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RIGHT PLACE, WRONG TIME

Chapter 7: Negoziato col morto [right place]

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Negoziato col morto [right place]

 

Shanks guardava il tavolo su cui avevano messo per iscritto i pro e i contro di quella situazione, e quello che vedeva non gli piaceva nemmeno un po'.

«La ricostruiremo uguale, capo.» promise Lucky Lou. «Anche più grande.»

La Red Force si era arenata.

Spostarla era possibile, ma era una nave considerevole e sarebbe servito del tempo.

Tempo che non avevano: nel giro di mezza giornata sarebbero stati investiti da una nuova onda rovente e caustica, che stavolta li avrebbe uccisi tutti quanti.

L'unica soluzione era il male minore: abbandonare la nave.

Lasciarsi indietro quell'ammasso di sartiame, paratie, alberi, mobili, lenzuola, che componevano la Red Force… la loro casa da ventitre anni. 

Un lumacofono suonò dal fondo della stanza, Benn rispose dicendo una frase in codice.

Shanks, Yasopp e Lucky Lou rimasero in silenzio, ascoltando la conversazione di Beckman. 

Quando il luogotenente posò la cornetta, disse ai compagni: «Era Rosie. Ci aspetta con la sua nave a nord, circa centoventi chilometri da qui; dobbiamo solo raggiungere la scogliera e saltare, ce la troveremo sotto i piedi.»

Shanks annuì. Era doloroso ma doveva farlo: in fondo, era solo una nave.

«Bene, allora do ordine di evacuazione a tutto l'equipaggio.» disse in tono solenne, alzandosi in piedi. «Ognuno ha dieci minuti per gli effetti personali, poi voglio tutti sul ponte. Per i feriti, chiama qui Hongo e Monster, costruiremo delle barelle per il trasporto. Benn, tu mi servi qui in cabina: imballa tutti i diari di bordo, le mappe, le…»

Toc toc toc!!! Toc toc toc!!

Qualcuno bussò alla porta con urgenza.

Tutti si voltarono verso Shanks, che con un cenno del mento ordinò a Lucky di aprire la porta prima che venisse tirata giù.

Apparve Rockstar trafelato. «Cazzo, boss!» esclamò. «Non riesco a fermarla, dice che…»

Arrivò come una furia ed entrò dentro la stanza Goldie Stainless-Steel, che però apparve… come una persona completamente diversa.

«Shanks! Shanks, devi ascoltarmi!! Posso salvare la nave, posso costruire un motore e farla muovere, mi devi ascoltare, per favore!!»

«Chi cazzo ti ha detto di entrare, aspetta fuori!!!» la rimproverò Rockstar prendendola per una spalla e trascinandola indietro.

«Riportala dov'era» disse Benn a Rockstar «Ci manca solo lei.»

«NO! ASCOLTATEMI!» ringhiò Lilian aggrappandosi con tutte le sue forze allo stipite mentre Rockstar cercava di trascinarla. «Non sono Goldie Stainless-Steel. Non sono un Drago Celeste. Sono un meccanico del Governo Mondiale e posso salvare la nave!»

 

~


 

«Quindi saresti una meccanica.» 

Shanks il Rosso, seduto dietro alla scrivania della sua cabina, sembrava tremendamente pericoloso e potente, dalla posizione di Lilian: in piedi davanti a lui, con le mani legate, fianco a fianco a Jabura, sorvegliati a vista e con le pistole dei pirati alle loro spalle puntate alla testa.

«Lui è del Cipher?» chiese Benn.

«Sì, è un agente.» 

Non aveva senso mentire, a quel punto; Lilian lo sapeva, e lo sapeva anche Jabura: o Fukuro aveva già raccontato vita morte e miracoli, oppure comunque Benn Beckman e Shanks il Rosso erano dotati di una delle Ambizioni dell'Osservazione più potenti del mondo, e ci avrebbero messo un attimo a capire se stessero mentendo.

Aveva raccontato di quello che stava succedendo sulla Saint Merrì, del capitano Montparnasse e dei Draghi Celesti (quelli veri!), che avevano ideato la messinscena e anche del perché loro vi si fossero prestati senza protestare.

Shanks sorrise amaro, all'idea che degli agenti governativi reputassero più sicura la permanenza su una nave di un Imperatore pirata che su una nave del Governo con dei Nobili a bordo. Alla fine, si lasciò cadere all'indietro sulla sedia, guardò verso Benn, e poi fece l'ultima domanda:

«Come vuoi salvare la nave?»

«Posso farla scivolare fino al mare su ruote.»

«Il mare è a centoventi chilometri.» troncò il vicecapitano. Se Benn pensava di impressionare la ragazza con quella cifra, rimase deluso. «Non c'è tempo.»

«Aspetta, Beck.» disse Shanks. Poi, rivolgendosi alla ragazza, ordinò: «Spiega come.»

Lilian strinse i denti e spiegò: «Anche abbandonando adesso la nave, centoventi chilometri sono tanti. Bisogna considerare i tre feriti, serve un giorno di cammino che non avete… e comunque prima che arrivi la sera, saremo investiti da un'altra onda di caldo, la quale ci darà il colpo di grazia.»

Shanks si rabbuiò: era arrivata alle loro stesse conclusioni.

Benn Beckman fumava, senza staccare gli occhi da quella tipa e senza muoversi.

«E tu che avresti intenzione di fare?»

«Costruire un telaio con delle ruote, issarci su questa nave, e in meno di due ore…»

«Ok, ci hai provato.» troncò lì Shanks. «Rockstar, riporta lei e il suo amico nelle sentine.»

Ma Lilian non si mosse dalla sedia. «Ehi, mica ho finito. Solo così, la nave non si muoverebbe, è troppo pesante, non siamo in mare. Io voglio costruire un congegno meccanico che metta in moto quelle ruote… un motore.» 

Motore. La parola rimase lì sospesa, senza senso.

«Sì, ecco…» Lilian trovava sempre complicato spiegarlo a parole da zero «È un progetto sperimentale del Governo e di alcuni meccanici delle Officine Yaeger di Frattesen, Mare Meridionale. I proprietari delle Officine una decina di anni fa fecero un accordo con il Governo, che sviluppò il "motore" con più fondi e mise a punto vari tipi di carrozze semoventi, senza trazione animale. E alcuni motori sono così potenti che sono in grado di spostare le navi. E io sono uno dei meccanici che ha seguito il progetto.»

«Continua.» 

«Voglio costruire un motore che faccia girare le ruote molto più velocemente di quanto farebbe il vento o la trazione animale. E per "più velocemente" intendo portare la nave alla velocità di almeno sessanta chilometri orari e farle percorrere i centoventi chilometri in due ore.»

«Ma sono trentadue nodi» commentò Benn scettico. Un veliero in mare poteva arrivare a sfiorare i venti, con molto ottimismo. 

«Motore.» ripetè Shanks, guardando Benn.

Rimasero in silenzio per alcuni interminabili secondi, durante i quali Lilian pensò di essersi condannata a morte da sola e Jabura pensò che li avrebbero ammazzati all'istante passandoli a fil di spada.

Ma, d'improvviso, Shanks chiese: «Da dove vieni?»

Lilian guardò Jabura smarrita.

«Diglielo» alzò le spalle l'agente. Tanto, ormai! che segreti volevi avere?

«…dall'Arcipelago di Catarina. Ma sono nata nell'Isola di Frattesen, nel Mare Meridionale.» 

«Come ti chiami?» la voce sembrò avere una sfumatura di urgenza. 

«Lilian Rea Yaeger.» 

Come le officine.

«Quanti uomini ti servono?» chiese Shanks.

«Un paio, massimo tre» rispose pronta la ragazza.

«E i materiali?» incalzò Benn.

Le speranze di Lilian stavano risalendo.

«Ho visto un grosso relitto a qualche metro da qui. Posso rimediare da lì gran parte del materiale, ma forse dovrò chiedervi di… smontare qualcosa anche da questa. E di ridurre all'osso il peso della nave. Ah, e mi servirà sapere quanto pesa e un altro paio di cose tecniche.»

Shanks e Benn si guardarono per un istante, muti.

Jabura inizialmente aveva mantenuto quella faccia da farabutto che aveva, orgoglioso e spavaldo anche su una nave pirata, quando rischiava di morire in ogni momento; che diamine, mica poteva farsi mettere in soggezione da un paio di pirati! e poi non voleva sfigurare davanti alla signorina.

Solo che, di minuto in minuto, la "signorina" si trasformava: era davvero quella la bamboccia timida con cui aveva sempre avuto a che fare a Catarina? la segretaria timida che non parlava mai con nessuno? la ex meccanica radiata dal suo dipartimento? 

A mano a mano che la ragazza parlava, acquisiva sempre più sicurezza in quello che diceva, non era sicuro di aver afferrato tutte le spiegazioni tecniche però di una cosa era sicuro: aveva convinto i pirati. Faceva maledettamente sul serio. 

E non aveva ancora finito: «In cambio, chiedo di essere liberata assieme ai due agenti. Di essere lasciati al sicuro in un porto o in una città.»

«Solo te.» la contrariò Shanks.

Lilian chinò la testa, riflettendo.
Jabura sospirò rassegnato. Sorrise amaro. Beh, era ovvio che pensasse a salvarsi la pell-

«Mi dispiace, non è trattabile.» sorrise infine la ragazza.

Jabura risollevò la testa, sorpreso.

«O tutti e tre, o non comincio neanche.» 

Silenzio. 

Poi il capitano fece un cenno col mento e ordinò: «Mettiti a lavoro. Yasopp, forniscile tutto quello che chiede. La aiuti tu e Gab. Chiama anche Snake, e se servono altri chiama altri.»

Lilian già sorrideva impavida, quando Beckman la freddò: «Ti diamo sei ore di tempo. Scadute quelle, molliamo qui te e i Governativi.»

«Me le farò bastare» sorrise Lilian. Poi tese i polsi legati a Shanks, evidente richiesta di essere slegata. «Dai, capitano. Che faccio, scappo a piedi nel deserto?»

Shans recise i legacci con un colpo di spada e sembrava che stessero per stringersi le mani, quando una voce risuonò dall'ingresso della stanza, dove c'erano Jabura e Yasopp.

«Ehi, fermi, fermi, fermi…» disse il cecchino. «Tutto molto bello, ma noi che garanzie abbiamo? chi ci assicura che tu riesca a costruire questo… motore, e non ci stia prendendo tutti quanti per i fondelli solo per salvarti la pelle in qualche modo?»

«Bisogna andare via da qui, no? Se non riesco a costruire il motore, moriamo tutti. Anche io.» rispose Lilian.

«Ma ti sei finta un Drago Celeste. Ci hai già ingannati. E potresti farlo ancora.» il cecchino fece qualche passo avanti, misurato. 

«Andiamo, calma.» cercò di mediare Jabura. «L'abbiamo fatto per salvarci la pelle, avete l'Ambizione anche voi, sapete che è sincera!» 

Lili si voltò verso l'Imperatore. «Per favore, non voglio fregarvi, sto solo dicendo che vi salvo la nave se voi ci risparmiate la vita. Avevamo paura che ci avreste uccisi, se aveste scoperto chi siamo.»

«Facciamo una cosa.» propose Yasopp. «Ti dò un buon motivo per non ingannarci.»

Estrasse una pistola e sparò a bruciapelo a Jabura.

Lili gridò.

«Eheh, tranquilla, piccola» ridacchiò il Lupo, rimasto in piedi a gambe larghe, in tono di sfida. «Ricordi? il mio Tekkai è il più forte di…» 

Sentì un rivolo di qualcosa scorrergli addosso. Si toccò il petto, dalle parti del tatuaggio. Vide sangue sulle sue dita, guardò incredulo Yasopp, poi le gambe cedettero e istintivamente cercò qualcosa a cui aggrapparsi mentre il fiato gli veniva meno.

Lo sparo era risuonato nella stanza assordando i presenti, e la sua eco non si era ancora spenta quando Jabura, ferito a morte, si accasciò davanti a lei.

Il suo Tekkai non aveva funzionato.

Per la prima volta dopo almeno vent'anni.

Anzi, no, in effetti non aveva funzionato nemmeno contro quel cazzo di biondino a Enies Lobby, ma quella merda aveva usato il fuoco e non contava.

Non contava, vero?

Adesso invece era un colpo di pistola, una banalissima pistola ad averlo trafitto e… ucciso? Stava per morire? pensò guardando la ragazza sopra di lui che lo chiamava per nome.

Lili rapidissima sostenne la caduta dell'uomo e lo accompagnò sul pavimento. 

«Ohcazzocazzocazzo» sussurrò nel panico la ragazza, mentre faceva posare la testa dell'uomo sul pavimento.

Attorno a sè sentiva i pirati muoversi. «Chiamate Limejuice! fate venire Limejuice!» era la voce di Shanks stesso, che uscì svelto dalla stanza e si affacciò in corridoio per chiamare soccorso.

Lilian intanto si sfilò velocemente la maglietta rimanendo con un top nero, la appallottolò e la premette sul foro che Jabura aveva in petto per fermare l'emorragia.

«Guardami. Guardami, guarda me. Jabura! Jabura, rimani con me! Mi vedi? Rimani sveglio!»

Un uomo si inginocchiò accanto a Jabura con aria sicura.

Lilian istintivamente cercò di mettersi in mezzo e difendere l'uomo a terra.

Ma si sentì prendere per la spalla e scostare. «Sono il medico.» disse il figuro. Poi si rivolse a qualcuno dietro di lui: «Barella. Va portato in infermeria, subito.» 

«Gli hanno sparato…» cercò di informarlo Lili.

«Ma non mi dire.» rispose brusco il dottore. Appallottolò meglio la maglietta impregnata di sangue, e continuò a premerla sulla ferita. «Ehi, questa cazzo di barella??»

«Eccoci, eccoci!» fecero eco due uomini che stavano entrando nella stanza.

«Ehi, calmi tutti.» disse mellifluo Yasopp. «Il tuo amico ha in corpo una delle mie ultime invenzioni… un proiettile che si sposta grazie al magnetismo. Se mi accorgo che ci stai prendendo per il culo, glielo faccio arrivare al cuore e fine dei giochi.»

Lilian si prese un secondo per realizzare che cazzo aveva detto lo stronzo.

Si alzò in piedi e si voltò verso il cecchino. 

«Nemmeno per sogno.» rispose fronteggiandolo. «Se non togliete quel proiettile, io non mi muovo.»

«Non fare cazzate…» rantolò Jabura mentre veniva caricato sulla barella.

Yasopp rise. «Non sei nella posizione di dettare un cazzo, signorina.» e le puntò la pistola contro.

Lili guardò il foro nero dell'uscita e poi ringhiò: «Sono l'unica persona in grado di salvare questa nave e il suo equipaggio.» rispose. «Quindi tu non sei nella posizione di dettare un cazzo.»

«Basta così» tagliò corto Beckman prendendo per le spalle la ragazza e portandola fuori. «Non perdere tempo e mettiti a lavoro.»

 

 

 

 

 

Notes:

Dietro le quinte...

:3
beh, non poteva andare proprio tutto bene, no? dal manga abbiamo appena imparato che Yasopp è il tipo che spara a freddo a persone/oggetti di propria iniziativa... chi vincerà? il miglior cecchino del cosmo o il miglior Tekkai delle galassie?

Capitolo cortino in preparazione alle battute finali di questa storia, spero vi piaccia lo stesso!

grazie e a presto,

 

Yellow Canadair