Chapter 1: 1 - Dopo
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Dopo aver appurato che possiede ancora, in qualche maniera e almeno in minima parte, la magia dei Governanti che, in precedenza, lo aveva praticamente distrutto, ha insistito per seguire il figlio nella sua nuova guerra ai Monarchi che, in base a quanto gli ha spiegato Jin Wu, avrà luogo lontano dalla Terra, nella stessa dimensione misteriosa e fuori dallo spazio-tempo in cui era stato segregato nella sua linea temporale precedente. La Terra rimarrà come è sempre stata prima dell’avvento di Monarchi e Governanti: priva di magia.
«Continuo a credere che sia una pessima idea. Sì, hai dalla tua parte la magia dei Governanti, ma sei comunque umano: puoi morire» insiste Jin Wu, fissandolo con evidente preoccupazione.
Il Hwan storce le labbra. «Non ti lascerò andare da solo. Come posso restare a guardare mentre tu…»
«Io sono il Monarca Ombra, papà. I rischi che corro sono sicuramente reali, ma le mie possibilità sono nettamente superiori rispetto all’ultima volta. Ho esperienza e ormai so come utilizzare al meglio i poteri di Asbon. Tu, al contrario…»
«Io sono ancora tuo padre!» esclama con disperazione. «Ci sarà pure un motivo se ho ancora i miei ricordi intatti della precedente guerra e se non mi hanno tolto la loro magia.»
Jin Wu sospira. Non ha spiegazioni per quell’incongruenza. Questo non significa che debba necessariamente farsi piacere la situazione così come si prospetta.
Nei giorni che precedono la partenza che Jin Wu ha organizzato per raggiungere il misterioso sottomondo in cui sono relegati i Monarchi, sembra notare qualcosa di inusuale nel padre, un comportamento che non è certo di come spiegarsi. In mancanza di soluzioni praticabili, si risolve a indagare presso la fonte diretta: Il Hwan.
«C’è qualcosa che non mi stai dicendo» mormora Jin Wu mentre, una sera, passeggiano per le vie della periferia di Seoul.
L’uomo si irrigidisce istintivamente e sembra chiudersi a riccio. Jin Wu assottiglia gli occhi.
«Si tratta di qualcosa collegato alla tua assenza di dieci anni.» E no, non è per niente una domanda.
«Non è più importante» soffia Il Hwan, senza neppure guardarlo in faccia.
«Se non lo fosse, non staresti cercando di fuggire da me» contesta.
Il Hwan si volta di scatto e lo fissa con orrore. «Non sto cercando di fuggire!» esclama costernato.
Jin Wu sospira. «Non intendevo in quel modo. Volevo dire che stai provando ad aggirare la mia domanda e a distogliere la mia attenzione.»
L’uomo impallidisce. Scuote la testa. «Io non…» affanna, bloccandosi nel bel mezzo di un vicolo silenzioso.
«Papà» mormora pacato. «Puoi parlarmene. Nonostante l’aspetto non lo dia a vedere, non sono più un bambino.»
La smorfia afflitta del genitore gli stringe il cuore. «Non voglio darti altre preoccupazioni. Il cielo solo sa se non ne hai già a sufficienza. E poi…»
«Poi?» indaga cauto.
Il Hwan scuote la testa. «Ti procurerei solo del dolore inutile» soffia appena.
Jin Wu preme le labbra e stringe i pugni. «Conosco il dolore in modo abbastanza diretto e profondo. Scusa se te lo dico senza mezzi termini, ma temo che il tuo desiderio di proteggermi dal dolore arrivi un po’ tardi.» Ah, probabilmente troppo, giudica, osservando l’espressione afflitta del padre. «Parla con me, ti prego.»
Il Hwan si sente profondamente infelice. Non riesce a vedere alcun vantaggio nel parlare del passato al figlio. Ma Jin Wu sembra deciso a ottenere qualche risposta, e non può certo pensare di mentirgli. L’unica speranza che conservava era quella di tacere, ma non sembra più un’opzione, dopo tutto.
Piano, emette un sospiro tremante e prova a radunare i pensieri e farne uscire qualcosa che abbia anche solo una parvenza di senso logico. Operazione ardua, tutto sommato.
«Troviamo almeno un posto migliore» tratta, a quel punto abbastanza disperato.
Jin Wu inarca un sopracciglio. Quell’occhiata che gli lancia sembra proprio sarcastica. Dieci anni (in verità quasi undici, considerando il fatto che è rimasto invisibile durante tutto l’ultimo periodo): maledettamente troppi.
«Come preferisci» accetta il suo ragazzo.
Sì, continua a pensare a Jin Wu come a un ragazzo. Nonostante abbia più di venticinque anni e nonostante sia ben consapevole che, viste le passate esperienze, sembrino molti di più.
흰 늑대
«Quando sono rimasto intrappolato in quell’ultimo dungeon, ho vagato nelle gallerie per alcuni giorni… Credo fossero giorni. È difficile tenere il conto del tempo che trascorre, là sotto.»
Jin Wu è seduto sul tronco di un albero caduto. Sono finiti in una piccola zona boscosa parecchio fuori dal centro abitato. Beh, desiderava un posto poco affollato… e ovviamente il suo ragazzo lo ha accontentato nel modo più letterale. Quella è stata la sua prima esperienza con il trasporto tramite le ombre. Non eccessivamente spiacevole, tutto sommato. Si potrebbe pensarlo, in effetti, come una sorta di portale dimensionale che collega un’ombra all’altra.
«Ero abbastanza sicuro che sarei morto in quel posto. Di cibo non ce n’era e avevo trovato pochissime fonti di acqua. Ovviamente nessuna via d’uscita. Poi…»
Jin Wu si allunga appena, interessato alla parte seguente, ma non apre bocca e attende, paziente.
«Sono arrivati loro» soffia piano.
«I Governanti» suppone Jin Wu.
Il Hwan annuisce. «Non avevo idea che fossero loro. Non ero nemmeno particolarmente lucido per fare qualunque altra cosa che non fosse fissarli confuso e sbalordito. Quando mi hanno strappato via dai sotterranei, il luogo in cui sono finito non sembrava davvero migliore. Sembrava incomprensibile, indeterminato. Non saprei descriverlo con parole sensate. Una specie di bruma luminosa che a volte diventava bruma scura. Mh…» dubita, perplesso dalle sue stesse parole.
«Spazio interdimensionale» commenta Jin Wu.
Il Hwan batte le palpebre, interdetto. «Conosci il posto?»
«Me ne hanno parlato. E l’ho visto in alcuni ricordi.»
«Di Asbon» prova. Jin Wu si limita ad annuire. Inspira lentamente. «Quindi, sono rimasto solo di nuovo. Sembrava un’eternità, e al tempo stesso sembravano pochi istanti. La sensazione era quella di non esistere in un luogo che non esiste. Allora, per quanto avessi avuto fame, prima di finire lì, e per quanto in realtà nessuno si fosse preso la briga di procurarmi del cibo, la sensazione della fame era svanita, come anche la maggior parte delle altre sensazioni. Non saprei dire se fosse sgradevole oppure il contrario, proprio perché non c’era nulla da sperimentare, nulla di fisico né, in verità, mentale.»
«Come un limbo di vuoto spazio-temporale» suppone Jin Wu.
«Euh… Immagino qualcosa del genere» dubita, perplesso. Il suo ragazzo ha delle percezioni piuttosto sviluppate, come se vedesse e udisse e toccasse qualcosa che per nessun altro esiste. Abbastanza inquietante.
«E cos’è accaduto, dopo?»
Il Hwan storce il naso. Sperava che non gli venisse posta quella specifica domanda. Sperava invano, ovviamente. «Si sono ricordati di avermi portato via dal dungeon (e dalla Terra). Hanno iniziato a discutere di cosa avrebbero dovuto farne del sottoscritto. Si sono chiesti se, effettivamente, avrei potuto servire a qualcosa o non fosse stato un semplice capriccio, l’avermi tenuto a disposizione. Oh, tutto questo ovviamente non l’ho udito direttamente. Diciamo che pensavano in modo abbastanza rumoroso.»
Jin Wu sbuffa una risata. Non che ne avesse intenzione, ma l’idea di un pensiero rumoroso sembrava abbastanza insensata da scatenare la sua inopportuna ilarità. «Scusa. Va’ pure avanti.»
Apre la bocca per dire quel che sembra necessario. Tuttavia, si rende conto di non sapere come dirlo. Ma è davvero così necessario, dopo tutto? Non ne va della vita di nessuno, in fondo. Un fruscio strano, molto diverso da quello dei rami degli alberi, o delle foglie, o del vento, lo distrae. Solleva lo sguardo che aveva inchiodato sul terreno e scopre che il suo ragazzo ha una mano avvolta nell’impugnatura di un pugnale. Oh… Quello è uno dei suoi pugnali! Come…?! Ah! Deve averli lasciati indietro dopo essersi sgretolato in quel vicolo, nell’altra linea temporale. Sfarfalla le ciglia, curiosamente attirato dal brillio della lama e dai suoi movimenti sinuosi. Senza rendersene conto, allunga una mano.
Jin Wu arriccia un angolo delle labbra. Dovrebbe essere un sorriso. Fatica abbastanza nel raggiungere l’obiettivo. «Li rivuoi?» domanda con un tono invitante.
Il Hwan deglutisce. «Io… Mi piacerebbe» ammette, mordicchiandosi un labbro. «Sei certo che non potrebbero essere più utili a te?»
«Ho modificato quelli che mi ha regalato Thomas. Ora possono tranquillamente trapassare le scaglie di Antares.»
Senza potersi trattenere, Il Hwan rabbrividisce. «Allora… d’accordo» accetta.
Con un altro fruscio vagamente metallico, Jin Wu recupera il secondo pugnale, si sposta lungo il tronco dell’albero e porge le due lame al padre. «Ecco. Forse ti serviranno» mormora, mentre il suo sorriso diventa più reale.
흰 늑대
«Se tu non dovessi trovare l’opportunità di arrivare a loro, posso pensarci io a eliminarli» offre Jin Wu, di punto in bianco.
Il Hwan lo fissa stordito. Non ha alcun bisogno di chiedere a chi si stia riferendo il figlio. Sa benissimo che sta parlando dei Governanti. Ha intenzione di ucciderli, dopo essersi occupato dei Monarchi. Il mondo non soffrirebbe per nulla la loro mancanza, anzi.
«Non sono sicuro di… possedere la forza necessaria» ammette, suo malgrado rammaricato.
Jin Wu annuisce. «Me ne occuperò io» conferma pacato.
Chapter 2: 2 - Prima
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Non sapevano ancora cosa farne di un umano, per di più un umano ancora troppo debole per poter essere il tramite del loro potere. Ma lo tennero comunque. Per lungo tempo lo lasciarono da parte, quasi dimenticandosene, impegnati a scrutare da lontano i movimenti dei loro più antichi nemici, i Monarchi.
Ma le intenzioni dei Monarchi dovevano rivelarsi solo molto più tardi e, nel frattempo, non c’era molto che fosse in loro dovere fare, al di là di sorvegliare gli universi e le dimensioni a loro collegate.
Qualcuno di loro suggerì di dare un’occhiata al loro ospite. Non si erano mai avvicinati tanto a un vero essere umano, uno in carne e ossa. Certo, ne avevano osservati parecchi da molto lontano, ma dopo un po’ diventavano noiosi e ripetitivi. Questo umano, tuttavia, era solido e fin troppo reale. Avevano dovuto fare in modo di addormentarlo per lunghi periodi, perché all’inizio non avevano proprio il tempo, né la volontà, per farlo sopravvivere. Le necessità biologiche di quelle creature terrestri erano fuori dalla loro immediata comprensione e dovettero esercitare una certa quantità di pazienza e raziocinio per scoprire quel che fosse necessario al fine di alimentare la loro forma vivente. Cibo, ovverosia altre forme viventi di poco meno evolute dal punto di vista genetico. In una parola: deludente. Per questo motivo avevano fatto in modo di interrompere momentaneamente il suo stato vitale e tornarci solo in un secondo momento, quando si fosse presentata un’occasione più propizia (o quando si fosse rivelata loro l’effettiva utilità del soggetto in questione).
Si procurarono qualcosa di adeguato con un breve viaggio sul pianeta di origine dell’umano. Quando lo ridestarono dal suo sonno indotto, in verità non sembrò del tutto sveglio. Si chiesero, a quel punto, se fosse sempre stato così o se avessero commesso qualche errore tra un rimaneggiamento e l’altro. Nessuno di loro trovò una valida risposta e la patetica creatura, d’altro canto, non sembrava averne di migliori. Però il sostentamento nutritivo fu apprezzato, almeno in minima parte. Quando ne discussero fra loro, ebbero l’impressione di parlare di qualcosa di strano, quasi esotico. Uno di loro suggerì che l’umano avrebbe potuto essere considerato una sorta di animale da compagnia, così come vengono ritenuti i cani per gli esseri umani. Alcuni di loro rimasero basiti dalla proposta, altri sembrarono divertiti. Ma, mentre attendevano novità di rilievo da parte dei Monarchi che, invece, tacevano, tanto valeva approfondire lo studio sulla razza umana. Possedevano un rappresentante in forma fisica, proprio lì, a loro completa disposizione; potevano pertanto iniziare da lì per farsi un’idea più precisa di quello a cui sarebbero andati incontro quando la guerra avrebbe finito per scoppiare (di nuovo).
흰 늑대
La prima scoperta che fecero fu che, innanzitutto, un essere umano è debole, indipendentemente da quanta magia contenga, e pertanto è soggetto a frequenti danneggiamenti e gli accade con estrema facilità. Ma, in fondo, anche il pianeta sul quale queste creature vivono è fragile. Perché sorprendersi, quindi?
In sostanza, quasi persero il conto delle volte in cui furono costretti a riparare l’umano. Si resero anche conto che, nonostante i danni venissero felicemente risolti, qualcosa impediva all’umano di tornare completamente identico a com’era da principio. Come se portasse dentro di sé la memoria sensoriale dell’alterazione di sé stesso e, con il sommarsi delle successive alterazioni, finisse per guastarsi il buon funzionamento generale. Un’altra delusione.
E mentre una piccola parte di loro era impegnata a riparare il soggetto di studi e la parte restante sorvegliava le eventuali mosse dei Monarchi (che ancora non si decidevano ad agire), un unico fra i sette sembrava interessato a osservare il mondo di origine del loro ospite.
〜 Cosa c’è di tanto interessante, là? 〜 gli chiesero, in quanto le precedenti osservazioni non avevano fornito loro alcun desiderio di scoprire davvero di più.
〜 Giocano 〜 replicò lo studioso del comportamento umano.
〜 Anche il resto degli animali lo fa 〜 fecero notare i compagni.
〜 Solo i cuccioli. Quelli adulti lottano per procurarsi cibo, riparo e una prole 〜
〜 Prole? 〜 dubitarono.
〜 Discendenti 〜 spiegò lo studioso.
Certo, perché le creature che abitavano il pianeta Terra non solo non erano immortali, ma la loro aspettativa di vita era davvero, ridicolmente breve. Quindi doveva essere normale che cercassero un modo per prolungarla affidando il futuro a soggetti più giovani e forti.
Quelli come loro, al contrario, non avevano alcuna necessità di procurarsi discendenti. Avrebbero portato a buon fine i loro compiti con le loro stesse forze, come sempre era stato e sempre sarà. Inoltre non potevano recarsi materialmente su quel pianeta, nonostante avessero in programma di farlo sopravvivere alla prossima guerra; non ancora, pena il suo prematuro annientamento.
〜 Potremmo usare alcuni di loro come veicolo per camminare sul pianeta senza distruggerlo 〜 suggerì uno di loro, dopo essersi distaccato dalla sua osservazione dell’oscurità in cui vivevano i Monarchi.
〜 Si romperebbero 〜 contestò un altro.
〜 Non se scegliessimo qualcuno di adatto a ciascuna delle nostre peculiarità 〜 propose il terzo.
〜 Proviamo 〜 approvarono i restanti di loro.
흰 늑대
Provarono. Fu un fallimento. Provarono di nuovo. Non andò affatto meglio. Stavano commettendo qualche errore? Il reale problema era dato dalla scarsa conoscenza delle caratteristiche di un organismo umano.
Si voltarono, tutti all’unisono, verso l’essere umano che avevano proprio lì, a portata di mano, pronto per essere usato allo scopo di perfezionare il loro piano di scendere sulla Terra. La sua voce grossolana era abbastanza stancante, spesso irritante, così pensarono di levarla di mezzo. Ma non ottennero il risultato ottimale, perché a quel punto non riuscivano a capire se si stavano muovendo verso la giusta direzione o meno. Ritentarono, limitando l’ampiezza delle onde sonore e semplici mormorii e sussurri, e furono decisamente più soddisfatti dei risultati.
Compresero, infine, che solo determinati umani avrebbero potuto reggere il peso della loro magia. Compresero anche che il trasferimento doveva avvenire in modo graduale, così da permettere all’ospite di adattarsi con i suoi tempi (che erano esasperanti, certo, ma loro potevano ben permettersi di aspettare, a quel punto).
흰 늑대
Mentre alcuni di loro cercavano i veicoli più idonei, gli altri si annoiavano. Da tempo, ormai, un sospetto aveva iniziato a nidificare dentro di loro: l’essere che li aveva creati lo aveva fatto per distrarsi dalla noia di un’esistenza senza sorprese né cambiamenti? Se fosse stata quella la risposta, ebbene, cominciavano a capire la sua possibile frustrazione. Il vuoto è assenza di movimento, di colore; è la stagnazione di ogni pensiero. In una parola: noioso!
Cercarono una soluzione e, imprevedibilmente, la trovarono a poca distanza da loro. L’umano che avevano preso in prestito dalla Terra avrebbe alleggerito il loro insopportabile tedio, in attesa che la situazione si sbloccasse e potessero tornare a combattere il loro nemico di sempre.
흰 늑대
〜 Non sembra apprezzare 〜 commentarono.
〜 Non mi sorprende. Non ha mai apprezzato nulla di quel che abbiamo messo in opera. Spesso neppure il nutrimento procurato. Sono creature difficili, queste. Sarà un problema trovarne di compatibili con la nostra magia 〜 ragionò, un poco incupito, uno di loro.
Tutti gli altri concordarono e si ritirarono per riflettere sul loro ultimo fiasco.
Se non altro, la ricerca di qualcosa che potesse stimolare l’interesse dell’umano, li tenne abbastanza impegnati da non cedere al grigiore del presente.
Oosbeck on Chapter 1 Wed 24 Sep 2025 02:56PM UTC
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R_Roiben_R on Chapter 1 Wed 24 Sep 2025 03:33PM UTC
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Oosbeck on Chapter 1 Mon 29 Sep 2025 10:17AM UTC
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R_Roiben_R on Chapter 1 Mon 29 Sep 2025 12:26PM UTC
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Oosbeck on Chapter 2 Mon 29 Sep 2025 09:25AM UTC
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R_Roiben_R on Chapter 2 Mon 29 Sep 2025 09:42AM UTC
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