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Pazzi tutti, tranne uno

Summary:

Non era possibile, ma era palese. Connie si sentiva circondato. Era palese, ma era impossibile. Tutti intorno a lui sembravano aver perso la ragione, mentre lui solo, immune a quell'ondata di follia, restava padrone di sé.
Luogo comune vorrebbe che Connie fosse un po' tontolone. E se non fosse proprio così?

 

Storia scritta per la challenge "Il mercato delle FF" indetta sul forum "Ferisce la penna".

Notes:

(See the end of the work for notes.)

Work Text:

Non era possibile, ma era palese. Connie si sentiva circondato. Era palese, ma era impossibile. Tutti intorno a lui sembravano aver perso la ragione, mentre lui solo, immune a quell'ondata di follia, restava padrone di sé.

Tutta colpa di quel soldato lì, il marleyano, coso, Niccolò, che così di punto in bianco si era messo a cucinare: sissignore, a cucinare! Uno ti si presenta davanti con il fucile spianato, e fin qui tutto normale; lo fai prigioniero, ed è normale anche questo. Poi però quello si sveglia, inizia a dire che a lui, di fare il soldato, non gliene è mai importato nulla, e che lui vuole solo fare felice la gente, e che a lui piace la vita, godersi la vita, ah, ma veramente non avete mai pescato un pesce spada? E quel coso schifoso con troppe zampe si chiama astice: ehi, ve lo faccio assaggiare, se mi slegate le mani! Era ovvio che Sasha ci sarebbe cascata con tutte le scarpe; e lei era stata al gioco, ovvio che l'avrebbe fatto, e adesso stava sempre lì a ronzare intorno alla cucina, con gli occhi a cuoricino. E mica per il cibo! Magari! Per lo stramaledetto cuoco, doveva andare via di testa, come se ignorasse il fatto basilare che quello lì era un nemico, e con il nemico non si fraternizza, sennò che nemico sarebbe?

Non era mica l'unica, comunque, a cui sfuggisse questo piccolo dettaglio secondario. Armin aveva un bel dire che a Stohess ci andava a sbrigare faccende con la Guarnigione per conto della Comandante. Ormai persino lei ghignava sotto i baffi nell'affidargli incarichi proprio in quel distretto e lui, come se di colpo fosse diventato scemo, se la beveva pure, faceva i bagagli e partiva, mettendo su una faccia tutta seria e contegnosa a cui non credeva, ovviamente, nessuno di quelli a cui la rifilava. Era troppo palese, per la miseria, che a Stohess lui era felicissimo di andarci, e non certo per giocare al piccolo ingegnere coi quattro vecchiacci di Pixis. Peggio! Ci andava per passare tutto il proprio tempo libero a contemplare quella grandissima carogna sotto vetro di Annie Leonhart, che avrebbe fatto meglio a rimanerci per sempre, fossilizzata così, perché se avesse provato a tirare fuori anche solo la punta del suo naso enorme, Connie avrebbe proprio saputo che farci, con lei, e di sicuro non era ciò che aveva in mente Armin.

La cosa strana, e qui Connie non sapeva davvero più cosa pensare, era che nemmeno il Capitano sembrava intenzionato a opporsi per davvero a quella faccenda così disturbante. Connie l'aveva sentito parlarne un po' a mezze parole con la Comandante: non era riuscito a capire granché, ma abbastanza per rendersi conto, primo, di cosa stesse accadendo in quel sotterraneo e, secondo, del fatto che lei addirittura approvasse tutto ciò: "Potrebbe rivelarsi utile dal punto di vista strategico, Levi". Svitata lo era sempre stata, ma qui si rasentava la follia. Connie però, lo sapeva, non era nessuno per criticarla, quindi continuava a fare ciò che gli riusciva meglio: buttarla in caciara, sparare battute a casaccio e, mentre gli altri erano occupati a ridere, osservare.

A osservarli bene, ma bene per davvero, anche quei due, comunque, non gliela dicevano tutta giusta. Battibeccavano così tanto e su cose così banali – il bucato. Sì, il bucato! – che arrabbiarsi sembrava soltanto una scusa per fare pace, subito dopo, davanti all'ennesimo tè, consumato con l'aria pragmatica e indaffarata di chi sta solo cercando di compensare a colpi di caffeina le nottate di lavoro. Sempre in due, però, e sempre vicini, ma pronti ad allontanarsi con una scusa qualunque appena qualcuno si avvicinava. Beh, ma Connie mica ci teneva a farsi i fatti loro! Erano i suoi superiori, insomma, e lui non si sarebbe mai permesso di ficcare il naso. Però quando una cosa è palese è palese, anche in un esercito, anche fra commilitoni che non dovrebbero mai e poi mai provare un certo tipo di interesse gli uni per gli altri: Corpo Reclute, giorno zero. Lezione mai dimenticata. Non da lui, almeno, che di interesse riusciva a provarne per tante cose, ma non di sicuro per quello. Tutte le volte che Jean lo aveva preso in giro a suon di battutacce su patate e salsicce e che Sasha gli aveva chiesto con disinvoltura se lui per caso non provasse un altro tipo di attrazione, magari per i ragazzi, magari per quel figaccione di Reiner, Connie non aveva saputo fare altro che ridere, perché a lui, davvero, di tutto quello che riguardava tuberi e insaccati metaforici non importava proprio niente. 

E mica lo capiva, Jean, capa tosta che non era altro. Per lui era totalmente ovvio, del tutto banale, sbavare dietro a Mikasa per anni e collezionare picche da lei e cazzotti da Eren. Quando ci pensava, quella situazione a Connie sembrava persino più assurda di tutte le altre. A vuole B, che però vuole C, che a sua volta vuole B ma, udite udite, B e C non se lo dicono, perché altrimenti il tutto avrebbe troppo senso! A pensarci gli veniva mal di testa, mal di mare, mal di tutto, e certe volte avrebbe soltanto voluto rinchiudere i suddetti A, B e C in un ripostiglio, senza né cibo né acqua, e liberarli solo quando avessero risolto quella faccenda una volta per tutte. Mikasa ed Eren erano i più insopportabili del trio, sempre a cercarsi, sempre a inseguirsi, lui a cacciarsi nei guai e lei a salvargli il culo a costo di rimetterci la pelle... e niente. Non ce la facevano nemmeno per sbaglio, al punto che Connie si era quasi convinto che forse avesse ragione quel gran coglionazzo di Jean, e che prima o poi, alla fine, fra i due quasi-fratellini-innamoratini che non osavano ammettere di esserlo forse a goderci sarebbe stato il terzo incomodo. Non era proprio il caso di dargli troppe speranze, però: né a lui né a tutti gli altri. Era troppo divertente stare ad osservarli. 

Sembrava tutto impossibile, in quella follia collettiva, ma era tutto fin troppo palese.

Notes:

Storia scritta per la challenge "Il mercato delle FF" indetta sul forum "Ferisce la penna".
Prompt 3 di Bellaluna: "dovete raccontare una storia d'amore non dal punto di vista di uno dei due innamorati, ma da un punto di vista esterno (un amico, parente, cane, gatto, o terzo lato di un triangolo amoroso lasciato in disparte, a voi la scelta!)"