad ogni sguardo. Tutta colpa di quel sogno e delle idee strane che le aveva messo in testa.
Guardò nuovamente prima da una parte e poi dall’altra, concentrandosi sulle labbra delle due compagne, carnose quelle di Mira e più sottili quelle di Zoey. Invitanti.
Ripensò poi a lei mentre le baciava e iniziò ad eccitarsi.
“Oddio, perché sta accadendo? Perché non riesco a smettere di pensarci?” Bisbigliò.
Iniziò a sentire l’impulso di toccarsi. Non che lo facesse spesso data la mancanza di tempo e la stanchezza di lunghi giorni di lavoro, ma quando le capitava, si presentava con una tale intensità che era difficile da ignorare. Si accertò nuovamente che fossero incoscienti e nel mondo dei sogni, poi si stese a pancia in su e allungò una mano tra le sue coscie, nelle mutandine.
“Fai in fretta e non farti scoprire,” pensò. Iniziò a toccarsi e si accorse di essersi bagnata ogni centimetro di stoffa. Si vergognò nel constatare che non era in grado di controllare i suoi istinti più primitivi.
Era da così tanto tempo che non lo faceva che quasi si era dimenticata la sensazione di immensa beatitudine. Il suo corpo stava iniziando a rilassarsi e a scaldarsi sempre di più. Era ancora meglio di una giornata intera alla sauna.
Si abbassò leggermente i pantaloncini corti, per facilitare i movimenti. Se avesse potuto avrebbe tolto anche le mutandine, ma era meglio non rischiare perché se Mira e Zoey si fossero svegliate, si sarebbe coperta subito.
Dopo diversi minuti iniziò ad ansimare, non rumorosamente, ma quanto bastava perché le sue amiche si accorgessero di lei. Entrambe avevano il sonno molto leggero, ma Rumi non ricordava questo particolare. All’inizio Zoey face finta di niente, per un paio di minuti, anche se sentire Rumi gemere la faceva eccitare, invece Mira leccò il collo di Rumi, d’impulso, senza nemmeno pensarci molto. Le era venuto il desiderio per colpa di Rumi e non avrebbe soddisfatto quella voglia reprimendola in sé e facendo finta di dormire.
Rumi, scioccata, girò la testa di scatto e incontrò le labbra di Mira che si posarono sulle sue come una calamita, non permettendole nemmeno di parlare. Mira baciò la ragazza dai capelli viola, seguita da Zoey che non riusciva più a rimanere impassibile e che imitò l’amica baciando la spalla di Rumi.
Rumi avrebbe voluto dire qualcosa, ma ormai la mente stava andando da un'altra parte, confondendola e facendola dominare dalle sue sensazioni più che dai suoi pensieri, ormai confusi e sconclusionati.
Era così eccitante sentire il sapore della saliva di Mira, e anche delle labbra di Zoey perché dopo un intervallo di qualche minuto, Rumi si voltava per baciare una e poi l’altra. Era la fortuna di trovarsi al centro nel letto che le garantiva di essere coccolata da entrambe. Ormai la sua mano aveva abbandonato le sue mutandine, ma le amiche non si erano dimenticate di quello che stava facendo in precedenza.
Mira fece sedere Rumi sul letto e si mise seduta dietro di lei, con le gambe divaricate e con il petto sulla schiena della loro leader. Zoey capì perfettamente l’intento della compagna, e si mise davanti a Rumi, stesa a pancia in giù con la testa tra le sue gambe. La ragazza mora sfilò i pantaloncini della compagna che era in mezzo a loro e iniziò a baciare l’interno coscia, mentre Mira infilava la mano dentro le mutandine di Rumi passando da dietro e da sotto le braccia di quest’ultima. La ragazza dai lunghi capelli di fuoco, incontrò una cavità calda e accogliente. Rumi era così eccitata, e la compagna dietro di lei si riempì d’orgoglio per il potere che aveva ottenuto.
La toccava sopra e dentro, con l’anulare e il medio, con movimenti a destra e sinistra, velocemente.
Rumi stava impazzendo, e impazzì ancora di più quando Mira si fermò per far continuare Zoey. Quest’ultima, rimasta stesa a pancia in giù davanti alle gambe di Rumi, si appoggiò con le mani sulle sue cosce, avvicinò il volto alla sua intimità ed entrò con la lingua.
Nel frattempo, Mira aveva iniziato a toccare il seno della ragazza al centro, utilizzando una mano, mentre con l’altra le prendeva il collo da dietro per mostrare che aveva pieno controllo su di lei.
Rumi si sentì in paradiso, mentre un brivido iniziò a percorrerla tutta fino a quando entrò in un climax. Fece di tutto per obbligare la voce e il fiato a rimanere all’interno delle sue labbra, ma stava per venire, e iniziò ad ansimare senza alcun autocontrollo. Aveva la gola secca e piccoli spasmi le impedivano di dominare i suoi movimenti. Su tutto il suo corpo le cicatrici argentee si illuminarono d’oro, come se stesse usando il suo potere. Era come un intero Honmoon sul corpo di Rumi. Naturalmente era una reazione non voluta, che sorprese la diretta interessata in primis e poi anche le altre Huntrix che osservarono meravigliate quei colori, proiettati sulle pareti e sul soffitto.
Se per assistere a quello spettacolo occorreva sbloccare sessualmente Rumi, le ragazze lo avrebbero fatto più spesso.
La loro leader era fortissima e bellissima, i segni che costellavano il suo corpo erano come venature del marmo che non facevano altro che abbellire un materiale già prezioso. La loro Rumi era una tela dipinta da segni colorati e fosforescenti, e avrebbero creato arte su di lei ogni giorno.